Huevos Rancheros, un piatto messicano per Georgia O’Keeffe

All’inizio del ‘900, nessuno avrebbe potuto immaginare che la seconda metà del secolo avrebbe trovato in America la patria di tutte le avanguardie artistiche…Del fermento che si agitava in Europa niente sembrava allora scalfire le serene scuole d’arte americane e la maggior parte dell’opinione pubblica.  Dopo la pittura degli impressionisti la realtà  non era più stata la stessa, ma neppure le grandi navi  che andavano e venivano, riuscivano a trasportare qualcosa di nuovo  fino al… “Mondo Nuovo”…   Solo  nel 1913  fu finalmente  organizzata  a New York la storica mostra  dell’ Armory Show… 1200 dipinti, sculture e opere decorative di tutte le correnti dell’avanguardia europea… cubismo, fauvismo. impressionismo… Ma non  fu un  successo,  solo rabbia e sconcerto. Le cronache riportano recensioni piene zeppe di parole come “pazzia”, “immoralità” e “anarchia”. Lo stesso presidente Theodore Roosevelt si affrettò a dichiarare stizzito:  “…Non è men vero, tuttavia, che cambiamento può significare morte e non vita e regressione anzichè progresso…Questa non è arte!

In questo clima ostico a tutti i cambiamenti erano anni che Giorgia O’Keeffe, giovane pittrice americana controcorrente,originaria  di Sun Prairie, nel Wisconsin,  stava cercando una strada  lontana dalla pittura storicista e  di imitazione…  Nel 1908 a New York  sembrava aver trovato   quello che  cercava  nella Galleria di un poco conosciuto e criticato espositore, il fotografo  Alfred Stieglitz,…  Ma poi  deve  abbandonare gli studi… Fa la grafica pubblicitaria, insegna,  segue solo qualche corso di pittura qua e là,  finchè le capita di leggere Kandinsky… “Forme e colori non devono rispecchiare il modello naturale, bensì i sentimenti, il mondo interiore dell’artista”…

E’ già il 1915 , quando inizia … “Ho delle cose in testa che nulla hanno a che fare con quello che mi hanno insegnato…sono giunta alla conclusione di considerare vere le mie concezioni… ”  I suoi disegni a carboncino, li spedisce a New York un’amica di Georgia e solo per un caso finiscono nelle mani di Stieglitz… Sembrano forme organiche  di  una  natura primordiale, superfici piatte che fanno pensare alla pittura giapponese … Stieglitz ne è colpito e li espone  nella sua Galleria il ” 291″ diventata con gli anni un forte punto di richiamo dei nuovi artisti americani…  Dopo lei gli manda i suoi acquerelli … Nudi femminili dai contorni indefiniti, dove  il diverso spessore del colore dà  un vivace senso  di movimento… C’è tutto  lo spirito di Rodin, che lei aveva visto tanti anni prima … Proprio lì, in quella galleria di Steiglitz, con il quale, ormai, è amore … Difatti Georgia lascia il Texas… E’ il 1917 e torna a New York … Lui è affascinato da questa donna così autonoma, indipendente  lontana da tutti gli stereotipi di famiglia e di vita borghese…  Presa solo di passione  e urgenza per i colori e le forme che le agitano la mente…. Attorno a  Stieglitz  ci sono  i nuovi artisti… Fotografi e pittori  da cui lei assorbe  l’incanto per i fiori e la pittura dilatata sui primi piani, che può alterare l ‘aspetto degli oggetti, dando vita a forme  di astrazione prima inesistenti o non visibili…

Ma prima ancora di essere conosciuta per  i suoi quadri, Georgia, a New York,  è lanciata dalle fotografie di  Stieglitz, di  cui diviene  modella e Musa… Nelle mostre del 1921 e del 1923  metà delle foto sono ritratti e  nudi di Georgia…  Subito dopo arrivano i fotografi  famosi  della cerchia di Stieglitz e con  il  viso dagli alti  zigomi, le bellissime mani  “danzanti” e il  corpo morbido e allungato come una  Venere di Cranach, Georgia diviene la donna più fotografata del mondo.

