George Clooney e il risotto del Lago di Como.

Non è vero che si vive solo due volte. Per George Clooney, ed è sotto gli occhi di tutti,  le  vite sono tre, almeno per il momento e  anche se così  parallele  e  diverse fra di loro, lui  riesce a farle incontrare e a  passare istintivamente e senza grossi traumi  dall’una all’altra, in un fluire di esperienze che lo trasportano in altre dimensioni, sotto gli occhi attenti dei media che, per i motivi più diversi, su di lui seguitano a investire .  La prima vita iniziò quando all’improvviso l’America e il mondo si accorsero che era bellissimo! Fu  allora che divenne per  più di  6 anni  Doug Ross,  il pediatra di E.R. a cui le donne cadevano ai piedi.  Ma se Clooney entrò nell’immaginario collettivo come l’uomo più sexy del mondo,  il dr Ross,  con quel suo rancore verso il padre, che lo porta a sedurne la compagna, è stato anche il primo di quei personaggi equivoci  o borderline,  a volte aridi o più spesso senza  scrupoli con cui  Clooney  ha  sempre tradito Hollywood   e il cliché del personaggio seducente , fine a se stesso. Dall’ammazza-vampiri Seth, nella convulsa  notte degli orrori di Quentin Tarantino, al  rapinatore  di Out of Sight,  ha attraversato il Medio Oriente logorando la spia tradita dal  perfido mondo della Cia, fino a diventare “l’homo mechanicus” di “Up on the air”,  e il  politico senza scrupoli delle “Idi di Marzo”. Chissà, forse sono stati proprio i suoi personaggi ” intelligenti”  a introdurlo nella seconda vita , quella in cui spalanca inorridito gli occhi sui mali del mondo e corre incontro agli ultimi, ai diseredati, a quelli che non hanno più niente. Nel 2003 scopre il Darfur, nell’occidente del Sudan… e un intero popolo sotto genocidio… Scopre l’assurda guerra delle etnie   fomentata dallo spregiudicato dittatore del Sudan Omar al-Bashir e il dramma di milioni di profughi che scappano in Ciad. Scopre la miseria più nera nella siccità di un territorio arido,  che potrebbe invece essere fra i più ricchi del mondo … Peccato che il petrolio  se lo portano via i Cinesi e gli amici di Al- Bashir…

La seconda vita di George Clooney  è di sicuro la più drammatica…  Ed è una vita di guerra… La sua personalissima e spietata guerra ad AL Bashir… La denuncia di Cloney  diventa sempre più alta e coinvolge  il distratto mondo occidentale. La sensibilità che si riaccende  vigile diventa lo strumento di maggior  forza fino a che, in quelle terre martoriate, arriva una forza di pace ONU.  Ma Clooney non può fermarsi . Fame violenze e stupri  sono appena mitigate dalla presenza dei caschi blu  … E alla fine fanno  il giro del mondo le immagini di George Cloony arrestato insieme al padre, dalla polizia,  durante le  proteste in cui i manifestanti non si   disperdeono. L’arresto di Cloney  è peggio di una battaglia perduta per Omar al-Bashir… Che intanto è stato condannato   dal Tribunale dell’Aia  per crimini conro l’umanità… Anche se arrestarlo è pressochè impossibile…

p009_1_01Degli ultimi dieci anni, qualcuno, fra andare e venire, di sicuro Clooney l’ha trascorso tutto intero in Africa.  Ci si è preso anche la malaria..   Ma per il resto del tempo è entrato nella  sua terza vita…  Nella pace e nell’infinita  dolcezza  di “quel ramo del Lago di Como che volge a Mezzogiorno…”   frequentato  fin dai tempi di Plinio il Giovane e dei suoi aristocratici amici.  Clooney e’ ormai  un uomo troppo raffinato e troppo antico per stare sempre in America …  Qui,  nella sua bianca villa tutta  disposta sul lago,con il suo ricovero per le barche direttamente sull’acqua, viene con le sue bellissime donne, da Elisabetta Canalis a Stacy Keiblel,  oppure   fra  una crisi e l’altra, lo scapolo d’oro va in barca con gli amici  o fa  jam session  fino a tarda notte….  In Italia ogni tanto lo chiamano per qualche pubblicità,  particolare e divertente, studiata apposta per lui e il suo personaggio..   Con  i soldii di Nespresso, uno  degli spot più ironici e spiritosi, ci finanzia la sua guerra di logoramento a Omar al-Bashir…  un  “Satellite Sentinel Project”,   che controlla  il confine tra Nord e Sud  del Sudan e gli eventuali movimenti di truppe del Dittatore …  Che ci è rimasto proprio male… Questa mossa non se l’aspettava.

