“Lo stile è l’uomo” sintetizzava l’illuminista del 1700, riferendosi a quell’insieme di modi di essere e di apparire che danno a ciascuno la propria identità. Difficilmente, però, lo stile esiste a priori. Piuttosto è frutto di ricerca, di conquista e di scelte. E lo stile non è solo degli umani, perché spesso penetra negli oggetti, di cui ognuno si circonda o nei luoghi in cui si vive, fino al punto di rottura, quando può succedere che le cose acquistano indipendenza, come le macchine che diventano intelligenti o le città che prendono anima. Da quel momento sono loro a caratterizzarsi e a imporsi con quello che sono e per quello che hanno da offrire… Roma, si sa,è eterna, Parigi romantica e New York multi- etnica.
Chicago, invece, è sempre al bivio fra inventiva, coraggio e innovazione o forse tutte le cose insieme! C’è voluto coraggio a costruire una città su un grande acquitrino, da cui oltretutto emanava anche uno sgradevole odore di porri. Ma c’erano i Grandi Laghi … Un posto strategico per il commercio delle merci in transito! Chicago cominciò con le pellicce, all’inizio del 1800, quando in zona c’era solo un Forte, ma negli anni ’40 era già il più grande porto del Mondo per il commercio dei cereali. Come c’era riuscita? Con un progetto audace e innovativo, la costruzione di un canale di 150 km che la collegava al fiume Mississipi, in un epoca in cui non c’erano ancora le Ferrovie. Una volta che il grano, dalle fertili zone del sud, arrivava sulle grandi chiatte a Chicago, prendeva la via dei Grandi Laghi e arrivava direttamente sull’Oceano. E davanti all’Oceano c’erano tutte le vie del mondo. Quello che non partiva subito finiva negli alti Silos. A metà dell’800 ce ne erano già 20 che caratterizzavano lo skyline della città…quasi un presagio dei grattacieli a venire. ! Poi fu la volta dell’acciaio e delle carni e con la macellazione delle carni si inventarono la catena di montaggio. Una rivoluzione nei metodi di lavoro in cui, a muoversi erano solo i blocchi di carne, che ad ogni sosta trovavano un addetto che compiva un’operazione, prima che la carne si dirigesse verso la stazione successiva. Molti anni dopo Henry Ford venne a qui a studiare la linea di produzione, per produrre le sue auto.
Con quelle premesse Chicago non ci mise molto a diventare anche il primo esempio di industria globale con l’uso immediato del telegrafo, attraverso cui comprava e vendeva i titoli, sia delle merci già disponibili, come anche di quelle che sarebbero arrivate in un futuro più o meno prossimo. Si inventò, come dire quelli che oggi sono i mercati dei “Futures” e delle “materie prime” .
Ma nel 1871 la catastrofe fu proprio vicina! L’intera cittàprese fuoco. Fin troppo facile in un città soprannominata Windy e all’epoca tutta di legno. Per un’altro posto poteva essere la fine. Gli Stati Uniti sono piene di città fantasma abbandonate per un motivo o l’altro fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900! Ma per Chicago invece fu un’occasione. Per ricostruire la città nacque un Movimento e una prestigiosa Scuola di architettura che aprì la strada all’architettura del XX secolo. Una nuova tecnologia con le strutture in acciaio e una nuova estetica tutta affidata alla linea e allo sviluppo modulare, con la sottrazione di ogni orpello decorativo. A Chicago si costruisce il primo grattacielo del mondo l’Home Insurance Building del 1885, (demolito poi da un eccesso di furore innovativo – qualche volta capita – nel 1931), a Chicago lasciano il segno i grandi maestri del’ 900 Frank Lloyd Right e Mies Van der Rohe, quest’ultimo in fuga da Hitler e che solo in America poté sviluppare gli ideali della Bauhaus.
L’esperienza di Chicago conferma, se ce ne fosse bisogno, che dove c’è industria c’è cultura. Cinema, letteratura, Musei e Università, ma il campo in cui la città ha dato il meglio di sé è forse la musica. A parte le esperienze più recenti della House Music che aprì la strada alla musica elettronica degli anni ’90, a Chicago, ed è ormai leggenda, arrivarono all’inizio del ‘900 i musicisti afro – americani in fuga dal Sud che, nel blues e nel jazz, crearono, attraverso gli anni e nei “rent – party,” le nuove forme musicali che finirono per coinvolgere coralmente anche la popolazione bianca. Come si diceva prima, le città che hanno un’anima, si creano il proprio stile e a Chicago la musica è “Chicago Style.”
