Cesare, Vercingetorige e il tonno all’uva!

Quell’inverno del 52 a.C. Giulio Cesare  lo stava  passando nella Gallia Cisalpina…Una specie di limbo dove cercava  di riposarsi …  Ma  non era del tutto tranquillo.. Con  Pompeo  qualcosa  non andava  dopo la morte di Crasso, che era  stato  per anni  il punto di equilibrio  fra le folli ambizioni dei due generali… Tutti e tre assieme ce l’avevano fatta a  contenere lo strapotere del Senato e imporre  la loro oligarchia …  Anche se non riconosciuta ufficialmente,  aveva  dominato la scena politica. Ma Crasso era morto, in quella terribile battaglia di Carre e, nella  sconfitta,  i Romani avevano perso  anche le insegne militari… Il massimo dell’ umiliazione.  … E ora  Pompeo si stava riavvicinando al Senato…  C’era qualcosa di strano  nell’aria e poteva essere pericoloso per Cesare  mettere piede a Roma…  Così si era fermato a metà strada in quei territori tranquilli già da tempo immersi nella  pax romana.   Ma durò poco… le notizie dall’altra Gallia, quella che credeva di aver  conquistato, erano pessime… Alcuni cittadini romani e italici, commercianti appena  arrivati  erano stati massacrati  a Cenabum… La città che secoli dopo si chiamerà Orleans… “Il risentimento per l’indipendenza perduta e l’insofferenza per la dominazione romana facevano rapidi progressi in Gallia, divenendo ogni giorno più vivi, perché per ogni giorno trascorso, la dominazione diventava più oppressiva”… Così secoli dopo sintetizzerà l’inizio  della  rivolta lo storico Amédée Thierry… Nei sei anni  della lunga campagna militare Cesare aveva imparato a conoscere quegli irrequieti popoli sempre pronti a rialzare la testa dopo le sconfitta, ma stavolta  era diverso  e quando l’aveva saputo il cuore gli era balzato in gola…   Era Vercingetorige a guidare la rivolta…  il ragazzo che era entrato   nel suo entourage militare  sin dal 58, proprio all’inizio… Il ragazzo che era diventato  uno dei suoi contubernales … I compagni di tenda. Quasi  fosse  un figlio, Cesare stesso l’aveva  istruito  sulle tecniche di guerra  e gli aveva insegnato la dialettica… Indispensabile quando si doveva parlare ai soldati… Vercingetorige  per Cesare era stata la  guida infallibile nel territorio sconosciuto… E  mentre andavano gli raccontava tutte le tradizioni, le credenze, le usanze di quei popoli che  andavano a cercare i loro Dei nell’acqua dei fiumi o negli alberi delle foreste…

Adesso, invece, Vercingetorige, sta mostrando  il suo  talento militare e politico, organizzando  la resistenza  con  la tattica della terra bruciata, sacrificando tutto il territorio che si lascia alle spalle…  L’esercito romano  quando arriverà  non troverà più  vettovaglie sul suo cammino mentre Vercingetorige intanto comincia a stringere  attorno  alla causa il maggior numero possibile di tribù galliche.

La rapidità di Cesare  è nota…    Alla fine di gennaio è sul posto. E’ pieno inverno e i valichi sono innevati… Ma da Narbona   lui si dirige  ugualmente a Nord e riesce a passare …  le Cevenne,   il Massiccio Centrale,  e poi raggiunta Agendicum (Sens) la capitale dei Senoni  si ricongiunge alle sei legioni  acquartierate per l’inverno, mentre  altre quattro  le sposta sulla frontiera con i Treveri e lungo quella con i Germani. Ma non è facile… Comincia una dura lotta di inseguimenti in cui Vercingetorige sfianca l’esercito avversario sottraendosi ai  combattimenti … L’esercito romano è affamato e sempre più stanco mentre la maggior parte delle tribù, anche quelle più fedeli  vanno a infoltire la rivolta. Quando finalmente ci sarà battaglia in campo aperto, a Gergovia, Cesare la perde…

E quello che  si credette per molti secoli,  che fosse avvenuto  soltanto all’arrivo dei Franchi, in realtà nacque allora… Una gran parte dei popoli gallici, per la prima volta nella storia, si trovarono  uniti in un unico sentimento nazionale, formatosi tra tante realtà rissose e individualistiche…E Vercingetorige  fu il leader della coalizione…

Ma  dovevano fare i conti col genio militare di Cesare… Privo ormai di ogni appoggio delle tribù galliche che a una a una gli hanno voltato le spalle riesce ad avvisare Labieno rimasto isolato a Nord con 4 legioni… Quando si ricongiungono possono contare su circa 50.ooo uomini e un errore… Quello che sarà fatale a Vercingetorige… chiudersi nell’Oppidum di Alesia così alto e così imprendibile…

