A Teresa Mattei con un omaggio tutto particolare … Gli spaghetti al tonno!

La ragazza era fuori il portone dell’Accademia, un po’ in disparte e chiacchierava con due amici. Anche se era un po’ di tempo che non la vedeva, il Professore la riconobbe subito… Era stata sua allieva alla facoltà teresamattei-465x648di filosofia… una  ragazza intelligente, brava… chissà  se in quel momento si ricordò  anche che si chiamava Teresa… come sua figlia. Comunque fu lui a salutare per primo e la ragazza apparve un po’ imbarazzata… Forse intimidita… Del resto lui era Giovanni Gentile, uno dei più grandi filosofi  del ‘9oo, già Ministro del Regno d’Italia, autore di una grande riforma scolastica  ed ora Presidente dell’Accademia d’Italia, su incarico del Governo della Repubblica Sociale… Lo  confermò la stessa ragazza, molti anni dopo, che in quel momento si era sentita un po’ in imbarazzo… ma per altri motivi! Lei era lì perché il Professore doveva morire…  Stavano studiando le sue abitudini, i suoi percorsi e lei che lo conosceva, lo stava in quel momento segnalando agli altri due… quelli che più tardi materialmente l’avrebbero ucciso… Assolutamente niente di personale, Teresa era una persona mite e dolcissima come dimostrerà  in seguito e in tantissime occasioni… Ma c’era la guerra e non c’era spazio per i sentimenti… Anche suo fratello era morto…nemmeno due mesi prima. Si era impiccato in carcere con la cinghia dei pantaloni. L’avevano già torturato e non aveva parlato… Ma non sapeva se ne  avrebbe resistito   un’altra volta…Pochi giorni prima a Firenze 5 ragazzi erano stati fucilati, perchè si erano rifiutati di entrare nell’esercito della Repubblica di Salò… Di questo i Partigiani davano ampia colpa a Gentile, “ideologo al servizio di un esercito di invasori”… E così si era giunti alla decisione di eliminarlo…

In seguito la lotta dei partigiani di Firenze fu raccontata da Rossellini in uno dei suoi più bei film “Paisà” e quando tutto finì Teresa Mattei era Comandante di Compagnia… Ma in mezzo a tutti gli orrori della guerra c’era stato anche quel casolare vicino Perugia, quando 5 nazisti l’avevano violentata per una notte intera… Forse nacque da lì  il rinnovato impegno di tutta la sua vita, in favore delle donne.

Adesso si trattava di rifare lo Stato e nel 1946 fu eletta nell’Assemblea Costituente. Aveva 25 anni, era la più giovane e sembrava ancora più giovane, così quando entrava a Montecitorio, i commessi la fermavano… Sembrava impossibile  che fosse un’addetta ai lavori… Una delle future madri della Costituzione. In tutto erano 21 donne e su di loro si addensava invadente la voglia di gossip… “Tutti a Montecitorio aspettano il giorno in cui le deputatesse dei vari settori si scontreranno su un argomento qualunque” scriveva ironica “La Tribuna Illustrata” … Invece  c’era senso di responsabilità e una tacita alleanza così quando ci si preparava a votare  l’articolo 11 della Costituzione, con cui l’Italia avrebbe”ripudiato  la guerra,” all’improvviso  le 21 donne si alzarono dai loro scranni, scesero  al centro dell’emiciclo e formarono una catena stringendosi per mano…

Teresa Mattei era una donna colta, era una donna pratica, era una persona diretta. Quando fu in discussione l’art 3, sulla “pari dignità sociale di tutti i cittadini”, prima riconobbe valida la dichiarazione di intenti e poi pretese che si venisse “ai fatti”…  Al comma 2 dell’articolo, fece aggiungere proprio quelle due parole ” di fatto” che sembravano un inciso  e invece  stavano a significare, a riconoscere, a prendere atto che pari dignità non c’era e che la strada era tutta in salita…

La mimosa alle donne per l’8 marzo la dobbiamo a Lei… Luigi Longo voleva un fiore simbolo come il garofano rosso lo era per i lavoratori e Teresa Mattei propose la mimosa. A marzo era di stagione, costava poco e si trovava nei campi.