Dell’ Italia George Clooney, un po’ per volta   ha imparato ad apprezzare il modo di mangiare, attento  alle risorse della terra e al volgere delle stagioni… dicono, che nella sua terza vita  sia diventato un esperto di  cucina  mediterranea. Una ricetta per lui non poteva dunque essere una pietanza qualunque, sia pure di buon sapore, ma un piatto con l’occhio volto al territorio e alle tradizioni del Lago di Como….

RISOTTO CON IL PESCE PERSICO

INGREDIENTI per 6 persone: 800 grammi di pesce persico sfilettato,  ( oppure circa 1 kg e 300 grammi di pesce intero) farina bianca q.b.,150 grammi di burro, 12 foglie di salvia, 100 grammi di burro, 400 grammi di  riso 1,5 litri di brodo vegetale, per la cui preparazione occorrono  2 litri di acqua, qualche grano di pepe nero, sale q. b.,1 foglia di alloro, 1 spicchio piccolo di aglio,1 ciuffetto di prezzemolo,1 carota,1 cipolla 2 coste di sedano.1 zucchina  piccola.

PREPARAZIONE.: Cominciate con il brodo vegetale. In una pentola capiente mettete l’acqua fredda e tutti gli ingredienti che lascerete bollire a fuoco medio per circa un’ora e mezza. Al termine filtratelo e  tenetelo pronto per cuocervi il riso. Se qualche verdura di quelle segnalate è fuori stagione rinunciateci e sostituitela con altra verdura dal gusto non troppo invasivo, come ad esempio un mazzetto di bieta. Procedete poi a sfilettare il pesce che deve essere freschissimo. Si possono anche far sfilettare i pesci dal negoziante ma non prendete mai i filetti  già pronti  sul bancone perchè  è più difficile accertarne la freschezza. Per sfilettare il pesce occorre prima di tutto estrarre le sue interiora praticando un preventivo taglio sull’addome, poi tagliare di netto  la coda e le pinne con le forbici adatte e la testa e le branchie con il coltello, dopo private il pesce  delle scaglie con l’apposito attrezzo lavatelo sotto l’acqua corrente, tagliatelo in due o tre sezioni orizzontali togliendo alla  sezione mediana la lisca. Sempre muovendo la lama del coltello in orizzontale, facendo la massima attenzione e procedendo adagio, private i pesci della  pelle   poi sciacquateli  nuovamente e asciugateli.

Portate  di nuovo a ebollizione in brodo vegetale e cuocetevi il riso al dente, senza mai scuoterlo o girarlo durante la cottura. Mentre il riso si sta cuocendo prendete una padella antiaderente e sciogliete il essa il burro a fuoco moderato, assieme alla salvia, affinchè si insaporisca e solo dopo scaldatelo per brevi minuti a fiamma alta per  friggere  i filetti di pesce, infarinati leggermente  i. Se la padella  fosse piuttosto larga potrebbe occorrere più burro per evitare che il pesce si bruci. L’unica accortezza è quello di buttare al termine il burro di frittura e  asciugare i filetti con carta assorbente. Un piccolo segreto per evitare che il pesce bruci e si annerisca la crosta , è quello di immergerlo nel burro molto caldo, ma di abbassare immediatamente la fiamma durante la cottura. Mentre aspettare il termine della cottura del riso, tenete i pesci in ambiente caldo. Quando il riso è cotto, scolatelo e fatelo insaporire, per qualche minuto,  in un tegame con burro fuso e salvia. Al termine versatelo nel piatto di portata e appoggiatevi sopra i filetti di pesce. Servite caldo.