L’assedio di Alesia farà storia  per secoli, nell ‘arte della guerra… L’esercito romano era  un esercito di abilissimi tecnici e artigiani…  Basta guardare  la Colonna Traiana  per rendersene conto…Chi osserva carte, chi costruisce ponti, chi barche, chi falcia il grano. Cesare  quando si  precipita sulla cittadella   non si limita a distribuire  le sue legioni  in posizione di assedio  … In tre settimane  fa costruire, tutt’attorno   alla base della collina, un’enorme doppia fortificazione circolare, quella più interna di 15 chilometri per  respingere gli assediati che provano a   rompere il blocco e quella esterna di 21 chilometri pronta a sfidare l’urto delle tribù che, da tutte le parti della Gallia, stanno convergevano contro i romani. Li ha  mandati a chiamare  Vercingetorige…  Ma quando arrivano i Romani sono pronti e al riparo della doppia fortificazione  possono reggere l’ urto convergente degli assediati e delle truppe esterne… Nonostante l’inferiorità numerica… 50.000 Romani contro più di 300.000 Galli…

I capi dell’insurrezione, Cesare volle che gli fossero consegnati tutti…  “Ora Vercingetorige – così racconta Cassio Dione –  avrebbe potuto scappare, poiché non era stato catturato e non era ferito. Egli sperava, poiché era stato con Cesare in rapporti di amicizia, di poterne ottenere il perdono da lui. Così egli venne da Cesare senza essere annunciato, ma comparendo davanti a lui all’improvviso, mentre Cesare era seduto su di uno scranno come in tribunale, e gettando allarme tra i presenti. Egli avanzò imponente, di alta statura, armato splendidamente. Quando si ristabilì la calma, egli non proferì parola, ma si inginocchiò ed afferrò le mani di Cesare in segno di supplica. Ciò ispirò molta pietà tra i presenti al ricordo della sua iniziale fortuna e nello stato attuale di angoscia in cui versava ora. »… Se ne stette immobile, fino a quando non fu consegnato alle guardie per essere custodito fino al Trionfo. Cesare che notoriamente era  molto clemente  col nemico che si arrendeva,  in quel caso mostrò una  completa indifferenza … Per lui quel ragazzo era stato quasi un figlio e non poteva perdonare….

Vercingetorige  aspettò sei anni  nel Carcere Mamertino, prima di sfilare dietro al carro del vincitore… Subito dopo fu strangolato. Cesare aveva avuto ben altre cose da fare… Una guerra civile spietata contro Pompeo e i suoi figli… Una guerra che aveva avuto come campo di battaglia il mondo intero…da Farsalo in Oriente , alla Spagna, all’Africa… Adesso  che il Senato era prostrato ai suoi piedi e il popolo l’adorava poteva rientrare a Roma e stavolta non era solo un Generale… Nel 46 A. C.,  in 4 trionfi  che accomunarono,  vincitori e vinti  davanti a una folla impazzita,  sfilò la fine della Repubblica e il suo primo dittatore…

Ma nemmeno Cesare   sopravvisse molto al suo trionfo… L’uccisero  nella  Curia, ai piedi della statua di Pompeo… Erano  idealisti che volevano ripristinare la Repubblica …Lui mentre si copriva il volto per presentarsi in modo più dignitoso  alla Morte, vide quel giovane che gli stava sferrando con gli altri l’ennesima pugnalata e non poté far a meno di esclamare ” Anche tu Bruto, fìglio mio?” Era il figlio segreto che aveva avuto dalla sua amante preferita  o quello almeno che aveva sempre trattato come un figlio… L’unica figlia, la dolce Giulia era morta giovane… Veramente Cesare non era stato fortunato negli affetti … Almeno in quelli più importanti…

La ricetta che abbiamo scelto viene proprio dai fasti dell’Impero Romano…E chissà che non sia stata servita proprio nei giorni del  trionfo di Giulio Cesare…

TONNO ALL’UVA

INGREDIENTI per 4 persone: 4 fette di tonno per complessivi 800 grammi, 3 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 2 cipolle bianche di media grandezza,  1 cucchiaio di farina, pepe q.b.,  cumino q.b., coriandolo 1 pizzico, uva sultanina 5 cucchiai, aceto di vino 4 cucchiai, miele 2 cucchiai,

PREPARAZIONE: Mettete l’uva sultanina in un bicchiere con l’acqua calda e tenetela a bagno per circa 20 minuti. Mettete le fette di tonno e le cipolle tagliate a fette sottili in una padella con l’olio caldo. Fatelo dorare da entrambe le parti girandolo con delicatezza e poi levatelo lasciando nella padella le cipolle a cui aggiungerete la farina mescolando sino a ottenere una salsa.

