Passaggio a Nord ovest… I carciofi di Sacagawea!

“Il fiume Missouri e gli indiani che lo abitano, non sono  conosciuti abbastanza, come sarebbe invece richiesto dai rapporti che abbiamo con essi… Un ufficiale capace, con 10 o 12  uomini  scelti, potrebbe esplorare l’intera regione… sino all’Oceano Pacifico “… Con un messaggio del tutto informale al Congresso degli Stati Uniti,  il Presidente  Thomas Jefferson cominciava a rendere pubblico il progetto sul quale stava  lavorando da un anno e mezzo…. All’inizio erano state solo voci prive di conferma, poi il quadro si era fatto  più chiaro…. La Spagna stava restituendo l’ immenso territorio della Louisiana alla Francia… Agli Stati Uniti, nelle dinamiche del passaggio, sarebbe bastato poter mettere le mani su New Orleans, per avere  uno sbocco  nel Golfo del Messico, tutto in mano agli spagnoli … Ma altro che New Orleans…  Napoleone si voleva dar via l’intero territorio della Louisiana… Questo riferì da Parigi l’ambasciatore Americano…Di un territorio malsano, male occupato e contrastato Bonaparte  non sapeva che farsene … Preferiva i soldi, per finanziarsi quelle spaventose guerre che avrebbero messo l’Europa in ginocchio… ai suoi piedi. E per Napoleone, poi, ampliare il nuovo Stato Americano significava indebolire gli odiatissimi inglesi, mettendo a dura prova la loro supremazia nel continente Nord Americano…

15 milioni di dollari e ad Aprile del 1803 il Trattato di Trasferimento della Louisiana agli  Stati Uniti era cosa fatta… A giugno il Presidente  Jefferson dava l’incarico al  Capitano Meriwether Lewis di andare a esplorare quello sconosciuto territorio di cui l’ultima parte, l’Oregon sembrava ancora terra di nessuno…  “L’obiettivo della vostra missione è quello di esplorare il fiume Missouri, le sue principali correnti, il suo corso e  lo sbocco nell’Oceano Pacifico e verificare se il Columbia, l’Oregon o il Colorado o qualunque altro corso d’acqua possano offrire vie di comunicazione più dirette, attraverso l’intero continente, al fine  di agevolare o rendere praticabili i commerci…”

Lewis era un “giovin signore”della Virginia, figlio di piantagioni, nell’esercito per un po’ di avventura e  da un paio d’anni Segretario particolare del Presidente… Sapeva di botanica, astronomia e altre scienze  naturali… Tutto ciò che l’Illuminismo chiedeva di conoscere ai suoi figli migliori… Era anche un pò depresso, ma  fu capace di scegliere il suo compagno… Il Capitano William Clark era anch’egli  un Virginiano D.O.C, buona istruzione, eccellente cartografo, un gran senso pratico e voglia di comunicare… Aveva simpatia per gli indiani che durante la spedizione lo chiamavano familiarmente “Il capo Testa Rossa” e  lo rispettavano…

Si fa presto a dire Ovest, ma il viaggio andava preparato… “Acquistai le cose più disparate, racconta Lewis, dagli strumenti per la navigazione agli oggetti da regalare agli indiani, dai vestiti alle munizioni, dal cibo all’attrezzatura per gli accampamenti, dal tabacco alle medicine…” Clark  lo aveva preceduto partendo  da St Louis … a San Charles si riunirono. Alti quasi due metri, volti abbronzati,  abiti di pelle, lunghe giacche sfrangiate e  cappelli di castoro… Certo non lo potevano sapere, ma erano già entrati in un film western…. Anche  degli indiani  sapevano  poco… Si diceva che fossero i discendenti di una  qualche  tribù di Israele e alcuni, forse, addirittura di origine gallese… Gli Americani erano persino disposti ad assimilarli… se appena si fossero un po’ civilizzati…

