Una storia italiana: Roberto Saviano e la mozzarella di bufala

Un giro nelle città di mare, Genova, Napoli, Bari…E’ tornato per qualche giorno in Italia per presentare il  nuovo libro… ” Zero Zero Zero”,… Si chiama  quasi come la farina, perché gli somiglia, ma ha uno zero in più… perché si tratta della cocaina… Di sera Saviano va nelle Librerie Feltrinelli, ma il giorno lo passa a inebriarsi d’acqua e di luce… Forse sono le cose che gli mancano di più, assieme ai selci di Napoli e alle scampagnate di Pasquetta  nei giardini della Reggia  di Caserta… 34 anni non sono molti … E’ poco più di un ragazzo, ma sono sette anni che vive molto peggio di un recluso. L’ha descritto   nel libro apparso nel 2009 “La bellezza e l’inferno”….. “Non potevo  girare per cercarle e nemmeno decidere da solo dove abitare…. E se diventava noto che io stavo in quella via ero subito costretto a traslocare. Ho scritto in una decina di case diverse. Tutte piccolissime e buie. Le avrei volute più spaziose, luminose, ma nessuno me le fittava… Più spesso ancora ho scritto in caserma… Mentre fuori intuisci movimento, c’è il sole, è già estate. Sai che se potessi uscire, in due minuti passeresti davanti alla tua vecchia casa… e in altri cinque saresti al mare…

Chissà in quale parte del mondo si trovano quei luoghi oscuri dove oggi  vive Roberto Saviano… Nel suo rimpianto  per il mare e per la luce sembrano tutti avvolti nelle brume e nelle nebbie nordiche dove è più facile perdersi, non farsi riconoscere  e soprattutto stare il più possibile lontano da Napoli la città denunciata e messa a nudo  da “Gomorra” il romanzo  dove lo storie sono vere, le vittime amare e da cui hanno tratto un film di immenso successo. Era cominciato tutto come un reportage… La camorra che in quelle zone del napoletano era sempre stata la sua vicina di casa, adesso che è giornalista se la va a studiare  negli archivi della polizia, dove ci sono i rapporti degli agenti operativi… Ore e ore a guardare le trascrizioni delle intercettazioni… ma alla fine non gli basta e si fa assumere da un importatore cinese che controlla il traffico di merci…. E’ un big che ha comprato alcuni palazzi del centro e li ha sventrati per trasformarli in enormi  magazzini, dove con fulminea rapidità vengono accolte le merci  cinesi che escono dal porto senza che ci sia nemmeno il tempo di verificarne l’arrivo… Il viaggio al contrario  lo fanno i vestiti dei grandi sarti copiati negli scantinati  napoletani  da povera gente quasi non pagata e che poi si ritrovano indosso alle grandi dive di Hollywood…A un certo punto il reportage si trasformò in qualcosa di diverso e tutti quei personaggi e quelle situazioni che Saviano aveva incontrato, cominciarono a vivere di vita propria… a voler diventare personaggi letterari  portandosi dietro tutta la loro  drammatica verità. Alla fine  venne fuori un’opera del tutto nuova che nessuno è riuscito a definire esattamente… Forse  si tratta di un “romanzo non fiction”… Ma la storia di Don Giuseppe Diana ucciso a Casal di Principe, i rapporti della  Camorra in Gran Bretagna, come si articola  la struttura interna della Camorra che i suoi affiliati chiamano “Sistema”…  Una volta diventati  libro, sfuggirono letteralmente dalle mani del suo autore per diventare in pochissimo tempo un successo internazionale… “Gomorra” è stato tradotto in 52 paesi. Se fosse rimasto un successo a livello locale, i camorristi, spesso riconoscibili, si sarebbero  divertiti o se ne sarebbero addirittura vantati nel loro ben noto narcisismo.   Così invece i boss  cominciavano a mal tollerare  il successo del libro che aveva troppo attirato l’attenzione sui loro traffici e  finirono per non resistere all’onda d’urto  che seguitava a crescere  e  riversava su di loro le critiche e l’orrore di mezzo mondo.  Così decisero di passare al contrattacco e di vendicarsi.  Gomorra era stato pubblicato nell’aprile del 2006, qualche mese dopo arrivano le prime lettere minatorie, le telefonate mute.  Saviano non si intimorisce e li sfida apertamente da un palco a  Casal di Principe il 23 settembre.  Arriva a chiamarli per nome  e conclude: «Non valete niente, ve ne dovete andare da qui».  Pochi giorni dopo il Ministero dell’Interno gli dà una scorta… Sono arrivate troppe minacce… Più tardi un pentito svelerà un piano spettacolare in cui la camorra  sperava di uccidere Saviano su una autostrada con una strage simile a quella di Capaci. Nel 2008  Saviano lascia Napoli…   “Penso di aver diritto a una pausa – disse allora – Ho pensato che cedere  alla tentazione di indietreggiare non fosse una buona idea, non fosse soprattutto intelligente… Ma in questo momento non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo… Voglio una vita, voglio una casa, voglio innamorarmi… passeggiare, prendere il sole..ho soltanto 28 anni… E voglio ancora scrivere, scrivere perché è questa la mia passione e la mia resistenza… Rivoglio indietro la mia vita… “