Aggiungete nella padella il resto degli ingredienti compresa l’uva sultanina ben strizzata e rimettete in padella anche il tonno che farete cuocere per circa 15 minuti e a fiamma bassa.

 

Cent’anni di guerra… Per una Zuppa Inglese!

100 anni e qualcosa in più …  Alla fine  gli unici a guadagnarci furono i Re di Francia,  non certo il popolo…   I contadini  poi… Si videro addirittura  uccidere  Giovanna, il  loro unico,  grande condottiero.. Il re, che a lei doveva tutto, non fece  neanche un gesto per salvarla … Per  la memoria inglese invece, sempre restia ad ammettere le sconfitta degli anni ’30, la guerra finì probabilmente nel 1415 con la Battaglia di Agincourt   e la vittoria di Enrico V … . Oggi la “Guerra dei cento anni ” è  forse solo un ricordo confuso e un difficile  intrico di date …  E non chiedetene il senso… Difficilmente  qualcuno ve lo potrà spiegare!

Ma nonostante tutto, solo a sentirli nominare, Enrico V e Giovanna D’Arco  fanno ancora balzare  il cuore!  A loro ci hanno pensato gli scrittori, i poeti, i musicisti e alla fine il cinema!  Qualcuno potrebbe ancora obiettare  che Enrico V  è stato un invasore in terra di Francia… Ma attenzione, all’epoca non era questione di nazioni o popoli era  solo un discorso di troni e niente altro… Sia Enrico V  che Carlo VI, il re  di Francia, avevano  gli stessi antenati… E questo aveva fin dall’inizio scatenato le rivendicazioni. Se non ci fosse stato Shakespeare, Enrico V forse sarebbe ricordato solo come un grande re, forte e vincitore  ma il Bardo, che lui si, moriva di amor di patria, vide in lui il più puro eroe dell ‘epopea nazionale. Quando Laurence  Olivier o Kenneth Branagh  parlano ai soldati prima della battaglia di San Crispino, viene  quasi voglia di andarci… Perché in un epoca cinica e dissacratoria, almeno per un istante sembra un privilegio, andare a combattere o a morire  ad Agincourt!

 Dopo la Francia stava messa proprio male… Carlo VI,  sicuramente pazzo oltre che sconfitto,  riconosceva Enrico come  successore, di  suo figlio Carlo disse che era solo un bastardo e  quanto a sua figlia Caterina, le fece imparare  l’inglese e la  dette in sposa a Enrico!…

Carlo, il figlio, fuggì al Sud per organizzare un po’ di resistenza, ma ormai nell’anno 1428 era anche lui allo stremo. Enrico era morto, ma gli inglesi  erano sempre saldi a Nord…  E, orrore…Parigi era nelle loro mani e  il Duca di Borgogna li aiutava.

 Era iniziato l’assedio a  Orléans e se gli inglesi l’avessero  presa, sarebbero calati a sud senza freni…Attorno a Orléans c’era il fior fiore dell’esercito francese, ma il  primo a non crederci più era proprio Carlo…  Quando inaspettatamente arrivò l’aiuto del popolo francese, ribelle ai nobili,  sfinito dalle carestie e dagli inglesi… Al popolo  rimaneva solo la casa reale  e quella strana ragazza  che aveva voluto corazza e cavallo per andare a combattere… Giovanna andò  da Carlo… Lui  non aveva vie di uscita e l’ascoltò. Era quasi obbligato a farlo… Lei rappresentava  le masse popolari! Ma questo era l’aspetto formale. In realtà Giovanna aveva un magnetismo, una forza… una capacità davanti alla quale  non si  resisteva. Era una strega come la definì un secolo e mezzo dopo Shakespeare, ancora umiliato dalle sconfitte inglesi, oppure una Santa con la luce di Dio? Una ragazzina di 17 anni che aveva abbattuto le diffidenze  di un popolo e ora stava convincendo l’erede al trono…Carlo la proclamò “condottiera delle azioni militari” e lei vinse a Orleans trascinandosi dietro, nello sbalordimento generale, un intero esercito all’improvviso pieno di slancio e patriottismo. Poi obbligò quello stupido delfino ( Sua Maestà la stoltezza lo definirà Roberto Rossellini nel suo film del 1954) a farsi incoronare re a Reims perché voleva un segnale forte e, infatti, mentre attraversavano la Francia, le città si ribellavano agli inglesi e giuravano fedeltà a Carlo.

