Marcello Mastroianni e… La Minestra di Pasta e Ceci!

Sicuramente il più noto in tutto il mondo, forse anche il più bravo, l’attore romano, nato in Ciociaria a Isola del Liri. Sembrava il suo destino quello di fare il buono e l’ingenuo. In teatro aveva sempre parti garbate  e  galanti e anche quando misero in scena un dramma forte come “Un tram che si chiama desiderio”, a lui riservarono la parte di Mich, lo sprovveduto e il buono fra tutti i personaggi. Al cinema poi stava diventando l’interprete ideale del bravo ragazzo in quelle sdolcinate commedie, appena velate di neorealismo, come “Domenica d’agosto”  e “Le ragazze di Piazza di Spagna” o nel più brillante”Peccato che sia una canaglia”, che segna anche il suo debutto con Sofia Loren. Che  dire poi de”Le notti bianche” nel patetico ruolo di Mario, innamorato senza avvenire o del Tiberio, pasticcione de “I soliti ignoti,” bravo padre di famiglia, che non riesce nemmeno a fare il ladro?

Ma alle soglie degli anni ’60 Marcello Mastroianni, attore limpido e affermato a senso unico, finì per incontrarsi con   l’ambiguità…  Si chiamava Federico Fellini ed era un regista ingombrante e corpulento, col basco e gli occhiali. Ed era anche un genio, come ne nasce uno al secolo,-quando nasce – e, di quell’attore dal viso buono e sincero, fece il personaggio più equivoco del cinema dell’epoca …   A lui affidò il malessere di una società corrotta e cinica come appariva a Fellini, – provinciale venuto dal Nord – la Roma spregiudicata degli anni ’60.”La Dolce Vita,” anche a distanza di anni, sembra essere stata per Marcello un’esperienza stregata da un maleficio che lo turbò profondamente … o forse fece emergere qualcosa dal  profondo… Non è solo un attore che interpreta  una parte, è un uomo che si immedesima in un difficile ruolo fino a uscirne cambiato nella personalità e nelle scelte di vita che seguiranno.  Marcello Rubini è un  capolavoro di personaggio molto italiano, superficiale, debole e un po’ bugiardo e lui se lo porterà appresso per parecchi anni…  nella vita privata.  Anche lo squallido barone Fefè Cefalù di “Divorzio all’italiana” o il regista in crisi di “8 1/2” sono figli del disincanto che entrano nell’anima di Marcello. Ciononostante di cose buone dentro di sé Marcello ne doveva avere parecchie, era generosissimo e dolce, sempre pronto a captare le esigenze degli altri e ad andare loro incontro. Se lo ricordano così tutti coloro che con lui hanno lavorato o l’hanno conosciuto… Ma aveva un  rapporto con le donne così turbato che forse solo Fellini, con le sue voglie mal trattenute di harem lo poteva capire…  Una moglie intelligente vivace e graziosa a casa e, più o meno, come se gli anni’60 fossero il Medioevo, lui era fuori ad amare, soffrire e gioire in una continua girandola di donne come se tutto fosse naturale.

Difficili per Marcello gli anni fra il 1967 e il 1970. Abituato a spendere come un pazzo per gli oggetti di antiquariato e le macchine sportive, che con Fellini facevano a gara a chi le aveva più belle, si mise in testa di fare anche il produttore e ci rimise l’osso del collo. “Spara forte, più forte ” con la regia di un grande come  Edoardo De Filippo fu un tonfo e anche “Lo Straniero” diretto da un altro mago, Luchino Visconti, non ebbe successo. Marcello ci rimise altri soldi e chiuse la casa di produzione. Così pieno di debiti lavorava come attore a ritmo serrato recitando anche in lingua inglese, come ne i “Diamanti a colazione.” Lui l’inglese non lo sapeva perché per la sua nota pigrizia non aveva mai voluto impararlo. Ma riuscì persino a farsi fare i complimenti per la sua pronuncia…  In quel periodo disperato e drammatico si innamorò come un adolescente – e gli succedeva spesso – di una bellissima attrice americana, Faye Dunaway che dopo circa due anni lo lasciò. Marcello era disperato e andò letteralmente a rifugiarsi fra le braccia della moglie Flora che tirò un sospiro di sollievo perché l’attrice americana non le era mai stata simpatica… Troppo altezzosa, diceva. Ma dopo pochi mesi Marcello era già innamorato di un’altra donna, un’attrice francese famosa Catherine Deneuve, con la quale ebbe una figlia. Lei distaccata e algida, lui rumoroso e godereccio, sempre più ingolfato nel ruolo del seduttore italiano, anche se seguitava a negare di esserlo, con ostinazione. Rimasero insieme quattro anni e poi lui ritornò a casa da sua moglie dalla quale non si era mai separato… Altro che commedia all’italiana!

