Judy Garland e “The Steak and Kidney Pie”

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Fred Astaire la definì “La più grande entertainer di tutti i tempi” Sapeva fare di tutto… Ballava, cantava, recitava e dominava la scena – set o palcoscenico che fosse – con una sicurezza e una versatilità che lasciavano ozsenza fiato. Ma Bing Crosby che la conosceva bene, diceva che almeno una cosa proprio non era capace di farla… Ed era badare a se stessa. Evidentemente quell’essere sbattuta a cantare su un palco a meno di tre anni non le aveva fatto bene, ma allora non si guardava tanto per il sottile e ai genitori  impegnati nel  il-mago-di-ozvaudeville sembrava normale lasciare a lei e alle sorelle  i brani musicali. Poteva restare a fare la ballerina e la cantante di provincia per tutta la vita, ma ad un certo punto, quando Judy aveva  4 anni la famiglia  praticamente scappò dal Michigan perchè il padre  era stato travolto da uno scandalo sessuale…per aver  molestato dei ragazzi.

In California gestivano un cinema a Lancaster ma la madre  faceva la pendolare… Lei cercava lavoro per le figlie… e Hollywood era lì a quattro passi di dintanza… Una tentazione inevitabile, tanto più che il trio delle Sister Gumm (Judy e le sorelle) andava a gonfie vele sul palcoscenico, trascinato dal magnetismo di quella straordinaria ragazzina. La notò un Talent Scout della MGM e a 13 anni Judy ebbe il suo contratto, ma in realtà non era facile utilizzarla perché aveva un fisico difficile, lontano dagli standard stratosferici di Ava Gardner e Lana Turner, entrambe sotto contratto MGM  e con le quali il confronto era penosamente ravvicinato. Si accorsero che aveva i denti storti e il naso poco fotogenico, era grossa di vita e il corpo tozzo anche per via delle gambe troppo lunghe. Louis B. Mayer, uno dei Boss della Metro, definito per la sua totale mancanza di scupoli “uno squalo che uccide anche quando non ha fame”, pensava di vezzeggiarla chiamandola “la gobbetta”. Alla fine fra capsule per i il-mago-di-oz-torna-sul-grande-schermo-72227denti e pinze per il naso, riuscirono a creargli il personaggio dell’ingenua, “la ragazza della porta accanto” e l’impegnarono per 4 anni in un ritmo incessante di lavoro soprattutto con Mickey Rooney nei filmetti latte e miele dedicati alla periferia americana. Ma dietro a quell’improbabile America, fatta di dolci mamme e figli ubbidienti c’era una ragazza già troppo affaticata1945 Minelli wedding  photo@Warner Brothers

La scelsero per girare il “Mago di Oz” dopo un’estenuante tentennamento fra altre attrici e soprattutto perchè Shirley Temple non accettò. Dicevano che il fisico di Judy era troppo maturo per simulare quello di una ragazzina e la strizzarono in quei vestitini a quadretti bianchi e blu che la resero ancora più goffa. A stento riuscì a salvarsi dalla parrucca bionda …  Anni di critiche spietate su quel corpo, di cui era comunque costretta a servirsi e il superlavoro, che le imponeva il cinema, avevano minato tutte le sue sicurezze. Lotterà poi tutta la vita per essere bella e accettata senza voler capire che bastava quel suo immenso talento per far  felice il pubblico. Tutti erano incantati dalla sua vitalità… appariva sempre allegra, sincera, affettuosa, ma le tensioni che accumulava la stavano rovinando. Mayer l’aveva sottoposta a una dieta strettissima e per essere sicuro che non accumulasse nemmeno un grammo in più le faceva somministrare farmaci a base di benzedrina che toglievano la fame e sonniferi  che toglievano l’eccitazione della benzedrina… E tutti i farmaci allora erano in fase di  sperimentazione!

image.phpIl “Mago di Oz” fu un successo strepitoso, che a pieno titolo è rimasto nella storia del cinema, grazie a una sceneggiatura validissima, effetti speciali divertenti, ma soprattutto per l’ interpretazione solare e vivacissima di Judy Garland. Era veramente nata una stella, già molti anni prima di quel film che fu una delle sue ultime e favolose affermazioni.

