Borscht ovvero Profondo Rosso in onore di Dario Argento!

Pensare che sua madre era una donna bellissima e affascinante… Una famosa fotografa del mondo della moda e dello spettacolo. Lui no, fin da ragazzino aveva  gli occhi spiritati e il corpo allampanato, filiforme… e già allora avrebbe potuto interpretare un paranoico personaggio assassino, perché le phisique du role c’era già tutto. Per la madre e il mondo in cui viveva aveva una gran passione e molto del suo tempo lo passava nel suo studio, in un angolo,  abbandonandosi a quel mondo magico, fatto di luci, di trucchi colorati, di dettagli e di  donne bellissime che venivano a farsi fotografare.  Una sensibilità esagerata, una curiosità senza fine e il mondo di tutti i sogni che si agitava nella sua testa, senza dargli un attimo di pace… Su quel fisico etereo, delicatissimo finì per abbattersi una febbre reumatica che lo costrinse per mesi a letto… Lui li impiegò tutti a leggere  articoli sul cinema e libri gialli facendosi avvincere da tutti gli eroi negativi e positivi che incontrava nelle sue letture.  E tutti finirono per  invadere stabilmente il suo cervello di ragazzino in un incredibile realtà separata, dove l’irrazionale, l’orrore e il paranormale si incontravano e si scontravano senza dargli più tregua. Poi non volle più andare a scuola… Certamente quel liceo classico degli Scolopi, frequentato dai figli della buona società romana, cominciava ad  apparirgli piatto e gli andava stretto… Hippie ante litteram, se ne andò a Parigi  a 16 anni  a vivere letteralmente sotto i ponti di notte, lavando i piatti di giorno… Con la  Nouvelle Vague però  ci prese confidenza  quando tornò a Roma negli anni della sua formazione a Paese Sera, il giornale per cui faceva il critico  cinematografico… Allora assorbì con la Nouvelle Vague tutto ciò che era libertà e innovazione, mentre la sua  passione per il noir, il cinema espressionistico, l’horror e il poliziesco lo porteranno a convincimenti e giudizi fin troppo rivoluzionari. All’epoca   il cinema era diviso in  serie A e  serie  B e dato che il noir e il poliziesco rientravano nei film di genere, classificati senza scampo in B, non si erano nemmeno accorti che in B ci finiva anche un geniaccio come Alfred Hitchcock. Dario Argento si  ribellò dalle pagine del suo giornale e se ebbe critiche in Italia, in Francia gli furono riservati gli elogi dal prestigioso “Cahiers du Cinema”… e in poco tempo il cinema cominciò a reclamarlo.

Le ossa se le fece come sceneggiatore … “Metti una sera a cena” e gli spaghetti western, fino al capolavoro di Sergio Leone “C’era una volta  il West”. Poi non ce la fa più a tenersi dentro tutti  quei mostri che da anni gli occupavano tutto intero il cervello e decide di fare un film … Ma sembra che per lui critico, d’avanguardia e “enfant prodige” della sceneggiatura –  aveva si e no 30 anni – non ci sia posto. Per fortuna che interviene suo padre e insieme producono il primo dei barbari capolavori di Dario Argento, quell'”Uccello dalle piume di cristallo” che accolto tiepidamente dalla critica, in poco tempo mandò in delirio il pubblico e fece guadagnare a suo padre più di un miliardo dei buoni soldi di una volta.

