L’esotico agnello al curry di Charlot!

Era quasi un anno che lavorava alla Keystone. La paga che gli avevano offerto, 150 dollari  a settimana per lui era da capogiro,  peccato che non riuscisse ad adattarsi a quei ritmi di lavoro infernali… Due cortometraggi  la settimana…  Impossibile ripetere anche una sola scena perché non c’era tempo… Era tutto affidato  alla bravura dell’attore  e alla sua improvvisazione. Quel giorno si sentiva più disperato del solito … la sua fantasia gli sembrava agli sgoccioli..”Non sapevo più che trucco farmi…Mentre puntavo al guardaroba pensai di mettermi un paio di calzoni sformati, due scarpe troppo grandi, senza dimenticare il bastone e la bombetta. Volevo che fosse tutto in contrasto con la giacca attillata e il cappello troppo piccolo…. Poi aggiunsi i baffi che mi avrebbero invecchiato… senza nascondere la mia espressione. Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero capire che tipo era. Cominciai a conoscerlo e quando mi incamminai verso l’enorme pedana di legno, esso era già venuto al mondo. Invenzioni comiche e trovate spiritose mi giravano incessantemente nel cervello…. Cominciai a passeggiare  su e giù dondolando il bastoncino, passando e ripassando davanti a lui… IL mio era un personaggio originale e poco familiare agli americani, poco familiare persino a me. Ma una volta nei suoi panni io mi immedesimavo in esso, per me era una  realtà e un essere umano. Anzi mi infiammava di idee folli di tutti i generi che non avrei mai avuto se non mi fossi messo il costume e la truccatura”. Il buffo omino che cerca di darsi una nota di distinzione con la bombetta e il bastoncino, nacque nel 1914 e venne subito inaugurato con due film: “La  strana avventura di Mabel” e “Charlot si distingue.” Charlot è un vagabondo, un essere libero,…umano e un po’ anarchico… inevitabile per lui il conflitto con la società. Romantico e patetico, comico e tragico farà la fortuna del suo inventore per più di venti anni…Lui,  Charlie Chaplin ne aveva veramente bisogno, dopo  una vita disperata a Londra! Il padre e la madre lavoravano nel varietà, ma si  separarono … Il padre aveva trovato la moglie a letto con un altro uomo…La madre finì presto negli ospedali psichiatrici e lui e Sidney, il fratello più grande in un orfanatrofio… Eppure Charlie Chaplin di sua madre avrà sempre un ricordo tenerissimo…lei gli aveva insegnato a cantare, e poi a a guardare la gente, a studiarla, coglierne i tic…Gli atteggiamenti… Insomma tutti  i ferri del mestiere … Quando avrà fatto fortuna in America la sistemerà in una bella casa amorevolmente assistita sino alla fine… L’altro suo grande affetto fu Sidney il fratello  che già lavorava in teatro  e riuscì a procurargli piccole parti  che non aveva ancora 13 anni…Qualche anno dopo  lavoravano tutte  i e due nella compagnia di Fred Karno!  Sid inventava le gags e Charlie le portava in palcoscenico…una grande scuola per imparare a esprimersi con il corpo.

Quella di Karno era una compagnia itinerante… Così in America Charlie attirò l’attenzione di Mark Sennet e cominciò la sua lunga avventura nel cinema americano che si concluse solo quaranta anni dopo…Una strada tutta in discesa con quel fantastico personaggio  che  presto divenne internazionale… Il nome  Charlot  l’hanno inventato i francesi…

