Lady Godiva, le tasse e la cioccolata

Avvolta in una    luce rosata,  si intravvede, anzi, si percepisce una silenziosa città  tutta vuota … Sulla destra, in prospettiva,  due   grandi  case   serrate… La prima, con la ripida  scala esterna che  sale  parallela  in  facciata e il tetto  a travi aggettanti … La seconda con la loggia all’ultimo piano scandita dalla fila degli  archi e delle colonne sotto il  frontone  triangolare. Frontalmente invece si vede la facciata  laterale di una Chiesa, con la  porta incassata sopra la breve scalinata …   La  parete di mattoni   termina sulla destra con il il profilo della colonna bianca   dal ricco capitello di marmo  traforato… Giù in fondo,  fra le  case e  la Chiesa,  le guglie e le torri della città, quasi intuite più che viste nella loro lontananza… In primo piano  avanza  solenne, di buon passo e   a testa eretta, un  nobile cavallo bianco dalla ricca gualdrappa rossa…. Sopra  di essa  pare che danzino i  leoni  rampanti, nel ricamo   d’oro…  E’ tutto un Medio Evo  incantato  e una favola cortese, evocati  dalla passione  e dal tratto elegante  del pittore Preraffaellita…

 Ma in questa totale armonia c’è qualcosa di strano e di bizzarro… Dove sta andando  quella  bella  donna   che cavalca  nuda  e   sola, racchiusa in se stessa  e remota all’ambiente ?  E’ una  sensazione  surreale,  inquietante,  qualcosa  che non si spiega, fuori luogo e fuori contesto… Come la zingara della Tempesta di Giorgione o la  tranquilla signora che fa colazione in un parco di Parigi, nuda in mezzo a due gentiluomini vestiti di tutto punto …

Eppure  ogni cosa  diventa chiara  se la bella donna è  Lady Godiva… Una storia esemplare  di intelligenza  femminile contro l’arroganza  e la prepotenza maschile …   Quasi  una novella di Boccaccio ambientata  nella nordica Albione… C’era una volta un nobile Signore, un conte che si chiamava Leofrico, viveva a Coventry,  aveva molte terre e grandi ricchezze… Aveva sposato una giovane e bellissima vedova  che dicono si chiamasse Lady Godiva… ma forse il nome glielo dettero dopo…  Quando fu chiaro che era stata  per tutti un dono del Signore…

Coventry era un’antica città…  Florida al tempo dei Romani…  Spirituale nell’8° secolo, quando si era costruita un nuovo insediamento, proprio vicino al convento di Sant Osburga… Peccato che quel convento l’avesse distrutto  qualche decennio prima la furia degli invasori  di Canuto  di Danimarca… E se  Canuto, diventato oramai  re di Inghilterra, stava restaurando molte chiese distrutte dal suo esercito pagano… Quella di Coventry se la doveva essere dimenticata…  E così adesso ci stavano pensando Leofrico e Lady Godiva. E non era la sola opera pia … Appena lo seppero gli altri conventi,  Leofrico dovette intervenire … ne andava del suo buon nome e del  potere …  Così, fra un po’ di terra al Monastero di Santa Maria di Worchester, qualche regalo  ai Monasteri di Chester, Leominster, Evesham etc… Lui cominciava a stare in sofferenza…

 Coventry, la sua città, stava crescendo, i commerci si espandevano e nel sogno di Leofrico, Coventry  doveva gareggiare con Londra… Gli servivano  solo un po’ di soldi per una Cattedrale, il Palazzo del Governo   e qualche altra spesuccia… L’unico modo, visti i forzieri semivuoti, era aumentare le tasse… E se qualcuno non le avesse pagate la sua giustizia sarebbe stata terribile…  I cittadini di Coventry   che dovevano fare, oltre strapparsi i capelli perché le tasse erano già alte, senza  quelle nuove?  La cosa giunse alle orecchie della bella Godiva  che doveva  avere di sicuro un gran cuore, ma anche una visione  dell’economia più new- deal   di suo marito… Come avrebbero fatti i cittadini  a incrementare i commerci, la  vera ricchezza mobile di Coventry ,se i loro soldi  fossero finiti immobili, nelle   grandiose  opere di Leofrico?  Così cominciò a supplicare il marito… A spiegare …   Cadremo tutti nell’austerità… E  nell’austerità non gira la ricchezza! Se i soldi dei cittadini finivano tutti allo Stato, chi  avrebbe più prodotto quelle belle cose che ormai comprava tutta l’Inghilterra? E chi avrebbe più comprato  i beni che i commercianti di  tutta  la grande Isola  portavano  a vendere al Mercato di Coventry…  E lui, Leofrico,  dopo un po’ di tempo, che dazi avrebbe più riscosso? Ma il marito non ne voleva sapere … anzi cominciava a a guardarla con diffidenza…   E un giorno dopo un lauto pasto,  si rivolse irato alla moglie “Tu parli di austerità… Hai paura che  ti tolgano i tuoi vestiti sfarzosi o i tuoi gioielli? Fammi vedere che non parli  per i tuoi interessi, spogliati dei tuoi orpelli, va in giro nuda … e solo allora, se sarò sicuro di te, toglierò le tasse ai cittadini…”

