Il Camoscio alla piemontese all’ombra di una dinastia!

32Quando nel ’39 a. C. Livia Drusilla andò sposa a Gaio Ottavio, aveva 20 anni, aveva appena divorziato dal primo marito, aveva già un figlio di tre anni Tiberio ed era incinta. Lui di anni ne aveva 24  e per sposare Livia anche lui aveva appena divorziato, da soli 3 giorni, dalla moglie Scribonia  proprio mentre nasceva la loro figlia Giulia.  Tre mesi dopo il nuovo matrimonio  nasceva Druso e nessuno ha mai saputo se quel figlio fosse del primo o  del secondo marito. Comunque  anche se di padre incerto il bambino fu subito amatissimo dal futuro Augusto… E poi lui e Livia erano  così giovani e avrebbero di sicuro avuto altri figli.. L’anno successivo  infatti nacque un altro bambino, ma morì subito e dopo  Livia non ne poté più avere…

Mentre il suo potere cresceva sino a farne il primo imperatore della storia di Roma, Augusto seguitava a covare l’amarezza per quel figlio mai avuto, a cui avrebbe voluto lasciare  il potere … La figlia Giulia non contava perché a Roma le donne non avevano incarichi pubblici… Dapprima  pensò che Marcello, figlio di sua sorella Ottavia  e primo marito di  Giulia  potesse essere l’erede, ma il ragazzo morì poco dopo, di tifo,  a soli 21 anni… Augusto allora obbligò Giulia a sposare Agrippa il  suo grande amico e comandante militare dell’Impero… anche se aveva il doppio degli anni della figlia…  Stranamente fu un matrimonio abbastanza felice e in meno di dieci anni ebbero 5 figli… Augusto adottò i due ragazzi   Lucio e Gaio e ricominciò a sperare… Anche quando morì Agrippa  c’erano ormai Tiberio e  e l’amatissimo Druso che proteggevano le frontiere…  E la figlia Giulia la obbligò a sposare proprio Tiberio, nella speranza  che il potere, anche in futuro rimanesse in famiglia…  Ma i due si detestavano..  E cominciò la seconda ondata delle tragedie…Druso,  abilissimo   in guerra, bello, amato da tutti  morì   in Germania a 29 anni e qualche anno dopo a distanza di   mesi morirono anche Gaio e Lucio… Dell’ultimo figlio di Agrippa e Giulia nemmeno a parlarne…  Agrippa Postumo sembra che fosse pazzo   e comunque Livia non lo voleva fra i piedi e riuscì a mandarlo via da Roma…  In linea di successione faceva troppa concorrenza  a Tiberio…  Più tardi sembra che lo fece uccidere… Era rimasto solo Tiberio, il ragazzo sgraziato e antipatico di cui Augusto non aveva mai voluto riconoscere il valore… E fu lui alla fine che ereditò quell’immane impero mentre Giulia moriva in esilio confinata dal padre per  troppi scandali e  troppi amanti… Forse la verità era un’altra, sembra che Giulia stesse organizzando una congiura per uccidere il padre, ormai stanca di tutte le violenze che lui aveva imposto alla sua vita privata…

Stranamente quell’antica tragedia dinastica alla ricerca di un erede, torna alla mente quando si pensa  agli Agnelli, la più potente famiglia italiana da  quasi un secolo, sempre alla ricerca di un erede per quell’immenso impero industriale della Fiat… Eppure Gianni Agnelli veniva da una famiglia numerosa… Erano ben 7 figli di cui tre erano maschi… Ma avevano avuto una giovinezza difficile… Il padre Edoardo, l’erede dell’impero muore a 42 anni prima ancora di  cominciare a condurre l’azienda… Il padre non si fida!  Nel 1935 Edoardo era a bordo dell’ idrovolante di famiglia e durante un ammaraggio all’idroscalo i galleggianti del velivolo urtarono un tronco vagante sull’acqua…  L’aereo si ribaltò ed Edoardo morì, decapitato dall’elica rimasta in movimento…  Era venuto meno l’erede dell’ industria e il nonno col tempo si affidò a un amministratore… Gianni   allora ha 14 anni e lui e i suoi fratelli  si trovano in mezzo alle battaglie legali combattute dal nonno    che li vuole sottrarre alla madre e dar loro un’educazione tutta Fiat… Alla fine vincerà la madre ma anche lei muore  presto in uno scontro con un camion degli alleati  sul finire della seconda guerra mondiale… Lui Gianni, il primogenito non potrà nemmeno mettere piede nell’azienda di famiglia  che è dominata da un uomo di fiducia del nonno… Così disse Vittorio Valletta al Delfino nel 1946 “Esistono solo due possibilità: o il presidente della Fiat lo fate voi o lo faccio io», al che  il giovane Agnelli rispose mondano e disinvolto: «Ma di certo voi, professore». E sparì per quasi 20 anni in giro per il mondo… Difatti l’erede Edoardo nasce a New York e la figlia Margherita in Svizzera…