Ma Sofia Loren no… hanno provato in tutti i modi a dire che fossero amanti e invece furono molto di più! Una coppia di amici indistruttibile e una coppia di interpreti eccezionale in cui uno valorizzava l’altro. Troppi i film che hanno girato insieme per ricordarli tutti… dalle spensierate scene di “Ieri, oggi e domani” all’amaro e divertente “Matrimonio  all’italiana” in cui ancora una volta Marcello offre un cinico personaggio maschilista e superficiale… Fino al drammatico e forse più bello di tutti “Una giornata particolare”, nel quale  loro due già con qualche segno dell’età, danno vita agli indimenticabili, dolenti personaggi della casalinga frustrata e dell’omosessuale mandato al confino… La storia di due esclusioni… E Marcello che sembra riavvicinarsi ai personaggi dei suoi primi film a cui mancava cinismo e superficialità. Sono i film dell’ultima parte della sua vita, in cui sembra aver ritrovato se stesso  al fianco di una nuova compagna che durerà per più di 20 anni e sino alla fine. Sono gli anni  dei suoi malinconici e  dolcissimi personaggi  come il nonno di “Verso Sera” o il padre vagante fra una sconfitta e l’altra dei figli di “Stanno tutti bene” fino al fantastico personaggio di Pereira, che trova la sua strada nel coraggio e nella rivolta al regime di Salazar.

Nonostante la vita per molti versi raffinata e le esperienze di ogni tipo in giro per il mondo, Marcello aveva sempre mantenuto  gusti semplici. Gli piaceva mangiare, ma non pretendeva  grandi cose. Una delle sue passioni erano le  “minestre”  che sono un classico nella cucina romana, ma anche un modo di dire molto efficace per offrire aiuto a qualcuno. Quando Marcello era quasi sul lastrico e pieno di debiti dopo l’esperienza come produttore, il fratello Ruggero, famoso montatore cinematografico andò da lui e, con il tono ruvido e affettuoso che spesso hanno i Romani, nel fargli coraggio gli disse “E non ti preoccupare che a casa nostra un piatto di minestra lo trovi sempre” Un modo per  offrire aiuto, fare coraggio ed esprimere tante cose… Senza molte parole. Nel film  “I soliti ignoti” uno dei classici più divertenti di tutta la commedia all’italiana c’è la famosa scena dei ladri, che dopo aver fallito la rapina, nella casa dove erano entrati per accedere al “Banco dei Pegni”, per consolazione e perchè l’ora era tarda, si fermano a mangiare la minestra che trovano in cucina. Si tratta di una “Minestra di Pasta e Ceci” che dedichiamo a Marcello in ricordo di una delle sue più belle e umane interpretazioni, quella dello scombinato e patetico Tiberio che, dopo il furto mancato, va in tram a riprendere il figlioletto che aveva affidato per qualche ora alla moglie… in carcere per contrabbando di sigarette.

MINESTRA DI PASTA E CECI

INGREDIENTI per 6 persone: pasta corta 320 grammi, ceci lessati 500 grammi, 1 cipolla piccola, 1 costa di sedano, 1 spicchio di aglio,  sale q.b., pepe q. b., pancetta affumicata 120 grammi, olio extra vergine di oliva 4 cucchiai,  pomodori passati 200 ml, 1 rametto di rosmarino.1 carota.

