Il Mito non muore mai… James Dean e i filetti di Alibut

Qualunque  atteggiamento, anche il più innocente… Qualunque frase detta, magari solo per scherzo, poteva  diventare uno spaventoso equivoco  una volta in pasto ai giornali, così a Hollywood si imparava presto a tenere la bocca chiusa, a ridere solo  quando era  permesso e dire soltanto ciò che  autorizzavano le produzioni…  Non parliamo poi della vita privata, fatta, disfatta e inventata secondo le aspettative dei fans e la morale corrente.. . Ma loro, oltre che divi erano anche due ragazzi, di 23 e 24 anni, spesso abbastanza soli, con la voglia  di confessarsi, raccontare, discutere… Chissà cosa li indusse a fidarsi l’uno dell’altro, ma  sta di fatto che, sul set di The Giant,   Liz Talor e James Dean  avevano cominciato a parlare …  E lei, nonostante la difficile vita a venire, da alcolista, quando i freni spesso cadono,  fu capace di mantenere il segreto… Fu solo perché lui voleva che alla fine tutto si sapesse, che più di 40 anni dopo,   Liz la rivelò a un giornalista.”Adoravo Jimmy. Ti dirò una cosa ma in maniera ufficiosa finché non muoio, ok? La madre di Jimmy scomparve quando lui aveva 11 anni e Jimmy cominciò ad essere molestato dal suo sacerdote. Penso che sia una cosa che l’abbia perseguitato per il resto della sua vita. Ne abbiamo parlato. Durante ‘Il Gigante’ rimanevano le notti svegli a parlare e parlare, e quella è stata una delle cose che mi ha confessato

Perseguitato forse è la parola giusta, perché da quell’esperienza James Dean non riuscì più a mettere a fuoco  la propria identità sessuale… Gli Studios lo riempivano  di belle ragazze, per lo più inventate di sana pianta, ma l’amore per Pier Angeli pare che fosse una cosa  seria… Elia Kazan, ai tempi della Valle dell’Eden, racconta la   notte di amore di Pier e Jimmy nel camerino dell’attore e, quando lei  alla fine sposò un altro, lui  – o qualcuno  che gli somigliava, disse  Jimmy, che non lo voleva ammettere –  seguì il matrimonio a bordo della sua moto, dal ciglio della strada.

Ma anche l’amore per lo sceneggiatore William Bast fu  una cosa vera  e lunga… 5 anni. Bast, dopo la morte di Jimmy aveva l’ansia , la fretta di raccontare… Forse aveva paura di dimenticare qualcosa  di importante o che ad altri potesse succedere…  E  così un anno dopo  era diventato   il primo biografo…  Loro due erano stati compagni di stanza a UCLA, l’Università di Los Angeles, Blast era  lì quando James lasciò gli studi di giurisprudenza per quelli teatrali e  scoppiò l’ira del padre…  Gli stava vicino quando Jimmy  faceva il guardiano notturno, senza più università e  i contratti di Hollywood che non arrivavano…  Fu allora che decisero di andarsene via,  insieme a New York in cerca di miglior fortuna a Broadway… Ma fu solo 50 anni dopo,quando capì che non avrebbe fatto più del male a  Jimmy,  che  William Blast disse l’ntera verità… Che loro si erano amati …

Forse ora è  più facile capire le immagini  che James Dean ci ha lasciato…  Quel suo muoversi irrequieto, il carattere ombroso, gli improvvisi sorrisi  usciti dalla tristezza  dei personaggi dei suoi  3 film  cult… Quel ribellarsi di Jim-Dean alla quieta e appagata provincia americana, è lontana dalla rivolta intellettuale e ascetica di cui i Beatnik  cominciavano a  lasciare i segni , è  distante dalla rivolta  ‘politica’ delle grandi correnti del decennio avvenire  e non è neanche la voglia di libertà di quegli  adolescenti  che la trovavano  nelle sale da ballo del rock and roll …  L’ impulsivo mal de vivre di Jim ha un carattere tutto interiore… Lui si ribella a una vita familiare  ristretta al bigotto mondo della provincia, al padre debole, alla madre  rattrappita nel suo ruolo, all’orrore del quotidiano  senza battiti d’ali.  E ancor di più ai coetanei,  branco macho e ottuso, insensibile e pronto  a emarginare  chiunque sia diverso.. E Jim – Dean diverso lo era, lo sapeva e  provava a nasconderlo…