Nel 1924 vengono esposti i suoi grandi immensi fiori,  alcuni luminosi, altri vortici di buio…  L’ingrandimento è voluto, i dettagli dominano il primo  piano… Anche il “velluto” dei petali  e’ palpabile…..” E’ il fiore visto dal punto di vista dell’ape”… Così lo aveva  teorizzato Georgia prima di dipingerlo… Ma, strappato alla  sua correlazione  naturale, l’effetto finale diventa  autonomo… e  fortemente erotico…  Sono eleganti simboli sessuali che lei ha liberato dal suo incoscio, afferma Stieglitz  e un noto critico d’arte scrive  un saggio  sui reconditi significati…   Quegli strani oggetti pieni di voluttà, hanno un successo incredibile… Fra le foto  di nudo e i  quadri dei fiori, Georgia diventa famosa… E’ un’immagine inconsueta, per la sensibilità dell’epoca, un ‘artista libera e disinibita… Fuori dagli schemi… non corrisponde a nessun cliché …

A parte la donna, oggi più identificabile, resta difficile  definire l’arte di Georgia O’Keeffe… Questi fiori che si impossessano dell’intera tela, sicuramente  esistono, ma  in  una realtà che è diversa, individuale,  tutta  impregnata della personale “magia” dell’artista, degli occhi con cui lei guarda il mondo… La stessa cosa accadrà quando si vorrà confrontare con la realtà a lei più vicina… Mentre  comincia a dipingere New York  nel 1925 , lo sky line della città non è ancora del tutto definito, ma lei ne coglie lo stesso  l’aspetto essenziale …  La sua Verticalità… Per il resto non c’è una netta definizione… Forme di edifici a torre, ridotte a  geometrie semplificate dove  nella notte  splende la ripetitività  delle finestre …Il “Radiator Building”  fa   venire in sogno  la magia  di un castello  antico,  abitato da fate o forse da vampiri… Da “City Night” o da “l’Hotel Sheldon con riflessi di sole”si aspetta invece che balzino fuori i   nuovi cavalieri della fantascienza…

E’ sul finire degli anni ’20 che Georgia O’Keffe comincia a lasciare un po’ per volta New York … Stieglitz la opprime… E la tradisce… Anni di lotta continua per affermare piccole parti di se stessa l’hanno lasciata esausta…E mentre avverte la presenza di altre donne si ritrae…  E  finisce per trovare  la sua verità definitiva  nella vastità del New Mexico…   L’affascina il nudo paesaggio desertico e  le colline di sabbia rossastre con le scure mesas alle spalle…  Scrive ”  Qui fuori, nelle Badlands, che si estendono per molte miglia si possono vedere tutti i colori di terra della tavolozza di un pittore, dal giallo Napoli chiaro  attraverso i toni ocra – arancione,rosso e porpora – sino ai morbidi toni del verde. ” … E ancora “Ho colto fiori dove li ho trovati, ho raccolto conchiglie e pietre e pezzi di legni…Quando ho trovato le belle ossa bianche nel deserto, le ho raccolte e le ho portate a casa… Ho dipinto questi oggetti per esprimere ciò che significavano per me la vastità e il miracolo del mondo in cui vivo.”

Se per i critici  d’arte le ossa sono segni di morte lei,  di ossa aride ormai  non potrà più fare a meno e ci cospargerà i suoi quadri…  I protagonisti del suo  rinnovato  universo…  “Le ossa – scriverà – sembrano portare proprio al centro di ciò che nel deserto è più vivo, benché esso sia ampio,vuoto e intangibile e benché, nonostante tutta la sua bellezza, non conosca l’amicizia…”  Tornerà ogni tanto a New York, il legame con il marito non si interromperà mai del tutto, tanto forte era lo spirito che li teneva assieme, ma per questa dona affamata di realtà, che ha bisogno di soggiogare e  trasformare,  il deserto diventerà la sua casa… E   la mirabile architettura delle ossa del bucranio,  saranno  il suo nuovo mondo,    Diventeranno immensi, evocati  fantasmi  a protezione del deserto, in opere come “Dal lontano vicino” o  saranno delicati intagli di bianchi e neri  nei surreali accostamenti ai fiori artificiali delle sepolture spagnole…