Una White Cake per il “noir” Quentin Tarantino!

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Noi siamo fatti degli altri.. E’ il titolo di un vecchio romanzo, ma è anche l’essenza di Quentin Tarantino! Lui è qualcosa di estremamente originale e unico… E  insieme un mix di cose già viste  e già note… Eroi del cinema western, per lo più spaghetti, Kung Fu, Bruce Lee e tutti i simboli e gli stereotipi dell’ America trash, i “b-movies”, i poliziotti violenti, i fast food squallidi e i boss della malavita  in bilico fra crudeltà  ed esagerazioni.  Non si fece mancare niente quel ragazzino allergico alla scuola. Prima, giovanissima maschera in un cinema porno di Torrance e poi  commesso di videoteca… La  “Manhattan Beach Video Archives”… La grande occasione della sua vita, la sua Università del Cinema… Ma Quentin è anche il mondo del pulp e  la serie infinita dei fumetti… Era così avido  di storie e di avventure che, prima ancora di approdare alla videoteca, era rimasto letteralmente folgorato  dalle copertine squillanti dei pulp magazine… Forse anche ingenue… Ma di sicuro sfacciate, sexy , raccapriccianti … Con la meraviglia dei quegli eroi, in cui ogni ragazzino  amava identificarsi… Sempre pronti a salvare indifese, bellissime ragazze, per lo più seminude, in quelle brutte riviste dalla carta di pessima qualità, precocemente ingiallita… I Pulp  avevano furoreggiato nella prima metà del secolo ed erano già un mito, quando Quentin a metà degli anni ’70 entrava nella sua  visionaria adolescenza. A quattordici anni con tutto quello che aveva letto e visto, scrive la sua prima sceneggiatura e a venti prova a girare il suo primo film su pellicola in bianco e nero da 16 mm… Gli va malissimo… Allo sviluppo gliela bruciano, ma la storia gli resta dentro e uno dei personaggi,  Clarence, tornò nella sceneggiatura di “Una vita al Massimo”…

Lui era già reduce dal successo de “Le Iene”… In cui aveva fatto esplodere  per la prima volta il suo lessico e il suo inconfondibile stile… Violenza, dialoghi sfrontati e barocchi, humor nero e  cronologia frammentata, per i sei della rapina maledetta! Senza privarsi di nessuno  degli infiniti richiami ai film degli altri… A piene mani e senza paura…Tanto lui rielabora tutto nella sua testa che assorbe stritola e ricrea. I vestiti  vengono  dal  cinema di Hong Kong, “A better tomorrow II” di John Woo e, il  feroce taglio dell’orecchio da “Django”, lo spaghetti Western di Sergio Corbucci , uno dei suoi maestri… I nomi a colori dei  personaggi si ispirano invece a un film americano “Il Colpo della Metropolitana”, senza parlare del saccheggio alla Nouvelle Vague e a Godard  di “A Bout de Souffle”, con i personaggi in auto che si ripassano il piano della rapina.

E se “Le Iene” era stato il primo,”Una vita al massimo” diretto da Tony Scott, è il secondo film della trilogia del pulp e per creare Clarence, stavolta Tarantino va a  saccheggiare a piene mani se stesso e la sua giovinezza in videoteca. Clarence, giovane e imbranato lavora in un negozio di fumetti, ama i film di arti marziali e quando la sua ragazza vuol fare l’amore, lui che non capisce, le vuole invece mostrare il primo numero de “l’Uomo ragno”. Viene  per caso in possesso della valigia piena di droga  e  mentre cerca  di venderla a un produttore cinematografico si mette a parlare di  “Rio Bravo”,”Mad Mix”, “Il buono,il brutto e il cattivo”… Tarantino non evita il suo graffiante umorismo nemmeno a se stesso…