43 canzoni, una ventina di  film e tantissime biografie, ma la voglia  che abbiamo di James Dean sembra non finisca mai…  Adesso, che di lui si sa e si può dire di più,  sembra che vogliano fare un nuovo film con  Robert Pattinson e  Dane DeHaan…  James era anche un bravissimo attore, dietro  quel viso, quel corpo e quei jeans  indimenticabili… Se fosse vissuto sarebbe stato una celebrità… Invece quella morte improvvisa e assurda, ma in fondo  così  aderente  al suo essere James Dean, ha deciso che lui diventasse un mito…

Mito che non conosce frontiere e che ciascuno ha interiorizzato e vissuto a modo suo… Come questo Ristorante nel cuore della città di Praga, che hanno voluto appunto chiamare “James Dean Restaurant”… Subito dopo l’ingresso si è colpiti da una monumentale colonna rivestita da  60 pezzi di  lamine in ceramica, che ricompongono le immagini   di James Dean e Marilyn Monroe.  All’interno l’arredo è tutta una provocatoria rivisitazione dei miti americani degli anni ’50 con i colori violenti dominati dal  rosso e le poltrone ispirate a quelle della  Chevrolet Bel Air del 1952…  Dal menu del ristorante abbiamo scelto qualcosa di molto americano , un pesce  dei mari del nord che può raggiungere   dimensioni davvero considerevoli, anche qualche metro, ma con un  aspetto che lo fa somigliare  u n po’ a una sogliola, col corpo piatto e la carne decisamente magra…

FILETTO DI ALIBUT GRIGLIATO CON LIMONI E CAPPERI

 INGREDIENTI per 4 persone : 4 filetti di halibut  fresco di circa 150 – 180 grammi ognuno, 2 spicchi di aglio tritati, il succo di un limone, 1 cucchiaio di capperi, 2 cucchiai di basilico o timo fresco  tritato, 1 mazzetto di prezzemolo fresco tritato, 2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva,1 scalogno tritato, 400 grammi di pomodori a cubetti, Sale, Pepe.

PREPARAZIONE:  Porre i filetti di pesce, preferibilmente fatti preparare e pulire dal venditore,  su un pezzo di pellicola  trasparente per alimenti, cospargerli  di sale, pepe, basilico o timo e metà dell’olio d’oliva. Avvolgere la pellicola  e lasciarli  marinare per 15 minuti. Mettere  l’olio rimanente in una padella, aggiungere lo scalogno e far cuocere fino a quando sia  ammorbidito. Aggiungere  i pomodori, un pizzico di sale, una spruzzata di pepe, l’aglio schiacciato e i capperi. Cuocere il sugo  per 5 minuti.  A questo punto liberare il pesce dalla pellicola e porlo  su una   griglia o   u una bistecchiera per circa 3 minuti per lato.Trasferirlo in un piatto,  spruzzarlo di  limone e coprirlo con il sugo  ai pomodori. Cospargierlo infine  con il prezzemolo  e portarlo in tavola.

Gianni Versace e gli Schiaffettoni Calabresi!