Un detto e un fatto… Ma lei, che non era stupida, emanò un Editto…  Il tal giorno e la tal ora  i cittadini  dovevano chiudersi in casa…  A serrande serrate…  Vani gli strepiti del marito… A parte la gelosia, se quella sciagurata insisteva, lui si giocava  le tasse…  Non ci fu niente da fare… Sparse le trecce morbide a riparare tutto quel  poco che si poteva e  un po’ a disagio, in  quel giorno e in quell’ora Lady  Godiva attraversò per lungo e per largo il silenzioso paese… Mentre il cavallo altero e fiero, sembrava aver capito il  gesto eroico della bella contessa….

Le favole si sa finiscono tutte bene … E Leofrico, che in fondo era un buono, alla fine  abbassò le tasse…. C’è però, come in tutte le favole,  qualcuno  che finisce punito e questa volta fu il disubbidiente Peeping Tom, il sarto del paese che, fatto un buco nel legno della persiana, sbirciò la bella a cavallo… Forse chissà, vedendola in quelle condizioni, voleva guardare le sue misure, per farle un vestito… Ma chi ci poteva credere?  Così arrivò il castigo di Dio   e il povero Peeping Tom

 non solo perse la vista, ma gli restò nei secoli a venire la  sgradevole reputazione e il soprannome di ” guardone…”

Invece la reputazione di Lady Godiva è sempre stata ottima e di recente anche dolcissima… Chi non l’associa  a quelle buone e colorate pralines di cioccolata? Anche noi  abbiamo scovata una semplice, buonissima  ricetta  di grande effetto…

FICHES DI CIOCCOLATA

INGREDIENTI: 200 grammi di cioccolato fondente  amaro, 40 grammi di canditi, 15 mandorle, 5 gherigli di noci, 40 grammi di pinoli, 15 pistacchi freschi.

PREPARAZIONE: Fondete a bagnomaria il cioccolato e poi distribuitelo, prelevandone piccole quantità con un cucchiaino, sulla carta da forno, formando dei dischetti di 4 cm circa  di diametro sui quali andrete a inserire, prima che il cioccolato si rapprenda piccole quantità spezzettate di tutti gli ingredienti, mantenendo interi  almeno una parte dei  pistacchi e delle ciliegine candite che sono molto decorativi da vedere intatti.  Si  possono mangiare anche dopo  qualche giorno, ma teneteli al coperto se non li mangiate subito.   

 

Dante Gabriel Rossetti, una storia gotica e il Biancomangiare…

Una vita in rivolta… Alle convenzioni sociali, all’arte classica, all’industria opprimente… Comincia con un ideale di purezza, di semplicità e di ritorno alle origini l’avventura  di Dante Gabriel Rossetti… Sembra quasi di sentir parlare gli hippies del 1968 più di un secolo dopo… Le convenzioni soffocano gli istinti e i sentimenti, i turbamenti dell’animo?  Lui cercherà di rompere tutte le convenzioni  anche se ciò   sarà  trasgressione ed eccessi… asocialità e amoralità… L’arte classica ha esaltato “il bello” l’armonia e l’equilibrio,  lui andrà a cercare  il vuoto, l’oscurità, il silenzio… anche l’orrore, lo sgomento e lo squilibrio…  L’industria…  «Dimentica le sei contee coperte di fumo dimentica gli sbuffi di vapore e i colpi di pistone, dimentica l’estendersi della spaventosa città»   E,  come Morris anche lui farà suoi  la lettera e lo spirito dell’artigianato medioevale contro la brutalità della produzione industriale.