INGREDIENTI  e PREPARAZIONE  del brodo vegetale: In circa 2 litri d’acqua mettere a bollire per circa un’ora 2 carote, 2 gambi di dedano,1 cipolla, 3 etti di  bieta, 2 pomodori rossi pelati e altre verdure a piacere dal gusto non troppo forte. Far lessare per circa 1 ora e poi filtrare il brodo prima di utilizzarlo

PREPARAZIONE della minestra: Preparate un fine trito di carota,sedano, cipolla e aglio, quindi fatelo appassire a fiamma bassa per 15 minuti immerso nell’olio di oliva. Poi aggiungere gli aghi di rosmarino tritati,mescolate e infine  aggiungete la pancetta affumicata.tagliata a dadini. Lasciate rosolare a fiamma bassa,girando spesso gli ingredienti e poi aggiungete i ceci lessati. (Si ricorda che prima di lessare i ceci è necessario lasciarli a bagno per 12 ore, poi  vanno sciacquati e messi a  cuocere insieme a un rametto di rosmarino e al sale,togliendo con un mestolo forato la schiuma che si forma nelle prime fasi di cottura). Dopo aver mescolato tutti gli ingredienti coprite con il brodo vegetale e unite la passata di pomodoro. Fate bollire a fuoco basso per 15 minuti,prendete 1/3 dei ceci, frullatelo  finemente e riaggiungetelo  ai ceci rimasti nella pentola. In una pentola separata fate cuocere  la pasta al dente e poi unitela ai ceci,aggiustandola di sale e pepe. Servitela calda portando in tavola parmigiano grattugiato e altro brodo vegetale a parte per chi la desiderasse più brodosa.

Ava Gardner, Frank Sinatra … e la Paella alla Valenciana!

“Non sa recitare, non sa cantare e non riesce nemmeno parlare, ma è fantastica” dicono che esclamasse il Talent Scout della Metro Goldwin Mayer. dopo aver fatto il provino alla 18enne Ava Gardner.  Non era eleganza o grazia, ma qualcosa di molto più forte, una sensualità quasi animalesca che veniva fuori appena ti guardava o gettava indietro la testa. Hollywood la cominciò a sfruttare in piccole parti e in film di serie B, spesso non inserendo neanche il suo nome nel cast e, fosse stato per la MGM, forse Ava Gardner non avrebbe mai fatto strada. Nel 1946, ed erano più di 5 anni che lavorava  con la Metro, riuscì a imporsi con il film “The Killers,”  solo perchè era stata prestata a un’altra produzione, la Universal. Dopo fu una diva acclamata, anche se  i maligni a lungo seguitarono a dire che non sapeva recitare e tanto meno riusciva a parlare… con quel terribile accento strascicato della Carolina del Nord. Lei per tutta la vita fu ossessionata dal fatto che non era all’altezza, e la facevano recitare solo per il suo aspetto fisico. In quello che considerava l’inferno dello Star System di Hollywood, aveva cercato di costruirsi una vita privata, ma già due matrimoni erano andati a rotoli  e a gran velocità. Era il 1949 quando incontrò Frank Sinatra, forse non felicemente, ma sicuramente sposato da parecchi anni  con la stessa donna con la quale aveva tre figli. Frank era abituato a tradire la moglie ma il fatto che fosse cattolico gli aveva impedito sino a quel momento di divorziare. Con Ava però era tutto diverso. Lui prese il coraggio, divorziò e nel 1951 si  sposarono. La carriera di lei andava a gonfie vele, sia pure negli stereotipati ruoli di femme fatale, quella di Frank Sinatra stava scendendo una china pericolosa… Senza contratti rinnovati, scaricato anche dal suo agente, in quel periodo – e fu lungo, dal 1950 al 1953- a Sinatra  era rimasto solo di cantare a Las Vegas o nei Casino Indiani. il matrimonio con Ava fu subito agitato, forse lei era troppo bella… Arrivarono a dire che Frank aveva tentato il suicidio. In realtà per richiamare su di sé l’attenzione della moglie, di cui era gelosissimo, aveva sparato dentro un cuscino, mentre Ava era girata…  Ma lei, a quel marito in crisi e senza soldi, voleva veramente bene, pagava i regali per i suoi figli, i biglietti aerei per farsi accompagnare  in giro per il mondo dove lei incedeva come una regina mentre lui, che appariva sempre un passo indietro era lì emaciato e come rattrappito. Quando lo vide  ancora più disperato, lei riuscì a procurargli una parte secondaria nel film “Di qui all’eternità”… Sembrava una cosa qualunque per non vederlo girare per casa attaccato alla bottiglia del Whiskey  e invece il soldato Angelo Maggio fu un Oscar e una carriera ripresa. Ma poichè alla fine tutto sembra che si deve pagare, a farne le spese fu il matrimonio, sommerso da una valanga di gossip … Si vede che il divorzio a Hollywood rendeva di più! Riportarono persino come prova di alto tradimento le foto di Ava con il cantante nero Sammy Davis jr, scattate per lavoro, alla presenza di Frank Sinatra.