Nel 1915  Chaplin è a Chicago  con 14 corti in un anno, nel 1916  realizza 12 film e guadagna  600.000 dollari l’anno … Mentre Charlot diventa di volta in volta cameriere, milionario, muratore…Nel 1919 Chaplin fonda una sua casa di produzione, la United Artists, una delle glorie di Hollywood, mentre cominciano ad arrivare i suoi capolavori…”Il Monello” forse  il capolavoro in assoluto e tutta la fantasia di Charlot, padre tramp  per caso, che trasforma un’amaca in culla  e una caffettiera in biberon…  e poi a  seguire un film dopo l’altro, uno più bello, più spassoso, più tenero dell’altro… “La febbre dell’oro”… Con la grande illusione dei cercatori,  la denuncia sociale, la girandola di gag che  stempera il dramma   mentre le montagne ricostruite in studio divennero un attrattiva turistica…”Il Circo”, a livello personale, fu l’esperienza in assoluto più disastrosa, con la prima attrice minorenne e incinta, da sposare immediatamente per evitare a Chaplin l’accusa di violenza carnale e il carcere…  Il tendone distrutto dal vento, Il set incendiato, la fuga di Chaplin con la pellicola perché la moglie, già in fase di divorzio, ne aveva chiesto il sequestro… La depressione e i capelli improvvisamente bianchi  di Chaplin… Non è rimasta traccia di nulla in un film sublimato dalla poesia, dalle invenzioni comiche e  dal sentimento…e l’Oscar fu ben meritato… Chaplin invece per almeno trent’anni non ne volle più sentir parlare… Quando girò  “Luci della Città” invece furono gli altri a disperarsi…una scena la fece ripetere 342 volte, battendo il Guiness dei primati, la prima attrice la licenziò provvisoriamente perché non riusciva a fare una scena…  Neanche i musicisti si salvarono perché gli avevano proposto qualche nota più comica… Ma all’intransigenza maniacale del genio dobbiamo  alla fine  questo gioiello di grazia e di  commozione.

Praticamente era rimasto solo Chaplin a non cedere alle lusinghe del sonoro, ma ancora una volta ebbe ragione lui … “Tempi moderni”  del 1936 è perfetto così… Esplicito, comprensibilissimo, fra le nevrosi delle macchine e la depressione che già corrode le fragili conquiste del capitalismo. Un tripudio di gag ma la storia del vagabondo e della monella è triste anche se l’ultima scena, con l’inguaribile fiducia di Chaplin, si chiude sugli spazi sconfinati della speranza…

E finalmente suo fratello Sid riesce a convincerlo … “Il grande Dittatore” è la prova del fuoco di Chaplin davanti al mondo nuovo…  Per il sonoro deve abbandonare anche il suo mitico Vagabondo  per fare spazio a un rispettabile barbiere ebreo e a un folle dittatore. Ma siamo ancora  nella più alta poesia e nell’accorato grido alla pace e all’amore, mentre sul mondo si accumulano i venti di guerra. Tragico e satirico  Chaplin umilia i grandi e li sbeffeggia nei loro folli sogni di potere. Hitler  gioca col  mappamondo che si trasforma in un etereo palloncino…  Chi mai più  inventerà una scena con tanta surreale  ironia?…

Dopo di allora i film di Chaplin però si fanno più rari e non tutti sono dei capolavori. Senza Charlot la vita è dura anche per un poeta come Chaplin. Il più lirico e sicuramente il più bello di quelli che vennero dopo  è “Luci della ribalta” con la storia del vecchio clown in cui Chaplin  scopre  se stesso, al tramonto di un percorso eccezionale. E sembrò veramente un livido tramonto…   Mentre  era a Londra lo dichiararono indesiderabile e non rientrò più negli Stati Uniti …  Le accuse di comunismo da parte della Commissione McCarthy l’avevano trasformato nel nemico pubblico numero uno della democrazia … E questo avveniva dopo l’onta di tutti quei processi  per violenza carnale  e crudeltà mentale. La prima moglie, Mildred Harris, aveva cominciato a fare l’ attrice a 9 anni e sposò Chaplin a 17, costringendolo con una falsa gravidanza. Il figlio che in seguito ebbero morì dopo pochi giorni e per la ragazza  quella fu l’occasione per  fare soldi col divorzio… Analoga  la storia con la seconda moglie Lita Grey. Una brutta storia… Con i parenti di lei tutti pronti a testimoniare le nefandezze sessuali di Chaplin.  Anche Lita l’aveva sposata incinta e minorenne, sotto la pressione dello scandalo e la solita minaccia di violenza carnale….Al momento del divorzio forse  chissà avrebbero tentato anche la carta della pedofilia visto che Chaplin l’aveva conosciuta quando aveva appena 8 anni. Alla fine anche l’America si rese conto che dietro c’era un’abile trappola e si schierò con Chaplin… ma il dubbio rimase e Nabokov si ispirò alla vicenda di Chaplin e di Lita per raccontare la sua Lolita…Dopo un divorzio “tranquillo” da Paulette Godard, Chaplin aveva incontrato la giovanissima, bellissima Oona O’Neil, la figlia del commediografo… ma alla vigilia del matrimonio saltò fuori un’altra ragazza… Joan Barry annunciò di aspettare un bambino da Chaplin. Il processo fu lungo e penoso e anche se tutte le prove del sangue dimostrarono che Chaplin non c’ entrava con la bambina, il tribunale decise che il padre era lui, che avrebbe dovuto darle il suo nome e mantenerla. Il rappresentante della pubblica accusa lo chiamò cane libidinoso, vecchia poiana dai capelli grigi, spudorato imbroglione … A quel punto nessuno avrebbe più scommesso un sol dollaro sul matrimonio di Chaplin con Oona che al contrario si rivelò un unione felicissima  che durò sino alla morte di Chaplin.  Dopo l’espulsione dall’America andarono a vivere in Svizzera  e in tutto ebbero 8 figli… Chi se lo sarebbe mai aspettato Chaplin nella parte del pacificato patriarca?