Forse quando Gianni Agnelli, ormai per tutti l”Avvocato,” nel 1966 prende in mano le sorti della Fiat non  ha nemmeno il tempo per accorgersi  che Edoardo, quel bellissimo, esile  ragazzino  è pieno di fantasie, timidezze, introspezioni… Quando arriva all’Università di Princeton  ci va per studiare Lettere Moderne… Sostanzialmente Storia delle Religioni … E il padre comincia a sobbalzare… In Fiat c’è bisogno di qualcuno che sappia di   finanza o magari ingegneria o relazioni industriali… Si preoccupa davvero quando Edoardo comincia   i viaggi in India… Ci andavano in molti all’epoca, in cerca di spiritualità… dai Beatles   ai giovani hippies… E’ quasi una tappa d’obbligo…  In seguito Edoardo diventerà di casa  dall’Ayatollah Khomeini.  E’ entusiasta della rivoluzione religiosa che ha cacciato il laico  Sha Reza Pahlavi dall’Iran e si avvicina all’Islam sciita… Non è del tutto certo ma sembra che si converta col nome di Mahdi.

Ma nonostante le sue  forme ascetiche o forse proprio per questo Edoardo comincia a interessarsi dell’azienda di famiglia… Naturalmente a modo suo… Non concepisce aziende basate  esclusivamente sul profitto, approda al principio della solidarietà sociale e finisce in un ibrida posizione di   marxismo mistico… Inoltre è sensibile ai temi dell’inquinamento e vorrebbe  auto ecologiche. Ma quello che soprattutto colpisce la famiglia è l’accusa pubblica che  fa all’azienda di sfruttare l’intera collettività…   Il ricorso massiccio alla Cassa Integrazione e  gli sconti con  gli incentivi  alle vendite, forse a qualcuno sfugge,  ma vanno sempre  a gravare sullo Stato,  ormai sotto ricatto…  Ne va della pace sociale…  Forte è il timore che  la Fiat  faccia licenziamenti di massa a ogni minima crisi del mercato…

Molti così cominciano a pensare che Edoardo sia matto, ma proprio da quelle parti, a Ivrea, Adriano Olivetti ha costruito un diverso impero su quegli stessi principi  che  pronunciati da Edoardo sembrano follie…  In  sé l’esperimento era riuscito… A Ivrea c’erano  case e cultura agli operai, partecipazione alla gestione e abbandono dell’alienante catena di montaggio…  Solo per l’incapacità dei successori di Adriano andrà in rovina l’impero delle macchine da scrivere e tutto quello che di elettronico venne dopo…

La Fiat  comincia a dubitare di avere l’erede…  Degli altri due fratelli dell’Avvocato, Umberto già l’affianca in azienda, ma è già troppo in là negli anni per diventare un erede e l’altro Giorgio è morto giovane, senza figli, ricoverato a lungo  in una clinica svizzera per schizofrenia… Margherita,   è donna e alla Fiat  entrano solo gli uomini…  Come del resto succedeva negli antichi imperi…

La posizione di Edoardo diventerà insostenibile quando nel 1990 sarà arrestato in Kenia con l’accusa di possesso di eroina…  Passerà anche due notti in prigione dritto in piedi perché nell’orribile cella manca anche lo spazio per sedersi. Poi l’accusa si smonta e lui torna in Italia ma dopo pochi mesi  viene nuovamente accusato per un giro di droga … Anche stavolta  Edoardo  è innocente, ma deve ammettere la propria tossicodipendenza…

E’ il 1993 e Giovannino Agnelli il figlio di Umberto è diventato grande…  E’ un ragazzo simpatico, allegro e   preparato.. E’   ora  che entri nel Consiglio di Amministrazione… l’anticamera dell’Impero…   Lo zio Gianni esulta, ma è solo  per poco… La tragedia irrompe di nuovo  quasi senza preavviso … Nel 1997 a soli 33 anni Giovannino muore…  una malattia che  non gli da via di scampo…

L’avvocato ha il viso sempre più tribolato dalle rughe e una bocca amara dove è difficile rintracciare un sorriso… Però ci sono i figli di Margherita… Si chiamano Elkann , ma sostanzialmente John e Lapo sono cresciuti in Fiat dopo averli strappati alla madre… con la quale non parlano da anni..