“l’Uccello dalle piume di cristallo” non è ancora un horror totale, anche se di paura quell’intricato  thriller ne mette parecchia, con il susseguirsi di misteriose morti che coinvolgono un tranquillo americano, studioso di scienze naturali, in procinto di tornare in patria. E dentro c’è già tutto il suo cinema e quell’incredibile tecnica, di sicuro maniacale, con cui solleva la paura, il panico e il terrore… Il rapido, nervoso passaggio dal piano lungo al primo piano, le soggettive  con cui  avvicina o distanzia  l’oggetto, l’ossessione dei dettagli quasi dannunziana e l’insistenza sulla fotografia, la scelta dei colori e delle inquadrature, retaggio certo di quello che aveva assorbito da piccolo nello studio di sua madre … Poi c’è il montaggio a strappi temporali, con l’improvviso apparire di qualcosa che ancora deve succedere.. E l’uso stregato della musica e dei suoni che sono forse la maggior causa  di paura e di allucinazione… Del resto  era già stata ampiamente analizzata  ne “La sonata a Kreutzer”, la suggestione della musica sui sentimenti umani… e Dario Argento ne fa un uno massiccio,  spregiudicato pur di coinvolgere lo spettatore nei suoi incubi e nel suo mondo colmo di male. Oramai ha trovato la sua strada “gettando un sasso nello stagno immoto del cinema italiano” come giustamente disse il critico Roberto Pugliese. Dario Argento non tarderà molto a completare la “Trilogia degli animali” con “Il Gatto a Nove Code” e  “Quattro mosche di velluto grigio” riempiendo il “Gatto a 9 code” di una tensione quasi al limite del sopportabile e utilizzano per “4 mosche di velluto grigio”, una macchina da presa espressamente arrivata dalla Germania Orientale che gli permetteva  un sadico rallentamento della scena, come  la traiettoria di una pallottola che ci mette un tempo infinito per arrivare a destinazione.

In ” Suspiria” ormai l’horror prevale sul  thriller quando la giovane studentessa si accorge che l’edificio della scuola è stregato e la musica dei Goblin picchia assordante sull’orecchio e i nervi coinvolti dello spettatore. Un delirio gotico che inaugura la “Trilogia delle madri” e  si interromperà un momento per fare spazio a “Profondo Rosso ” forse il suo capolavoro assoluto, con la terribile nenia per bambini che raddoppia la suspence, la complicata trama, la villa di tutti i misteri e  la  morte dell’assassina, decapitata con incredibile humor, ovviamente noir, dalla  sua stessa collana.

La strada di Dario Argento continuerà in discesa per parecchi anni regalandoci film come “Inferno”, parte della trilogia delle madri, dove il male ormai prevale illogico e prepotente. Qui gli omicidi a corrente alternata sulla musica di “Va Pensiero” fanno parte di quella fantasia sfrenata, onirica e agghiacciante che il regista propone quasi come una sua personale liberazione . Qui c’è anche una delle scene più originali e riuscite della filmografia di Argento con la scoperta dell’appartamento sotterraneo invaso dall’acqua dove la protagonista in un succedersi di rumori fuori sincrono  si scontra con un cadavere in decomposizione.

Argento seguiterà a fare film originali e convincenti fino alla fine degli anni ’90, poi qualcosa si interrompe e il suo orrore non fa più effetto o ne fa di meno. Sono anni che i critici ormai imperversano contro il suo estro disseccato e anche l’ultimo film “Dracula 3D”, più che un film dell’orrore riecheggia qua e la gli spaghetti western. Ma non c’è da preoccuparsi, perché probabilmente a Dario Argento è successa una cosa bellissima… Si deve essere liberato all’improvviso dei suoi fantasmi, dei suoi assassini seriali, delle sue musiche paranormali  e ora il suo mondo si è tinto di rosa… Del resto sua figlia Asia gli ha regalato due bellissimi nipotini !

A proposito nessuno ci crederebbe, ma Dario Argento è completamente vegetariano! Forse si è voluto  rifugiare in un mondo lontano da ogni forma di crudeltà… e una sua affezionata fan che conosce le sue abitudini gli ha voluto intitolare questa ricetta russa a base di barbabietole che di rosso ha soltanto il colore della verdura.

BORSCHT PROFONDO ROSSO.

