Gianni Versace e gli Schiaffettoni Calabresi!

 “More is more”,  “Less is boring…” Ebbe sempre il coraggio  di affermarlo anche in in un mondo e in un ‘epoca dominati  da  Minimalismo e  Zen. Basta rivedere in quella fine degli anniurl-1 ’70 “Interiors” di Woody Allen  dagli arredi  rarefatti quasi francescani o le prime collezioni di Giorgio Armani affidate a pochi ed essenziali colori primari…Ma questo a Gianni Versace non si poteva chiedere… Il suo era un mondo di eccessi, di fantasie sfrenate, di terribili metamorfosi che avevano invaso e affascinato  la sua infanzia… Molti di quei mostri erano proprio davanti a lui…  Bastava affacciarsi su quell’antico mare …  dal colore  cupo e profondo che chiamano “Costa Viola” e,il bambino,  come ipnotizzato, poteva ancora vedere Scilla dal volto bellissimo  con i 6  cani mostruosamente attaccati al suo bacino…  Scilla che nell’orrore di se stessa  lasciava che i cani  trascinassero in acqua i marinai per sbranarli… Com’ era toccato ai 6 sventurati compagni d’Ulisse … Se poi guardava  più lontano poteva intravvedere l’ enorme spalancata bocca di Cariddi che, all’altro lato dello Stretto, ingoiava le navi…  A volte dal mare un po’ più a Nord scendevano anche le Sirene e cantavano, cantavano… finché i marinai cedevano e le navi venivano sbattute contro gli scogli…

Storie che arrivavano al bambino curioso dagli antichi greci venuti tanti secoli prima.. Che a quella terra avevano dato  civiltà e  passioni, rimaste come un    sigillo nello scorrere del tempo… Quando Gianni andava a giocare con gli amici non andava in un posto qualunque… Da quelle parti, a saperlo vedere, il quotidiano era eccezionale… C’erano delle antiche terme romane abbandonate dove giocavano a  pallone e in terra su un vecchio mosaico aveva ritrovato intatta  la testa della Gorgone… Medusa dallo sguardo che pietrifica e i capelli  di serpenti aggrovigliati, non  uscirà più dal suo mondo di incantesimi… e diventerà per sempre il suo marchio… “Se la guardi non ti puoi più staccare da lei – dirà – Medusa è la seduzione.”

 Gianni a scuola era un ragazzino svogliato… amava solo leggere  i libri di avventura che per lui erano l’Iliade,  l’Odissea e l’Eneide e fantasticava sulle armature lucenti e sulle fastose Regge Micenee dai grandi  megaroi pieni di affreschi…  Se le ricorderà  quando progetterà le sue  case di gran lusso…. Quando era a casa Gianni  si divertiva  a guardare sua madre lavorare in mezzo a una meraviglia di stoffe colorate che le turbinavano attorno… Faceva la sarta e… Gianni cominciò presto ad aiutarla… Ma  per la passione dei vestiti  si giocò il liceo classico… Li disegnava a scuola e un insegnante notò che  erano indecorosi… Avevano qualcosa di erotico… Non era nella mentalità meridionale di 50 anni fa assecondare le inclinazioni troppo al femminile dei ragazzi e lo  così mandarono  a  prendere il diploma di geometra… forse pensavano che in mezzo alla calce e alla polvere dei cantieri edili,  si sarebbe rafforzato il suo carattere… Inutile dire che Gianni a quel diploma non ci arrivò mai e tornò a casa a lavorare con sua madre.

Quando andò via il mestiere lo conosceva bene ed era inutile rimanere al Sud… Milano stava diventando la capitale  della moda  e il  fascino del “Pret a Porter.” Lavora per anni in case prestigiose come Jenny, Callaghan e Complice e quando è sicuro di sé è il 1978…La moda punta sul militare, ma nei cappotti stile uniforme lui stringe la vita all’impossibile  e  per la sera propone sahariane in georgette con le bandoliere tempestate di strass.. Ha  iniziato subito il  gioco dei  rimandi maschile- femminile che saranno una sua etichetta… Nel 1980  ha ormai la sua impronta…e lancia l'”Optical” ,  ma il suo è tutto particolare…” “Vogue Italia” scriverà ” Pur nel taglio geometrico e nei grafismi,presenta un’affinità con tuniche e pepli e proprio per questo rappresenta un passo avanti rispetto al rigore inteso come espressione rigida… Il non aver spezzato il filo ideale che lo lega al Neoclassico e alla Magna Grecia… è la forza di questo designer” Il presente  a Gianni Versace non può   bastare, se deve costruire il suo futuro … E’ già iniziata la ricerca nel suo passato e sta nascendo il “Postmoderno”…  Più che uno stile un sentimento… In cui il  passato o i passati  se li re-inventa, li mescola e li confronta … Un ‘altro dei saccheggi,  Versace lo farà nell’opulento barocco, quando comincerà a fare vestiti per il teatro o affronterà il mondo dell’abitare…