Non fu un ‘inizio entusiasmante quando finalmente  salparono nel  mese di maggio del 1804… Le rive del Missouri erano desolate…Le zanzare una tortura…  Si sparsero di grasso dalla testa ai piedi…  Enormi  banchi di sabbia ostacolavano la navigazione, un po’ a vela, un po’ a remi, un po’ con le funi che dalla riva trascinavano  il barcone “ammiraglio” lungo 17 metri e due piroghe… Poi arrivarono i bisonti… Attraversavano il fiume da una “grande prateria” all’altra ed erano talmente tanti che ogni mandria fermava la spedizione per più di un’ora…

Gli indiani per quasi due mesi non li videro e, alle prime tribù che incontrarono, Oto e Missouri, parlarono con enfasi e ingenuità del Grande Padre  che stava a Washington  tutto diverso da quei  violenti e traditori  inglesi e francesi…. Quindi offrirono loro medagliette e bandierine per farli sentire parte della grande nazione americana… Ma  Little Thief e Big Horse, i  capi tribù già smaliziati  dal passaggio dei commercianti bianchi di pellicce , chiesero  invece solo whiskey e fucili e se ne andarono via parecchio  scontenti… Con i Sioux Teton del Nord a momenti arrivarono allo scontro… I Teton  controllavano i commerci  sul Missouri e  c’era il timore che gli americani li  soppiantassero e riempissero di fucili i loro nemici Mandan e Hidatsa… C ‘era già in questa prima spedizione, l’avvisaglia di guerra che tormentò  tutto  l’800.  Indubbiamente i due capitani poco capirono dei nativi… Del resto non era facile… Era anche per  gli indiani  un tempo di rapida evoluzione e le epidemie di vaiolo portate dai bianchi avevano stravolto le antiche gerarchie, lasciando qua e là vuoti di potere riempiti da nuovi capi emergenti…Finalmente Lewis e Clark arrivarono nel territorio dei Mandan e lì svernarono…  Al loro arrivo vi erano solo cinque villaggi, due Mandan e tre Hidatsa che si stavano  proprio allora riprendendo dopo la catastrofe delle epidemie. In uno di questi villaggi,un miglio più a nord, sul grande fiume,  viveva il commerciante francese della North West Company, Toussaint Charbonneau con le sue mogli indiane…

Charbonneau si  era offerto come interprete…   Conosceva la lingua hidatsa  e il francese che un membro della spedizione poi traduceva in inglese ai due capitani… In quel territorio era stato sufficiente,… Ma ora bisognava attraversare le Montagne Roocciose e anche il percorso linguistico si complicava…  Lì c’erano gli Shoshone e  l’interprete principale diventava Sacagawea, una Shoshone rapita circa 5 anni prima dagli Hidatsa e poi comprata o guadagnata al gioco da Charbonneau,   Lui ne aveva fatto una delle mogli… Lei avrebbe potuto tradurre in Hidatsa  a suo marito che poi  avrebbe tradotto in francese…

Quando  lasciarono Fort Mandan era ormai il mese di Aprile del 1805… Avevano dovuto costruire sei piccole canoe perché da quel punto in poi il fiume era più stretto… Sacagawea invece aveva cucito uno zaino da mettersi sulle spalle per il suo   bambino  nato a febbraio…  Il 4 di maggio la barca su cui era Sacagawea quasi si capovolse… Mentre il marito  mostrava tutta la sua inettitudine lei da sola recuperò  gli oggetti scaraventati fuori bordo…C’erano molte cose importanti, strumenti  e i  diari di bordo dei capitani…    A giugno però si ammala … Clark e Lewis  hanno ormai capito quanto lei sia importante  e la curano con la massima attenzione, mentre il marito seguita, durante il giorno, a caricarla di pesi…

All’improvviso si trovarono di fronte le “Great Falls.” Per oltre 15 chilometri il Missouri precipitava…   Caricarono  le barche e i bagagli su carretti improvvisati e li portarono su per le colline.. Quasi un mese per trasportare tutto e  comunque quando arrivarono in vista delle Montagne Rocciose  avevano anche raggiunto  le sorgenti del Missouri. Dovettero   abbandonare le barche…Le informazioni ricevute prima di partire non corrispond evano …  C’era ancora tanto da andare… E a piedi, senza cavalli  le Montagne Rocciose non le avrebbero mai superate.   Sembrava non ci fosse più acqua  nel “Passaggio a Nord Ovest” … Sacagawea li tranquillizza…   Si farà dare i cavalli dalla sua tribù e arriveranno al Pacifico…  