 E’ il settembre del 1848,  quando, Dante Gabriel Rossetti, con un gruppo di idealisti fra cui William Holman Hunt e John Everett Millais  al n. 83 di Gower Street a Londra, fonda la Confraternita Preraffaellita …  Forse perchè   è  figlio di un esiliato italiano dei moti del 1821, finisce per dare all’associazione un carattere di setta segreta, il senso monastico dell’iniziazione, la scelta del sette come numero magico… Gli inizi comunque del simbolismo che lo dominerà fino all’ eccesso…

 Invece il simbolo artistico della rivolta,  la dissacrazione dell’idolo, diventa la  Trasfigurazione di Raffaello e  lo distruggono perchè vedono in esso «… il grandioso disprezzo della semplicità della verità, gli atteggiamenti pomposi degli apostoli, l’attitudine poco spirituale del Salvatore» e cercheranno l’autenticità dell’arte in tutto quello che pensavano ci fosse stato prima… Così diventano i  Preraffaelliti..   E vogliono subito liberare l’arte  “dallo sloshy”, cioè dal  “fango” degli spessori cromatici della pittura tardobarocca e venezianeggiante in voga alla Royal Academy. Nascerà una pittura chiara,  di colori puri su una superficie bianca ancora umida… Chi non ricorda il minimalismo delle case  “comuni”degli hippies,  dalle candide pareti grezze e il pavimento di rustico cotto?

Per Dante Gabriel la prima vera espressione  del suo ritorno alle origini è  “Ecce Ancilla Domini”, una radicale reinterpretazione dell’Annunciazione in un ambiente  essenziale  dominato dal bianco dei personaggi e delle pareti, appena interrotto dalle macchie azzurre del cielo e della tenda e dalla  tessitura rossa con il giglio… La Vergine è solo una giovane   in camicia da notte che riceve il messaggio  rannicchiata sul suo lettino… Una certa sorpresa… forse un velo di malinconia… Nessuna sacralità… Di sicuro un filo di ostentazione, ma si sa come sono i neofiti…

Ma subito arriva  sulle tele il Medioevo… Quello che avevano teorizzato comprendeva tradizioni patrie, Dante, Artù e la Tavola Rotonda, tante leggende nordiche… Una dimensione in cui  storia e arte   erano vicini, in cui natura e cultura erano ancora alleati… Il Medioevo  per Dante Gabriel Rossetti sarà soprattutto Artù e la Tavola Rotonda e Dante Allighieri … Lui ne diventa il  profeta in questa Inghilterra che  cerca l’ultimo  rifugio in un  mondo non contaminato dalla modernità …

Ma arrivano anche le sue contraddizioni… Il mondo incontaminato dell’Ancilla Domini scompare ben presto… i suoi quadri si tingono di colori sempre più accesi,  di simboli sparsi ovunque e finisce per prevalere l’immagine della donna… Aveva conosciuto Elizabeth Siddal, la musa di tutti i preraffaeliti… per Dante Gabriel Rossetti la sua amante… E la sua ossessione per quella pelle candida e la massa di rossi capelli…  Prima ancora che per Rossetti lei posa per l’Ofelia di Millais e si rovina la salute dimenticata dal pittore nell’acqua gelida…  Comincerà a prendere il laudano, l’oppio macerato nel vino, per lenire i dolori  mentre gira da una casa di cura all’altra  …Con Dante Gabriel Rossetti sarà un rapporto tormentato dalla gelosia e dal non sentirsi all’altezza…  Studia, dipinge, posa, ma  è vista male dalla famiglia alto – borghese di Dante Gabriel…Lui libero pensatore ribelle  dell’arte lo è un po’ meno delle convenzioni e non sa ribellarsi alla famiglia … E’ quello in fondo che successe agli Hippies del ’68 che dopo qualche anno esaltante di musica, libertà e piccole droghe  cercarono di rientrare  nelle buone famiglie borghesi… Ma intanto dipinge  Elisabeth senza sosta,  ritratti enigmatici, sensuali, con un velo di malinconia, forse il capolavoro di quegli anni è Sancta Lilias, un po’ santa un po’ eroina… Sposa Elizabeth dopo molti anni e quando già la tradisce… E sarà tutto inutile perché lei poco dopo si suicida  per aver perso il suo bambino… Dante Gabriel  brucia la lettera d’addio… Il suicidio a quei tempi era  immorale … Una vergogna, lei non sarebbe stata sepolta in terra consacrata… per la famiglia di lui sarebbe stato uno scandalo… Tarda a riprendersi …  e del ricordo di Elizabeth  non si libera…  