 I fratelli lo seguono a Milano e  Donatella  sarà  prima  ombra, poi  musa, poi il suo braccio destro. Una complicità  assoluta, un modo di pensare ed essere così simili che finiranno anni dopo per innamorarsi dello stesso uomo, Paul Beck, che però sposerà Donatella.

Essere gay a Milano era facile…Il problema di Versace  per molto tempo  sarà  suo padre che non andava mai a Milano… Lui  si dannava per il rifiuto del padre  e gli dispiaceva per la sua vergogna… Quello era stato uno dei motivi per cui  aveva lasciato Reggio Calabria….  Un ‘estate è a casa del padre che sparisce quasi tutta la giornata… Lo  cominciano a cercare affannosamente…  e lo ritroveranno nel pomeriggio, al cimitero, vicino alla tomba della madre. “E’ un bellissimo posto il nostro cimitero – dirà Gianni – C’è sempre un po’ di vento e fra gli alberi ci arriva il profumo della zagara…Ma lui era lì come perso, abbandonato, invecchiato di cento anni”. Fu  un  momento di ricordo, di dolore comune “Ci abbracciammo… Avevo ritrovato mio padre…Lo sentivo stretto a me per la prima volta”

tumblr_m67vh14szf1rxaxgfo1_400Basta poco tempo a  Versace e  sarà sempre  più  spregiudicato. Nel 1980-81  trova un look rinascimentale-fantino.  Poi disegna gli abiti come se le donne fossero antichi cavalieri con la cotta… In maglia di metallo…  E dopo ci sarà  sensualità, fantasia e barocco. Ormai è il suo  periodo d’oro… Trash   e chic, psichedelico, stampato, punk rock …  La pelle trattata come un tessuto, stampata e colorata… e in mix inediti  con il velluto …Poi nuovi tagli e asimmetrie provocatorie,   decori neo-barocchi e ricami preziosi. Sul finire degli anni ’80 gli abiti diventano sempre più “colti”, influenzati dal rapporto  con la  pittura del primo ‘900 da Picasso, a Kandinskij a Klimt. All’inizio degli anni ’90 riesce a realizzare un ‘altro dei suoi sogni  un look in stile sadomaso  e Naomi Campbell fa scalpore con l’abito a stringhe di pelle nera.  Un look provocatorio dove il reietto fetish diventava  fashion… Proprio mentre   viene sviluppato  il progetto Atelier   per la realizzazione di collezioni d’alta moda… E solo Versace  era capace di usare  così bene ” l’esagerazione” e lo “Stravagante ” perché la sua era  una moda tutta ormai contaminata e realizzata nei personaggi e negli eventi della musica rock, del  ballo e del  teatro.

E’ il 1997… Da qualche anno Gianni Versace è  sereno… Ormai il male del 1993 è solo un brutto ricordo… e vive felice  il suo  rapporto con Antonio D’Amico, un bel ragazzo bruno… Si erano conosciuti a un balletto alla Scala … Sono ormai 8 anni che stanno assieme e ora vivono in quella favolosa villa di Miami… Solo pochi minuti… Antonio è in casa a fare colazione… Gianni esce a prendere il giornale,  un pazzo un esaltato è li fuori … Spara e uccide Gianni Versace… Nessuno ha mai saputo spiegare il perché…

Saranno Donatella e Santo a portare avanti il mito di Gianni… All’inizio  ci sono  solo fatica, dubbio, difficoltà, ma alla fine il Marchio Versace brilla  di nuovo sicuro nel pianeta  dell’alta moda e ogni volta che Donatella prepara una collezione, Gianni è lì a consigliarla di mettere un colore in più e una Medusa bella, grande e dorata là dove nessuno  se lo immagina… persino sulla cintura dell’ ultimo personaggio di Donatella… un centurione romano…

A Gianni Versace, un piatto di Calabria… E non poteva essere altrimenti…

SCHIAFFETTONIurl

INGREDIENTI per 4 persone: maccheroni grossi 300 grammi, carne di maiale tritata 300 grammi, salsiccia 150 grammi,  salame tritato 100 grammi, uova sode 2,  pecorino grattugiato 100 grammi, sale e pepe a piacere, olio extra vergine di oliva.