La Palma d’oro a Cannes e le nominations agli Oscar arrivano nel 1994 con “Pulp Fiction”, il terzo della trilogia. E’ così particolare che già l’hanno incluso fra  i cento migliori film americani di tutti i tempi. Una trama a scatti, coi tempi che vanno e vengono come i pensieri che arrivano come vogliono loro, i dialoghi surreali,  il mondo del crimine ispirato al pulp magazine  Black Maske. Perfido, sgargiante e grottesco, con tutto il sangue che schizza dal cranio della “vittima per caso”,  sui vestiti di quegli stupidi malavitosi che non sanno più dove nascondersi e il Mexican standoff  che Tarantino non vedeva l’ora di ricreare, perché da sempre aveva nel cuore quello de “Il Buono, il Brutto e il Cattivo.” Uma Thurman e John Travolta, il twist vintage e Marylin Monroe che fa la cameriera al Jack Rabbit Slim’s…  Tutta una sfrenata fantasia, rossa di sangue e nera di horror,  che non dà un attimo di tregua sino alla fine.

“Kill Bill”, due film e 10 tomi, per un’unica storia che forse non è ancora finita, con la grande vendetta della “Sposa”,  l’oriente di Sonny Chiba e Gordon Liu, maestri di arti marziali, Uma Thurman ormai Musa, David Carradine ,  evocato dalla serie televisiva Kung Fu, Lady Snowblood di Fujita Toshiya, infiniti altri omaggi e citazioni anche a se stesso, perché anche lui  ormai è famoso, e può così  riproporre il suo appassionante  Mexican standoff…  O-Ren e la Sposa, invece,  al di là di tutte le altre varianti, prima di tutto sono due giovani donne sole  e forti, con una figlia… Per loro Quentin ha fatto la citazione più commossa e segreta… La sua  giovanissima madre sedicenne, abbandonata col suo bambino in arrivo…

Non sono stati molti i film di Quentin, ma a parte Jackie Brown sono stati tutti successi. L’ultimo è  “Django Enchained”, un film in costume, una sorta di western, che ancora una volta è un omaggio a Leone, con i cacciatori di taglie e la guerra di Secessione e a Corbucci  con il suo Django…Quì c’e appunto un cacciatore di taglie che si fa aiutare da un nero in cerca  della moglie tenuta schiava da  uno spietato latifondista… Stavolta il dissacrante Tarantino è andato a sollevare la coltre di un problema di cui gli americani fanno volentieri finta di essersi dimenticati perchè gli brucia troppo la vergogna… Il tema della schiavitu dei neri … Quanto a citazioni  Tarantino  ha superato se stesso… Stavolta si è fatto  influenzare dalla mitologia nordica, cosa che è particolarmente evidente nella seconda parte del film. Lui ha dichiarato che, benché il nome della moglie  fosse Broomhilda fin dall’inizio, è stata la visione de L’anello del Nibelungo, durante la stesura del copione, a tirare fuori una storia simile a quella di Sigfrido…

Tarantino, con le sue evocazioni dell’America trash è sempre stato  un affezionato frequentatore di fast food e diners (le interviste ai tempi di Le iene e Pulp Fiction avvenivano spesso ai tavoli di Dennys, la sua catena preferita). Le Iene e Pulp Fiction iniziano lì, in uno scenario che è un tipico spaccato di vita ordinaria, tavoli in fòrmica, sedili in finta pelle,  pietanze ipercaloriche nel piatto da buttar giù con tazze di caffè che la solerte cameriera  seguita a rimboccare anche se non richiesto… La scena di Pulp Fiction in cui Jules  morde l’hamburg dell’uomo che sta per uccidere, senza mollare un attimo l’altro con lo sguardo, è un espediente rubato al  suo regista dei tempi lunghi, Sergio Leone.