Dopo la morte di Giovannino,  a soli 22 anni   John Elkann entra   nel Consiglio di Amministrazione .

Edoardo  è sempre più in ombra…  Ci soffre molto… Vive in una villa  di proprietà dei genitori, ma ne occupa solo la portineria… Fa ripensare  a Giulia la figlia di Augusto costretta nel suo esilio, in un alloggio di una sola camera…Una fredda mattina di novembre del 2000 Edoardo viene ritrovato morto alla base di un cavalcavia alto  più di 70 metri. Sembra si sia gettato  dopo aver lasciato  l’auto con il motore acceso…  L’inchiesta è rapidissima e si chiude in un giorno…   E’ suicidio!

Ma dopo qualche tempo cominciano i dubbi…  Troppe incongruenze in quella morte… Perché  era uscito senza scorta? Perché era vestito a metà con la giacca del pigiama sotto una normale giacca? A che ora è entrato in autostrada? Si dice alle nove del mattino, ma un pastore dice di aver visto il corpo sotto il viadotto alle 8… Come mai una persona che precipita per 70 metri ha ancora le scarpe addosso? Perchè il viso di Edoardo, trovato a faccia in giù non è devastato?    A chi dava fastidio Edoardo Agnelli? Qualcuno dice che volevano che rinunciasse   ai suoi diritti in Fiat in cambio di un po’ di soldi… E che lui testardamente non avesse accettato… Qualche giorno prima aveva detto a un amico di essere preoccupato…  Nel 2008 la televisione manda in onda uno speciale elencando tutti i dubbi e raggruppando testimonianze. Esce anche un libro “Ottanta metri di mistero – La tragica morte di Edoardo Agnelli”  Si chiede di riaprire l’inchiesta, ma sembra che nessuno lo voglia fare…

Oggi il potere della Fiat in buona parte è in mano all’ AD Sergio Marchionne…  Lui lo nega  ma  forse porterà via  la Fiat dall’Italia…  Magari un po’ per volta ora che c’è il partner Chrysler…  John Elkann è Presidente, ma  sembra solo… Suo fratello Lapo  un ragazzo estroverso e pieno di fantasia, che curava  l’immagine dell’Azienda se ne è dovuto andare dopo essere finito all’ospedale, in coma, per un overdose… L’ambulanza è arrivata appena in tempo nella casa del trans, dove stava quasi per morire…

La figura gentile di Edoardo con la morte sembra aver acquistato spessore…  Ne parlano tutti con rispetto… In qualche modo la morte lo ha ricongiunto alla famiglia…

Si dice che a casa dell’Avvocato si mangiasse sempre poco, ma prodotti di qualità vicino alla terra…  Erano piemontesi e  molto attaccati alle loro tradizioni… Sicuramente  ” Il  Camoscio alla  Piemontese con la polenta” lo conoscevano bene…

CAMOSCIO ALLA PIEMONTESE CON POLENTA

INGREDIENTI PER IL CAMOSCIO per 6 persone: spalla o petto di camoscio kg 1, burro grammi 120, farina bianca 30 grammi, 1 bicchiere di aceto bianco di qualità, 1 carota, 2 coste di sedano, 2 cipolle, salvia e rosmarino,  4 cucchiai di olio extra vergine di oliva , 1 bicchiere di brodo di carne di manzo,  1 cucchiaino di zucchero,  sale e pepe.

INGREDIENTI PER LA POLENTA per 6 persone: faina gialla bramata cioè a trama grossa grammi 500,  acqua 1,750 litri, sale q. b.