Ma era troppo leale per sottostare agli infiniti compromessi della politica… Non si ripresentò come candidata e nel 1955  fu espulsa dal partito comunista. Dopo   Stalin molti volevano una linea più distante dall’Unione Sovietica… forse un’apertura socialdemocratica… un revisionismo. Ma i tempi non erano maturi… Vinse l’intransigenza di Togliatti  e Teresa fu cacciata. Per il partito ormai era un’eretica e fece del tutto per dimenticarla e farla dimenticare. Solo nel 1995 si ricordò di lei  il Presidente della  Repubblica Scalfaro, che era un democristiano, con la prima delle due onorificenze,  “Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.” Anche l’altra onorificenza nel 2005 gliela consegnò un Presidente che comunista non era mai stato, Carlo Azelio Ciampi.

Dopo che fu cacciata non pensò nemmeno per un momento di stare con le mani in mano…  Già nel 1943  si era iscritta all’UDI “l’Unione Donne Italiane” e ne era stata dirigente. Nel 1947 fonda “l’Ente per la tutela morale del bambino”, nel 1960 un Centro Studi a Milano per la progettazione di nuovi servizi per i bambini.

E quando il cinema diventò la sua grande passione  fondò  la Cooperativa di Monte Olimpico dove assieme a Bruno Munari insegnarono ai bambini delle scuole elementari e a quelli handicappati a usare la macchina da presa e imparare a esprimersi con le immagini. Di conseguenza in Toscana dette vita alla  “Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione” e poi chiese la modifica dell’articolo 3 della Costituzione, quello che era stato il suo cavallo di battaglia  perché la “pari dignità” venisse esplicitamente  estesa anche ai bambini.

Adesso se ne è andata… ma solo dopo aver festeggiato per l’ultima volta l’8 marzo e le donne.  Uno dei suoi ultimi messaggi è stato per i giovani e per i bambini ai quali disse con forza e con fede al termine di una delle sue ultime apparizioni in pubblico “Voi sarete meglio di noi!”

Da Bruno Sanguinetti aveva avuto un figlio… un ‘odissea… si poterono sposare solo in Ungheria perché  lui aveva un precedente matrimonio alle spalle e in Italia non c’era il divorzio… Per l’Italia lei poteva apparire una ragazza madre e fu il partito a farle tenere nascosta la sua gravidanza. Dopo alcuni anni che Bruno Sanguinetti morì e lei era ancora una donna molto giovane, si risposò ed ebbe 4 figli … Questo grande amore per le donne  e i bambini fu  anche per le sue vicende personali… Di sicuro ne aumentò la sensibilità…

Bruno era stato veramente il suo grande  giovane amore… Si erano conosciuti durante la guerra partigiana poco prima  dell’uccisione di  Giovanni Gentile…Lui morto giovane è diventato un mito… Era figlio di uno dei piu ricchi e potenti industiali italiani quelli dell”Arrigoni” l’industria dei cibi in scatola, ma quando morì il padre, Bruno, colto, stravagante  amico di poeti  e marxista  d.o.c., regalò gran parte del suo denaro agli operai se se andò a fare la guerra partigiana. Anche lì diventò un mito… di coraggio, di allegria, di umorismo. Ad un certo punto fu catturato dai fascisti che ignoravano che era partigiano… Pensavano solo che si trattasse del ricco industriale renitente alla leva di Salò e pensarono bene di ricattarlo. Lui se la cavò facendogli arrivare un intero vagone di prodotti alimentari e fu lasciato libero… Soltanto – e rideva felice quando lo raccontava – gli fece consegnare un vagone di merce avariata, in transito per andare al macero…