Due anni dopo la morte, o forse più   la dipinge ancora…E’ la Beata Beatrix …L’aspirazione  del pittore preraffaelita alla purezza del  Medio Evo incantato… Quella massa di capelli rossi, gli occhi e la  bocca socchiusi… Nel quadro   Elizabeth sembra  l’immagine in primo piano della stessa Beatrice che Dante va a incontrare sullo sfondo …. Ma c’è quel simbolo  che divide le due Beatrici e rende impossibile la liberazione di Dante Gabriel…L’uccello rosso che porge sulle mani  di Elizabeth il papavero  oppiaceo… il ricordo del laudano  e della sua maledizione…  Ma nella sua vita ormai è entrata a pieno diritto Fanny Cornforth… Allegra, spensierata un po’ volgare… Senza nessuna delle crisi di Elizabeth… Lui si lascia trascinare nella sua vitalità  …. La ritrarrà decine e decine di volte … Dirà  Alan Bowness  di “Bocca Baciata”: “Qui c’è qualcosa di assolutamente nuovo per Rossetti “un’ immagine voluttuosa, imperscrutabile, grossolana e sensuale forse, ma vissuta in   modo sostanzialmente diverso dai primi lavori. E’ la pittura veneziana del  Cinquecento che fornisce ora a Dante Gabriel  il modello che sostituisce la sua precedente preferenza per lapittura fiorentina e senese del Quattrocento ”  

Ma  la presenza imbarazzante di Fanny lo allontana dalla famiglia e dagli amici di sempre. Dante Gabriel combattuto  fra il desiderio fisico della sua amnte e le sue ossessioni finirà per abbandonarsi sempre di più al laudano… forse un desiderio di identificazione e di espiazione  verso Elizabeth… A un certo punto qualcosa lo spingerà addirittura, come nel più cupo romanzo gotico, a riaprire la sua tomba e riprendersi il quaderno con le poesie che le aveva dedicato…Lo pubblicherà e sarà accusato di immoralità…

Mentre sprofonda sempre di più nella droga, cerca a volte come un àncora di salvataggio  Jane Burden, la bella e raffinata moglie di William Morris… Ne farà tra l’altro un’ elegante e tormentata Persefone… Lei lo  vede solo saltuariamente e ciò nonostante Morris   rompe i rapporti con lui… 

Finirà i suoi anni in solitudine… voleva  abbracciare e identificarsi con la realtà   invece  finì per approdare a  un  mondo tutto intriso di   simbolismo mitico- religioso…  Dante Gabriel Rossetti,  hippie  in prima battuta dell’800, non ritrovò più la strada di casa…

A  lui e a tutti i suoi amici preraffaelliti, innamorati del Medio Evo, quest’antica ricetta, proprio di quei tempi…Il Biancomangiare  era un ‘insieme di ricette   che si  basavano sulle presunte qualità del colore bianco, simbolo di purezza e ascetismo. Noi abbiamo scelto la versione di un delicatissimo dolce…

BIANCOMANGIARE

INGREDIENTI per 6 persone: 1 baccello di vaniglia, 140 grammi di amido, 300 grammi di zucchero, 1 litro di latte di mandorle, canditi, pinoli, mandorle

PREPARAZIONE: Fate un’ incisione nel senso della lunghezza al baccello di vaniglia. Poi setacciate l’amido e lo zucchero, versateli in un pentolino e unite  la vaniglia. Aggiungete il latte versandolo lentamente a filo e mescolandolo con la frusta in modo da evitare i grumi. Togliete il baccello Ponete il pentolino sul fuoco  basso e al primo accenno di bollitura riprendete a mescolare con la frusta.Togliete il baccello di vaniglia e versate poi il composto in 6 stampini  appena bagnati con acqua fredda e riponeteli in frigo per almeno tre ore. Capovolgete gli stampini sul piatto da paortata e decorate a piacimento con pezzetti di mandorla sbucciata, con pinoli o con canditi  colorati a contrasto.