 “More is more”,  “Less is boring…” Ebbe sempre il coraggio  di affermarlo anche in in un mondo e in un ‘epoca dominati  da  Minimalismo e  Zen. Basta rivedere in quella fine degli anniurl-1 ’70 “Interiors” di Woody Allen  dagli arredi  rarefatti quasi francescani o le prime collezioni di Giorgio Armani affidate a pochi ed essenziali colori primari…Ma questo a Gianni Versace non si poteva chiedere… Il suo era un mondo di eccessi, di fantasie sfrenate, di terribili metamorfosi che avevano invaso e affascinato  la sua infanzia… Molti di quei mostri erano proprio davanti a lui…  Bastava affacciarsi su quell’antico mare …  dal colore  cupo e profondo che chiamano “Costa Viola” e,il bambino,  come ipnotizzato, poteva ancora vedere Scilla dal volto bellissimo  con i 6  cani mostruosamente attaccati al suo bacino…  Scilla che nell’orrore di se stessa  lasciava che i cani  trascinassero in acqua i marinai per sbranarli… Com’ era toccato ai 6 sventurati compagni d’Ulisse … Se poi guardava  più lontano poteva intravvedere l’ enorme spalancata bocca di Cariddi che, all’altro lato dello Stretto, ingoiava le navi…  A volte dal mare un po’ più a Nord scendevano anche le Sirene e cantavano, cantavano… finché i marinai cedevano e le navi venivano sbattute contro gli scogli…

Storie che arrivavano al bambino curioso dagli antichi greci venuti tanti secoli prima.. Che a quella terra avevano dato  civiltà e  passioni, rimaste come un    sigillo nello scorrere del tempo… Quando Gianni andava a giocare con gli amici non andava in un posto qualunque… Da quelle parti, a saperlo vedere, il quotidiano era eccezionale… C’erano delle antiche terme romane abbandonate dove giocavano a  pallone e in terra su un vecchio mosaico aveva ritrovato intatta  la testa della Gorgone… Medusa dallo sguardo che pietrifica e i capelli  di serpenti aggrovigliati, non  uscirà più dal suo mondo di incantesimi… e diventerà per sempre il suo marchio… “Se la guardi non ti puoi più staccare da lei – dirà – Medusa è la seduzione.”

 Gianni a scuola era un ragazzino svogliato… amava solo leggere  i libri di avventura che per lui erano l’Iliade,  l’Odissea e l’Eneide e fantasticava sulle armature lucenti e sulle fastose Regge Micenee dai grandi  megaroi pieni di affreschi…  Se le ricorderà  quando progetterà le sue  case di gran lusso…. Quando era a casa Gianni  si divertiva  a guardare sua madre lavorare in mezzo a una meraviglia di stoffe colorate che le turbinavano attorno… Faceva la sarta e… Gianni cominciò presto ad aiutarla… Ma  per la passione dei vestiti  si giocò il liceo classico… Li disegnava a scuola e un insegnante notò che  erano indecorosi… Avevano qualcosa di erotico… Non era nella mentalità meridionale di 50 anni fa assecondare le inclinazioni troppo al femminile dei ragazzi e lo  così mandarono  a  prendere il diploma di geometra… forse pensavano che in mezzo alla calce e alla polvere dei cantieri edili,  si sarebbe rafforzato il suo carattere… Inutile dire che Gianni a quel diploma non ci arrivò mai e tornò a casa a lavorare con sua madre.

Quando andò via il mestiere lo conosceva bene ed era inutile rimanere al Sud… Milano stava diventando la capitale  della moda  e il  fascino del “Pret a Porter.” Lavora per anni in case prestigiose come Jenny, Callaghan e Complice e quando è sicuro di sé è il 1978…La moda punta sul militare, ma nei cappotti stile uniforme lui stringe la vita all’impossibile  e  per la sera propone sahariane in georgette con le bandoliere tempestate di strass.. Ha  iniziato subito il  gioco dei  rimandi maschile- femminile che saranno una sua etichetta… Nel 1980  ha ormai la sua impronta…e lancia l'”Optical” ,  ma il suo è tutto particolare…” “Vogue Italia” scriverà ” Pur nel taglio geometrico e nei grafismi,presenta un’affinità con tuniche e pepli e proprio per questo rappresenta un passo avanti rispetto al rigore inteso come espressione rigida… Il non aver spezzato il filo ideale che lo lega al Neoclassico e alla Magna Grecia… è la forza di questo designer” Il presente  a Gianni Versace non può   bastare, se deve costruire il suo futuro … E’ già iniziata la ricerca nel suo passato e sta nascendo il “Postmoderno”…  Più che uno stile un sentimento… In cui il  passato o i passati  se li re-inventa, li mescola e li confronta … Un ‘altro dei saccheggi,  Versace lo farà nell’opulento barocco, quando comincerà a fare vestiti per il teatro o affronterà il mondo dell’abitare…

