La bellissima Lana Turner e… i Macaroni and Cheese!

 Era la bionda più platino di  Hollywood dopo Jean Harlow e prima di Marylin Monroe, ma senza la leggerezza e l’ironia con cui le altre due riuscivano a sdrammatizzare la loro immagine di dive e di divine. Pensare  a Lana Turner significa pensare alle vistose ville di Beverly Hills, a piscine sempre azzurre, roteanti visoni, tacchi a spillo… e atletici amanti coi denti e le camicie bianche sulla pelle abbronzata. Tutto in lei parlava di lusso e di opulenza in uno stile  di vita che. secondo  gli schemi di hollyvood, doveva costituire il clichè della donna fatale   adatta a interpretare personaggi melodrammatici ed eccessivi.

Del dramma e della violenza che avevano sconvolto la sua infanzia, nel mondo dorato di Hollywood, non se ne doveva parlare. O forse neppure si sapeva di quel minatore rapinato e ucciso mentre tornava a casa pieno di soldi vinti in una bisca. Quando il padre morì in quel modo barbaro la ragazzina aveva meno di dieci anni e lei e sua madre si trovarono sul lastrico.

Ma era così bella che  la notarono presto, mentre a 14 anni, così dice la leggenda, chissà quanto addomesticata, stava bevendo un frullato di frutta in un bar  di Hollywood, dopo aver marinato la scuola. Fu un golfino troppo stretto a mettere in risalto, durante la scena in cui veniva assassinata, il piccolo ruolo che le avevano affidato nel film “Vendetta”. Da allora e per molti anni fu “The Sweater Girl” e le parti che le venivano affidate facevano sempre leva sul suo portamento provocante e…  quel petto che sembrava scolpito. Il vero successo lo ebbe con due film molto belli ma anche estremamente violenti. Sembrano quasi una metafora di quell’orrore che in un modo o nell’altro la perseguiterà per tutta la vita… Ne “Il Dr Jekilll e Mister Hide” è solo una testimone della mostruosità che le gira intorno, ma  ne “Il postino suona sempre due volte”  la violenza la vive  in prima persona, nella parte della moglie adultera che spinge l’amante a uccidere il marito.

Nel film Lana Turner è un ‘interprete di grande  efficacia, ma dall’erotismo sotteso, quasi inespresso, per rispettare i rigidi canoni moralistici che il cinema degli anni ’50 si era imposto. La stessa ipocrisia faceva parte della vita della bella attrice che passava da un marito a un’amante con grande  disinvoltura privata, ma poca visibilità pubblica. Quell’irrequietezza, quella voglia di nuove  esperienze,  la portava a cercare sempre nuovi sex symbol al maschile, da parcheggiare nella sua camera da letto. Di certo nascondeva una grande insicurezza, una costante voglia di piacere che doveva calmare il senso di inadeguatezza che spesso la prendeva in quell’ambiente di lusso, lei che veniva dalla povertà più nera, con poche scuole e la macchia di quell’ equivoco assassinio del padre  nella sua infanzia.

Nel 1958 era all’apice della bellezza e della  carriera con quel film torbido “I Peccatori di Peyton” che le era valsa una nomination all’Oscar. Aveva avuto già quattro mariti e un cospicuo numero di amanti fra cui, quelli più celebri erano stati Tyrone Power, Frank Sinatra, Howard Hughes, e chissà chi altro. Ora aveva una figlia che stava crescendo a vista d’occhio, alta e slanciata già a 14 anni, ma sicuramente difficile. E questo Lana Turner non l’aveva percepito abbastanza, anche se la ragazzina già una volta era scappata dal collegio.

BeFunky_cheryl-crane-3.jpgDa alcuni mesi Lana frequentava  un tipo impresentabile, di bell’aspetto, il gangster Johnny Stompanato. Subito dopo la guerra aveva gestito locali equivoci in China ed era finito in bancarotta. Tornato in America  aveva venduto paccottiglia spacciandola per opere d’arte finché non diventò il guardiaspalle del gangster emergente Mickey Cohen. Sotto la  protezione di Cohen ora organizzava furti nelle gioiellerie e aveva un giro di ragazze ben avviate alla prostituzione… La passione iniziale di Lana  si era ben presto trasformata in paura per quella violenza che Stompanato aveva nei suoi confronti. Minacce e botte erano all’ordine del giorno e mentre lei cercava di non farsi vedere in giro con Stompanato, lui convocava apposta le conferenze stampa per mostrarsi al fianco dell’attrice.