Abbiamo voluto chiudere la storia di Teresa con un ricordo  divertente anche se non del tutto allegro, sicuri che a lei avrebbe fatto piacere… In ricordo di Bruno Sanguinitti, del  tonno in scatola che era uno dei prodotti di punta  della sua azienda… e delle risate che Teresa e  Bruno si fecero su  quel famoso vagone  proponiamo:

SPAGHETTI CON IL TONNO

INGREDIENTI per 4 persone: spaghetti 350 grammi, prezzemolo tritato 1 cucchiaio e 1/2, tonno in scatola 200 grammi, 2 spicchi di aglio, 1 pizzico di peperoncino piccante in polvere, olio extra vergine di oliva, 5 o 6 capperi sotto sale, 6 olive greche  kalamata, 1 pizzico di origano, due dita di vino bianco secco, sale, pomodoro a pezzi 400 grammi.

PREPARAZIONE: Fate soffriggere l’aglio intero in un tegame, toglietelo dal fuoco appena avrà raggiunto un tono madreperlaceo, versate nel tegame il tonno scolato del suo olio, rimettete sul fuoco e dopo pochi minuti sfumate con il vino. Subito dopo aggiungete il pomodoro, il sale e  il resto degli ingredienti lasciando da parte  metà del prezzemolo. Portate a bollore una pentola d’acqua, salate e versate gli spaghetti che farete cuocere molto al dente. Scolateli e versateli in una padella dove li condirete con il sugo e li “ripasserete” pochi minuti a fuoco caldo. Al termine versateli nel piatto da portata a cospargeteli con il resto del prezzemolo. Si possono mangiare  molto caldi o aspettare qualche minuto perché tutte le paste condite con il pesce prendono in questo modo più sapore. In quest’ultimo caso attenzione alla cottura! Devono essere ancora al dente al momento di portarli in tavola.

Moqueca de Peixe

VascodagamalandsatCalicutBahia, nel Nord Est del Brasile era una bella terra, tutta fiumi e foreste che arrivavano quasi a lambire le lunghe spiagge bianche. Da Bahia cominciò l’0ccupazione portoghese, quando Francisco Cabral approdò  nel 1500 nelle vicinanze di Porto Seguro. Peccato che per i Tupinanba che, in quella zona ci abitavano da più di 700 anni, di sicuro rimase  ben poco. Molti furono fatti schiavi, mentre altriimages morirono solo per il contatto col temibile uomo bianco, che trasmise loro terribili  e sconosciute malattie, come il raffreddore. Se avessero saputo che stavano arrivavando i portoghesi, forse  i nativi si sarebbero fatti un po’ di anticorpi…! A quelli che rimasero, poi, mandarono i Gesuiti a convertirli!

Ma sono stati proprio i Gesuiti, con i loro resoconti sempre a metà fra lo stupore e la pedanteria, a lasciarci qualche notizia  sui Tupinanba che oggi, ridotti a sole tremila persone, hanno persino dimenticato la lingua Tupi. Il resoconto più antico, trovato per caso mezzo ammuffito in un archivio portoghese, risale al 1554 ed è  francamente un pò horror!  Il gesuita, Padre Luis de Gra é spaventato  dagli indios ” Quì è l’inferno – scrive al re del Portogallo – Sono esseri maledetti, arrostiscono (moquecan) carne umana mescolata al pesce! E pensano che la nostra carne bianca sia una specialità! Per questo vi supplico di poter tornare in Portogallo prima possibile!”

Meno orrifica la descrizione di Padre Fernando Cardim che nel 1584  conferma l’uso delle griglia, ” Ci hanno dato la loro grigliata povera di pesci, ma con patate, patate dolci, mangara e altri frutti della terra…” Forse non erano così cattivi i Tupinanba! Pare infatti che il mangiar carne umana fosse limitato ai soli nemici morti in guerra.