 I fratelli lo seguono a Milano e  Donatella  sarà  prima  ombra, poi  musa, poi il suo braccio destro. Una complicità  assoluta, un modo di pensare ed essere così simili che finiranno anni dopo per innamorarsi dello stesso uomo, Paul Beck, che però sposerà Donatella.

Essere gay a Milano era facile…Il problema di Versace  per molto tempo  sarà  suo padre che non andava mai a Milano… Lui  si dannava per il rifiuto del padre  e gli dispiaceva per la sua vergogna… Quello era stato uno dei motivi per cui  aveva lasciato Reggio Calabria….  Un ‘estate è a casa del padre che sparisce quasi tutta la giornata… Lo  cominciano a cercare affannosamente…  e lo ritroveranno nel pomeriggio, al cimitero, vicino alla tomba della madre. “E’ un bellissimo posto il nostro cimitero – dirà Gianni – C’è sempre un po’ di vento e fra gli alberi ci arriva il profumo della zagara…Ma lui era lì come perso, abbandonato, invecchiato di cento anni”. Fu  un  momento di ricordo, di dolore comune “Ci abbracciammo… Avevo ritrovato mio padre…Lo sentivo stretto a me per la prima volta”

tumblr_m67vh14szf1rxaxgfo1_400Basta poco tempo a  Versace e  sarà sempre  più  spregiudicato. Nel 1980-81  trova un look rinascimentale-fantino.  Poi disegna gli abiti come se le donne fossero antichi cavalieri con la cotta… In maglia di metallo…  E dopo ci sarà  sensualità, fantasia e barocco. Ormai è il suo  periodo d’oro… Trash   e chic, psichedelico, stampato, punk rock …  La pelle trattata come un tessuto, stampata e colorata… e in mix inediti  con il velluto …Poi nuovi tagli e asimmetrie provocatorie,   decori neo-barocchi e ricami preziosi. Sul finire degli anni ’80 gli abiti diventano sempre più “colti”, influenzati dal rapporto  con la  pittura del primo ‘900 da Picasso, a Kandinskij a Klimt. All’inizio degli anni ’90 riesce a realizzare un ‘altro dei suoi sogni  un look in stile sadomaso  e Naomi Campbell fa scalpore con l’abito a stringhe di pelle nera.  Un look provocatorio dove il reietto fetish diventava  fashion… Proprio mentre   viene sviluppato  il progetto Atelier   per la realizzazione di collezioni d’alta moda… E solo Versace  era capace di usare  così bene ” l’esagerazione” e lo “Stravagante ” perché la sua era  una moda tutta ormai contaminata e realizzata nei personaggi e negli eventi della musica rock, del  ballo e del  teatro.

E’ il 1997… Da qualche anno Gianni Versace è  sereno… Ormai il male del 1993 è solo un brutto ricordo… e vive felice  il suo  rapporto con Antonio D’Amico, un bel ragazzo bruno… Si erano conosciuti a un balletto alla Scala … Sono ormai 8 anni che stanno assieme e ora vivono in quella favolosa villa di Miami… Solo pochi minuti… Antonio è in casa a fare colazione… Gianni esce a prendere il giornale,  un pazzo un esaltato è li fuori … Spara e uccide Gianni Versace… Nessuno ha mai saputo spiegare il perché…

Saranno Donatella e Santo a portare avanti il mito di Gianni… All’inizio  ci sono  solo fatica, dubbio, difficoltà, ma alla fine il Marchio Versace brilla  di nuovo sicuro nel pianeta  dell’alta moda e ogni volta che Donatella prepara una collezione, Gianni è lì a consigliarla di mettere un colore in più e una Medusa bella, grande e dorata là dove nessuno  se lo immagina… persino sulla cintura dell’ ultimo personaggio di Donatella… un centurione romano…

A Gianni Versace, un piatto di Calabria… E non poteva essere altrimenti…

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INGREDIENTI per 4 persone: maccheroni grossi 300 grammi, carne di maiale tritata 300 grammi, salsiccia 150 grammi,  salame tritato 100 grammi, uova sode 2,  pecorino grattugiato 100 grammi, sale e pepe a piacere, olio extra vergine di oliva.