28 luglio, dal Diario di Clark…”Il nostro campo è proprio sul posto dove  gli indiani  Shoshone erano accampati al momento  in cui videro i  Minnetares ( Hidatsa)  cinque anni  prima, che si dirigevano contro di loro… Si ritirarono in fretta per  circa tre miglia fino al fiume Jefferson e si nascosero nei boschi,  ma furono  inseguiti e  attaccati… Furono uccisi 4 uomini, 4 donne, un certo numero di ragazzi, poi presero  prigionieri  tutte le bambine  e quattro maschi, Sacagawea era una delle prigioniere….”  Clark annota nel suo diario il racconto di quella terribile giornata che gli va facendo  Sacagawea e poi  aggiunge   “Lei non mostra alcuna emozione di dolore nel ricordare   la cattura e neanche gioia  nel tornare al suo paese natale… Io penso che  se ha abbastanza da mangiare e  qualche  ornamento da mettere sul vestito sia  perfettamente soddisfatta in qualunque posto …”

Ma il 17 agosto, mentre seguitano a viaggiare nel territorio degli Shoshone si deve ricredere. “Sacagawea, che era con il marito  100 metri più avanti, ha cominciato a ballare e a mostrare tutti i segni della gioia più  straordinaria, girando intorno a lui  e indicando diversi indiani, che ora si cominciavano a vedere mentre avanzavano a cavallo…  Lei, col linguaggio dei gesti, si  succhiava  le dita per indicare che erano della sua tribù nativa.

“Lei entrò nella tenda, si sedette e cominciò a  fare da interprete, quando nella persona di  Cameahwai, il Capo degli Shoshone, riconobbe suo fratello..  Immediatamente balzò in piedi,  corse e lo abbracciò, gettando su di lui la sua coperta e piangendo copiosamente.”

Ebbero i loro cavalli, ma dovettero dare i fucili agli Shoshone… Erano poveri e non sapevano come difendersi… Dopo le montagne rocciose ripresero  a navigare… stavolta era il Columbia …  Strada facendo Sacagawea sacrificò la sua bellissima cintura di cui si era invaghito un indiano… Era l’unico modo per avere le  pellicce di foca che Lewis e Clark volevano portare in dono al Presidente Jefferson… Finalmente il 7 Novembre 1805, dopo circa 6000 km il Capitano Clark scrisse sul suo diario:  Grande gioia nel campeggiare in  prossimità dell’Oceano”…Sacagawea volle andare con il primo gruppo e per la prima volta rivelò se stessa “Ho fatto tutta questa strada  per vedere le grandi acque,  ora voglio andare  subito… C’è la carcassa di una grande balena sulla riva… se tardo forse non riesco a vederla”  Aveva diciassette anni e nessuno le aveva mai insegnato nulla, ma aveva gli stessi interessi e la stessa curiosità di uno scienziato…

Era ormai inverno e piantarono il campo a Fort Clatsop.  A primavera cominciarono il viaggio di ritorno e i due capitani si divisero per un tratto…

15 luglio 1806… Dal Diario di Clark  “Sacagawea ha riconosciuto un  territorio  che aveva attraversato da bambina con la sua tribù Shoshone…Mentre io sto valutando i sentieri più adatti  per attraversare le montagne, la donna indiana che è è stata di grande aiuto come guida attraverso il paese, mi  indica un valico  più a sud … Passeremo di lì.” Più tardi quel  valico fu chiamato Bozenam Pass e   fu scelto come miglior luogo dove far passare la  Northern Pacific Railway.