Poi infine, per gli appassionati di cibo e gli esperti di cultura gastronomica, questa città senza pregiudizi si è lanciata anche nell’innovazione della pizza. E lì si che c’è voluto coraggio, perché sembrava che, in materia, tutto fosse già stato detto. Ma ci pensò nel 1943, Ike Sewell, un ex campione di football, che veniva dal Texas ma che aveva tutto lo spirito innovativo della gente di Chicago. La sua “Deep – dish pizza” è molto diversa dalle altre pizze, perché, come del resto si capisce dal nome, ha uno strato di pasta e condimenti molto più alti e perciò somiglia più a una pizza rustica piuttosto che alla sottile pizza tradizionale, inventata in Italia. L’iniziativa di Ike Sewell ebbe un successo strepitoso, nel suo locale chiamato a “Pizzeria 1”, tanto che, alcuni anni dopo, nella stessa via, si rese indispensabile aprire la “Pizzeria 2”. Ma nemmeno questo fu sufficiente perché il successo era così diffuso in tutti gli Stati Uniti che le due pizzerie iniziarono le spedizioni anche fuori Chicago, una volta messe a punto le tecniche di surgelamento. Anche stavolta lo stile di Chicago aveva colpito nel segno e non è un caso che la pizza di cui diamo la ricetta si chiami:
INGREDIENTI dei condimenti: 3 cucchiai di olio di oliva extra vergine, 1 cucchiaio di aglio tritato, un cucchiaio di basilico tritato, un cucchiaino di origano tritato, 1/4 di cucchiaino di semi di finocchio, 1/2 cucchiaino di sale, 1/4 di cucchiaino di pepe macinato fresco, 1/4 di cucchiaino di pepe rosso, 900 grammi circa di pomodori pelati tritati,1 cucchiaio di vino rosso secco, 1 cucchiaio di zucchero, una mozzarella di circa 450 grammi tagliata a fette, 250 grammi di peperoni tagliati a fette, 250 grammi di funghi champignon, 1 peperone di piccole dimensioni tagliato a rondelle, 1 cipolla gialla a fette,1 tazza di olive nere tagliate a fette sottili, 450 grammi di salsiccia sbriciolata, 1 tazza di parmigiano grattugiato. (Attenzione: in genere 1 tazza corrisponde a circa 200 grammi)
INGREDIENTI della pasta: 1 tazza e 1/2 di acqua tiepida a circa 40° C, 7 grammi e 1/2 di lievito secco attivo, 1 cucchiaino di zucchero, 3 tazze e 1/2 di farina, 1/2 tazza di farina di semola, 1/2 tazza di olio di semi e 2 cucchiaini per ingrassare la padella di acciaio in cui verrà cotta la pizza, 1 cucchiaino di sale.( Attenzione: in genere 1 tazza corrispode a circa 200 grammi)
PREPARAZIONE dei condimenti: mentre si lievita la pasta (v. preparazione pasta ), scaldare in una casseruola l’olio extra vergine di oliva a fuoco medio – alto. Aggiungere l’aglio e far cuocere mescolando, finché l’aglio prenda appena il colore madreperlato, senza farlo bruciare. Aggiungere le erbe, i semi, sale e pepe rosso e nero, cuocere ancora per 30 secondi. Aggiungere il pomodoro, il vino, lo zucchero e portare a ebollizione. Abbassare la fiamma e cuocere a fuoco lento mescolando per circa 30 minuti. Far raffreddare prima dell’utilizzo..
PREPARAZIONE della pasta: unire in un’ampia ciotola l’acqua , il lievito e lo zucchero, mescolare e poi lasciar riposare per circa 5 minuti. Aggiungere 1 tazza e 1/2 di farina, la semola, 1/2 tazza di olio e il sale, mescolando con le mani fino a quando la miscela non sia ben amalgamata. Continuare ad aggiungere farina, 1/4 di tazza per volta lavorando la pasta dopo ogni aggiunta. La pasta deve risultare leggermente appiccicosa. Lavorare la pasta su una superficie infarinata dai 3 ai 5 minuti sino ad attenere un composto liscio, ma ancora leggermente umido. Ungere con due cucchiaini di olio una grande padella di acciaio dai bordi rialzati e mettere l’impasto nella ciotola e ricoprite la ciotola stessa di pellicola trasparente, poi mettetela in un ambiente caldo a lievitare per circa 1 ora e 1/2
PREPARAZIONE finale: preriscaldare il forno a 250° C. Ungete con metà dell’olio la base e le pareti della padella di acciaio, foderare sia la base che le pareti della padella sino all’altezza di circa 4 centimetri con la metà della pasta ben pressata, lasciare riposare per 5 minuti. Poi disporre sopra uno strato con la metà della mozzarella e sopra disporre la metà di tutti gli ingredienti, peperoni tagliati a strisce, a seguire i funghi, il pepe, la cipolla, le olive nere e la salsiccia. Ricoprire il tutto con metà della salsa di pomodoro e spargervi sopra la metà del parmigiano. Mettere in forno per circa 30 minuti, finché non si formi una crosta dorata. Servire calda.
Ripetere l’operazione con i restanti ingredienti per preparare, allo stesso modo, la seconda pizza.
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