PREPARAZIONE: Mettete la salsiccia  bucata in più punti con una forchetta, nell’acqua bollente e lasciatela a perdere il suo grasso per almeno 5 minuti. Poi sciacquatela sotto acqua corrente calda, spellatela, sbriciolatela e mettetela a insaporire in un tegame con 4 cucchiai di olio, senza farla però rosolare. Poi aggiungete la carne di maiale e il salame, rimescolando spesso e aggiungendo un po’ di acqua cald ogni tanto:Regolate alla fine di sale e pepe.

Mentre la carne di cuoce ,mettete a lessare la pasta in una pentola con acqua calda, aggiustatela di sale e scolatela molto al dente.

Scolate la carne dal sugo  del tegame e amalgamatela con le uova tagliate a tocchetti,poi riempiteci i cannelloni che adagerete su una teglia da forno affiancati. Ricopriteli del sugo della carne e del pecorino e metteteli in forno caldo a 230 gradi per 20 minuti. Se durante la cottura la superficie tendesse a bruciarsi ricoprite la teglia con carta di alluminio che toglierepte negli ultimi minuti di cottura in modo da consentire il formarsi di una crosta dorata.

Gina Lollobrigida, la Bersagliera e gli spaghetti alla carbonara!

Un corpo snello e ben proporzionato, un viso dolce con grandi occhi castani, un naso delicato e una bocca morbida… Una bella ragazza che veniva da Subiaco, un paese della Provincia di Roma e si era classificata terza al concorso per Miss Italia… Ma così com’era poteva essere confusa con tante  altre… Fu quindi necessario creargli un’immagine inconfondibile  esasperando al massimo la moda dell’epoca che voleva donne dal seno procace e fianchi in rilievo. A  lei  la  strizzarono entro perversi “stringivita”   simili a quello che si usavano nell’800 per far svenire le signore che rimanevano senza fiato… In  questo modo seni e fianchi dovevano per forza traboccare da qualche parte… Per il viso  grandi sopracciglia circonflesse, labbra turgide e tanti ricciolini tutto attorno al viso… La bambola che milioni di italiani sognavano… Era difficile sfuggire ai cliché del cinema commerciale degli anni ’50… in cui  alla donna si chiedeva di essere solo la “maggiorata fisica”… di  improbabili telenovelas  strappalacrime  o di volgari commedie dozzinali…

Aveva cominciato con piccole parti fino ad assumere ruoli più impegnativi con “Campane a martello” , “La sposa non può attendere,”  “Altri Tempi,” quando la  fama della sua bellezza giunse alle orecchie di Howard Hughes, l’eccentrico miliardario americano che aveva il vizio di andarsi a scegliere le sue donne fra le attrici del cinema.  Sperò di far cadere nella sua trappola anche Gina  e l’invitò a Holliwood… ma il colpo gli riuscì solo a metà… Lei aveva già firmato il contratto, ma con quell’innato buonsenso che  gli derivava dalla sua famiglia di piccoli imprenditori di paese, capì che stava cadendo in una  gabbia dorata,  dove  più che l’attrice per i prossimi anni avrebbe fatto la donna ancella di Hughes… Allora  scappò letteralmente dall’America… Aspettò quasi dieci anni prima di tornarci… Che scadessero gli ultimi vincoli contrattuali che sul suolo americano la legavano a Hughes …