Fra Ava e Frank non ci furono figli, ma anni dopo, quando ormai non aveva più nulla da temere da Hollywood lei disse la verità. Per due volte era stata costretta ad abortire per non dover pagare penali spaventose alla casa di produzione. “Non saremmo stati più in grado neanche di badare  a noi stessi, come avremmo fatto a tirare su un figlio?”

Il divorzio arrivò nel 1957. Lui sposò una giovanissima Mia Farrow, ma la cosa non resse. Lei ormai si era liberata di Hollywood e lavorava soprattutto in Europa. Era felice in Spagna, avvolta nell’amicizia ricca ed esuberante di Ernest Hemingway e del mondo  affascinente dei toreri, in cui ballava il Flamenco sino all’alba. Nel 1957 usci “Il Sole Sorgerà Ancora”, il terzo film della Gardner dopo “the killers” e “Le Nevi del Kilimangiaro” tratto da un opera di Hemingway. Il ruolo dell’elegante, sofisticata Lady Brett se lo portò addosso come un modello nella vita reale e si innamorò di Louis Miguel Dominguin il torero più bravo e forse l’uomo più bello di Spagna. Ma non si sposò più.

Poi venne  il declino. Dopo dodici anni andò via dalla Spagna, perseguitata dal fisco e si chiuse così  il periodo più sereno della sua vita. Andò in Inghilterra, ma la salute  cominciava a mancare. Troppe sigarette e troppo alcool, forse per tamponare quel senso di inadeguatezza che si era portata appresso tutta la vita. Ma Frank Sinatra non l’aveva assolutamente dimenticata, teneva una sua statua a grandezza naturale in giardino e dopo tanti anni  ricominciò a chiederle con insistenza di sposarlo. Lei rifiutò. Forse non voleva farsi vedere malata e invecchiata. Lui sposò un’altra alla fine, ma quando seppe che lei era grave insistette per pagarle tutte le spese e portarla in America per fare gli ultimi inutili tentativi.  Dissero che si disperò e pianse per giorni e giorni quando seppe della sua morte… Lui non l’aveva mai dimenticata. Di sicuro aveva avuto le donne più belle del mondo, ma Ava era stata la più bella.

In ricordo di una diva che ha segnato un’epoca con la sua bellezza e  in omaggio alla Spagna, il Paese lontano che le ha consentito di recuperare la sua identità di donna, dedichiamo questa “Paella” ricca di colori e densa di sapori, dentro la quale si può sempre ritrovare la gioia e il senso della vita.

PAELLA ALLA VALENCIANA

INGREDIENTI per 4 persone: 300 grammi di riso, 2 salsicce, 3 cosce di pollo (fuselli), 100 grammi di lonza di maiale, 300 grammi di cozze, 2 calamari, 300 grammi di gamberi, 4 scampi, 150 grammi di piselli piccolissimi e dolci, 2 peperoni, 100 ml di vino bianco, 500 ml di brodo di carne, 1 cipolla e 1/2, 1 spicchio di aglio, 1 cucchiaino di paprika, 1 bustina di zafferano, olio extra vergine di oliva q. b.,prezzemolo alcune foglie.

PREPARAZIONE: in una casseruolina  scaldate un po’ di olio extra vergine di oliva con qualche anello di cipolla, aggiungete i piselli, il prezzemolo e copriteli con l’acqua, facendoli cuocere per non più di 5 minuti. Arrostite i peperoni su una griglia, poi spellarli e togliere torsolo e semi, riducendoli a strisce e tenendoli da parte.

Nell’apposita padella di ferro,”la Paellera”, fate appassire la cipolla affettata con qualche cucchiaio di olio extra vergine di oliva, aggiungete i fuselli di pollo e fateli rosolare 10 minuti circa, sfumando a metà cottura con la metà del vino bianco. Una volta rosolati,teneteli da parte. Nella stessa paellera aggiungete la salsiccia sbriciolata, la lonza tagliata a pezzetti e la paprika. Fate cuocere 5 minuti sfumando la carne con il resto del vino.