Se Giovanna fosse stata saggia si sarebbe fermata lì…  Lei non lo sapeva, ma  Carlo  preparava l’accordo con i nemici e a lei, per togliersela di torno offrì onori e soldi…Che ovviamente rifiutò mentre seguitava  a combattere… Sembrava invincibile, ma solo per i nemici, non per gli amici..  A Compiègne, dopo una battaglia campale… Non rientrò in città. Le sbarrarono le porte in faccia mentre si avvicinava inseguita dai nemici…  La catturarono i  Borgognoni, alleati agli inglesi a cui la vendettero per una bella cifra … Carlo la fece riabilitare  venti anni dopo che l’avevano arsa viva, dopo un processo farsa… Ne andava anche della sua dignità! In giro si mormorava che era stato salvato e incoronato da una strega eretica…

 Troppo insolita la sua vita, troppo ingrati i suoi amici, troppo ingiusta  la sua morte…  Giovanna d’Arco  è rimasta una presenza vivissima e attuale… Mito reincarnato, dalle  mille immagini  perché lei è storia, politica, religione, tutto insomma in una persona  che continua a far discutere. L’800  forse fu il suo periodo d’oro in Teatro… Se ne vollero occupare i migliori  da Shiller  a Berbard Shaw,  da Verdi a Tchajkovskji  e anccora Brecht nel 1900… Il cinema addirittura è impazzito… Dalla fine dell”800 a oggi ci sono più di 100 film… dai fratelli Lumiere a Melier, da De Mille a Dreyser,  da Roberto Rossellini ai giapponesi.

 Nessun arma fu esclusa durante la “Guerra dei cento anni”, anzi quella fu una delle più grandi occasioni storiche  per riformare gli eserciti e testare nuove  armi … Ma, fra le tante con cui  francesi e inglesi si sfidarono, ce n’è stata qualcuna che vale la pena di ricordare perché meno cruenta … Tanto da riuscire a gettare  una  sia pur piccola luce di sollievo divertito su quei tempi oscuri … Incredibile a dirsi, ma quell’arma  è la “Zuppa Inglese”, il dolce coloratissimo che in molti dicono  sia stato inventato appunto dai  francesi, che  la fecero  soffice e morbida  chiamandola  “Zuppa Inglese” per schernire gli avversari  accusandoli di scarso valore e poca forza virile… Anche se non ci sono conferme nella cucina ufficiale e ciò non desta meraviglia dato che  era nata in zona di guerra, ci sono tuttavia alcuni scritti dell’epoca che avvalorano questa storia oltre al fatto che Alchermes e Rosolio, i liquori tipici della Zuppa inglese all’epoca erano ben  noti. Ovviamente trattandosi di un dolce così antico e così diffuso – era ad esempio uno dei dolci più amati presso la Corte Estense a Ferrara –  le varianti si sono succedute nel corso dei secoli e quello che compare nei testi odierni è una versione molto vicina alle ricette ottocentesche.

ZUPPA INGLESE

INGREDIENTI per 4 – 5 persone: 200 grammi di Pan di Spagna, 150 ml di liquore alchermes, 125 grammi di zucchero, 5 tuorli d’uovo, 50 grammi di maizena, 500 ml di latte, 1 stecca di vaniglia,  50 grammi di cacao amaro più   scagliette di cioccolato fondente  per il decoro per il decoro,  acqua 150 ml, qualche fragola opzionale.

PREPARAZIONE:  Iniziate preparando la crema pasticcera. Fate sobbollire una stecca di vaniglia nel latte per 5 minuti e poi estraetela dal pentolino. In una terrina mescolate i tuorli con lo zucchero  e la maizena e usate  la frusta elettrica  per ottenere una crema molto liscia e omogenea. Aggiungete il latte tiepido a filo, mescolate bene e poi versate in una casseruola con il fondo spesso. Ponete sul fuoco a fiamma bassa e cuocete per 10 minuti mescolando per non creare grumi. Quando la crema inizia ad addensarsi toglietela dal fuoco e seguitate a mescolare con un cucchiaio di legno. Dividete la crema in due parti uguali e in una delle due incorporate un po’ per volta il cacao amaro facendo attenzione a non creare grumi. Riempite un sac  à poche con la crema chiara e un altro con la crema al cioccolato. Miscelate l’alchermes con l’acqua e bagnatevi il Pan di Spagna diviso in  parti. Formate un primo strato di Pan di Spagna che potrete porre o in una pirofila trasparente in modo che di profilo appaiano i colori stratificati o in coppette di vetro singole. Ponete sul Pan di Spagna uno strato di crema pasticcera chiara, su cui appoggere un altro strato di Pan di Spagna  seguito dalla crema pasticcera al cioccolato.  Terminati gli ingredienti decorate con le scagliette di cioccolato  o con ciuffetti di crema chiara o anche pezzetti di fragole a piacere. ( Attenzione: per la preparazione del Pan di Spagna, cliccate qui)

 

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