Anche  in Django Unchained, il cibo è al centro di una lunga  fondamentale sequenza. A casa dello schiavista Calvin Candie,  Django  e  il cacciatore di taglie King Schultz  sono seduti a tavola per una cena di  affari… E il violentissimo epilogo della scena avrà luogo mentre viene servito il dessert, una candida bellissima “White Cake”, la torta alla  panna.

E’ troppo bella per ignorarla e così l’abbiamo scelta, fra i tanti cibi  che appaiono, tutti sotto forma di simboli, richiami, citazioni nei film di Tarantino. Questa fa venire in mente, ignorando per un momento il perfido Candie,  i campi di cotone , il grande fiume e quelle bellissime case del Sud, spesso ornate di bianche colonne e timpani come i templi greci, testimoni mute  di una società che doveva cedere il passo a una nuova storia…

WHITE  CAKE
INGREDIENTI per due teglie da 20 cm: 175 grammi di farina, 300 grammi di zucchero, 2 uova, 120 ml di latte intero, 10 grammi di lievito in polvere, 1 cucchiaio di estratto di vaniglia, 1 pizzico di sale, qualche goccia di limone.
INGREDIENTI per la farcitura: 150 ml di panna da montare, 1/2 cucchiaio di zucchero a velo, 1 cucchiaio di marmellata di fragole, 150 grammi di fragole lavate e tagliate a fette sottili.
INGREDIENTI  per la glassa: 115 grammi di burro, 300 grammi di formaggio philadelfia, 250 grammi di zucchero a velo setacciato, 1 cucchiaio di estratto di vaniglia

PREPARAZIONE: accendete il forno e portatelo a temperatura di 180°C, ungete con il burro la base e le pareti di due teglie del diametro di 20 centimetri ciascuna e foderate con la carta da forno la sola base. Separate i tuorli dalle chiare di due uova e metteteli in due ciotole diverse e lasciateli riposare coperti a temperatura ambiente per circa 30 minuti. Nel frattempo setacciate la farina, il lievito e il sale e lasciateli per il momento da parte. Montate  il burro e 250 grammi di zucchero utilizzando  il mixer ad alta velocità per circa 3 minuti. Unite al composto lentamente i tuorli delle uova un po’ alla volta seguitando ad adoperare  il mixer per amalgamare il tutto, unite la vaniglia e seguitare a mescolare, abbassate la velocità e cominciate ad aggiungere il mix di latte, farina e sale. Montate i bianchi delle uova con qualche goccia di limone con la frusta elettrica e aggiungete il resto dello zucchero fin quando gli albumi saranno montati a neve ben ferma, poi uniteli al resto dell’impasto. Dividete il composto in parti uguali, mettetele nelle due teglie e infornatele per circa 20 – 25 minuti. Sfornate e dopo circa 10 minuti togliete le torte dalle teglie e mettetele a raffreddare su una gratella. Intanto preparate  la glassa. Montate il burro nel mixer a velocità alta finchè diventi spumoso, aggiungete lo zucchero a velo setacciato, la vaniglia e montate ancora per 3 minuti, cominciando con il mixer a bassa velocità e alzandola un po’ per volta. Quando il composto sarà montato unite il formaggio molto freddo e amalgamate a bassa velocità di mixer. Per quanto riguarda la farcitura montate la panna freddissima con le fruste tenute in frigo e dopo 1 minuto unite gradatamente lo zucchero a velo seguitando a montare. Quando è pronta riponetela in frigo sino al momento del suo utilizzo. Per assemblare la torta, prendete un piatto rotondo, spalmatevi sopra prima un cucchiaio di  glassa, poi poggiatevi sopra una delle due torte e copritela di marmellata, e a seguire  panna montata e fragole tagliate. Adagiatevi sopra la seconda torta e premete leggermente. Glassate con  una parte della glassa tutta la torta, anche in maniera approssimativa, ma evitando di creare briciole. Ponete in  frigo per circa mezz’ora e solo dopo perfezionate la glassatura con altro composto. Decorate  la torta mettendo il resto della glassa in una sac à poche, formando  disegni a piacere sulla parte di copertura.