La tragedia era sicuramente nell’aria, ma non nella forma in cui arrivò. C’era da espettarsi che Stompanato usasse quella pistola che già una volta aveva tirato addosso alla Turner o che la sfregiasse come aveva già minacciato. Invece fu Cheryl la figlia 14 enne di Lana, a casa per le vacanze, a entrare nella stanza dove i due stavano litigando furiosamente e a piantare nella pancia del gangster la lunga lama del coltello che si era portata su dalla cucina…

  La ragazza non fu condannata…14 anni, legittima difesa e avvocati d’eccezione. Dopo seguitò a essere  per un po’ una ragazza difficile… Da un istituto di rieducazione fuggì e per un momento si pensò a una vendetta di Cohen perchè Cheryl aveva ucciso il suo pupillo. Qualche anno dopo gli trovarono l ‘auto imbottita di Marijuana… Solo col tempo ritrovò il suo equilibio con un lavoro come agente immobiliare e un libro liberatorio sulla vita di sua madre.

Per Lana la carriera era praticamente finita e cercò di consolarsi con qualche marito in più e, dopo qualche anno, con un riavvicinamento con la figlia che, per lei, fu una cosa preziosa. Certo i dubbi su quell’assassinio ci sono stati! C’è una foto di qualche giorno prima della morte del gangster in cui compaiono la Turner, e poi Cheryl stessa e Stompanato che si guardano sorridenti, come in  amicizia o in confidenza… Perchè dopo  quell’ira terribile? E perchè Lana Turner corse a lavare il coltello dell’omicidio prima che arrivasse la polizia? Perchè uccidere Stompanato se poi trovarono le valigie quasi pronte, segno evidente che stava andando via dalla casa della Turner?  Qualcuno sospettò che la ragazza si fosse invaghita del gangster e l’uccise per gelosia, qualcuno che a uccidere sia stata Lana Turner perchè Stompanato molestava la figlia… Ma i dubbi non li risolse nessuno!

Lana Turner abbastanza lontana dal cinema, salvo qualche ritorno sporadico, fu più serena. Qualche volta fu ritratta con abiti meno sontuosi e i capelli meno impeccabili. Probabilmente ritornò almeno in parte, dopo aver superato l’impatto con la tragedia, la ragazza semplice della sua gioventù alla quale piaceva ballare a e andare al cinema… a vedere i film degli altri.

La cucina era sempre stata la sua passione. Ai compleanni della figlia aveva sempre fatto preparare torte originalissime a tanti piani o  con un buffo tettuccio  come una giostra. Il giorno del ringraziamento era solita preparare  il tacchino ripieno e apprezzava soprattutto la cucina mediterranea, anche se un po’ riadattata per il suo gusto da tipica americana, come questi :

MACARONI AND CHEESE

INGREDIENTI per 8 persone: 85 grammi di burro,65 grammi di farina 00, 1lt. di latte caldo, 120 grammi di panna fresca, 250 grammi di Cheddar o in alternativa Tete de Moine o Gruyère, 200 grammi di pecorino romano grattugiato, 250 grammi di maccheroni, 1 cucchiaino raso di sale kosher, 1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata fresca, 1 cucchiaino di pepe nero macinato fresco, 1/2 cucchiaino di pepe di cayenna, sale .

PREPARAZIONE: scaldate il forno a 180°C. Fondete il burro in una casseruola su fuoco medio e quando comincia a spumeggiare unite la farina, e cuocete mescolando per 2 minuti circa. Poi versare lentamente il latte caldo seguitando a mescolare e portate a ebollizione. Continuate a farlo sobbollire, anche abbassando un poco la fiamma, per 3 minuti.