Poi  a Roma arrivò la sua grande occasione… E riuscì a trasformare quella  pesante icona “oggetto del desiderio” ne “La bersagliera,” un personaggio, fresco, spontaneo, con un garbato neorealismo tutto paesano, che non fu per Gina Lollobrigida  forse nemmeno difficile da interpretare, visto che quello in fondo era il suo retroterra. .. “Pane, Amore e Fantasia”  lanciò sicuramente nel mondo un’immagine  manierista e falsa di un’Italia già rampante, che si avviava verso il miracolo economico, ma fece di Gina Lollobrigida lo standard della bellezza  all’italiana che poi lei si è portata appresso per tutta  la vita. Quell’anno  il film vinse il “Nastro d’Argento…”

Luigi Zampa stava realizzando il film  “La Romana” tratto dal romanzo di Alberto Moravia… All’ inizio del libro così si descrive  la protagonista ” Avevo il viso di un ovale perfetto, stretto alle tempie e un po’ largo in basso, gli occhi lunghi, grandi e dolci, il naso dritto in una sola linea con la fronte, la bocca grande, con le labbra belle, rosse e carnose e, se ridevo, mostravo denti regolari e molto bianchi. La mamma diceva che sembravo una madonna…” La descrizione di Adriana,  sembra l’immagine stessa della Lollobrigida… Era fatale che le affidassero la parte…  Ormai stava diventando anche la musa degli intellettuali…

Per quasi 20 anni la carriera di Gina lollobrigida non conobbe ostacoli… Le mode cambiavano, le donne si assottigliavano, il look diventava più semplice e sofisticato, ma in Italia, Francia e Hollywood seguitavano a volere Gina Lollobrigida così com’era… Con i vestiti troppo ricchi e drappeggiati, la testa rigonfia, i tacchi a spillo che non portava più nessuno,  ma, ciononostante, le maggiori produzioni  non fecero altro che contendersela…  “La Regina d’Africa”, “Il gobbo di Notre Dame”, “Il Sacro e il Profano”… Con “La donna più bella del Mondo”e con “Buonasera Mrs Campbell”  vinse  il Davide di Donatello… con “Torna a settembre” il Golden Globe .. e poi tante nominations, riconoscimenti, la presentazione alla Regina di Inghilterra…

Ma a metà degli anni ’70, ancora bellissima, Gina Lollobrigida sparisce.. Tornerà una sola volta sullo schermo molti anni dopo…. Aveva poco più di 45 anni e per molte sue colleghe iniziava una nuova carriera… Lei orgogliosa preferì lasciare. Quell’immagine che all’inizio le avevano imposta era diventata se stessa, l’aveva fatta sua  e ora non la voleva vedere sullo schermo incrinata dai piccoli segni dell’età… Anni dopo dirà di Sofia Loren ” Era brava, l’ammiravo moltissimo… Ma forse si è ritirata troppo tardi”

Però torna presto alla ribalta… Già prima di abbandonare del tutto lo schermo era diventta fotografa e  girava  il mondo… All’inizio nessuno sembra dargli credito… sembrano un po’ i capricci della diva annoiata…Ma Gina aveva talento, quel talento per le arti che giovanissima aveva coltivato al liceo artistico e poi aveva dovuto mettere da parte… perché guadagnava di più  come comparsa al cinema che fare ritratti a carboncino….  Il suo occhio fotografico gira per i paesi più poveri del mondo e sempre più spesso i suoi soggetti sono i bambini… oppure vecchi borghi dimenicati o grandi immobili paesaggi…

Le riviste “Life” e “Time Magazine” scoprono Gina fotografa e le chiedono di fare  un libro sull’Italia. Per riuscire a fotografare indisturbata , Gina si aggira per l’Italia per due anni e mezzo travestita da eccentrica e originale turista e nasce la raccolta “Italia mia”… Fidel Castro l’accoglie a Cuba… Lui racconta… “”L’ ho conosciuta bene… Siamo stati anche innamorati, pero’ era un amore platonico. E poi aveva sempre la mania di fare fotografie”… Difatti ne venne fuori un bellissimo documentario …