Dopo che suo marito era morto  prese a girare il mondo, lasciando nuovamente dietro di sé quell’immagine di donna eccentrica, avventurosa e non classificabile… Ne ritornò con liquide immagini azzurre e bianche viste dall’alto… i suoi fiumi  che correvano in pianure vuote e desolate sotto la coltre delle nuvole  “…Le nubi sotto di noi erano straordinariamente belle, spesse e bianche… Tutto appariva così solido che io pensai che avrei potuto camminarvi sopra, fino all’orizzonte, se qualcuno avesse aperto la porta… Non vedevo l’ora di arrivare a casa  e di dipingere… ” Lo farà fino quasi alla fine quando ormai non ci vedeva  … Ma in quel deserto volle restare, fiera e  orgogliosa della sua solitudine,  nella vastità che non aveva neanche più bisogno di vedere, tanto era dentro di lei… Ma forse era vero il contrario …Era stata lei a entrare nel deserto e a diventare parte di quel  Dio,  sconosciuto ai più…

Molti oggi  considerano Georgia O’Keeffe la più grande pittrice americana del 20° secolo…  Nel New Mexico, che lei scelse come patria di elezione, la cucina di tipo messicano è un mix  di  cucina spagnola e india, oggi spesso rivisitata dalle influenze che arrivano dal Nord degli Stati uniti.  Ma le Huevos Rancheros sono  un cibo  ancora nel solco della più tipica  e tradizionale cucina messicana. Venivano  servite   nella colazione di metà mattinata  agli agricoltori  che usavano fare una pausa con un pasto molto sostanzioso dopo la frugale colazione di prima mattina.

HUEVOS RANCHEROS

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:  olio extra vergine di oliva q.b.,  250 grammi di cipolle,  500 grammi di peperoni, rossi, gialli o verdi, 1 cucchiaino di cumino, 1/2 cucchiaino di sale , 1/2 cucchiaino di pepe di cayenna, 1/2 cucchiaio di jalapeno, 1 spicchio di aglio, 250 grammi di pomodori freschi o pomodori a pezzi in scatola, 200 grammi di brodo di pollo, 3 cucchiai di cilantro, 4 tortillas di mais, 2 cucchiai di burro, 350 grammi di cheddar, 8 uova grandi,

PREPARAZIONE: per prima cosa  si prepara la salsa detta appunto Ranchero che verrà versata sulle  uova. Scaldate in un tegame l’olio e poi aggiungete i peperoni e la cipolla tagliati a pezzi facendoli cuocere per 5 minuti circa a fiamma media, rigirando di tanto in tanto per evitare che si brucino.Aggiungete il cumino,il sale, il pepe di cayenna, il jalapeno sminuzzato e l’aglio tagliato a fettine sottili mescolando. Versateci sopra il brodo di pollo e i pomodori e fate cuocere per circa 20 minuti a fuoco medio,per restringere la salsa.Togliete la pentola dal fuoco,aggiungete il cilantro  sminuzzato e tenere da parte.

In una padella ampia fate scaldare poco olio di oliva che avrete spalmato su tutto il fondo, aggiungete una tortilla alla volta girandola da entrambe le parti per  1 minuto complessivo di cottura e ripetendo il procedimento per tutte e 4 le tortillas.

In un altra padella di medie dimensioni fate scaldare 1  cucchiaio di burro, rompeteci dentro due uova  mantenendo il tuorlo intatto, salatele e dopo cotte mettetele a parte in un piatto dopo avervi spolverato sopra la metà del cheddar grattugiato o spezzettato finemente. Aggiungete un altro cucchiaio di burro e seguendo lo stesso procedimento fate cuocere le restanti uova. Mettete una tortilla in ogni piatto, poggiatevi sopra due uova ciascuno e ricoprite con la salsa Ranchero.

Cesare, Vercingetorige e il tonno all’uva!