Eliminate la pelle ai fuselli di pollo e riduceteli a grossi pezzi, quindi aggiungeteli al resto delle carni. Aggiungete i piselli ,scolati della loro acqua, i peperoni, aggiustate di sale e terminate la cottura.

Mentre le carni terminano la  loro cottura, pulite i calamari e sgusciate i gamberi. In un altra padella fate soffriggere uno spicchio d’aglio nell’olio extra vergine di oliva e, appena raggiunto il colore madreperlaceo, aggiungete i calamari tagliati ad anelli, i gamberi e fateli cuocere per 3 – 4 minuti.

Nel brodo di carne messo a scaldare in una pentola aggiungete la bustina di zafferano e accendete il forno per portarlo alla temperatura di 180°C.

Versate nella paellera calamari e gamberi con il sugo di cottura e mescolate. Aggiungete il riso e coprite con il brodo. Disponete gli scampi sulla paelleraa in modo da formare decorazione, coprite con la carta argentata e infornate per circa 20 minuti,il tempo cioè di cottura del riso.

Durante la cottura pulite le cozze  togliendo le incrostazioni e fate aprire le valve su fiamma viva, in una padella dove avrete aggiunto dell’acqua. Scaduti i 20 minuti estraete la paellera dal forno e se c’è ancora liquido del brodo fatelo ritirare sul fornello a fiamma alta.

Servite la Paella  portando direttamente a tavola il recipiente di cottura e  completate la guarnizione  con cozze e fette di limone.

Stromboli Pizza

875511_TYBSO43TLQJ2NMW1JTUK4TYFEMTANJ_ingrid-bergman-30-anni-morte-007_H162726_L“Stelle doppie”… così definiscono in astronomia due stelle che ruotano attorno a un baricentro comune. Stelle però si chiamano anche  alcune attrici del cinema, in genere le più belle, le più brave o le più famose, tutte gelosissime della loro unicità e della loro immagine.  Ma qualche volta può succedere anche a loro di perdere se stesse e cominciare a ruotare, ruotare assieme a qualcun’ altra, attorno a un medesimo baricentro.

Questa storia di stelle doppie è ormai una storia antica… che risale all’anno 1949 e tutto cominciò con una lettera… “Caro Sig. Rossellini…”roberto-rossellini

Era una lettera innocente. Una famosa diva di Hollywood si congratula con un regista italiano e in tono leggero e  scherzoso aggiunge  che è pronta a lavorare con lui, pur ammettendo di non conoscere la lingua italiana, salvo due parole  “Ti amo”. Erano quelle che conoscevano tutti, attraverso le canzoni alla moda e  i personaggi ispirati al mito dell'”amante latino”, bello e focoso, che faceva innamorare le sprovvedute straniere che capitavano in Italia. Niente quindi di più banale e scontato o che si potesse prestare a equivoci.

L’attrice che  aveva scritto quelle parole  oltre a essere bella e famosa, era  anche una sposa felice ( almeno così sembrava) e  una buona madre di famiglia. La persona a cui era indirizzata non era nè ingenua, nè sprovveduta e soprattutto dell’amante latino aveva ben poco, mezzo calvo, mezzà età e un inizio di pancetta.

Nel 90% dei casi non ci sarebbero state conseguenze. Invece successe il finimondo! Ingrid Bergman arrivò in  Italia per lavorare con Rossellini, ma i due si innamorarono e, mentre giravano il loro primo film, successe di tutto.

Hollywood si sentì tradita, ripudiò la Bergman e le rovinò l’immagine. Lui dovette affrontare Anna Magnani, ( ed era quasi peggio che affrontare l’intera Hollywood)  attrice divina, ma compagna dal carattere impetuoso e  turbolento che non si arrese – ed era assurdo pensarlo – a quell’improvviso abbandono. Così, mentre i due felici innamorati giravano “Stromboli,” la Magnani piombò come un’ Erinni, troupe al completo e cominciò a girare su un’isola vicina,- poco più di un’ora di barca – il film “Vulcano.”

