Gina Lollobrigida, la Bersagliera e gli spaghetti alla carbonara!

Un corpo snello e ben proporzionato, un viso dolce con grandi occhi castani, un naso delicato e una bocca morbida… Una bella ragazza che veniva da Subiaco, un paese della Provincia di Roma e si era classificata terza al concorso per Miss Italia… Ma così com’era poteva essere confusa con tante  altre… Fu quindi necessario creargli un’immagine inconfondibile  esasperando al massimo la moda dell’epoca che voleva donne dal seno procace e fianchi in rilievo. A  lei  la  strizzarono entro perversi “stringivita”   simili a quello che si usavano nell’800 per far svenire le signore che rimanevano senza fiato… In  questo modo seni e fianchi dovevano per forza traboccare da qualche parte… Per il viso  grandi sopracciglia circonflesse, labbra turgide e tanti ricciolini tutto attorno al viso… La bambola che milioni di italiani sognavano… Era difficile sfuggire ai cliché del cinema commerciale degli anni ’50… in cui  alla donna si chiedeva di essere solo la “maggiorata fisica”… di  improbabili telenovelas  strappalacrime  o di volgari commedie dozzinali…

Aveva cominciato con piccole parti fino ad assumere ruoli più impegnativi con “Campane a martello” , “La sposa non può attendere,”  “Altri Tempi,” quando la  fama della sua bellezza giunse alle orecchie di Howard Hughes, l’eccentrico miliardario americano che aveva il vizio di andarsi a scegliere le sue donne fra le attrici del cinema.  Sperò di far cadere nella sua trappola anche Gina  e l’invitò a Holliwood… ma il colpo gli riuscì solo a metà… Lei aveva già firmato il contratto, ma con quell’innato buonsenso che  gli derivava dalla sua famiglia di piccoli imprenditori di paese, capì che stava cadendo in una  gabbia dorata,  dove  più che l’attrice per i prossimi anni avrebbe fatto la donna ancella di Hughes… Allora  scappò letteralmente dall’America… Aspettò quasi dieci anni prima di tornarci… Che scadessero gli ultimi vincoli contrattuali che sul suolo americano la legavano a Hughes …

Poi  a Roma arrivò la sua grande occasione… E riuscì a trasformare quella  pesante icona “oggetto del desiderio” ne “La bersagliera,” un personaggio, fresco, spontaneo, con un garbato neorealismo tutto paesano, che non fu per Gina Lollobrigida  forse nemmeno difficile da interpretare, visto che quello in fondo era il suo retroterra. .. “Pane, Amore e Fantasia”  lanciò sicuramente nel mondo un’immagine  manierista e falsa di un’Italia già rampante, che si avviava verso il miracolo economico, ma fece di Gina Lollobrigida lo standard della bellezza  all’italiana che poi lei si è portata appresso per tutta  la vita. Quell’anno  il film vinse il “Nastro d’Argento…”

Luigi Zampa stava realizzando il film  “La Romana” tratto dal romanzo di Alberto Moravia… All’ inizio del libro così si descrive  la protagonista ” Avevo il viso di un ovale perfetto, stretto alle tempie e un po’ largo in basso, gli occhi lunghi, grandi e dolci, il naso dritto in una sola linea con la fronte, la bocca grande, con le labbra belle, rosse e carnose e, se ridevo, mostravo denti regolari e molto bianchi. La mamma diceva che sembravo una madonna…” La descrizione di Adriana,  sembra l’immagine stessa della Lollobrigida… Era fatale che le affidassero la parte…  Ormai stava diventando anche la musa degli intellettuali…

Per quasi 20 anni la carriera di Gina lollobrigida non conobbe ostacoli… Le mode cambiavano, le donne si assottigliavano, il look diventava più semplice e sofisticato, ma in Italia, Francia e Hollywood seguitavano a volere Gina Lollobrigida così com’era… Con i vestiti troppo ricchi e drappeggiati, la testa rigonfia, i tacchi a spillo che non portava più nessuno,  ma, ciononostante, le maggiori produzioni  non fecero altro che contendersela…  “La Regina d’Africa”, “Il gobbo di Notre Dame”, “Il Sacro e il Profano”… Con “La donna più bella del Mondo”e con “Buonasera Mrs Campbell”  vinse  il Davide di Donatello… con “Torna a settembre” il Golden Globe .. e poi tante nominations, riconoscimenti, la presentazione alla Regina di Inghilterra…