Quell’inverno del 52 a.C. Giulio Cesare  lo stava  passando nella Gallia Cisalpina…Una specie di limbo dove cercava  di riposarsi …  Ma  non era del tutto tranquillo.. Con  Pompeo  qualcosa  non andava  dopo la morte di Crasso, che era  stato  per anni  il punto di equilibrio  fra le folli ambizioni dei due generali… Tutti e tre assieme ce l’avevano fatta a  contenere lo strapotere del Senato e imporre  la loro oligarchia …  Anche se non riconosciuta ufficialmente,  aveva  dominato la scena politica. Ma Crasso era morto, in quella terribile battaglia di Carre e, nella  sconfitta,  i Romani avevano perso  anche le insegne militari… Il massimo dell’ umiliazione.  … E ora  Pompeo si stava riavvicinando al Senato…  C’era qualcosa di strano  nell’aria e poteva essere pericoloso per Cesare  mettere piede a Roma…  Così si era fermato a metà strada in quei territori tranquilli già da tempo immersi nella  pax romana.   Ma durò poco… le notizie dall’altra Gallia, quella che credeva di aver  conquistato, erano pessime… Alcuni cittadini romani e italici, commercianti appena  arrivati  erano stati massacrati  a Cenabum… La città che secoli dopo si chiamerà Orleans… “Il risentimento per l’indipendenza perduta e l’insofferenza per la dominazione romana facevano rapidi progressi in Gallia, divenendo ogni giorno più vivi, perché per ogni giorno trascorso, la dominazione diventava più oppressiva”… Così secoli dopo sintetizzerà l’inizio  della  rivolta lo storico Amédée Thierry… Nei sei anni  della lunga campagna militare Cesare aveva imparato a conoscere quegli irrequieti popoli sempre pronti a rialzare la testa dopo le sconfitta, ma stavolta  era diverso  e quando l’aveva saputo il cuore gli era balzato in gola…   Era Vercingetorige a guidare la rivolta…  il ragazzo che era entrato   nel suo entourage militare  sin dal 58, proprio all’inizio… Il ragazzo che era diventato  uno dei suoi contubernales … I compagni di tenda. Quasi  fosse  un figlio, Cesare stesso l’aveva  istruito  sulle tecniche di guerra  e gli aveva insegnato la dialettica… Indispensabile quando si doveva parlare ai soldati… Vercingetorige  per Cesare era stata la  guida infallibile nel territorio sconosciuto… E  mentre andavano gli raccontava tutte le tradizioni, le credenze, le usanze di quei popoli che  andavano a cercare i loro Dei nell’acqua dei fiumi o negli alberi delle foreste…

Adesso, invece, Vercingetorige, sta mostrando  il suo  talento militare e politico, organizzando  la resistenza  con  la tattica della terra bruciata, sacrificando tutto il territorio che si lascia alle spalle…  L’esercito romano  quando arriverà  non troverà più  vettovaglie sul suo cammino mentre Vercingetorige intanto comincia a stringere  attorno  alla causa il maggior numero possibile di tribù galliche.

La rapidità di Cesare  è nota…    Alla fine di gennaio è sul posto. E’ pieno inverno e i valichi sono innevati… Ma da Narbona   lui si dirige  ugualmente a Nord e riesce a passare …  le Cevenne,   il Massiccio Centrale,  e poi raggiunta Agendicum (Sens) la capitale dei Senoni  si ricongiunge alle sei legioni  acquartierate per l’inverno, mentre  altre quattro  le sposta sulla frontiera con i Treveri e lungo quella con i Germani. Ma non è facile… Comincia una dura lotta di inseguimenti in cui Vercingetorige sfianca l’esercito avversario sottraendosi ai  combattimenti … L’esercito romano è affamato e sempre più stanco mentre la maggior parte delle tribù, anche quelle più fedeli  vanno a infoltire la rivolta. Quando finalmente ci sarà battaglia in campo aperto, a Gergovia, Cesare la perde…

E quello che  si credette per molti secoli,  che fosse avvenuto  soltanto all’arrivo dei Franchi, in realtà nacque allora… Una gran parte dei popoli gallici, per la prima volta nella storia, si trovarono  uniti in un unico sentimento nazionale, formatosi tra tante realtà rissose e individualistiche…E Vercingetorige  fu il leader della coalizione…

Ma  dovevano fare i conti col genio militare di Cesare… Privo ormai di ogni appoggio delle tribù galliche che a una a una gli hanno voltato le spalle riesce ad avvisare Labieno rimasto isolato a Nord con 4 legioni… Quando si ricongiungono possono contare su circa 50.ooo uomini e un errore… Quello che sarà fatale a Vercingetorige… chiudersi nell’Oppidum di Alesia così alto e così imprendibile…

L’assedio di Alesia farà storia  per secoli, nell ‘arte della guerra… L’esercito romano era  un esercito di abilissimi tecnici e artigiani…  Basta guardare  la Colonna Traiana  per rendersene conto…Chi osserva carte, chi costruisce ponti, chi barche, chi falcia il grano. Cesare  quando si  precipita sulla cittadella   non si limita a distribuire  le sue legioni  in posizione di assedio  … In tre settimane  fa costruire, tutt’attorno   alla base della collina, un’enorme doppia fortificazione circolare, quella più interna di 15 chilometri per  respingere gli assediati che provano a   rompere il blocco e quella esterna di 21 chilometri pronta a sfidare l’urto delle tribù che, da tutte le parti della Gallia, stanno convergevano contro i romani. Li ha  mandati a chiamare  Vercingetorige…  Ma quando arrivano i Romani sono pronti e al riparo della doppia fortificazione  possono reggere l’ urto convergente degli assediati e delle truppe esterne… Nonostante l’inferiorità numerica… 50.000 Romani contro più di 300.000 Galli…