magnaniFu allora che cominciò la sarabanda dei “doppi” attorno al baricentro Rossellini,” latin lover” per un puro scherzo del destino e quasi a sua insaputa, che mai avrebbe sospettato una tempesta del genere. 2 film  e troppe somiglianze, con 2  donne interpreti, in conflitto con la medesima società ostile, il mare in comune come confine invalicabile, la stampa e i fotografi che  andavano come impazziti, da un’isola all’altra per lo scoop del secolo e…Quei  2 vulcani a guardare dall’alto, come Dei offesi, tutto quel clamore e quel disturbo. Uno dei due a un certo punto non resse più e cominciò a buttar fuori lava. Era solo uno, ma andò a finire che, in tutti e 2 i film, i vulcani  cominciarono a eruttare.

I film non ebbero un gran successo, nessuno dei due. In America Vulcano non arrivò mai e Stromboli  fu un fiasco solenne …perchè “c’era la pubblica concubina Bergman,” come affermò uno stimato uomo politico del tempo…

Ma, pur distruggendo il film, nell’immaginario collettivo americano,”Stromboli”  ebbe un impatto enorme. Diventò il simbolo di  una realtà e di un’avventura fuori dall’ordinario, dove la natura, potente e drammatica  non è mai estranea  ai destini degli uomini …I media non la finivano più di parlarne, gli americani si scandalizzavano, gli italiani si inorgoglivano perché la loro terra era balzata prepotentemente alla ribalta in 181859_353636544701815_1691547917_nquella società ignara, di tutto quello che non apparteneva agli States.

Molti degli italiani e degli ormai italo – americani  lavoravano da decenni nei ristoranti e nelle pizzerie, che cominciavano ad andare terribilmente di moda. Erano stati i soldati, tornati dal fronte italiano, che avevano raccontato le delizie della pizza. E  attorno alle mille pizze che i ristoranti italiani copiavano o si inventavano come varianti all’originale, spesso si scatenavano duelli… all’ultima forchetta, su chi meglio interpretasse la pizza storica o sulla paternità delle nuove pizze. Uno dei casi più famosi è stata la lunga contesa su un derivato della pizza, destinato a diventare famoso e classificato, di volta in volta panino, sandwich, arrotolato, calzone. L’avevano chiamato “Stromboli” perchè era effervescente e colorato come il vulcano. Su di esso, 2 ristoratori oriundi, ricominciarono, stavolta in America, il gioco del “doppio” che si protrasse per anni, attorno al baricentro Pizza.

Per alcuni l’inventore  era Nazareno Romano, emigrante di lunga data e ormai per tutti Nat, che agli inizi degli anni ’50 gestiva la “Romano & Pizzeria, da Nazareno Romano”, a Tinicum Town un’antica cittadina vicino a Philadelphia. Una signora, all’epoca studentessa, si ricorda che tutti andavano a mangiare da Nat, questo eccezionale “panino, di forma rettangolare”, ancora senza nome. “Una sera – racconta la signora, ero nel locale e alcuni studenti, forse un po’ bevuti, stavano discutendo, per l’ennesima volta sulla necessità di dargli un nome, quando uno di essi sollecitato dal peperone che gli bruciava in bocca  e dal film che in quel periodo circolava per le sale, insieme allo scandalo, esclamò: ma chiamiamolo Stromboli! E naturalmente – conclude la signora- non poteva che essere  l’anno 1950”

Ma a sostegno della tesi che un “Burger Royale” sia stato per la prima volta inventato a Spokane, nello Stato di Washington, con il nome di Stromboli, c’è fra l’altro la testimonianza di un esperto culinario, Seth Lewkovitz, che sul “Bollettino Gonzaga”del 2003, la rivista dell’Università, ha lasciato scritto ” Un giorno del 1954, Mike Aquino Sr si stava impazzendo per inventare qualcosa di nuovo per tutti gli studenti che affollavano il suo ristorante. Approfittando del fatto che da poco era passata la mezzanotte del venerdì, pensò che poteva anche adoprare il capocollo che aveva a negozio e unendolo al provolone fuso e a una salsa al peperoncino, ci riempì un pane di tipo francese. Poiché bisognava dargli il nome e a quel tempo era in circolazione il film  Stromboli, fu normale, chiamare quel panino così piccante, col nome del vulcano.”