Ma a metà degli anni ’70, ancora bellissima, Gina Lollobrigida sparisce.. Tornerà una sola volta sullo schermo molti anni dopo…. Aveva poco più di 45 anni e per molte sue colleghe iniziava una nuova carriera… Lei orgogliosa preferì lasciare. Quell’immagine che all’inizio le avevano imposta era diventata se stessa, l’aveva fatta sua  e ora non la voleva vedere sullo schermo incrinata dai piccoli segni dell’età… Anni dopo dirà di Sofia Loren ” Era brava, l’ammiravo moltissimo… Ma forse si è ritirata troppo tardi”

Però torna presto alla ribalta… Già prima di abbandonare del tutto lo schermo era diventta fotografa e  girava  il mondo… All’inizio nessuno sembra dargli credito… sembrano un po’ i capricci della diva annoiata…Ma Gina aveva talento, quel talento per le arti che giovanissima aveva coltivato al liceo artistico e poi aveva dovuto mettere da parte… perché guadagnava di più  come comparsa al cinema che fare ritratti a carboncino….  Il suo occhio fotografico gira per i paesi più poveri del mondo e sempre più spesso i suoi soggetti sono i bambini… oppure vecchi borghi dimenicati o grandi immobili paesaggi…

Le riviste “Life” e “Time Magazine” scoprono Gina fotografa e le chiedono di fare  un libro sull’Italia. Per riuscire a fotografare indisturbata , Gina si aggira per l’Italia per due anni e mezzo travestita da eccentrica e originale turista e nasce la raccolta “Italia mia”… Fidel Castro l’accoglie a Cuba… Lui racconta… “”L’ ho conosciuta bene… Siamo stati anche innamorati, pero’ era un amore platonico. E poi aveva sempre la mania di fare fotografie”… Difatti ne venne fuori un bellissimo documentario …

Dopo la passione della fotografia …La scoperta della scultura! Manzù l’aveva incoraggiata  quando, poco prima di morire, completava il suo busto… E lei va a Pietrasanta in Toscana… dove ci sono le migliori botteghe di fusione… Comincia a fare enormi colorate sculture dove mischia verdi e oro e … Stranamente i soggetti sono i personaggi che lei ha interpretato al cinema… da Paolina Borghese a  Esmeralda la protagonista di Notre Dame de Paris…Nel 2008 a Pietrasanta nella grande piazza fanno una mostra all’aperto delle sue opere … La folla è enorme e lei  è commossa e felice perchè può rivedersi  e mostrarsi giovane  ormai per sempre in quei marmi e quei bronzi…

Ma non le potevano bastare  le soddisfazioni personali… I suoi scatti fotografici in giro per il mondo le hanno fatto avvicinare i più poveri, i più bistrattati… E per  tutto quel dolore che aveva  accumulato ha finito per dedicare la maggior parte del suo tempo alle attività umanitarie, come rappresentante speciale per  l’UNICEF  e come ambasciatrice di buona volontà della FAO…Gina Lollobrigida  sembra instancabile e negli ultimi 10 anni   ha girato dappertutto per raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica nella lotta contro la fame. Adesso si sta vendendo all’asta una parte dei suoi favolosi gioielli… due bracciali che si potevano riunire a formare una tiara, orecchini di perle, un anello di smeradi, altri orecchini… Spera di ricavare un milione di euro e vuole destinarlo alla ricerca  e alla cura con le staminali… Nella lentezza con cui in Italia si stanno compiendo i primi passi nella sperimentazione, la giovanissima Gina Lollobrigida, una bella ed entusiasta  signora di 85  anni insegnerà forse qualcosa in materia di efficienza e di umanità ai nostri indecisi e un po’ pavidi  governanti…

Di Gina si sa che quando lavorava al cinema era rigorosissima… puntuale e precisa. In America, quando girava “Il Sacro e il Profano” era molto interdetta quando  le riprese la mattina iniziavano  tardi per aspettare Frank Sinatra che si doveva riprendere della sbronza della sera prima…  Seguitava a  studiare le lingue  e recitava direttamente senza doppiatori sia in inglese che in francese…Faceva ginnastica e quando era sul set mangiava pochissimo… ma quando   poteva… un buon piatto di pasta asciutta era la sua  gioia… Per questo le abbiamo dedicata questa ricetta di :

SPAGHETTI ALLA CARBONARA

INGREDIENTI per 4 persone: 400 grammi di spaghetti, 2 etti di guanciale, 2 spicchi di aglio,1 peperoncino piccante di media grandezza secco, olio di oliva extra vergine, 4 tuorli più 1 uovo intero, sale q. b., pepe in abbondanza, 1 cucchiaio di panna liquida, 100 grammi di pecorino, qualche foglia di basilico fresco.