Togliete dal fuoco,unite la panna, il sale a piacere, la noce moscata, il pepe nero, il pepe di cayenna e 3 /4 dei formaggi.

Cuocete i maccheroni molto al dente in una pentola con abbondante acqua salata. Scolate e tenete da parte 1 mestolo dell’acqua di cottura. In una pirofila imburrata trasferite i maccheroni, l’acqua di cottura e la salsa al formaggio mescolando accuratamente. Cospargete con i formaggi residui e mettete in forno caldo a 180°C per circa 20 minuti, fino al formarsi di una crosta dorata, mentre il formaggio ribolle.

Carpaccio di Cappesante … da Heinz Beck a “La Pergola”!

4-romecav_aerial_at_night-lowres1La riconciliazione col tempo c’è stata, ma il perdono… quello rimane comunque difficile. La lunga costruzione rettangolare, priva di  una qualunque identità architettonica, se non quella dell arroganza, si è rome-panorama-hilton-st-angelo-12-m5-tnviolentemente istallata sulla collina di Monte Mario che doveva rimanere area verde sulle pendici della città. Sicuramente non è stato l’unico abusivismo edilizio della zona ma  certamente il più grave perchè, se non altro, i condomìni per la burocrazia emergente, si sono collocati un po’ fuori vista, quasi sul retro della collina… Di fronte a una cittadinanza ostile, ma impotente alla forza delle multinazionali e complice, una prona amministrazione capitolina, l’Hotel Cavalieri Hilton vide la luce nel 14941_55_b1963, con arredi  anomimi e una grande piscina, anch’essa status symbol ricavato fra gli alberi  sradicati. “Con la sua eccezionale vista su un panorama, che nel corso dei secoli ha ispirato e incantato milioni di visitatori, il Rome Cavalieri Hilton è l’indirizzo più prestigioso per il vostro soggiorno nella capitale..”. Questo recitavano i depliants pubblicitari  e il sito internet… Peccato che per chi dalla città si affaccia e guarda Monte Mario, il paesaggio non è più tanto sublime.

Col tempo tuttavia molte cose sono cambiate. Un management più preparato e intelligente ha stabilito con la città un rapporto che all’inizio sembrava impensabile, sia per la netta frattura fisica fra città e albergo, fuori dal tessuto connettivo dell’area metropolitana, sia per la vocazione dell’Hilton tutta indirizzata alla sua eterogenea clientela internazionale. 14_012440_4Qualcuno col tempo si è reso conto che quegli spazi così ampi e dotati di tanti servizi a livello ottimale, potevano anche estendere la loro  iniziale limitazione e trasformarsi in aree multimediali per le più svariate attività. Le mostre antiquarie ad alto livello, le feste per la buona società, ma soprattutto il “Corso triennale per sommeiller” hanno riconciliato l’albergo con la città che ormai non lo sente più cosi estraneo…  Si è anche aperto ai ragazzi delle scuole alberghiere che vengono a imparare l’organizzazione dei servizi, dall’accoglimento della clientela alla tecnica di gestione del personale… Poi nel tempo sono avvenute altre cose importantissime… La trasformazione degli arredi interni con la ricerca spasmodica, ma sempre più accurata di mobili e 14_012440_1oggetti che nobilitassero sia gli spazi privati, come le suite e le camere da letto, sia  gli spazi collettivi, dalla hall alle sale di ricevimento alle sale conferenze e al ristorante. Oggi basta guardarsi in giro per ammirare i rigidi, borchiati tavoli impero mescolati con mano quasi sempre sicura alle ricche poltrone Luigi XV… la ricca collezione degli oggetti Gallé e le porcellane di Sevres… Ma dove l’albergo ha dato il meglio di sé è stato nell’acquisire  quadri di grandissimi autori e arazzi rari, distribuiti  nelle suite e fra le varie sale comuni  Acquisti abbastanza recenti sono state tre grandi tele del giovane Tiepolo che  stavano rischiando di  disperdersi, “Ercole che soffoca TerraAnteo, “Apollo scortica Marsia”,”Ulisse scopre Achille fra le figlie di Licomede.” Anche questo è stato un altro motivo di riavvicinamento alla cittadinanza che può entrare liberamente per ammirare le opere d’arte e, se nel frattempo c’è qualche iniziativa eno-gastronomica, diventa un sottile piacere abbinare le due cose. Non c’è dubbio, ci ha messo parecchi anni ma l’impegno di cultura, buon gusto e apertura  sociale dell’Hilton, per riscattare quel brutale affaristico impatto con la grande capitale, è stato di sicuro eccezionale. Il suo sforzo alla fine è stato riconosciuto e premiato perché è entrato nel prestigioso circuito del Waldorf Astoria sotto il prestigioso nome “Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotel & Resort.”