Non trovarono l’intera rotta fluviale, ma scoprirono cinque passaggi attraverso le Montagne Rocciose e fornirono un documento eccezionale sulla natura e le ricchezze dei nuovi territori… Mentre tornavano verso St Louis incrociarono  i primi barconi in partenza  che seguivano la rotta da loro individuata…

Clark  visse a lungo pieno di onori e adottò il bambino di Sacagawea… Studi all’estero, incarichi… Ne fece quasi un Virginiano… Lewis non ce la fece nonostante l’incarico di Governatore della Luisiana… Era sempre più depresso e beveva… Si suicidò pochi anni dopo mentre stava andando a trovare il suo amico Presidente… Lei invece, trascurata dalla cronaca, entrò nel mito… Forse morì giovane o forse vecchissima… Qualcuno dice che lasciò il suo stupidissimo marito e si risposò… Forse ebbe una bambina Lisette, ma non è sicuro… Quasi certo che Clark se ne fosse innamorato…  l’ammirava troppo… Oggi è la donna americana che ha più statue e più monumenti in tutta l’America, strade,montagne, passi di montagna si chiamano Sacagawea…  Qualche anno fa il Presidente Clinton l’ha nominata Sergente degli Stati Uniti e le hanno dedicato una moneta da  1 dollaro dove è ritratta con il suo bambino sulle spalle… Peccato che fra tante immagini di Lewis e Clark non ce ne sia nemmeno una di lei… Almeno c’è da augurarsi che sia stata anche un po’ felice….

In alcuni tratti della spedizione la mancanza di cibo fu uno dei problemi principali… Quando   si ridussero  a mangiare del vecchio mais, Sacagawea  trovò  per loro dei  carciofi… Insegnò a Lewis il valore nutritivo di certe radici e della liquerizia. Difficile sapere come li cucinò quei carciofi… Per questo abbiamo scelto una ricetta semplice… Con qualche erba e molto sapore… Non saranno quelli di Sacagawea, ma di sicuro sono buoni.

CARCIOFI ALLA MENTA

INGREDIENTI  per 4 persone: 8 carciofi, 4 spicchi di aglio, menta fresca,  olio extra vergine di oliva, 2 limoni, sale.

PREPARAZIONE:  Lasciate attaccato un pezzo di gambo ai carciofi, poi iniziate a pulirli togliendo loro le prime foglie più dure, poi tagliate  di netto la cima con un coltello affilato e  rigirate subito dopo il coltello attorno alla sommità, come  si fa quando si sbuccia un’arancia, in modo da portar via la parte superiore delle foglie, che è sempre la più dura. Sbucciate anche il gambo e passate su tutta la superficie dei carciofi  la metà di un limone tagliato in modo da evitare l’annerimento. Poi aprite delicatamente il carciofo, asportate l’eventuale peluria che si può formare all’interno e  inserite  in ciascun carciofo  1/2 spicchio di aglio, qualche foglia di menta, salate e richiudete la sommità.  Poi fate scaldare in un tegame l’olio, aggiungete i carciofi a testa in giù  e copriteli a metà con l’acqua, inserite nel tegame qualche spicchio di limone e qualche foglia di menta, incoperchiate e fate cuocere per circa 25  minuti,  finché l’acqua non sia completamente  assorbita.

Fagioli e salsicce per il cowboy John Wayne!

Il destino a volte è proprio beffardo! Colui che aveva scolpito su di sé  prototipo  e stereotipo dell’eroe americano, amor di patria e grande soldato di tutte le guerre americane, esclusa forse solo quella di Indipendenza, non solo non aveva mai fatto la guerra, perchè gli erano sfuggite tutte, ma neanche un giorno di servizio militare!  Alla guerra di Secessione aveva partecipato suo nonno e quindi lui proprio non avrebbe potuto…  Anche per le guerre indiane non aveva fatto in tempo perché quando era nato lui… I nativi li avevano già sterminati e quei pochi rimasti era difficile anche vederli. Ormai stavano rinchiusi nelle riserve! Per la prima guerra mondiale era troppo piccolo e quando scoppiò la seconda, lo esonerarono perché aveva  già quattro figli.  La Guerra del Vietnam? Ahinoi! Era diventato troppo vecchio. Visto che era nipote di un veterano della guerra civile, doveva in qualche modo portare avanti l’0nore di famiglia e così fece domanda per entrare all’Accademia Militare di Annapolis… Ma chissà perchè non riuscì a raggiungere il punteggio necessario. Decise allora di concentrarsi nello studio e fu accolto  con  entusiasmo alla Southern  California University… ma per i suoi meriti sportivi! In effetti giocava benissimo a football.