PREPARAZIONE: Mettete la salsiccia  bucata in più punti con una forchetta, nell’acqua bollente e lasciatela a perdere il suo grasso per almeno 5 minuti. Poi sciacquatela sotto acqua corrente calda, spellatela, sbriciolatela e mettetela a insaporire in un tegame con 4 cucchiai di olio, senza farla però rosolare. Poi aggiungete la carne di maiale e il salame, rimescolando spesso e aggiungendo un po’ di acqua cald ogni tanto:Regolate alla fine di sale e pepe.

Mentre la carne di cuoce ,mettete a lessare la pasta in una pentola con acqua calda, aggiustatela di sale e scolatela molto al dente.

Scolate la carne dal sugo  del tegame e amalgamatela con le uova tagliate a tocchetti,poi riempiteci i cannelloni che adagerete su una teglia da forno affiancati. Ricopriteli del sugo della carne e del pecorino e metteteli in forno caldo a 230 gradi per 20 minuti. Se durante la cottura la superficie tendesse a bruciarsi ricoprite la teglia con carta di alluminio che toglierepte negli ultimi minuti di cottura in modo da consentire il formarsi di una crosta dorata.

Un dolce per Greta… La Crème Caramel!

E’ molto piaciuto a Giorgio Armani quel modo di vestire che aveva  Greta Garbo nella sua vita privata. Sembra quasi che lui si sia ispirato a quei pantaloni morbidi, ai pullover di una taglia più grandi e ai lunghi soprabiti  della diva. I colori invece no, sono diversi, Greta amava spesso i toni pastello, con cui valorizzava la sua pelle diafana e  l’ovale aristocratico, Armani preferisce i toni écru e soprattutto il bianco e nero. A Hollywood  Greta aveva accentuato le sue scelte… Quando andava a trovare  John Gilbert nella sua villa sopra Beverly Hills si metteva lo stesso tipo di cappotto di John e del suo amico Carey Wilson, stretto in vita da una larga fascia… E mentre  andavano a fare lunghissime passeggiate lei esclamava felice “Ora sono anch’io un ragazzo!… . All’epoca Greta Garbo era  già un ‘attrice di successo e forse, complice  la passione de”La carne e il diavolo”, anche  lei e Gilbert  stavano vivendo  la loro storia d’amore… che non poteva durare, erano troppo diversi… Lui esuberante, aperto, pieno di simpatia, lei chiusa in se stessa, parlava poco e sempre a disagio  quando Gilbert riceveva troppi amici. Già allora  detestava essere riconosciuta o fotografata ed era sempre pronta a scappare. Sembrava impossibile, ma quella che già definivano “la divina” , la donna fatale,  passò l’intera vita assieme alla sua terribile insicurezza. Aveva alle spalle la povertà più assoluta, il lavoro appena quindicenne nel negozio di un barbiere e poi la commessa ai grandi magazzini di Stoccolma… Non aveva potuto studiare in Svezia e tanto meno lo poteva fare a Hollywood con tutto quel lavoro massacrante…  Forse l’unica persona con cui stava veramente bene, senza disagio era Mauritz Stiller, il regista che  l’aveva scoperta  portandola al successo con “La saga di Gosta Berling”e  poi  l’aveva accompagnata in America…Un uomo che la proteggeva e  col quale non c’era rischio di  problemi sentimentali… perché era completamente gay.  Ma Stiller a un certo punto fu costretto ad andarsene, Hollywood non voleva saperne di lui … Gilbert invece fu costretta lei a lasciarlo… Aveva osato chiederle di sposarlo e  infranto le regole… Nessuno poteva permettersi di  renderla meno indipendente e autonoma. Rimasta sola si sfogava con le lettere che scriveva ai suoi amici in Svezia… era infastidita dalla pubblicità e scontenta dei suoi personaggi di donna fatale e vamp distruttiva…mentre sperava invano di fare Giovanna d’Arco, la vergine guerriera e mascolina con cui si identificava…  Forse fuggiva  i giornalisti e i fotografi per paura che si amplificassero quelle che erano ancora piccole o quasi innocenti insinuazioni sugli  aspetti un po’ mascolini che ostentava nella vita privata… E dire che sullo schermo, con quegli eleganti  vaporosi vestiti, era così sensuale e femminile da lasciare  tutti senza fiato…  Quel titolo di “divina,” in ogni caso non era un’esagerazione  o un trend… c’è già nella giovanissima Garbo una rara  capacità di recitare  a tutto campo, utilizzando  ogni minimo movimento del corpo e ogni singola espressione del viso per dare significati altissimi ed espliciti a ogni tipo di emozione. Clarence Brown che la diresse più volte non riusciva a farsi una ragione del suo talento “Greta Garbo aveva qualcosa che nessun altro aveva sullo schermo…Giravo una scena con lei e il risultato mi sembrava discreto. La rifacevo tre o quattro volte e non ero mai interamente soddisfatto. Quando però vedevo la stessa scena sullo schermo, c’era in più qualcosa che sul set mancava. La Garbo nascondeva nello sguardo qualcosa che non si riusciva a vedere finché non lo si riprendeva in primo piano. Si poteva vedere il suo pensiero. Se doveva guardare una persona con gelosia e un’altra con amore non doveva cambiare espressione. Si poteva cogliere il cambiamento nei suoi occhi mentre spostava lo sguardo da una persona all’altra. Nessun altro è stato mai capace di farlo sullo schermo!”

