Caviar d’Aubergine per Michel Piccoli!

“Spesso il male di vivere ho incontrato…” Era già  successo  al Poeta ma  ancor più spesso  capiterà a Michel Piccoli … Attirato, avvolto, coinvolto…  Forse l’attore  preferito da tutti i registi del malessere, diabolicamente attratti da quella figura così elegante e un po’ distaccata, da quel  sorriso mite e lontano un miglio dalle banalità di tutti i giorni… Invidia, voglia di distruggerlo, impossibilità di farne a meno?  Lui all’inizio non  lo poteva proprio sapere e forse  neanche se ne rese conto. Nato in una famiglia di musicisti già immersi nello spettacolo, fu quasi normale per Michel  fare l’attore e, sia pure  con una lunga gavetta, entrò nella porta principale.. La compagnia di Jean Louis Barrault…

Mentre recitava in teatro gli affidò una particina di villico Christian Jacques in “Sortileges” ed era già un film oscuro quello in cui era capitato l’inconsapevole ragazzo… Un cupo assassinio in mezzo alle montagne… Poi, piccole parti in tanti film eterogenei che non gli dettero nessuna fama ma non sfuggirono al terribile occhio indagatore di Bunuel … Chissà cosa avevano in comune…Forse, in un mondo imbarbarito, nel tratto signorile di Michel, Bunuel  ci vide lo spirito surreale  di cui nutriva i suoi film…  Comunque fu  subito amicizia e  per Michel la parte del missionario in un film  freddo e cinico  con 5 personaggi in fuga nella giungla..”Un avventuriero, una prostituta, un missionario e un vecchio minatore con la figlia muta… Ne “La Selva dei Dannati”  in una natura, avvolgente e ridondante,  Bunuel   perfidamente si diverte  a osservare i comportamenti  dei personaggi quando  la coesione scompare davanti a un mucchietto di diamanti…

Faranno 5 film insieme uno più cattivo dell’altro  e a Michel negli intervalli non mancarono altri drammi, un  film dalle atmosfere pervase di stregoneria come “Le Vergini di Salem”   o parti ingrate come quella del  marito irriso e forse tradito ne “Il Disprezzo,”  il film di Godard  girato in parte a Capri nella bellissima villa Malaparte!

Il “Diario di una Cameriera”  incentrato su una “femme  de chambre”, arrivista e ricattatrice è del ’64  e  Michel – Monteuil, sposato con un alchemica donna frigida,  è una sorta di satiro, che molesta, oltre  Celestine , tutto il personale femminile della casa… Ovviamente resta coinvolto nella condanna  di Bunuel   per il mondo borghese e clericale,  condanna  che  finisce per estendersi anche a tutti i servi di casa contaminati anch’essi dal male della borghesia … Poi, nel testardo attacco di Bunuel al  bigottismo cattolico sarà prima  Husson l’ambiguo amico del marito di Severine, la “Bella di Giorno”, la donna dagli inconfessabili desideri sessuali, che lui spinge nella prostituzione a ore e, poi, rimarrà coinvolto ne “La Via Lattea” il film  denuncia di tutte le eresie .  Come se non bastasse  Bunuel lo farà divenire  il Ministro  corrotto ne  “Il Fascino Discreto della Borghesia”  dove  l’orgia sarcastica del  pranzo che non c’è, affonda in un surrealismo sereno e sorridente e sarà l’esplosivo onirico a  far saltare in aria la borghesia  e i suoi feticci… la polizia, la chiesa e l’ esercito.