Ma Judy aveva cominciato a essere infelice e da allora si risollevò  solo a sprazzi per donarci ogni volta che ce la faceva a completare un film, la sua immagine di attrice bella affascinante e bravissima. Sembrava destinata al musical e “Zigfield Girl”, “For me and my Gal” e tanti altri film lo confermarono appieno, ma poi MGM-lion-006arrivò “Meet Me in St Louis”, nato come musical, ma dove la prova più sorprendente Judy la dava in una recitazione mai vista prima, con una drammaticità e una padronanza di tutti i mezzi espressivi che la consacrarono definitivamente una grande attrice. Vincente Minnelli, che l’aveva diretta, divenne suo marito per  diversi anni. Ebbero una figlia Liza che diventerà celebre come la madre e nonostante Minnelli fosse omosessuale Judy ricorderà quell’unione come uno dei periodi migliori della sua vità.

Ma la carriera nel cinema era bruciata… Non ce la faceva ad arrivare puntuale sui set o non ce la faceva 1954_judy-garland_a-star-is-born_s_2aproprio ad arrivarci. Era malata ma nessuno lo voleva capire o sapere… e la Metro le ruppe il contratto. Ciò nonostante quando tornò sul set nel 1954 era di nuovo molto bella,  magra e molto brava e il film “E’ nata una stella” sembrò segnare la sua rinascita. Purtroppo non fu così e non vinse nemmeno l’Oscar che avrebbe meritato a pieno titolo. Di lei ci resta un’altra impeccabile interpretazione in “Vincitori e Vinti” e tanti meravigliosi concerti in giro per il mondo dove l’impegno  occasionale le consentiva di raggruppare le forze e incantare nuovamente il pubblico che l’acclamava, l’adorava e le dava quel calore di cui aveva bisogno.

“Lo disse anche James Mason al suo funerale ” Lei dava tanto a tutti e doveva essere ripagata in qualche modo… ma nessuno di noi  aveva le risorse necessarie per darle quello di cui aveva bisogno”

A Judy piacevano le cose semplici che poco riuscì ad avere, strozzata dal meccanismo infernale di Hollywood… Le piacevano anche i cibi saporiti della buona cucina americana che raramente si poteva permettere, ma quando era ancora una spensierata cantante di Vaudeville non era difficile incontrarla con un dolcino o uno snack nelle vicinanze di qualche bar… Bob Hope, che  era suo amico, sapeva che il suo  piatto preferito, che ovviamente riusciva a permettersi solo nei rari momenti di riposo in cui non era costretta a una dieta strettissima, era lo “Steak and Kidney Pie”, un piatto di ascendenza scozzese come gli antenati di Judy, ma perfettamente inserito nella tradizione americana. E’ quindi in memoria di quegli istanti felici, forse troppo pochi e troppo brevi, che la vogliamo ricordare con questa ricetta, che era la sua preferita.

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INGREDIENTI PER LA PIE per 4 persone: 700 grammi di manzo, 200 grammi di rognone, 2 cipolle, olio extra vergine di oliva, 3 cucchiai di farina, 2 cucchiai di salsa Worcester, 2 rotoli di pasta sfoglia, 1 uovo, carote, piselli e/o fagiolini 300 grammi complessivi.

INGREDIENTI PER IL BRODO: 400 grammi di carni miste di manzo e pollo, 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano, sale q.b.

PREPARAZIONE: Preparare almeno con due ore di anticipo il brodo mettendo nell’acqua fredda la carne lavata, la cipolla, il sedano e la carota interi e aggiungendo sale a piacere. Si porta ad ebollizione e si schiuma con il mestolo forato, poi si fa bollire a fuoco tenue per circa un’ora e 1/2 o comunque finchè la carne  diventa molto tenera. Prima di utilizzarlo nella pie, filtratelo nell’apposito passino.

Iniziate a preparare la torta tagliando a dadini la carne e il rognone. Tritate la cipolla e rosolatela nel tegame assieme a carne e rognone, con un po’ di olio e di sale. Aggiungete la farina, coprite con il brodo di carne  e fate cuocere per un’ora e mezza. Una volta raffreddato il tutto aggiungete la salsa Woecester.

Foderate una pirofila con uno strato di pasta sfoglia, farcite con la carne, richiudete con il secondo strato di sfoglia e bucherellatela con i rebbi di una forchetta. Spennellate con l’uovo la superficie e infornate a 220°C per 40 minuti circa. Servite accompagnando con le verdure lesse condite con olio extra vergine di oliva e sale quanto basta.

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Rigo Jancsi a Budapest… Dolce come l’amore!