I capi dell’insurrezione, Cesare volle che gli fossero consegnati tutti…  “Ora Vercingetorige – così racconta Cassio Dione –  avrebbe potuto scappare, poiché non era stato catturato e non era ferito. Egli sperava, poiché era stato con Cesare in rapporti di amicizia, di poterne ottenere il perdono da lui. Così egli venne da Cesare senza essere annunciato, ma comparendo davanti a lui all’improvviso, mentre Cesare era seduto su di uno scranno come in tribunale, e gettando allarme tra i presenti. Egli avanzò imponente, di alta statura, armato splendidamente. Quando si ristabilì la calma, egli non proferì parola, ma si inginocchiò ed afferrò le mani di Cesare in segno di supplica. Ciò ispirò molta pietà tra i presenti al ricordo della sua iniziale fortuna e nello stato attuale di angoscia in cui versava ora. »… Se ne stette immobile, fino a quando non fu consegnato alle guardie per essere custodito fino al Trionfo. Cesare che notoriamente era  molto clemente  col nemico che si arrendeva,  in quel caso mostrò una  completa indifferenza … Per lui quel ragazzo era stato quasi un figlio e non poteva perdonare….

Vercingetorige  aspettò sei anni  nel Carcere Mamertino, prima di sfilare dietro al carro del vincitore… Subito dopo fu strangolato. Cesare aveva avuto ben altre cose da fare… Una guerra civile spietata contro Pompeo e i suoi figli… Una guerra che aveva avuto come campo di battaglia il mondo intero…da Farsalo in Oriente , alla Spagna, all’Africa… Adesso  che il Senato era prostrato ai suoi piedi e il popolo l’adorava poteva rientrare a Roma e stavolta non era solo un Generale… Nel 46 A. C.,  in 4 trionfi  che accomunarono,  vincitori e vinti  davanti a una folla impazzita,  sfilò la fine della Repubblica e il suo primo dittatore…

Ma nemmeno Cesare   sopravvisse molto al suo trionfo… L’uccisero  nella  Curia, ai piedi della statua di Pompeo… Erano  idealisti che volevano ripristinare la Repubblica …Lui mentre si copriva il volto per presentarsi in modo più dignitoso  alla Morte, vide quel giovane che gli stava sferrando con gli altri l’ennesima pugnalata e non poté far a meno di esclamare ” Anche tu Bruto, fìglio mio?” Era il figlio segreto che aveva avuto dalla sua amante preferita  o quello almeno che aveva sempre trattato come un figlio… L’unica figlia, la dolce Giulia era morta giovane… Veramente Cesare non era stato fortunato negli affetti … Almeno in quelli più importanti…

La ricetta che abbiamo scelto viene proprio dai fasti dell’Impero Romano…E chissà che non sia stata servita proprio nei giorni del  trionfo di Giulio Cesare…

TONNO ALL’UVA

INGREDIENTI per 4 persone: 4 fette di tonno per complessivi 800 grammi, 3 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 2 cipolle bianche di media grandezza,  1 cucchiaio di farina, pepe q.b.,  cumino q.b., coriandolo 1 pizzico, uva sultanina 5 cucchiai, aceto di vino 4 cucchiai, miele 2 cucchiai,

PREPARAZIONE: Mettete l’uva sultanina in un bicchiere con l’acqua calda e tenetela a bagno per circa 20 minuti. Mettete le fette di tonno e le cipolle tagliate a fette sottili in una padella con l’olio caldo. Fatelo dorare da entrambe le parti girandolo con delicatezza e poi levatelo lasciando nella padella le cipolle a cui aggiungerete la farina mescolando sino a ottenere una salsa.

Aggiungete nella padella il resto degli ingredienti compresa l’uva sultanina ben strizzata e rimettete in padella anche il tonno che farete cuocere per circa 15 minuti e a fiamma bassa.