Al destino non si sfugge e, se Michel Piccoli sperava di diventare qualcosa di diverso  nei film del brillante Maestro della “Commedia all’italiana”, Marco Ferreri, dovrà presto ricredersi. In “Dillinger è Morto” soccomberà alla nausea esistenzialista  di un’annoiata vita di marito borghese, ne”L’Udienza” sarà coinvolto nella  triste storia del giovane  morto assiderato, senza riuscire a parlare con il Papa e dopo aver assistito impotente alla fuga dalla civiltà del suo misantropo amico Giorgio ne “La Cagna”, finalmente, un esasperato  Michel Piccoli, accoglie con gioia  la parte  di uno dei  quattro suicidi de “La Grande Abbuffata”… “Stavolta è fatta,” avrà pensato, “Morirò e mi sarò liberato di questi assurdi e perfidi personaggi…” Così si ingurgitava di cibo fino a scoppiare e moriva piegato in due, in bilico sulla balaustra della bella terrazza dell”800… Una fine neanche tanto ingloriosa, dopo tutte le grottesche disavventure  di quelle enormi “Bouffes”…

Ma ahime, alla sua morte, anche così plateale, non credettero ne’ Bunuel  né Ferreri… I più sarcarstici  e  surreali fra i  tutti i cattivi  che aveva incontrato sino a quel momento sul suo cammino… E lui che era un buono e un gran signore … Non riuscì a tirarsi più indietro… Ma in fondo alla fine fu contento … perchè il “Fantasma della Libertà” fu l’ultimo dei film di Bunuel.  Se non avesse partecipato chissà che rimorsi avrebbe avuto dopo…

michel-piccoli-di-fronte-a-moretti-nel-film-habemus-papamSono passate le mode, i registi, le opere e i giorni, ma Michel Piccoli no! Sembra che abbia partecipato a 170 film nella sua vita, adesso ha 87 anni, ma lo seguitano a cercare…  Per il film più recente l’ha chiamato… e come poteva essere altrimenti… l’ultimo “ragazzo” veramente cattivo e graffiante del cinema italiano… Quel  profetico Nanni Moretti, che, con la sua sensibilità, diciamocelo pure, un po’ malata, si è immaginato un “surreale”, dissacratorio  e del tutto improbabile film, in cui il Papa dava le dimissioni, circa due anni  prima che ciò avvenisse veramente… E chi ha voluto  l’ultimo cattivo di turno, per il suo “Habemus Papam”? Michel Piccoli, naturalmente, l’attore “buono” semplice e generoso, che tutta la vita ha attirato come una grande e risplendente stella  i più cattivi, grandi e perfidi maestri del Cinema… Lui Moretti ha persino preteso prima di affidargli la parte che Michel Piccoli si sottomettesse a un provino… E lui, il grande attore, con la sua aria  gentile da gran signore,  ha acconsentito ai capricci del Regista … E ha detto che si è persino divertito… Era qualche decennio che nessuno glielo chiedeva… Alla fine, del Papa vecchio, stanco e rinunciatario  ha donato al  cinema un’interpretazione  grandiosa nella massima semplicità dei mezzi di espressione ed è riuscito a  toccare le corde della più vibrata e umana commozione…

Per la ricetta di cucina però abbiamo fatto un salto indietro nel tempo e siamo andati a  saccheggiare “La Grande Abbuffata”, l’opera d’arte di Ferreri che ci ha lasciato una  grande, patetica interpretazione  di Michel Piccoli e dove  si trovano le più fantastiche ricette,  perché è il film dove forse si mangia di più in assoluto, in tutta la storia del cinema. Direttamente da “La grande abbuffata”:

 CAVIAR D’AUBERGINE

INGREDIENTI per 4 persone: 1 spicchio di aglio, 2 kg di melanzane  di forma allungata e di colore viola scuro, 1 cipolla rossa di Tropea di medie dimensioni, un cucciaino di prezzemolo tritato, 5 pomodori secchi sott’olio, 2 filetti d’acciuga sott’olio, 5 grammi di capperi sotto sale,  20 ml di aceto rosso di vino Barolo, olio extra vergine di oliva q.b., sale e pepe a piacere.