Sempre quel destino beffardo lo portò a lavorare in una gelateria dove il padrone, anche se l’attinenza non è chiara, produceva ferri di cavallo per Hollywood… Il genere western tirava benissimo e dopo i primi anni in studio, adesso ci si avventurava audacemente con i cavalli, fra i deserti e gli sconosciuti angoli della Califonia, delll’ Arizona o del  Colorado. Fu così, per la questione dei ferri appunto, che Wayne detto Duke, dal nome del suo cane, si avvicinò agli Studios. Lì ebbe subito inizio un baratto tutto particolare…Tom Mix gli procurava qualche particina o qualche comparsata tutte le volte che John Wayne gli regalava i biglietti per andare a vedere le partite di foot ball.  Capitò così nel cast di “Saluto Militare” perchè serviva uno bravo a giocare a foot ball… Non lo accreditarono nemmeno, come succedeva spesso, però conobbe John Ford!

L’anno seguente era il 1930 e gli andò anche peggio!  Per la prima volta gli avevano dato un ruolo di protagonista ne “Il Grande Sentiero”, ma il film era girato in Widescreen e fu un flop… Perchè le sale cinematografiche non erano attrezzate per vederlo. Wayne a quel punto se lo tolsero quasi di torno e, fuori giro o con giri al minimo, ci rimase fino al 1939  quando lo ripescò il suo amico John Ford.

“Ombre Rosse” in sé è uno dei più bei film western… ma è anche molto di più. E’ l’inzio di uno stile che reggerà quasi 30 anni, almeno fino all’arrivo degli spaghetti western. Con Ombre Rosse il western abbandona il genere fantasy, con le storie e gli eroi più o meno inventati ed entra di prepotenza nell’epopea… Film dopo film  si snoderà la lunga marcia ad Ovest sino a quando,  dopo gli infiniti deserti e  le sconfitte dei nativi si spalancò davanti, quasi all’improvviso, l’Oceano Pacifico… E l’epopea trovò il suo epilogo. Ombre Rosse servì per scrivere la Bibbia e consacrò personaggi e feticci ai registi che verranno, dalla diligenza alla Monument Valley, dalla prostituta di saloon, al duello finale e all’arrivo della Cavalleria. John Wayne  è fortunato,  ha un personaggio fuori dagli  schemi passati e futuri… Un eroe appena scappato di galera, un buono che diventerà più buono nel gran finale dopo aver ammazzato 3 persone… E uno sceriffo che invece di arrestarlo lo farà scappare. Ma la Monument Valley con i suoi straordinari effetti visivi, la suggestiva illuminazione degli interni e la cupa atmosfera del duello, sono scene  che rimarranno per sempre nella memoria collettiva … e non soltanto degli americani.

Dopo, la carriera western di Wayne non conoscerà più limiti, ma per parecchi anni la sfida si fa serrata con i film di  guerra. Se Wayne fosse andato al fronte avrebbe interpretato un solo ruolo. Invece diventa Capitano di Marina ne “La Taverna dei 7 peccati” e in “Vento Selvaggio”, pilota ne “I falchi di Ranngoon”, Capitano ne  “I conquistatori dei 7 mari”, colonnello ne “Gli eroi del Pacifico”. E la cosa seguita anche a guerra finita quando diventa l’eroico sergente di Ivo Jima o il tenente Duke de “Lo Squalo Tonante” Sono tempi di guerra fredda e un po’ di propaganda  sulle virtù e la mitologia dell’America è quello che ci vuole per tenere assieme il variegato blocco occidentale dove non tutti i paesi sono ugualmente allineati. E in John Wayne, l’America, terrorizzata dalla concorrenza della bomba russa, trova il suo rigido e appassionato campione a cui non bastano nemmeno tutti quei film ma vuole fare di più … Tanto di più che mette in piedi “La Società per la Conservazione degli Ideali Americani” con il programma di allontanare da Hollywood tutti quelli che anche da lontano sembrano avere  un po’ di cattiva fama comunista.