Chissà dov’è la verita della doppia invenzione. C’è da dire però che D’Aquino il suo sandwich  fu svelto a registrarlo il 1 luglio del 1954. Ma c’è anche da riflettere sul fatto che la versione originale di Nat Romano è molto più vicina a un calzone, benché  avesse l’aspetto rettangolare, anziché a mezzaluna. In questo  continuo gioco dei doppi, da cui è sempre difficile uscire  si è ritenuto che la la primogenitura di Romano sia  da riconoscergli soprattutto per il fatto che, il suo Stromboli, essendo più calzone e meno panino è più vicino alla sorella “Pizza” da cui siamo partiti. Oggi, dopo molti cambiamenti lo Stromboli di Romano si presenta come una pizza arrotolata ripiena, ma la ricetta sia quella vecchia che quella più recente non è stato posibile rintracciarla, perchè è ancora segretata. Ma non c’è da tremare! Quella scelta, fra i molti Stromboli oggi  in circolazione, è buonissima e fra il rosso dei peperoni e il nero delle olive, somiglia proprio tanto  ai colori del vulcano.

STROMBOLI

stromboli_325x435INGREDIENTI (per 4 persone):

INGREDIENTI  PER LA PASTA: 500 grammi di farina, 25 grammi di lievito, 1/2 bicchierino di olio extra vergine di oliva, sale q.b., acqua tiepida.

INGREDIENTI PER IL PESTO ROSSO: 1 peperone rosso,50 grammi di basilico, 1 spicchio di aglio, 30 grammi di pinoli, 6 pomodori secchi sott’olio, 2 pomodori, 3 cucchiai di passata di pomodoro, 1/2 cucchiaio di peperoncino, 50 grammi di parmigiano grattugiato, 150 ml di olio extra vergine di oliva,

INGREDIENTI per  il resto della farcitura: 4 peperoni rossi, 4 cucchiai di  olio extra vergine, 125 grammi di olive nere.

PREPARAZIONE DELLA PASTA: sistemate su una spianatora la farina a fontana e  al centro mettete l’olio, il lievito sciolto in un po’ d’acqua tiepida e un pizzico di sale. Impastate e fate un impasto ben levigato di forma sferica, che coperto, metterete a riposare per due ore in un luogo caldo e asciutto.

Nel frattempo pre – riscaldate il forno a 200°C e foderate la teglia con carta da forno. Strofinate i peperoni con l’olio di oliva  e fateli arrostire in forno per circa 25 minuti. Privateli della pelle e dei semi e divideteli a strisce.

Trascorse le due ore per la lievitazione, scoprite la pasta, lavoratela di nuovo per qualche minuto e aggiungetevi 55 grammi di olive denocciolate e tagliate a pezzetti e reimpastate la pasta. Dividetela in 4 panetti e spianateli  formando 4 rettangoli di circa 17 per 24 cm circa. Distribuite sulla superficie di ciascun panetto il pesto, i peperoni e il resto delle olive denocciolate e a pezzetti, lasciando libero il bordo per circa un centimetro. Arrotolate l’impasto e premete sui due lati aperti sino a sigillarli. Disponeteli sulla teglia, copriteli con una pellicola oliata e lasciateli lievitare per 20 minuti.

Togliete  la pellicola e fate cuocere gli stromboli per 25-30 minuti fino a quando saranno dorati. Lasciateli raffreddare per 5 minuti prima di tagliarli e servirli, oppure serviteli freddi.

PREPARAZIONE DEL PESTO ROSSO CON CUI FODERARE ALL’INTERNO GLI STROMBOLI: mettete il peperone sulla griglia del forno preriscaldata e fallo arrostire, fino a che la pelle sarà completamente bruciacchiata. Fatelo intiepidire, poi privatelo della pelle, tagliatelo a metà e rimuovete la parte centrale e i semi. Versate il peperone e gli altri ingredienti, ad eccezione dell’olio, in un tritatutto. Tritate fino ad ottenere una crema omogenea, quindi, senza spegnere l’apparecchio, aggiungete gradatamente l’olio. Trasferite il pesto in un barattolo con tappo a vite, coprendo con uno strato d’olio per evitare il contatto con l’aria, conservate in frigorifero per un massimo di 2 settimane,in modo da averlo già pronto al momento di preparare gli Stromboli.

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