PREPARAZIONE:  Lavate le melanzane, asciugatele,tagliatele in due nel senso della lunghezza, incidete la superficie con parecchie diagonali in modo da formare un disegno a rombi e mettetele a scolare su un piano inclinato e coperte da un peso per circa mezz’ora. In realtà le specie le melanzane oggi in commercio hanno perso molto dell’amaro di quelle del bel tempo che fu, ma è meglio non correre rischi e per precauzione non evitate la scolatura… In una tazzina con un po’ d’acqua mettete per circa mezz’ora i capperi a dissalarsi e intanto accendete il forno che dovrà raggiungere la temperatura di 180°C. Infornate poi le melanzane  per un’ora e una volta estratte, fatele freddare,poi estraete la polpa dalla buccia, tritatela finemente e ponetela in una ciotola. Pulite l’aglio e la cipolla privandoli della pellicola esterna, tagliateli sottilmente così come i pomodori secchi e le acciughe scolati del loro olio e uniteli alle  melanzane. Regolate di sale e pepe,aggiungete l’olio e l’aceto, frullate l’impasto per meno di un minuto, aggiungete i capperi e il prezzemolo tritato e servite su crostini di pane abbrustolito  e insaporito all’aglio oppure a piacere su pane carasau o crackers.

  prima

L’esotico agnello al curry di Charlot!

Era quasi un anno che lavorava alla Keystone. La paga che gli avevano offerto, 150 dollari  a settimana per lui era da capogiro,  peccato che non riuscisse ad adattarsi a quei ritmi di lavoro infernali… Due cortometraggi  la settimana…  Impossibile ripetere anche una sola scena perché non c’era tempo… Era tutto affidato  alla bravura dell’attore  e alla sua improvvisazione. Quel giorno si sentiva più disperato del solito … la sua fantasia gli sembrava agli sgoccioli..”Non sapevo più che trucco farmi…Mentre puntavo al guardaroba pensai di mettermi un paio di calzoni sformati, due scarpe troppo grandi, senza dimenticare il bastone e la bombetta. Volevo che fosse tutto in contrasto con la giacca attillata e il cappello troppo piccolo…. Poi aggiunsi i baffi che mi avrebbero invecchiato… senza nascondere la mia espressione. Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero capire che tipo era. Cominciai a conoscerlo e quando mi incamminai verso l’enorme pedana di legno, esso era già venuto al mondo. Invenzioni comiche e trovate spiritose mi giravano incessantemente nel cervello…. Cominciai a passeggiare  su e giù dondolando il bastoncino, passando e ripassando davanti a lui… IL mio era un personaggio originale e poco familiare agli americani, poco familiare persino a me. Ma una volta nei suoi panni io mi immedesimavo in esso, per me era una  realtà e un essere umano. Anzi mi infiammava di idee folli di tutti i generi che non avrei mai avuto se non mi fossi messo il costume e la truccatura”. Il buffo omino che cerca di darsi una nota di distinzione con la bombetta e il bastoncino, nacque nel 1914 e venne subito inaugurato con due film: “La  strana avventura di Mabel” e “Charlot si distingue.” Charlot è un vagabondo, un essere libero,…umano e un po’ anarchico… inevitabile per lui il conflitto con la società. Romantico e patetico, comico e tragico farà la fortuna del suo inventore per più di venti anni…Lui,  Charlie Chaplin ne aveva veramente bisogno, dopo  una vita disperata a Londra! Il padre e la madre lavoravano nel varietà, ma si  separarono … Il padre aveva trovato la moglie a letto con un altro uomo…La madre finì presto negli ospedali psichiatrici e lui e Sidney, il fratello più grande in un orfanatrofio… Eppure Charlie Chaplin di sua madre avrà sempre un ricordo tenerissimo…lei gli aveva insegnato a cantare, e poi a a guardare la gente, a studiarla, coglierne i tic…Gli atteggiamenti… Insomma tutti  i ferri del mestiere … Quando avrà fatto fortuna in America la sistemerà in una bella casa amorevolmente assistita sino alla fine… L’altro suo grande affetto fu Sidney il fratello  che già lavorava in teatro  e riuscì a procurargli piccole parti  che non aveva ancora 13 anni…Qualche anno dopo  lavoravano tutte  i e due nella compagnia di Fred Karno!  Sid inventava le gags e Charlie le portava in palcoscenico…una grande scuola per imparare a esprimersi con il corpo.