INGREDIENTI per 4B persone: 2 barbabietole per circa 1/2 Kg complessivo di peso, 1/2 Kg di patate,1 cipolla media rossa, 2 coste di sedano, 2 tazze di brodo vegetale, 1 lime, una.manciata di coriandolo fresco tritato, 2  pizzichi abbondanti di zenzero fresco, il latte di una noce di cocco, 1 jalapeno, 1 cucchiaio di pepe di cayenna, olio extra vergine di oliva 2 cucchiai, sale e pepe quanto basta

PREPARAZIONE: scaldare il forno a   200°C. Lavare e sbucciare le barbabietole e le patate e tagliarle a dadi. Porle su carta da forno spruzzarle con l’olio e  il sale e infornarle per 25 minuti. Nel frattempo tagliare a cubetti il jalapeno,la cipolla e il sedano e rosolarli nell’olio d’oliva.Unite le barbabietole e le patate,,aggiungete lo zenzero, il brodo,il succo di lime,  il coriandolo, il pepe di cayenna e mescolate il tutto. Fate bollire per 10 minuti e poi aggiungete il latte di coco e mescolate sul fuoco per ottenere la consistenza desiderata. Aggiungete sale e pepe e servite calco.

Carlo Petrini,Slow Food e il Coniglio con i Peperoni!

Madre-TerraSu quella trafficata striscia di asfalto dove erano più le soste che il percorso non c’era nemmeno la possibilità di distrarre l’occhio sulle colline piene di vigneti perché, proprio in prima fila, ai lati di quella lunga Alba-Bra-Langhe-Roero-9-700x350strada si erano venuti ad allineare capannoni industriali, centri commerciali e grandi supermercati, ovviamente uno più brutto e disordinato dell’altro, che avevano tuttavia la pretesa, con la loro ingombrante presenza, di eleggersi a simbolo di un raggiunto benessere. L’uomo alla guida della macchina stava andando a casa e ormai era vicino a Bra, ma era tanto il tedio e l’amarezza di quel percorso che preferì girare alla prima traversa e raggiungere la campagna. La zona la conosceva bene e sapeva che era terra di trattorie e piccoli ristoranti dove non c’era che l’imbarazzo della scelta. Così si ricordò del ristorante del suo amico… era anche  parecchio tempo che non lo vedeva.  Chiese la peperonata, che  lì era sempre stata  eccezionale e fu una delusione… “Come mai?” chiese, perché non aveva dubbi sulle capacità culinarie del suo amico. “Non si trovano più in zona  i peperoni quadrati di Asti, quella varietà profumata e carnosa.. troppo costosi da produrre… ora arrivano dall’Olanda!”

Poi uscì dal ristorante e riprese il cammino verso casa. Ma si ricordava i posti esatti delle serre dove si coltivavano i peperoni e si fermò davanti a una di esse… Langhe-alba-e-filari1Perché la serra ancora esisteva, anche se di peperoni però non vide nemmeno l’ombra. “Come mai?” chiese al contadino  “Abbiamo smesso perché nessuno ce li comprava più… troppo cari. Quelli che arrivano dall’Olanda costano meno. Ora qui noi facciamo crescere i bulbi di tulipano e poi li mandiamo in Olanda… ”

L’uomo sobbalzò… erano già diversi anni che si occupava di  alimenti e cibo, ma una cosa così assurda non gli era ancora capitata! Quello stravolgimento di due produzioni agricole, così importanti, che avevano caratterizzato per tanto tempo i rispettivi territori, spazzate via in così poco tempo, l’aveva sconvolto.

carlo-petrini“Per me” – dice Carlo Petrini, che racconta l’episodio nei suoi Diari, – “l’eco-gastronomia cominciò quel giorno! Le tradizioni alimentari e produttive locali, mi convinsi, andavano salvaguardate a ogni costo”.

Ma chi è quest’uomo che si è inventata la professione di gastronomo e si è messo contro – e a livello mondiale – la grande industria agro alimentare?