L’arrivo del sonoro che tanti attori mise in disparte, lei non la toccò minimamente.  Dopo “Anna Christie” in cui per la prima volta  fu possibile udire la sua voce,  le offrirono “La Regina Cristina” un film che  affronto’ con gioia,  un bel  personaggio,  sia pure  non evidenziato nella sua doppia identità sessuale, che le dava però la possibilità di vestirsi da uomo e fingersi tale… Fu così generosa che  impose  anche John Gilbert che  era stato già messo da parte con l’avvento del sonoro…Fu per entrambi un favoloso successo… anche  se ormai l’amore non c’era più. Lei aveva incontrato una poetessa, un’ intellettuale che discendeva addirittura dai duchi D’Alba spagnoli… Una donna che vantava il suo essere lesbica… e per diversi anni fu passione o… forse amicizia… Mercedes de Acosta rivelò  la loro relazione molti anni dopo  nelle sue memorie… era malata e aveva bisogno di soldi. Greta Garbo ne soffrì da morire…Furiosa  smentì categoricamente tutto e non  ne volle più sapere. Probabilmente fu del tutto inventata la successiva relazione con Marlene Dietrich che sventolava la sua bisessualità come un vessillo. Greta era troppo riservata e gelosa della sua privacy per  consegnarsi nelle mani  della loquace Marlene…

Invece con Leopold Stokoski il grande e contestato direttore d’orchestra, che diresse le musiche di “Fantasia” per la Disney, fu  di sicuro amore.  Cosa poteva offrirle di più suggestivo? Stokoski portò la Divina a Ravello… e da lì “Mi sono innamorato” scriveva a un amico. Dopo la prima segretissima notte, Cecil Beatonil cameriere portò alla Garbo, una rosa appena colta assieme  alla colazione…un tè profumato all’arancio…  lo bevvero sulla terrazza davanti al paesaggio a strapiombo  che non ha confronti. Poi nei giorni seguenti passeggiavano, giocavano a tennis e andavano a leggere i libri sulle panchine di Villa Cimbrone, dove lui si commuoveva ricordando i musicisti che di lì  erano passati… Quando  si sentì più sicuro una sera al ristorante le consegnò un astuccio e mentre lei guardava il bellissimo anello cominciarono a scattare i lampi dei fotografi. Li aveva avvisati Stokoski? … Una coincidenza?… Lei volle partire in fretta e non si parlò più di matrimonio— Qualche tempo dopo era tutto finito…

Lei tornò a lavorare e fu di nuovo assassina, spia, moglie infedele, cortigiana…  Fra muto e sonoro più di 20 film seri e drammatici… Ernst Lubitsch invece capì le sue capacità  humour e lei divenne la brillantissima  Ninotchka, l’integerrima funzionaria russa  che cede alle lusinghe dell’Occidente e dell’amore. Un grande successo  e uno stupore ancora più grande … “Garbo laughs”  si confidavano l’un l’altro ed era la prima volta, che succedeva, in 15 anni di carriera a Hollywood.