Quella di Karno era una compagnia itinerante… Così in America Charlie attirò l’attenzione di Mark Sennet e cominciò la sua lunga avventura nel cinema americano che si concluse solo quaranta anni dopo…Una strada tutta in discesa con quel fantastico personaggio  che  presto divenne internazionale… Il nome  Charlot  l’hanno inventato i francesi…

Nel 1915  Chaplin è a Chicago  con 14 corti in un anno, nel 1916  realizza 12 film e guadagna  600.000 dollari l’anno … Mentre Charlot diventa di volta in volta cameriere, milionario, muratore…Nel 1919 Chaplin fonda una sua casa di produzione, la United Artists, una delle glorie di Hollywood, mentre cominciano ad arrivare i suoi capolavori…”Il Monello” forse  il capolavoro in assoluto e tutta la fantasia di Charlot, padre tramp  per caso, che trasforma un’amaca in culla  e una caffettiera in biberon…  e poi a  seguire un film dopo l’altro, uno più bello, più spassoso, più tenero dell’altro… “La febbre dell’oro”… Con la grande illusione dei cercatori,  la denuncia sociale, la girandola di gag che  stempera il dramma   mentre le montagne ricostruite in studio divennero un attrattiva turistica…”Il Circo”, a livello personale, fu l’esperienza in assoluto più disastrosa, con la prima attrice minorenne e incinta, da sposare immediatamente per evitare a Chaplin l’accusa di violenza carnale e il carcere…  Il tendone distrutto dal vento, Il set incendiato, la fuga di Chaplin con la pellicola perché la moglie, già in fase di divorzio, ne aveva chiesto il sequestro… La depressione e i capelli improvvisamente bianchi  di Chaplin… Non è rimasta traccia di nulla in un film sublimato dalla poesia, dalle invenzioni comiche e  dal sentimento…e l’Oscar fu ben meritato… Chaplin invece per almeno trent’anni non ne volle più sentir parlare… Quando girò  “Luci della Città” invece furono gli altri a disperarsi…una scena la fece ripetere 342 volte, battendo il Guiness dei primati, la prima attrice la licenziò provvisoriamente perché non riusciva a fare una scena…  Neanche i musicisti si salvarono perché gli avevano proposto qualche nota più comica… Ma all’intransigenza maniacale del genio dobbiamo  alla fine  questo gioiello di grazia e di  commozione.

Praticamente era rimasto solo Chaplin a non cedere alle lusinghe del sonoro, ma ancora una volta ebbe ragione lui … “Tempi moderni”  del 1936 è perfetto così… Esplicito, comprensibilissimo, fra le nevrosi delle macchine e la depressione che già corrode le fragili conquiste del capitalismo. Un tripudio di gag ma la storia del vagabondo e della monella è triste anche se l’ultima scena, con l’inguaribile fiducia di Chaplin, si chiude sugli spazi sconfinati della speranza…

E finalmente suo fratello Sid riesce a convincerlo … “Il grande Dittatore” è la prova del fuoco di Chaplin davanti al mondo nuovo…  Per il sonoro deve abbandonare anche il suo mitico Vagabondo  per fare spazio a un rispettabile barbiere ebreo e a un folle dittatore. Ma siamo ancora  nella più alta poesia e nell’accorato grido alla pace e all’amore, mentre sul mondo si accumulano i venti di guerra. Tragico e satirico  Chaplin umilia i grandi e li sbeffeggia nei loro folli sogni di potere. Hitler  gioca col  mappamondo che si trasforma in un etereo palloncino…  Chi mai più  inventerà una scena con tanta surreale  ironia?…