C’è da dire che la grigliata antica poco ha a che fare con la Moqueca moderna, perché allora si trattava di “avvolgere i pesci con foglie di alberi o di piante erbacee e di metterle sotto la cenere calda,” secondo una cronaca del XVII secolo, mentre oggi e, chissà perchè, si è trasformata in uno stufato.  Forse tutto  ha a che fare con gli schiavi neri che i portoghesi, non a caso i maggiori trafficanti di schiavi dell’epoca, portarono in Brasile. La prima sosta era proprio a Bahia e molti li ci rimasero. Sembra che appunto gli africani fossero soliti chiamare “Mu’keka” uno stufato o zuppa di pesce, tipica della loro cucina. E, se questo piatto fosse un derivato dalla cucina indigena o una ricetta che avevano portato dall’Africa, non è facile assodare. In ogni caso,nell’attuale Moqueca c’è il pesce dei Tupinanba e lo stufato dei Neri.E poi si sa,il Brasile è il Paese dove tutto si mescola e, a volte, con risultati sorprendenti!

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A proposito “Moqueca,” secondo il dizionario è qualunque tipo di stufato a cottura lenta, quindi comprende anche  tutte le carni… ma il discorso ci porterebbe lontano ed è meglio  racchiudere l’argomento alla “Moqueca de peixe” che è già ambbastanza complicata… E come poteva essere diversamente, considerata la fantasia e lo spirito indipendente dei brasiliani? In ogni regione c’è un modo diverso di cucinare il pesce e diversi sono i pesci da sciegliere e le spezie da aggiungere. C’è poi anche da tener conto che, delle due più famose versioni, la Moqueca Capixaba o di Espirito Santo, influenzata dagli Indios, prevede l’aggiunta di Urucum, mentre quella di Bahia, più debitrice alle etnie africane, va giù forte con il peperoncino e il coriandolo. L’augurio per tutti? Riuscire a gustarle entrambe.

MOCHECA DE PEIXE BAHIANA (per 4 persone)img-moqueca_02

INGREDIENTI  PER IL PESCE: 800 grammi di pesce bianco a tranci come cernia, dentice, spigola; 400 grammi di frutti di mare come gamberi, calamari, cozze e vongole: 1 peperone verde senza semi tagliato e rondelle; 1 cipolla tagliata a rondelle; 2 pomodori rossi tagliati a rondelle; due spicchi d’aglio tritati; alcuni rametti di coriandolo o prezzemolo; 100 ml  di olio di palma; 100 ml di latte di cocco; 2 peperoncini freschi verdi o peperoncino secco; 1 pezzo di zenzero lungo 3 cm, fresco, sbucciato e tritato; 2 cucchiaini  di curcuma; 2 cucchiaini di paprika; sale.

INGREDIENTI PER IL RISO DI COCCO: 150 grammi di cocco fresco grattugiato che può essere anche quello che si trova in commercio secco purché non sia del tipo dolce; 5 tazze da te di riso di tipo patna, evitando in ogni caso tipi di riso profumati; sale; 10 tazze da te di acqua bollente:

INGREDIENTI PER IL PIRAO DE PEIXE:1 Kg di teste di pesce o pesce comune; un pomodoro tagliato a pezzi; 1 cipolla tagliata a pezzi; 1 mazzetto di prezzemolo; 1 1/2 litri di acqua; 2 spicchi d’aglio schiacciati; 3 cucciai di olio di oliva extra vergine; il succo di 1 limone; farina di manioca torrada; sale; 1 peperoncino fresco o secco.

PREPARAZIONE DELLA MOCHECA: In una padella larga sistemare  uno strato di pomodori, peperoni e cipolle, un successivo strato di pesce e frutti di mare, salare e aggiungere un poco di coriandolo o prezzemolo e aglio; poi spolverare con una parte di curcuma, zenzero, peperoncino e paprika. Ripetere  allo stesso modo per gli strati successivi sino a esaurimento degli ingredienti. In ultimo versare il latte di cocco e l’olio di palma.