Arch Bridge Across the DanubeSuo padre Eber Brock Ward  era diventato ricco assieme a Detroit, fra l’acciaio, i battelli a vapore e  la rete dei  trasporti sui Grandi Laghi. Poichè era l’uomo più ricco di tutto il Midwest, quando  Detroit divenne la Parigi dell’Ovest, lui fu il primo milionario in Clara_Ward2città. Invece non fu  altrettanto fortunato con i figli. Quelli del primo matrimonio avevano grossi problemi psicologici … Gli ultimi due Clara e Thomas, non fece in tempo a vederli crescere… e forse fu un bene  perché erano così scapestrati ed eccentrici che ne avrebbe sofferto parecchio. Clara era bellissima e a 17 anni aveva già trovato marito… un principe belga in visita a Detroit.  Joseph Caraman – Chimay,  amava la musica, tirava di scherma ed era membro della Camera dei deputati del Belgio. Aveva  15 anni più di Clara ed era bruttino, ma sul momento nessuno ci fece caso. Era troppo  gossip e appassionante quel  matrimonio, simbolo del secolo, dove  la ricchezza del Nuovo Mondo trovava la sua giusta collocazione fra la nobiltà più illustre d’Europa.

Ma, nonostante i due figli, già nei primi anni di matrimonio Clara si doveva annoiare parecchio in quel piccolo paese feudo di Chimay… Appena un po’ divagata dalla corte che le faceva il cugino di suo marito, il re Leopoldo II del Belgio. Solo in vacanza a  Parigi si  sentiva bene, con l’alta società ai suoi piedi, i locali alla moda e i ristoranti di classe dove Escoffier, il principe dei cuochi, le dedicava  le “Oeufs a la Chimay e il “Poulard Chimay.”BeFunky_clara

Poi una sera, tutto quel castello che, più che principesco, era di carta, crollò all’improvviso, in uno di quei ristoranti a la page, dove la live – music si faceva a colpi di violino tzigano! Lui aveva tutto intero “le phisique du role” occhi neri di fuoco e camicia bianca da zingaro, violino solista e una  vita avventurosa  nei migliori locali  d’Europa. Clara ci mise pochi minuti a innamorarsene perdutamente e alla fine della canzone, si sfilò dal dito il suo prezioso anello di fidanzamento e  lo regalò a Rigo Jancsi sotto gli occhi allibiti del  principe. Anche perché, in fin dei conti, quell’anello a Clara glielo aveva regalato lui.

A seguire, come obbligo delle relazioni extra coniugali  parecchi incontri segreti e a coronamento… La fuga! Lo scandalo fu grande e i giornali dell’epoca si buttarono famelici sulla notizia che non risparmiò nemmeno l’America dove il Record Ludington nel Michigan iniziò i servizi con la xilografia di Clara e il titolo “Via con lo zingaro!” Poi nei numeri successivi  la curiosità e lo scandalo furono mantenuti a lungo vivi con il resoconto dei posti dove si spostava la coppia in fuga attraverso mezza Europa. Mentre l’alta società era sbigottita e scandalizzata, per il popolo ungherese Jancsi e Clara divennero due eroi. Li doveva proteggere la polizia ogni volta che apparivano in pubblico fra due ali di folla 20071113164455_Clara_Ward,_Cabinet_Card1impazzita.

Clara, con l’amore per Jancsi era entrata ormai in un altra dimensione, quella dello spettacolo, sicuramente più vivace di tutta la sua vita passata. Così regalò a Jancsi un violino da favola e poi si fece accompagnare  dalla sua musica la prima volta che cantò in pubblico a Budapest. E fu proprio a Budapest  che avvenne, fra tante amarezze e incomprensioni, la cosa forse più dolce di tutta la storia tl_230d’amore. A Budapest i due innamorati alloggiavano nell’Hotel Nemzeti Szallo che è ancora lì da vedere nella sua  esplosiva miscela  eclettica  di Art Nouveau e  arredo contemporaneo e sembra che sia proprio qui, che Jancsi, in onore alla sua bella, si sia inventato, con l’aiuto di un amico pasticciere  quel sogno al cioccolato che è considerata “la Regina” della pasticceria ungherese, il “Rigò Jancsi”… Due fette di Pan di Spagna al cioccolato fra i quali mollemente si adagia un  morbido strato di cioccolato e  panna.