Dopo di allora i film di Chaplin però si fanno più rari e non tutti sono dei capolavori. Senza Charlot la vita è dura anche per un poeta come Chaplin. Il più lirico e sicuramente il più bello di quelli che vennero dopo  è “Luci della ribalta” con la storia del vecchio clown in cui Chaplin  scopre  se stesso, al tramonto di un percorso eccezionale. E sembrò veramente un livido tramonto…   Mentre  era a Londra lo dichiararono indesiderabile e non rientrò più negli Stati Uniti …  Le accuse di comunismo da parte della Commissione McCarthy l’avevano trasformato nel nemico pubblico numero uno della democrazia … E questo avveniva dopo l’onta di tutti quei processi  per violenza carnale  e crudeltà mentale. La prima moglie, Mildred Harris, aveva cominciato a fare l’ attrice a 9 anni e sposò Chaplin a 17, costringendolo con una falsa gravidanza. Il figlio che in seguito ebbero morì dopo pochi giorni e per la ragazza  quella fu l’occasione per  fare soldi col divorzio… Analoga  la storia con la seconda moglie Lita Grey. Una brutta storia… Con i parenti di lei tutti pronti a testimoniare le nefandezze sessuali di Chaplin.  Anche Lita l’aveva sposata incinta e minorenne, sotto la pressione dello scandalo e la solita minaccia di violenza carnale….Al momento del divorzio forse  chissà avrebbero tentato anche la carta della pedofilia visto che Chaplin l’aveva conosciuta quando aveva appena 8 anni. Alla fine anche l’America si rese conto che dietro c’era un’abile trappola e si schierò con Chaplin… ma il dubbio rimase e Nabokov si ispirò alla vicenda di Chaplin e di Lita per raccontare la sua Lolita…Dopo un divorzio “tranquillo” da Paulette Godard, Chaplin aveva incontrato la giovanissima, bellissima Oona O’Neil, la figlia del commediografo… ma alla vigilia del matrimonio saltò fuori un’altra ragazza… Joan Barry annunciò di aspettare un bambino da Chaplin. Il processo fu lungo e penoso e anche se tutte le prove del sangue dimostrarono che Chaplin non c’ entrava con la bambina, il tribunale decise che il padre era lui, che avrebbe dovuto darle il suo nome e mantenerla. Il rappresentante della pubblica accusa lo chiamò cane libidinoso, vecchia poiana dai capelli grigi, spudorato imbroglione … A quel punto nessuno avrebbe più scommesso un sol dollaro sul matrimonio di Chaplin con Oona che al contrario si rivelò un unione felicissima  che durò sino alla morte di Chaplin.  Dopo l’espulsione dall’America andarono a vivere in Svizzera  e in tutto ebbero 8 figli… Chi se lo sarebbe mai aspettato Chaplin nella parte del pacificato patriarca?

Il piatto che presentiamo  era uno dei preferiti di Chaplin… Onestamente dichiarò che aveva tentato più volte di diventare vegetariano, soprattutto dopo l’incontro con Gandhi, ma non c’era riuscito … Troppo forte era sempre la tentazione … di questo delizioso e un pò esotico:
STUFATO DI AGNELLO AL CURRY

INGREDIENTI per 6 persone: 1,5 Kg di agnello disossato,1 cucchiaio di semi di coriandoli, 2 cucchiaini di pepe nero in grani, 2 cucchiaini di cardamomo, 2 cucchiaini di semi di cumino, 6 chiodi di garofano, mezza stecca di cannella sbriciolata, 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 1 cipolla, 2 spicchi di aglio, 2 cucchiaini di zenzero fresco grattugiato, 1 stelo di citronella lungo 10 centimetri, 400 grammi di pomodori pelati in scatola, 300 ml  di acqua circa,  200 ml di latte di cocco, 2 cucchiai di curry, sale q.b.

PREPARAZIONE:  tagliate l’agnello a cubetti di circa 2,5 cm di lato. Pestate in un mortaio il coriandolo,il cardamomo, il cumino,i grani di pepe, i chiodi di garofano e la cannella. Riscaldate l’olio in una larga padella e rosolatevi l’agnello in modo uniforme e mettendolo per il momento da parte su un piatto. Nella padella utilizzata per l’agnello soffriggete la cipolla, l’aglio, lo zenzero e la citronella, fin quando la cipolla non sarà appassita. Fate attenzione a non bruciarla!. Unite le spezie pestate nel mortaio e fate insaporire tutti gli ingredienti per qualche minuto. Rimettete l’agnello in padella insieme al curry  diluito nell’acqua, il latte di cocco e i pelati. Salate, portate ad ebollizione, poi riducete la fiamma e fate cuocere per circa un’ora e mezza. Se il sugo durante la cottura dovesse restringersi troppo,aggiungete altra acqua calda.