Il piatto che presentiamo  era uno dei preferiti di Chaplin… Onestamente dichiarò che aveva tentato più volte di diventare vegetariano, soprattutto dopo l’incontro con Gandhi, ma non c’era riuscito … Troppo forte era sempre la tentazione … di questo delizioso e un pò esotico:
STUFATO DI AGNELLO AL CURRY

INGREDIENTI per 6 persone: 1,5 Kg di agnello disossato,1 cucchiaio di semi di coriandoli, 2 cucchiaini di pepe nero in grani, 2 cucchiaini di cardamomo, 2 cucchiaini di semi di cumino, 6 chiodi di garofano, mezza stecca di cannella sbriciolata, 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 1 cipolla, 2 spicchi di aglio, 2 cucchiaini di zenzero fresco grattugiato, 1 stelo di citronella lungo 10 centimetri, 400 grammi di pomodori pelati in scatola, 300 ml  di acqua circa,  200 ml di latte di cocco, 2 cucchiai di curry, sale q.b.

PREPARAZIONE:  tagliate l’agnello a cubetti di circa 2,5 cm di lato. Pestate in un mortaio il coriandolo,il cardamomo, il cumino,i grani di pepe, i chiodi di garofano e la cannella. Riscaldate l’olio in una larga padella e rosolatevi l’agnello in modo uniforme e mettendolo per il momento da parte su un piatto. Nella padella utilizzata per l’agnello soffriggete la cipolla, l’aglio, lo zenzero e la citronella, fin quando la cipolla non sarà appassita. Fate attenzione a non bruciarla!. Unite le spezie pestate nel mortaio e fate insaporire tutti gli ingredienti per qualche minuto. Rimettete l’agnello in padella insieme al curry  diluito nell’acqua, il latte di cocco e i pelati. Salate, portate ad ebollizione, poi riducete la fiamma e fate cuocere per circa un’ora e mezza. Se il sugo durante la cottura dovesse restringersi troppo,aggiungete altra acqua calda.

Un dolce per Greta… La Crème Caramel!