Ma di tutte le cose che Roberto Saviano sperava di avere  quando  se ne andò da Napoli ne ebbe soltanto una… La possibilità di scrivere. Nelle sue lunghissime giornate in qualche luogo della Terra sconosciuto ai più,  Saviano  scrive, denuncia, pubblica…  “La bellezza e l’Inferno”,”La parola contro la Camorra”, “Super Santos”, ha collaborato  persino con  Fabio Fazio alla trasmissione televisiva “Vieni con me” … Ma  di tornare a vivere in Italia non se ne parla…Se si avvicina a Casal di Principe,  sia pure circondato dalla sua scorta, debbono mettere i poliziotti  persino sui tetti delle case tanto è alto il rischio di un attentato.

Ma in questo mese d’aprile è tornato in Italia per il suo libro…”Zero, Zero, Zero”  è ancora una volta un  libro di denuncia, lo stile, metà reportage, metà racconto è quello di Gomorra, ma stavolta Saviano nel suo pellegrinare attorno al mondo  ha inseguito le vie della  cocaina  e ce la  racconta partendo dalle radici della sua storia. Così  conosciamo i luoghi, i sistemi, i clan di questa la rete organizzata che frutta più di qualunque investimento in borsa…  A Napoli, da cui mancava da più di cinque anni era emozionatissimo, a Bari la folla non è riuscita tutta a entrare nella libreria… Hanno dovuto sistemare un maxischermo all’esterno. Non era emozionato solo Saviano… Lo era anche la gente…  Giovani e anziani venuti per il suo libro che mostravano in mano come un trofeo, ma venuti soprattutto per lui, a fargli sentire un attimo di umano calore… Prima che riprendesse da solo le sue strade del mondo.

Cosa mangi Saviano  è  abbastanza avvolto nel mistero, come tutto quello che lo riguarda personalmente… Ma in molti si ricordano che era un ragazzo dai gusti  semplici con qualche passione per il cibo della sua terra… Il Casatiello che mangiava quando andava con la famiglia a fare le scampagnate nella Reggia di Caserta e la mozzarella… il formaggio più fresco e più delicato di tutta la Campania, che nessuno al mondo può riuscire a imitare… La “Mozzarella in Carrozza” di cui diamo la ricetta è un tipico piatto della cucina tradizionale  campana  che si può mangiare sia come antipasto che come stuzzichino…

MOZZARELLA IN CARROZZA

INGREDIENTI per 4 persone: 8 fette di pane casereccio, preferibile al pane in cassetta che si utilizza nelle versioni più attuali, 3 uova, 100 ml di latte, farina q. b., un pizzico di sale, olio extra vergine di oliva quanto basta per friggere, pepe macinato  in modesta quantità, 400 grammi di mozzarella di bufala, con esclusione del fior di latte che  si utilizza in un’altra ricetta, tipica esclusivamente del Lazio-