Quando fondò “Slow Food” ed era il 1986, fu guardato per lo più come un eccentrico. Uno che stava su una lunghezza d’onda che  apparteneva ancora agli utopici anni legati al ’68 e al rifiuto del consumismo.  Figuriamoci… andava in giro a  predicare l’educazione al gusto alimentare attraverso le lente preparazioni casalinghe e qualche ristorante  convertito alla mission… In un’epoca in cui le donne di casa stavano scomparendo e i pasti, fra un impegno e l’altro, non si facevano nemmeno più al ristorante ma al fast food!

All’inizio infatti l’obiettivo puntava in modo più circoscritto sul diritto a vivere il cibo come un piacere, che rispettasse i tempi naturali e la diversità degli alimenti contro la frenesia della vita moderna e contro l’omologazione dei sapori. Poi le finalità  rapidamente divennero più drammatiche e impellenti, in difesa di una  bio diversità troppo calpestata che rischia di impoverire e distruggere l’intero pianeta. Slow Food  abbracciava così l’eco-gastronomia  e si proponeva la difesa del suolo fertile, delle tradizioni legate al territorio, della rotazione delle produzioni  e la lotta a tutti gli agenti inquinanti sia agricoli che industriali.michelle-obama-orto

2310_img_4301Col passar del tempo Slow Food  non è più stata sola, perché si è potuta appoggiare  a un'”Università degli Studi di Scienze Gastronomiche” di Pollenzo, ai periodici meeting mondiali di “Terra Madre,” a giornali, riviste in più lingue, libri di ricette e una Fondazione che finanzia progetti per la difesa della bio diversità.

Oggi la lotta contro le multinazionali è sempre più aspra e dura, ma Slow Food ha 100.000 iscritti in 130 paesi del mondo e la First Lady Americana si fa fotografare mentre lavora nel suo orto alla Casa Bianca.  Pochi mesi fa Petrini, primo esponente delle popolazioni non indigene, è stato ospite al Forum Permanente dell’Onu sulle questioni indigene. “Saper guardare indietro alle nostre tradizioni e ai nostri sistemi alimentari non è stupida nostalgia. La reintroduzione di produzioni alimentari locali è la risposta per nutrire il pianeta, è l’attivazione della vera democrazia, la partecipazione di tutti per il bene comune…” Così ha voluto ribadire la sua lotta e i suoi obiettivi, che poi sono quelli dell’intera umanità.

In omaggio a questo battagliero signore, dallo stile pacato e sorridente e dalla forza di volontà veramente fuori dal comune, proponiamo questo piatto tratto dalle ricette di Slow Food, ambientato nelle  sue terre, le Langhe, da preparare ovviamente solo con prodotti a Km 0, salvo qualche spezia esotica e da gustarsi in un’allegra compagnia di amici consapevoli e illuminati:

CONIGLIO CON I PEPERONIcoccio-con-coniglio

INGREDIENTI per 6 persone: 1 coniglio di circa 1 Kg e 800 grammi, 4 peperoni,2 pomodori maturi,2 cipolle, 2 carote, 2 coste di sedano, 2 rametti di rosmarino, 2 spicchi d’aglio, 4 fette di salame crudo, 4 fette di pancetta, 4 chiodi di garofano, 1 pezzetto di cannella, 1 litro di Barbera, 2 cucchiai di aceto di vino, 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva, sale, pepe, noce moscata.

PREPARAZIONE: tagliate a pezzi il coniglio, già pulito ed eviscerato, lasciatelo riposare mentre preparate e cuocete il trito di verdure, aromi e condimenti. Cominciate tritando finemente cipolle, carote, sedano, rosmarino, aglio, salame crudo e pancetta e fate rosolare il tutto a fuoco basso nell’0lio di oliva e in un tegame capace di accogliere il coniglio. Unite dunque il coniglio a pezzi, i chiodi di garofano, la cannella, salate e pepate.

Quando il coniglio sarà rosolato uniformemente da ogni lato unite pomodori e peperoni tagliati a pezzi grossolanamente. Continuate la cottura a fuoco moderato bagnando di tanto in tanto con il vino e proseguite per circa un’ora.

A cottura ultimata,versate l’aceto e aromatizzate con noce moscata. Servite caldo.

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