Clara e Jancsi si sposarono nel 1898 e lei si esibì  senza più remore in spettacoli veramente audaci per quei tempi. Alle Folies Bergeres  e forse anche al Moulin Rouge appariva spesso in scena in calzamaglia rosa carne…  E non ancora contenta si inventò una sua forma d’arte che definì “Poses Plastiques” in cui, in una serie di fotografie e cartoline,  appariva in pose statuarie o insolite e spesso in abiti succinti. Il Kaiser Guglielmo II vide le cartoline e… si turbò! ” E’ una bellezza inquietante,”disturbing”” disse e ne vietò l’ingresso in Germania. Toulouse Lautrec, invece, che probabilmente la vide al Moulin Rouge, dove lui era di casa tutte le sere, rimase affascinato dalla bella e scatenata  Clara e, senza alcuna moralistica pruderie, volle dedicare a lei e a Jancsi una vivacissima sintetica litografia,”Idille Princére”

Poi come tutte le cose belle anche l’amore fra Clara e Jancsi finì…Di lui non si seppe più nulla, lei ebbe altri amori e se ne andò via presto, proprio mentre finiva anche quel pazzo tempo della” Belle Epoque” che in lei ha avuto una delle  più insolite e originali interpreti.

Ma la torta è rimasta. Calda, colorata ricca, anche lei mirabile interprete del tempo felice e spensierato della Belle Epoque! Un successo che non ha mai conosciuto crisi e anche quando non  ci fu più l’Impero Austro – Ungarico  Rigò Jancsi seguitò ad avere cittadinanza  piena in tutta Europa.

RIGO’ JANCSI (per una mattonalla da cm 20 x 20)

INGREDIENTI  per il pan di Spagna: burro gr. 100, zucchero a velo gr.80, uova 4, cacao 20 gr., cremor tartaro 1/2 cucchiaino.

INGREDIENTI per la farcitura:  cioccolato fondente (70%) 100 gr., panna fresca 600 ml, zucchero a velo 50 gr.100_1017

INGREDIENTI per la copertura: gelatina di albicocche,cioccolato fondente (70%) 150 gr.

PREPARAZIONE:  per realizzare il Pan di Spagna,cominciate a separare le uova dividendo i tuorli dagli albumi poi montate il burro con una frusta e metà dello zucchero sino a renderlo una spuma bianca e soffice e incorporatevi i tuorli uno per volta. Aggiungetevi gli albumi già montati a neve con l’altra metà dello zucchero e il cremor tartaro e incorporate al composto la farina e il cacao ben setacciati allo scopo di evitare grumi. Su una teglia di cm 40 x 20 cm, coperta da carta da forno stendete e livellate il composto e cuocete in forno preriscaldato a 180°C  per 20 minuti circa.

Al termine della cottura sfornate e, prendendo due angoli della carta da forno, rovesciate rapidamente il tutto su un altro foglio steso sul piano. Partendo da un angolo staccate  ora la carta da forno di cottura e rovesciate nuovamente il Pan di Spagna su una griglia dove si raffredderà perdendo l’umidità. Quando si sarà raffreddato tagliare la pasta in due parti uguali delle dimensioni di 20 cm x 20 cm.

Cominciate ora a preparare la farcitura: fondete il cioccolato, lasciatelo raffreddare un po’ ed aggiungetevi un po’ per volta 50 ml di panna intiepidita usando una spatola (L’ideale sarebbe avere cioccolato e panna alla stessa temperatura). Montate il resto della panna con lo zucchero a velo e poi con una frusta incorporateci il mix di cioccolato e panna già preparato. Trasferite il composto in un “sac a poche” con bocchetta liscia di misura grande e distribuitela uniformemente su uno dei due pezzi di Pan di Spagna. Coprite con molta delicatezza con l’altro pezzo di Pan di Spagna mantenendo un’altezza uniforme su tutta la superficie e con un raschietto corto di plastica lisciate tutti i laterali della torta.Con poca gelatina di albicocclucidate la superficie della torta e spostatela nel vassoio da portata.Mettete in frigo mentre preparate la decorazione.

Per la decorazione ritagliate delle strisce di acetato per uso alimentare sulle  quale stenderete il cioccolato fondente stemperato al calore. Quando il cioccolato si sarà solidificato,ma non del tutto indurito, con una lama lunga e sottile tagliate tanti quadrati uguali quanti sono necessari per coprire la torta. Lasciate raffreddare i quadrati,distaccateli dall’acetato e poggiateli sulla superficie della torta ricoperta di gelatina lasciando uno spazio sottile fra un quadrato e l’altro,per i tagli a porzione,che avverranno quando la torta sarà ben fredda.

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