PREPARAZIONE: Tagliate la crosta esterna  alle fette di pane casereccio a cui darete una forma quadrata. Tagliate 4 fette di mozzarella dello spessore di circa 2 cm, posatele su 4 fette di pane e ricopritele con le rimanenti. Dividete in diagonale i quadrati ricavandone 8 triangoli, poi in una ciotola mettete   le uova e sbattetele con il latte, il sale e il pepe. Mettete della farina in un piatto e rotolateci i triangoli di pane prima di immergerli nelle uova sbattute. Fate scaldare abbondante olio di oliva in una padella e friggete i triangolini rigirandoli su entrambi i lati e poi scolateli su carta assorbente prima di servire, aggiungendo un po’ di sale in superficie.

 

Lisbona, il fado e le code di scampi all’aceto, con verdure in agrodolce.

L’avevano scoperta i Fenici! Nella grande baia naturale e nella brezza che arrivava dall’ Oceano, facevano riposare le navi stanche. Alle loro spalle c’era già tutto il Mediterraneo, ma ora arrivava la parte più  difficile del viaggio, verso Nord… in Cornovaglia, a prendere i metalli…E prima che il tempo si corrompesse! Conoscevano le coste, le distanze e le stelle in cielo e guidavano le loro agili barche in modo perfetto, ma soprattutto  era gente nata con l’anima del commercio. Così non tardarono molto a capire che si poteva risalire il fiume affacciato sulla baia, arrivare a fondo nell’entroterra e scambiare tutto quello che si poteva, con le popolazioni locali. Perché ripartire a mani vuote? Gli iberici erano ancora immersi nella preistoria, ma a questo i civilissimi Fenici dell’anno 1000 prima di Cristo badavano poco… Purchè ci fosse qualcosa da scambiare… E lì avevano trovato cose preziose come i cavalli e il sale. Per diversi secoli  la baia fu solo un “emporio,” come lo chiamavano loro, poi i commerci diventarono più fiorenti  e nacque la città… “Allis Ubbo” in lingua fenicia voleva dire Porto Sicuro, in omaggio a quel luogo meraviglioso che consentiva riposo e sicurezza quando le tempeste tormentavano il grande Ocean0. I romani le cambiarono nome… Felicitas Iulia, e tale vollero che fosse, ricca e felice, piena  di teatri e di terme… Di  periodi buoni  Lisbona ne ha avuti tanti… Al tempo degli arabi  era una città cosmopolita liberale e florida…E le restituirono persino il suo nome Al Isbuna.  Ma fu  sempre il mare a portarle fortuna quel mare esaltante  che gli si spalancava davanti come un’avventura e una favola … All’epoca delle conquiste… Cabral scoprì il Brasile e Vasco da Gama portò le spezie dall’India… Se metà del mondo era spagnola l’altra metà era tutta portoghese e Lisbona sempre più ricca e più bella. Nel punto dove partivano le navi eressero simbolicamente la Torre di Belem  in quello strano stile stile decorato di corde attorcigliate, di armille  e simboli marinari a testimonianza del suo destino sui mari.

Poi qualcosa è cambiato e l’animo, lo spirito e la voglia di vivere non sono state più le stesse. Successe in una livida giornata di novembre del 1755, con una magnitudo di quasi 9 gradi sulla scala Richter e l’epicentro era proprio lì, poco a sud della città di Lisbona ma lo sentirono fino in Svezia Norvegia, Gran Bretagna e Italia… A Kinsale, in Irlanda un’ondata si abbatte sul porto, travolse le  imbarcazioni, inondò la piazza del mercato.  Algeri fu quasi distrutta. Durò sei minuti  e quando sembrava che dovesse finire arrivò lo tsunami con un’onda di 15 metri che si abbattè sul porto, sulle navi ormeggiate e sulla gente che all’aperto aveva cercato riparo dalle scosse. Quando finì, Lisbona, la bella Lisbona la conquistatrice  dei mari non c’era più!