Coprire e cuocere a fuoco alto fino al bollore, poi abbassare la fiamma e cuocere per altri 15 minuti senza mescolare.Aggiungere i gamberi e cuocere per altri 5 minuti.Quest’ultimo accorgimento è importante perché una cottura più lunga indurisce i gamberi.

SERVIRE BOLLENTE ACCOMPAGNANDOLO CON  RISO AL COCCO E PIRAO DE PEIXE

PREPARAZIONE DEL RISO AL COCCO: friggere il cocco nell’olio finché prenda un po’ di colore, aggiungere il riso e il sale e far tostare girando con un cucchiaio, aggiungere l’acqua bollente un poco alla volta,coprire abbassare la fiamma e attendere che tutta l’acqua sia stata assorbita.Spegnere il fuoco e attendere qualche minuto prima di srvire in accompagnamento alla Mocheca.

PREPARAZIONE DEL PIRAO DE PEIXE. bagnare il pesce con il succo di limone e lasciar riposare per alcuni minuti. In una pentola fae riscaldare l’olio e far prendere un leggerissimo colore all’aglio e alla cipolla poi aggiungere il pomodoro e il peperoncino. Aggiungere il pesce e friggere leggermente. Aggiugnere l’acqua,il prezzemolo e il sale e far bollire coperto a fuoco medio per circa 30 minuti. Quando il pesce è cotto scolare il brodo e poi rimetterlo sul fuoco aggiungendo la farina di manioca a poco a poco, al fine di non formare grumi. Mescolare sino a formare una crema non molto spessa e trasparente. Cucinare per altri 3 o 4 minuti e poi servire caldo  in accompagno alla Moqueca e al riso al cocco.

Bahia_Moqueca_5MOQUECA CAPIXABA o di ESPIRITO SANTO

Udite, udite! Questa è la ricetta di Dona Flor del romanzo di Jorge Amado dove la protagonista la descrive con dovizia di particolari e con continui nostalgici riferimenti al suo defunto marito. Quindi quanto ad autenticità fa sicuramente concorrenza alla ricetta di Bahia! Le principali differenze sono dovute al fatto che questa ricetta deve essere ofsqasassolutamente preparata in un tegame di terracotta di cui la città di Espirito Santo è grande produttrice, poi altro  aspetto importante sono le spezie, molto influenzate dalla cucina indigena e poco  da quella africana e infine l’olio extra vergine di oliva  come retaggio della cucina portoghese in sostituzione dell’olio di palma Concludendo, ad ognuno la sua Moqueca!

INGREDIENTI:  ( per 4 persone) 1Kg e 200 grammi di pesce ( cernia, dentice, spigola,orata), 1 mazzetto di coriandolo, 1 mazzo di cipollotti, 1 cipolla media, 3 spicchi di aglio, 4 pomodori rossi, chili, olio extra vergine di oliva, 3 cucchiai di urucum, olio di soia.

PREPARAZIONE: Squamare il pesce, togliere le interiora, passare sotto l’acqua fredda e poi tagliare a fette di 5 centimetri. Ricoprire con succo di limone e  lasciare riposare in un piatto coprendolo di acqua appena salata. Schiacciare l’aglio, tagliare la cipolla a grossi anelli cipolla,tritare il mazzetto di coriandolo tritato e il mazzetto di cipollotti e aggiungere il sale. Strofinare il fondo del tegame di terracotta con due cucchiai di olio di soia e 1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva. Porre nel tegame una parte del trito di aglio, cipollotti, coriandolo e cipolla e porvi sopra il pesce scolato e poi ricominciare con il trito e successivamente con il pesce sino a esaurimento degli ingredienti. Irrorare con olio extra vergine di oliva e limone e lasciar riposare per circa 40 minuti. Far sciogliere in un poco di olio 3 cucchiai di urucum e versarlo sul pesce che si porrà subito a cuocere. Quando comincia il bollore, controllare  il sale e senza rigirare far cuocere a fuoco alto e a tegame scoperto per 20 minuti circa. Si abbina con riso bianco o porridge.

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