Ma c’è un altro  prezioso fattore che ha fatto salire alle stelle le quotazioni dell’albergo ed è la sua cucina, con il ristorante “La Pergola”  affidato a uno dei più grandi Chef europei, Heinz Beck, che, con le sue scelte  creative, con le sue composizioni che sembrano ora vicine allo zen, ora naturalistiche come  il bosco di “Terra,” ha creato un dibattito e un interesse che non accenna a placarsi. Fra chi non lo capisce e chi l’adora, c’é chi soprattutto riflette sulla scelta rigorosa delle materie prime che  Beck va a sciegliersi personalmente  ogni mattina al mercato per evitare tutti quei cibi contraffatti e avvelenati che offendono la natura. Una filosofia di vita, dunque e un insegnamento gioioso, che cerca di trasmettere  attraverso la gamma delle senzazioni che, per mezzo dei piatti che offre, coinvolgono vista, palato e piacere di un posto dove tutto tende alla perfezione, dall’arazzo Aubusson alle composizioni di fiori in mezzo alla sala, alle raffinate antiche stoviglie, ma soprattutto  attraverso quella vista mozzafiato dove tutte le sere, per il suoi clienti, l’albergo “prende in prestito, “come dicono i giapponesi, la città di Roma dominata e avvolta dalla cupola di Michelangelo.

600403_474967622533108_1662203666_nPer concessione del “Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotel & Resort,” il piacere di presentare:

CARPACCIO DI CAPPESANTE SU AMARANTO AL MAIS NERO CON OLIO ALLO ZENZERO

INGREDIENTI per l’amaranto: 200 grammi di mais nero, 1000 ml di acqua, 200 grammi di amaranto, 2 cucchiai di salsa di soia.

INGREDIENTI per le capesante: 1 radice di zenzero, 10 grammi di lime, olio di oliva extra vergine.

INGREDIENTI per l’amaranto fritto: 60 grammi di amaranto, olio extra vergine di oliva. INGREDIENTI per la guarnizione: fiori eduli, insalata riccia, rucola.

LAVORAZIONE:heinz-beck_carpaccio-cappesante_lapergola-hilton_-1 1 – L’Amaranto: pulire il mais nero e metterlo nell’acqua fredda, portare a ebollizione e lasciar sobbollire per un’ora e mezza fino ad ottenere un brodo di color nero,aggiungendo l’acqua necessaria per mantenere 800 ml di liquido. Filtrare il liquido,aggiungerlo all’amaranto e portare a ebllizione. Far cuocere per circa 40 minuti e correggere il gusto con 2 cucchiai di salsa di soia e del sale, se necessario. 2 – Le Cappesante: pulire le cappesante accuratamente togliendo anche il corallo,asciugarle e tagliarle a rondelle. Pelare lo zenzero,grattugiarlo e ricavarne un cucchiaio di succo strizzandolo in un panno  pulito. Aggiungere il succo di lime e 1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva. Emulsionare il tutto e marinare le cappesante salandole leggermente. 3 – L’Amaranto fritto: friggere l’amaranto nell’olio extra vergine di oliva a 180°C e poi disporre su una carta assorbente per fare asciugare l’olio. PREPARAZIONE DEL PIATTO: versare in uno stampo rettangolare 2 cucchiai di amaranto ancora caldo, distribuendolo bene con l’aiuto di un cucchiaio . Togliere l’amaranto dallo stampo e distribuirvi sopra 6 fette di cappesante. Aggiungere l’amaranto fritto,guarnire con salsa e qualche fiore edule.

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