PREPARAZIONE DEL CAMOSCIO: tagliate il camoscio in pezzi piuttosto grossi, poi adagiateli in un tegame di terracotta, unite la carota affettata, le coste di sedano a pezzetti, un po’ di salvia, un rametto di rosmarino  e l’aceto. Lasciate la carne a macerarsi per 24 ore e anche di più, poi affettate le cipolle e fategli prendere colore in una casseruola sul fuoco in 50 grammi di burro,poi unite la farina impastata con 30 grammi di burro e lasciatela dorare, poi aggiungete  il brodo e fate cuocere il tutto per 5 minuti.  Mettete una padella sul fuoco con il restante burro e l’olio, poi aggiungete i pezzi di camoscio scolati dalla marinara, asciugati e infarinati. Quando il grasso del camoscio si sarà sciolto togliete la carne e mettetela nel tegame delle cipolle, salate e pepate. Terminate la cottura  coprendo il tegame e a fuoco basso per circa due ore.

PREPARAZIONE DELLA POLENTA; in una pentola capoiente portate a ebollizione l’acqua e fatevi cadere  un po’ per volta  a pioggia la farina mescolando  ogni con un cucchiaio di legno affinché non si formino grumi; seguitando a rimestarla fatela cuocere per 50 minuti e non meno perché la polenta poco cotta può far male. A fine cottura riversatela su una spianatora di legno  e poi tagliatela a fette abbastanza spesse.

COMPOSIZIONE DEL PIATTO: Distribuite 1 o più fette di polenta sul piatto di ciascun commensale, sistemateci sopra il camoscio e poi dopo aver passato al setaccio il sugo di cottura   versatelo sulla carne.

Stefania Sandrelli e gli spaghetti del dì di festa!

Gli intellettuali l’hanno sempre un po’ snobbata… soprattutto le intellettuali o le femministe, che  vedevano nelle  sue interpretazioni di ragazza prima e di donna poi,  l’esclusivo emergere della sfera sessuale, ora accennata, ora evocata, ora più concretamente  offerta…  Lei del resto non ha mai reagito agli ostracismi,  ha camminato leggera, come inconsapevole, in mezzo alle critiche e alle malignità,  seguitando a offrire negli anni  quel suo  sorriso,   agli inizi   più malizioso e spigoloso, col tempo  più dolce …  Quando ride sembra sempre voglia ringraziare qualcuno…  Famosa è rimasta la non – intervista con Oriana Fallaci, la più intrepida, polemica e  e famosa delle giornaliste italiane che,  con la sua intransigenza di donna impegnata  cercò  di affondarla nel ridicolo…A un certo punto Oriana si alzò e gelidamente  disse “Scusi, signorina, proprio non ce la faccio” e  lasciò la casa di Stefania Sandrelli… Doveva aver preso come un’offesa alla sua intelligenza il fatto che Stefania la ricevesse masticando chewing gum e con le strips di Topolino in mano…  Alle domande  che le rivolgeva la Fallaci poi rispondeva con lentezza, quasi con fatica… A distanza di anni, Stefania si schermiva, senza  la minima traccia di astio    “È stata colpa mia, lei, la Fallaci, è così brava e simpatica. E poi è toscana, come me”.

Sarà stato per la sua leggerezza, ma certo il coraggio non le è mai mancato… Viareggio negli anni 60 è uno dei luoghi mitici dell’Italia rampante…  I vip di Milano scendono tutti qui per le  ferie e i locali notturni sono il fiore all’occhiello della   musica più   nuova… Fra i giovani cantautori ce ne è uno in particolare … “Con Gino c’incontrammo alla Bussola. In realtà io ero andata lì apposta perché quella sera lui cantava. A me piaceva molto e volevo incontrarlo. Mi ero anche messa un bel vestito verde acqua, con una striscia di raso intorno alla scollatura. Lui mi vide e mi invitò a ballare e siccome ero piuttosto carina, mi stringeva. Poi però mi chiese quanti anni avevo e quando sentì che erano solo quindici si staccò bruscamente….” Invece fu un lungo amore … Lui aveva 12 anni più di lei e una moglie, che  trascurava  ma non lasciava…  Stefania cominciava quasi per gioco a lavorare nel cinema … Lui  beveva, era geloso, ma  per lei scrive “Sapore di sale”  una canzone  da giovani, che sa di mare, di estate, di felicità e … invece poco dopo, Gino  si punta una Derringer al cuore … “Volevo vedere cosa succede” spiegherà poi… E quel proiettile a Gino Paoli gli rimarrà conficcato dentro… Lei anche se  così giovane non si spaventa e non si allontana…