PREPARAZIONE: tagliate il guanciale a tocchetti, poi in una ciotola sbattete le uova con il sale e il pepe, il  pecorino grattugiato e qualche fogliolina di basilico spezzata con le mani. Mettete a cuocere gli spaghetti in acqua che bolle aggiungendo il sale  nell’acqua solo dopo avervi immerso gli spaghetti. Mentre gli spaghetti cuociono, in una padella fare soffriggere prima l’aglio e il peperoncino spezzato in due e appena l’aglio  ha assunto un lieve colore madreperlato toglietelo dalla padella insieme al peperoncino  e fatevi rosolare il guanciale sino a farlo divenire croccante, ma facendo attenzione a non indurirlo. Solo dopo rimettete nella padella l’aglio e il peperoncino espegnete il fuoco. Appena gli spaghetti sono cotti al  dente versateci sopra il guanciale e il peperoncino,togliendo l’aglio,poi mescolando velocemente aggiungete l’uovo e un cucchiaio di panna liquida per fare in modo che l’uovo non si rapprenda ma resti morbido come una crema. Servite subito.

Riso al barolo… per Silvana Mangano.

Un grande affresco neorealista sulla vita delle mondine, su un mestiere infame, uno dei più infami … con le donne a testa china, le gambe in acqua otto ore al giorno a prender su riso nella palude, in  mezzo alle zanzare..  Ma era anche un melo … eccessivo, sopra le righe, pieno di stereotipi, che tenta, senza riuscire convincente, la via del noir,  fra colei che si perde, colei che si ritrova, il cinico seduttore, il bravo ragazzo. Poteva essere uno di quei film di serie B degli anni ’50, che non superarono mai le frontiere nazionali… Invece  era “Riso Amaro” e ne nacque un’icona a se stante, che valicò i destini del film e rimase simbolo di bellezza, di sesso e di femminilità per più di un decennio. Anche la storia della location, è quanto meno insolita. Il filn fu in buona parte girato a Venaria, nella tenuta di Gianni Agnelli che fu felicissimo di prestarla per un film di protesta sociale a quel rigido comunista che era il regista Giuseppe De Santis.

Quando Silvana Mangano si presentò ai provini, Giuseppe de Santis la scartò… Troppo truccata, troppo costruita per la parte di una contadina… poi la incontrò per caso in un giorno di pioggia e quella ragazza dai capelli bagnati e senza un filo di trucco ottenne immediatamente la parte.

Con quel film dunque la nuovissima attrice diventa un fenomeno  esplosivo… E impone  il successo internazionale del film …   Qualche anno dopo i critici cinematografici ancora cercavano  di spiegarselo “E’ un fatto fuori dal normale la consacrazione di un mito con un solo film…  Fu un imporsi di colpo e la ragione fu  il legame al personaggio, misteriosamente suo…Complici  le risaie dove gli inediti corpi delle mondine potevano spiccare in tutta la loro sensualità”

Erano tempi di maggiorate fisiche e l’Italia imponeva le sue migliori, Sofia Loren, Gina Lollobrigida… anche Silvana Mangano sembrava una di loro… Invece il suo fu un percorso tutto alla rovescia.

Il produttore di “Riso amaro” si chiamava Dino de Laurentis e quando si sposarono tutti pensarono che  lei l’avesse fatto per la carriera… solo dopo, molto dopo si capì che con quel matrimonio si voleva mettere al sicuro, uscire di scena. Invece non le fu possibile… Incredibilmente e per diverso tempo furono proprio i suoi film a dare forza a denaro alla produzione di suo marito. I melo seguitavano ad andare di moda e lei diventò “Anna”, la ballerina ceduta alla vita monastica in un film tutto strappalacrime, ma di grande successo finanziario…  L’unica cosa bella del film è Silvana Mangano che balla il Mambo in un mix incredibile di tecnica, innocenza e consapevolezza… come del resto seguiterà a fare anche in “Mambo…

All’apparenza sembrava che tutto andasse bene… in pochi anni lei  avrà quattro figli e un affetto immenso da parte del marito che la vizia e la coccola. In realtà   non voleva più recitare… Chissà quando e perché, ma in lei si era rotto qualcosa … Un dramma che non le darà più pace… Si sentiva inadatta e seguitava a negarsi attrice “Non ho mai avuto nessuna scuola alle spalle… Io improvviso ”  Ma c’erano gli interessi di famiglia e lei  doveva seguitare a lavorare. Su questo la produzione … e il marito,  erano inflessibili.