Ci pensò un audace  Capo del Governo, il Marchese di Pombal a ricostruirla. Quasi in una sfida al destino, una voglia immediata di dimenticare e con i soldi che ancora affluivano dalle colonie, in un anno la città era di nuovo in piedi con uno stile modernissimo, grandi piazze e lunghi aperti viali, soprattutto con criteri antisismici. Fece fare talmente tanti studi, ricerche, interviste che si  può dire che la scienza sismica l’abbia inventata lui.

Ma nonostante gli sforzi di Pombal e il suo ardito desiderio di ricominciare, si era rotta una molla nell’animo della gente… Cessò la voglia delle conquiste, le ambizioni coloniali si sfaldarono e lo sguardo al mare, da cui era venuta tutta quella catastrofe, non fu più d’amore. I secoli successivi sono stati di ripiegamento e di impoverimento mentre l’impero coloniale un po’ per volta si ribellava e  si divideva in tante nazioni.

amaliaikj[1]

E’ come se il Portogallo sia risorto e abbia ritrovato se stesso solo nel 1974, quando, con quella che fu definita “La rivoluzione dei Garofani,” si scrollò dalle spalle l’ultima dittatura che lo stava opprimendo da più di 40 anni. Oggi Lisbona, sia pure tormentata dalla crisi economica che imperversa in mezza Europa è una città che affascina col suolisbona calore  umano e con la  sua bellezza… Fortunatamente il Marchese di Pombal all’ultimo momento, nonostante volesse una città tutta antisismica, si scordò o forse non ebbe cuore di  spianare Alfama, l’unica parte della città su cui il terremoto non si era abbattuto. Così, contraddizione fra le più belle al mondo, è rimasto questo quartiere tutto arabo, nella città modello di razionalità, dove ancora affiorano i resti degli edifici greci e romani, con i suoi stretti vicoli un tempo musulmani, dietro cui si aprono gli ampi spazi dei cortili interni. Ma soprattutto Alfama è suoni, musica e odori, è l’animo della città. Quell’animo ferito dal dolore e dalla tristezza che porta nel cuore la “Saudade,”  la nostalgia di quello che non c’è più, la malinconia di un bene assente  che trova il modo di esprimersi nel “Fado,”  il canto del destino, quello che  si canta nelle osterie, nelle “Tascas,” nelle “Casas do fado” dove  la musica ti strugge il cuore e ti fa sentire allo stesso tempo vivo e quasi un po’ felice, di fronte a tanta dolcezza e tanta armonia. Alfama è piena di questi locali, dove non c’è bisogno di chiamarsi Amalia Rodriguez, per  incantare  chi passa e chi si siede con quel canto unico  e incomparabile che se è malinconia è anche vita e anima… e delle più vere.

Direttamente dalle “Casas do Fado” di Alfama, dove ci si siede a mangiare e ascoltare questa unica e totale musica dal vivo, viene questo piatto, anch’esso appena velato di  amaro, che si chiama:

“CODE DI SCAMPI ALL’ACETO CON VERDURE IN AGRODOLCE”

INGREDIENTI per  4 persone: 12 scampi,60 grammi di melanzane,60 grammi di zucchine, 30 grammi di peperone rosso,30 grammi di cipollotto, 30 grammi di peperone giallo, 4 cucchiai di aceto di vino,  olio di oliva extra vergine, 1 cucchiaio di zucchero, pepe e sale q.b.

PREPARAZIONE: Sgusciate gli scampi ancora crudie usate le sole code.Togliete loro la vena interna e dopo mettetele in un piatto condite con olio, sale e pepe. Fat Tagliate a piccoli pezzi le melanzane le zucchine,i peperoni e il cipollotto,previo lavaggio e pulitura di tutte le verdure. Fate rosolare le verdure in padella utilizzando almeno 3 cucchiai di olio, spolverizzatela con un cucchiaio di zucchero e quando comincia a caramellarsi unite 2 cucchiai di aceto e lasciatelo cuocere a fuoco  medio finchè l’insieme diventerà denso e sciropposo. Aggiungetevi sale e pepe. Cuocete per pochi minuti gli scampi facendoli dorare a fuoco vivo in una padella antiadrente che vi permette di non adoperare olio. Mettete 3 code di scampi in ogni piatto accompagnate dalle verdure in agrodolce e servite caldo.