Ma non può dimenticare il western e il western non può fare a meno di lui, il buon americano, l’idolo delle folle … Così  fra il 48 e il 50 con l’amico Jonn Ford  danno vita alla “Trilogia della Cavalleria. “Nel massacro di Fort Apache”,  lui ed Henry Fonda  lavorano per la prima volta a parti invertite e a John Waine tocca diventare, una delle pochissime volte in vita sua, un ufficiale pieno di dubbi e perfino, cosa veramente insolita, un  grande amico dei nativi.

Ci voleva però un ruolo tutto diverso … e finalmente “Wayne diventa “Un Uomo Tranquillo”… si fa per dire, nell’incantevole film  irlandese a metà fra la commedia e una tragedia da superare, dove si perde  nella verde Irlanda in una recitazione piena di humor e di sfumature. Gliene avessero fatti fare di più di film come questo… anziché ancorarlo a vita a fare il militare e il pioniere.

Ma a lui in fondo quei ruoli piacevano e appena può fare il produttore si lancia nel retorico “Berretti Verdi” a sostegno della guerra nel Vietnam, che finisce per alienargli le simpatie di buona parte della gioventù americana. Peccato, perchè chi l’ha conosciuto da vicino ha parlato di lui come di un uomo generoso, forte che correva sempre in difesa di chi ne aveva bisogno… Ne rimase colpita anche  Catherine Hepburn che all’inizio era tanto prevenuta, lei così liberal, quando girarono assieme ” Torna El Grinta” l’ennesimo Western… e il penultimo per Waine. Parlò anche lei della sua sua bontà e aggiunse  che era una persona estremamente divertente. Peccato che tanti personaggi così seri e  a tutto tondo  gli abbiano lasciato addosso un’impronta di insopportabile retorica.berrettiverdi

Ma non certo il suo ultimo film, “Il Pistolero” dove con un coraggio senza limiti interpreta se stesso ormai  gravemente ammalato, in un anziano pistolero che è il suo alter ego …malato come lui, che si fa colpire alle spalle dopo aver tolto di torno i vecchi nemici. Un film così dolente e così vero che ha riconciliato l’America col suo ultimo eroe senza macchia e senza paura, di cui ad un certo momento voleva liberarsi… Ma  poi alla fine non ci è riuscita perchè John Wayne nel bene e nel male  è una grande parte dell’America stessa.

Per John Wayne occorre un rude pasto da pioniere e  sicuramente sarebbe stato felice di questi:

 FAGIOLI CON SALSICCE  SECONDO LO STILE DI JOHN WAYNE

INGREDIENTI per 4 persone: ! cipolla, 1 spicchio di aglio, olio extra vergine di oliva q.b., vino rosso 1/2 bicchiere, 300 grammi di passata di pomodoro, 400 grammi di salsiccia, 400 grammi di fagioli borlotti, sale q.b., peperoncino 1/2 cucchiaino  o variare la quantità secondo i gusti, 1 rametto di rosmarino, un gambo di sedano

PREPARAZIONE: Occorre lessare i  fagioli in anticipo mettendoli a bagno nell’acqua la sera prima. Al mattino  si fanno lessare aggiungendo all’acqua il sale e  un gambo di sedano che poi verrà eliminato.Serve ad aromatizzarli leggermente.Una volta scolati i fagioli si può procedere. Rosolare la cipolla a fette  e l’aglio  spaccato in due in un tegame possibilmente di terracotta con l’olio senza farli bruciare perché si altererebbe il sapore.  Per evitare l’eventuale inconveniente si possono rosolare in una quantità maggiore di olio, che li copra completamente, eliminando dal tegame, subito dopo, l’olio in eccesso. Aggiungere la salsiccia tagliata a pezzi, farla rosolare e sfumarla con il vino rosso. Aggiungere i fagioli borlotti già lessati e la salsa di pomodoro, mescolando. Salare e aggiungere il peperoncino e il rosmarino. Continuare la cottura per circa 15 minuti e servire portando direttamente il tegame in tavola.