Ma la sua carriera invece si spezzò all’improvviso due anni dopo, un altro film  brillante, ma stavolta sfortunato .”Non tradirmi con me”  fu un grosso insuccesso in America… Troppo sofisticato  per lo zoccolo duro del conformismo americano che lo tacciò pure di immoralità… In Europa dove sicuramente sarebbe stato accolto meglio arrivò solo diversi anni dopo… Quando finì la guerra, ma la Garbo si era ritirata e per sempre dal 1941,.. Era al colmo della sua bellezza e aveva solo 36 anni,ma non ne volle più sapere…

Passò tutto il resto della sua vita a dimenticare Hollywood… Girando il mondo sotto le tese dei suoi ampi e leggendari cappelli, inseguita da Cecil Beaton che aspettò 10 anni per riuscire a fotografarla e poi a tentare di sposarla, nonostante lui fosse gay…Con George Schlee, il  suo manager, invece fu amore … Lei era anche amica di sua moglie Valentina che tollerava e faceva anche lei un po’ di corte a Greta…   Con George  durò più di 20 anni… Passavano le vacanze in Europa, sulla barca di Onassis, a Portofino… finchè George morì praticamente fra le sue braccia. Per il resto della sua vita le rimase la profonda amicizia di Cecile de Rothschild… Oggi 15 aprile 2013, sono esattamente 23 anni che Greta Garbo è morta … A noi è rimasto il suo mito e quello… non muore mai.

La ricetta  viene direttamente dalla casa di Greta Garbo… Federico Zeri, il critico d’arte che la conosceva bene, era spesso ospite nella sua casa di New York. Greta Garbo era una salutista, camminava per ore tutte le mattine e il suo cibo era molto semplice e dietetico, ma per l’amico Federico al termine del pranzo c’etra sempre una deliziosa Crème Caramel. E un dolce al cucchiaio di antiche tradizioni che affondano la loro origine ddirittura all’epoca dell’Impero Romano quando  si mangiava in versione meno dolce e più aromatica…

CREME CARAMEL

INGREDIENTI  per 6 persone: panna fresca 150 ml, 1/2 stecca di vaniglia, 4 uova intere  + 1 tuorlo, 120 grammi di zucchero, latte fresco intero 450 ml,

INGREDIENTE  per il caramello: 4 cucchiai di acqua, 150 grammi di zucchero.

PREPARAZIONE: Versate il latte in un tegame insieme  alla mezza stecca  di vaniglia. Ponetelo sul fuoco  a fiamma bassa e portatelo ad ebollizione. Dopo, tenete il tegame da parte per circa 30 minuti, senza togliere la vaniglia che deve terminare di rilasciare il suo aroma. Trascorso questo tempo unite la panna al latte e in una ciotola abbastanza capiente sbattete le uova con lo zucchero. Eliminate  la stecca di vaniglia dal latte e filtratelo con un colino a maglie strette. Dopo versatelo lentamente nella ciotola delle uova mescolando con una frusta. Preparate il caramello facendo sciogliere lo zucchero dentro un tegamino  dal fondo spesso assieme all’acqua mescolando in continuazione sino a quando acquisti il colore dorato. Versateli in  parti uguali sul fondo di ciascuno dei sei stampini e ricopriteli con il composto di latte, uova e panna. Ponete gli stampini dentro una teglia e ricoprite il fondo per 1/3 di acqua bollente. Fate cuocere  a bagnomaria per circa 50 minuti e quando la crema si sarà solidificata togliete lo stampo dal forno, fate raffreddare gli stampini prima a temperatura ambiente e poi per circa quattro ore in frigo. Al momento di servire  aiutatevi con un coltello  a staccare la crema da ogni stampino e rovesciateli sui piattine da dolce.