C’è da chiedersi come abbia fatto con tutta la sua insicurezza e la sua paura a interpretare per anni e così bene i ruoli più diversi. A parte i film  “Peplum,” come Ulisse, di cui anche lei fu vittima, nei ruoli inespressivi di Circe e Penelope, c’è per esempio l’umanissimo ritratto della prostituta Costantina de “La Grande Guerra” dove lei  è spigliata,  un po’ aggressiva, a tratti comica e non lascia assolutamente sospettare  l’insofferenza e il disagio  di cui era vittima. Anche in un film dolente come “La diga sul Pacifico” è di nuovo una scatenata e disinibita ballerina  al fianco di Anthony Perkins  e tutta la Francia si infiamma per lei…  C’era solo un fatto che poteva far capire  la nevrosi che l’agitava, ma all’epoca non c’erano i dati per interpretarlo. Era il suo fisico in  metamorfosi… Qualcosa che cominciò quasi in sordina e ad un certo punto nei primi anni ’60 divenne evidentissimo… In lei non c’era più niente della ragazza dal fisico esuberante, che l’aveva  lanciata in Riso Amaro”. Quel fisico lei aveva imparato a disprezzarlo e odiarlo come qualcosa di volgare, di contaminato.. e un po’ per volta divenne una signora diafana, estremamente  magra, quasi esile e senza più nessuna delle sue curve leggendarie… Era bellissima, ma non era più lei…  Ormai la chiamavano l’antidiva per quel suo modo di sottrarsi, di non apparire, di vivere sempre più appartata. Ma anche questo non era possibile…La volevano i più importanti registi e non perché era la moglie del produttore, ma solo perchè era Silvana Mangano, anche se lei faceva fatica a capirlo. Però quando saliva sul set  si trasformava, si identificava, si dava completamente al personaggio. Spesso  è strepitosa, anche in un dubbioso film di Pasolini come “Teorema”. Sono tanti i personaggi che affollano  la trama, ma è solo lei che dà credibilità alla storia, in un ruolo difficile… Quello della signora borghese che si abbandona a tante esperienze sessuali in cerca di un’improbabile salvezza. E’ felice anche la collaborazione con Visconti …  Sorprende la verve con cui si cala, lei così timida e introversa, nell’ esuberante, eccessiva affittuaria che sconvolge la quiete del solitario professore in “Gruppo di famiglia in un interno”…  E già prima Visconti doveva averla amata alla follia quando  interpretò la madre del giovane Tazio in “Morte a Venezia”. Per capire tutto Visconti basterebbe solo guardare lei, eterea, distante, splendidamente seduta al caffè fra i suoi veli e i grandi cappelli… in quella magica e torbida atmosfera di Venezia.

Poi ci fu la terribile disgrazia del figlio e lei non voleva più saperne di cinema e di nessuno. Ancora una volta fu il marito, quasi a costringerla, perché accettasse un ruolo in Dune, il film  di fantascienza che produceva con la figlia Raffaella… Stavolta Dino non la voleva usare, come lei troppe volte,  forse a torto aveva pensato…  La voleva solo aiutare, ma forse lei nemmeno lo capì.

L’ultima interpretazione “Oci Ciornie” con Mastroianni  invece fu quasi un dono…  Per lei che non aveva avuto quasi mai voglia di recitare… Adesso invece ne era felice. Si ritrovava, ora che il suo ciclo stava per finire e lei lo sapeva, proprio con Marcello, l’amore della sua prima giovinezza, il ragazzo che la baciava su una panchina dei giardinetti di  San Giovanni solo di pomeriggio, perché il padre siciliano  non voleva che la figlia uscisse di sera… E’ bello  sapere che alla fine, almeno in parte si è riconciliata con se stessa e forse ha capito, lei che non ci voleva credere, quante persone l’hanno ammirata e le hanno voluto bene.

Sarà ovvio ma è anche giusto dedicare a Silvana una ricetta a base di riso, quel riso che lei ha reso tanto famoso in  “Riso Amaro” e “La diga sul Pacifico.” E’ solo un piccolo omaggio ma lo facciamo tutti di cuore.

RISOTTO AL BAROLO

INGREDIENTI per 4 persone: 350 grammi di riso, 1 cipolla, 1 sedano, 500 ml di brodo vegetale, 70 grammi di burro, 2 bicchieri di vino barolo, 1 carota, parmigiano reggiano a piacere, olio extra vergine di oliva,sale e pepe q.b.

PREPARAZIONE: tritate la cipolla, il sedano e la carota e fate appassire in un tegame con olio e  circa 20 grammi di burro a fuoco molto basso. Quando le cipolle sono appassite, aggiungete tutto il vino Barolo e fate evaporare. Versate quindi il riso e portatelo a cottura aggiungendo poco alla volta il brodo vegetale caldo. Mescolate spesso per non farlo attaccare e aggiustate di sale solo verso la fine della cottura. Quando il riso sarà cotto aggiungete il burro, il parmigiano e una spolverata di pepe.