Nel 1964 nasce Amanda… Non era facile andare così controcorrente negli ipocriti anni ’60 dove tutto era lecito e consentito… Purchè non fosse risaputo… Poco tempo prima avevano allontanato dalla televisione Mina, la più grande  cantante italiana e una grande showgirl…  Aspettava un figlio da un uomo separato dalla moglie, in un Italia dove non c’era divorzio… Ma Stefania non ha paura e di questa maternità contestata, sente solo la  gioia infinita…  Mentre  la carriera di Gino Paoli comincia a entrare in un’ombra lunga, da cui uscirà solo molti anni dopo, Stefania  diventa una delle più acclamate dive. Poi  la sua storia d’amore con Gino finisce, si trasferisce a Roma, si sposa e avrà un altro figlio…

I suoi registi sono tutti importanti ma i ruoli che le affidano  sono sempre trasgressivi…  Comincia come giovane ladra ne “Il Federale” per  raggiungere subito dopo la fama in un  film di forte satira di costume come  “Divorzio all’Italiana”  E’ la giovanissima amante del Barone Fefè che per amor suo ucciderà la moglie, facendolo sembrare un delitto d’onore … Altre attrici  che, come lei, iniziano la carriera in quegli anni saranno sempre lì a sbandierare  i loro interessi culturali, l’impegno sociale o politico, la fedeltà  e la famiglia … Stefania non ci prova affatto… Sembra felice dei ruoli che interpretà e non le dispiace  che sia circondata  da quest’alone di sesso che le gira attorno..   Ma se oggi le si chiede se ha mai  provato attrazioni sessuali sul set  risponde scherzando “Il set è il luogo meno adatto per un feeling di quel genere. Con tutte le luci addosso, i tecnici e la parrucchiera che ti assesta un capello, ti senti pronta per la vivisezione. Io però sul set riesco a valutare il partner che mi piace e quello che mi lascia freddina”…

Nel 1970 Bernardo Bertolucci  ne “Il Conformista”  la riveste di una preziosa, sofisticata immagine  di giovane signora  a cavallo fra gli anni ’30 e ’40…  e le affida il personaggio di Giulia,  moglie naturalmente  amorale  che  eccita  il marito  in viaggio di nozze, raccontandogli   il suo lungo amore di quindicenne  con un uomo di sessanta anni … Per poi subito dopo mettersi a  filtrare con  una  bellissima  donna bionda…   Giulia è una figura a cui lei  aderisce completamente senza paura  di  compromettersi e di essere identificata  con il suo personaggio…

Di film ne ha interpretati  130 compresi quelli per la televisione, un  attività addirittura frenetica, senza sosta che solo raramente ha subito flessioni…  Con punte di erotismo  che hanno fatto  scrivere fiumi di inchiostro sulla validità  artistica del cinema erotico, le sue differenze e le sue analogie col cinema porno… A Stefania non si può toccare”La Chiave”… Questo film l’ha amato troppo  e lei, abituata a buttarsi tutto alle spalle, invece per quel film ci ha sofferto …”Dopo “La Chiave” mi è stata appiccicata addosso l’etichetta di attrice erotica. È stata un’etichetta che mi è pesata…” La Chiave è la storia della rivelazione di una folle passione coniugale, che porterà alla morte uno dei due protagonisti   “Un romanzo che mi è piaciuto infinitamente, quando l’ho letto nella sceneggiatura di Tinto Brass… Così non ho avuto paura di spogliarmi, di recitare nuda in un copione valido.  Sono stata per molti anni un’eterna ragazza del cinema italiano di volta in volta ingenua, maliziosa, tenera, disponibile. Con La Chiave sono diventata una donna, una madre di quasi 40 anni che, nell’Italia fascista (uso questa parola per esprimere un modello di educazione, una passività femminile di intere generazioni di madri) scopre la propria sessualità repressa…Il nudo, l’erotismo sono forme, modi di espressione. Purtroppo, c’è stato chi ha voluto vederli in un’altra maniera, e così è caduta la distinzione tra erotismo e pornografia».