Dopo la passione della fotografia …La scoperta della scultura! Manzù l’aveva incoraggiata  quando, poco prima di morire, completava il suo busto… E lei va a Pietrasanta in Toscana… dove ci sono le migliori botteghe di fusione… Comincia a fare enormi colorate sculture dove mischia verdi e oro e … Stranamente i soggetti sono i personaggi che lei ha interpretato al cinema… da Paolina Borghese a  Esmeralda la protagonista di Notre Dame de Paris…Nel 2008 a Pietrasanta nella grande piazza fanno una mostra all’aperto delle sue opere … La folla è enorme e lei  è commossa e felice perchè può rivedersi  e mostrarsi giovane  ormai per sempre in quei marmi e quei bronzi…

Ma non le potevano bastare  le soddisfazioni personali… I suoi scatti fotografici in giro per il mondo le hanno fatto avvicinare i più poveri, i più bistrattati… E per  tutto quel dolore che aveva  accumulato ha finito per dedicare la maggior parte del suo tempo alle attività umanitarie, come rappresentante speciale per  l’UNICEF  e come ambasciatrice di buona volontà della FAO…Gina Lollobrigida  sembra instancabile e negli ultimi 10 anni   ha girato dappertutto per raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica nella lotta contro la fame. Adesso si sta vendendo all’asta una parte dei suoi favolosi gioielli… due bracciali che si potevano riunire a formare una tiara, orecchini di perle, un anello di smeradi, altri orecchini… Spera di ricavare un milione di euro e vuole destinarlo alla ricerca  e alla cura con le staminali… Nella lentezza con cui in Italia si stanno compiendo i primi passi nella sperimentazione, la giovanissima Gina Lollobrigida, una bella ed entusiasta  signora di 85  anni insegnerà forse qualcosa in materia di efficienza e di umanità ai nostri indecisi e un po’ pavidi  governanti…

Di Gina si sa che quando lavorava al cinema era rigorosissima… puntuale e precisa. In America, quando girava “Il Sacro e il Profano” era molto interdetta quando  le riprese la mattina iniziavano  tardi per aspettare Frank Sinatra che si doveva riprendere della sbronza della sera prima…  Seguitava a  studiare le lingue  e recitava direttamente senza doppiatori sia in inglese che in francese…Faceva ginnastica e quando era sul set mangiava pochissimo… ma quando   poteva… un buon piatto di pasta asciutta era la sua  gioia… Per questo le abbiamo dedicata questa ricetta di :

SPAGHETTI ALLA CARBONARA

INGREDIENTI per 4 persone: 400 grammi di spaghetti, 2 etti di guanciale, 2 spicchi di aglio,1 peperoncino piccante di media grandezza secco, olio di oliva extra vergine, 4 tuorli più 1 uovo intero, sale q. b., pepe in abbondanza, 1 cucchiaio di panna liquida, 100 grammi di pecorino, qualche foglia di basilico fresco.

PREPARAZIONE: tagliate il guanciale a tocchetti, poi in una ciotola sbattete le uova con il sale e il pepe, il  pecorino grattugiato e qualche fogliolina di basilico spezzata con le mani. Mettete a cuocere gli spaghetti in acqua che bolle aggiungendo il sale  nell’acqua solo dopo avervi immerso gli spaghetti. Mentre gli spaghetti cuociono, in una padella fare soffriggere prima l’aglio e il peperoncino spezzato in due e appena l’aglio  ha assunto un lieve colore madreperlato toglietelo dalla padella insieme al peperoncino  e fatevi rosolare il guanciale sino a farlo divenire croccante, ma facendo attenzione a non indurirlo. Solo dopo rimettete nella padella l’aglio e il peperoncino espegnete il fuoco. Appena gli spaghetti sono cotti al  dente versateci sopra il guanciale e il peperoncino,togliendo l’aglio,poi mescolando velocemente aggiungete l’uovo e un cucchiaio di panna liquida per fare in modo che l’uovo non si rapprenda ma resti morbido come una crema. Servite subito.