Ma Stefania non si arrende… Istintivamente  ha sempre capito l’importanza dell’Eros nella vita delle persone… La sua è una consapevolezza che riporta alle radici della vita, in un tempo mitico che poco ha a che fare con le sovrastrutture sociali e  con l’intermediazione della psicoanalisi… Così l’anno dopo interpreta “Una donna allo specchio”… Un  incontro  durante il carnevale…Tre giorni di amore insensato e sfrenato, di scoperte e di confessioni.  Un’avventura che non si nasconde dietro  speranze di futuro e in cui  proprio la brevità  dell’incontro porta alla ricerca della  trasgressione più totale…  E seguiterà a rappresentare la trasgressività sessuale anche dopo, quando a 45 anni interpreterà la perfida Conchita che cadrà succube di passione per il possente Raoul…

Quando le chiesero se fosse  femminista lei rispose «Credo proprio di sì. Ma spero che questo non mi affatichi troppo» Indubbiamente sarebbe stata una grossa  impresa spiegare alle femministe il suo modo di essere una donna libera… Ha preferito farlo con un film, cosa che a lei dà gioia  e proprio per questo non l’affatica… Alla sua prima prova come Regista  chiama, come interprete, sua figlia Amanda e racconta una storia insolita, quella di una poetessa e scrittrice a cavallo fra il Medio Evo e il Rinascimento. Pochi conoscono il nome di Cristina da Pizzano. Eppure Cristina è stata una figura avvincente! Italiana, in Francia  fu la prima donna  a sopravvivere e a riconquistare la sua dignità   scrivendo e pubblicando opere poetiche, erudite e  persino scritti   in difesa di Giovanna d’Arco. Schiacciata dalle guerre e dalla miseria Cristina  riuscì a vincere  fame, paura e disperazione grazie alla scoperta di un dono che portava dentro di sé senza saperlo, la cultura che suo padre le aveva insegnato e il talento poetico che le era innato.

Alla prima del film  Stefania Sandrelli, sempre schiva delle grandi dichiarazioni, per una volta  si lascia un po’ andare e dichiara “Bisogna fidarsi  di più di quella forza femminile… e spenderla… usarla … Riuscire a camminare non davanti agli uomini, perché non vogliamo e neanche dietro, alla pari…  Percorrere un po’ lo stesso cammino”

 Un piatto di pasta asciutta per Stefania Sandrelli, simile a quello che mangiava in “C’eravamo tanto Amati” un film di rara poesia, sulle disillusioni  della gioventù e della  politica. Lei è Luciana, la ragazza venuta a Roma per fare cinema che diventerà la donna di tutti e tre i protagonisti, fino alla saggia scelta di quello fra i tre che potrà farla felice…

SPAGHETTI DEL DI’ DI FESTA

Ingredienti: per 6 persone: 250 gr. di Spaghetti  di farina bianca, 250 gr. di Spaghetti  Integrali con Omega 3,  4 salsicce,  350 gr di funghi porcini freschi o 50 grammi di funghi essicati, 10 rosette di cavolfiore, 2 spicchi di aglio, peperoncino, pepe, sale, olio extra vergine di oliva, pomodorini, parmigiano

PREPARAZIONE .  Pulite il cavolfiore e  lavatelo.  In una padella  mettete un po’ di olio, uno spicchio d’aglio tagliato a metà e fatelo appena rosolare sino a quando diventi madreperlaceo, poi  unite il cavolfiore a pezzi e il peperoncino, salate e versate un po’ di acqua. Fate cuocere, aggiungendo acqua di tanto in tanto finché il cavolfiore non si sarà disfatto e ridotto quasi ad una crema. In un’altra padella versate pochissimo olio, l’altro spicchio d’ aglio tagliato a fettine, la salsiccia e i funghi porcini( se usate quelli secchi devono essere messi a bagno in acqua tiepida per 30 minuti circa e strizzati prima di aggiungerli al sugo)  salate e fate cuocere a fiamma vivace per pochi minuti, dopodiché aggiungete il cavolfiore e spegnete il fuoco. Mentre cuoce la pasta potrete preparare le cialde di parmigiano e i pomodorini per la decorazione. Per le cialde sarà sufficiente versare alcuni mucchietti di parmigiano grattugiato in una padellina antiaderente calda e attendere giusto il tempo che si sciolga, girarle e poi riporle su un piattino. I pomodorini invece andranno appena scottati in una padellina (un paio di minuti a fiamma alta e senza l’aggiunta di olio). A questo punto scolate la pasta e saltatela nel condimento di funghi cavolfiore e salsiccia unendo una spolverata di parmigiano e nell’eventualità un paio di cucchiai di acqua di cottura. Impiattate con l’aggiunta dei pomodorini e delle cialde di parmigiano come decorazione.