E’ molto piaciuto a Giorgio Armani quel modo di vestire che aveva  Greta Garbo nella sua vita privata. Sembra quasi che lui si sia ispirato a quei pantaloni morbidi, ai pullover di una taglia più grandi e ai lunghi soprabiti  della diva. I colori invece no, sono diversi, Greta amava spesso i toni pastello, con cui valorizzava la sua pelle diafana e  l’ovale aristocratico, Armani preferisce i toni écru e soprattutto il bianco e nero. A Hollywood  Greta aveva accentuato le sue scelte… Quando andava a trovare  John Gilbert nella sua villa sopra Beverly Hills si metteva lo stesso tipo di cappotto di John e del suo amico Carey Wilson, stretto in vita da una larga fascia… E mentre  andavano a fare lunghissime passeggiate lei esclamava felice “Ora sono anch’io un ragazzo!… . All’epoca Greta Garbo era  già un ‘attrice di successo e forse, complice  la passione de”La carne e il diavolo”, anche  lei e Gilbert  stavano vivendo  la loro storia d’amore… che non poteva durare, erano troppo diversi… Lui esuberante, aperto, pieno di simpatia, lei chiusa in se stessa, parlava poco e sempre a disagio  quando Gilbert riceveva troppi amici. Già allora  detestava essere riconosciuta o fotografata ed era sempre pronta a scappare. Sembrava impossibile, ma quella che già definivano “la divina” , la donna fatale,  passò l’intera vita assieme alla sua terribile insicurezza. Aveva alle spalle la povertà più assoluta, il lavoro appena quindicenne nel negozio di un barbiere e poi la commessa ai grandi magazzini di Stoccolma… Non aveva potuto studiare in Svezia e tanto meno lo poteva fare a Hollywood con tutto quel lavoro massacrante…  Forse l’unica persona con cui stava veramente bene, senza disagio era Mauritz Stiller, il regista che  l’aveva scoperta  portandola al successo con “La saga di Gosta Berling”e  poi  l’aveva accompagnata in America…Un uomo che la proteggeva e  col quale non c’era rischio di  problemi sentimentali… perché era completamente gay.  Ma Stiller a un certo punto fu costretto ad andarsene, Hollywood non voleva saperne di lui … Gilbert invece fu costretta lei a lasciarlo… Aveva osato chiederle di sposarlo e  infranto le regole… Nessuno poteva permettersi di  renderla meno indipendente e autonoma. Rimasta sola si sfogava con le lettere che scriveva ai suoi amici in Svezia… era infastidita dalla pubblicità e scontenta dei suoi personaggi di donna fatale e vamp distruttiva…mentre sperava invano di fare Giovanna d’Arco, la vergine guerriera e mascolina con cui si identificava…  Forse fuggiva  i giornalisti e i fotografi per paura che si amplificassero quelle che erano ancora piccole o quasi innocenti insinuazioni sugli  aspetti un po’ mascolini che ostentava nella vita privata… E dire che sullo schermo, con quegli eleganti  vaporosi vestiti, era così sensuale e femminile da lasciare  tutti senza fiato…  Quel titolo di “divina,” in ogni caso non era un’esagerazione  o un trend… c’è già nella giovanissima Garbo una rara  capacità di recitare  a tutto campo, utilizzando  ogni minimo movimento del corpo e ogni singola espressione del viso per dare significati altissimi ed espliciti a ogni tipo di emozione. Clarence Brown che la diresse più volte non riusciva a farsi una ragione del suo talento “Greta Garbo aveva qualcosa che nessun altro aveva sullo schermo…Giravo una scena con lei e il risultato mi sembrava discreto. La rifacevo tre o quattro volte e non ero mai interamente soddisfatto. Quando però vedevo la stessa scena sullo schermo, c’era in più qualcosa che sul set mancava. La Garbo nascondeva nello sguardo qualcosa che non si riusciva a vedere finché non lo si riprendeva in primo piano. Si poteva vedere il suo pensiero. Se doveva guardare una persona con gelosia e un’altra con amore non doveva cambiare espressione. Si poteva cogliere il cambiamento nei suoi occhi mentre spostava lo sguardo da una persona all’altra. Nessun altro è stato mai capace di farlo sullo schermo!”

L’arrivo del sonoro che tanti attori mise in disparte, lei non la toccò minimamente.  Dopo “Anna Christie” in cui per la prima volta  fu possibile udire la sua voce,  le offrirono “La Regina Cristina” un film che  affronto’ con gioia,  un bel  personaggio,  sia pure  non evidenziato nella sua doppia identità sessuale, che le dava però la possibilità di vestirsi da uomo e fingersi tale… Fu così generosa che  impose  anche John Gilbert che  era stato già messo da parte con l’avvento del sonoro…Fu per entrambi un favoloso successo… anche  se ormai l’amore non c’era più. Lei aveva incontrato una poetessa, un’ intellettuale che discendeva addirittura dai duchi D’Alba spagnoli… Una donna che vantava il suo essere lesbica… e per diversi anni fu passione o… forse amicizia… Mercedes de Acosta rivelò  la loro relazione molti anni dopo  nelle sue memorie… era malata e aveva bisogno di soldi. Greta Garbo ne soffrì da morire…Furiosa  smentì categoricamente tutto e non  ne volle più sapere. Probabilmente fu del tutto inventata la successiva relazione con Marlene Dietrich che sventolava la sua bisessualità come un vessillo. Greta era troppo riservata e gelosa della sua privacy per  consegnarsi nelle mani  della loquace Marlene…

Invece con Leopold Stokoski il grande e contestato direttore d’orchestra, che diresse le musiche di “Fantasia” per la Disney, fu  di sicuro amore.  Cosa poteva offrirle di più suggestivo? Stokoski portò la Divina a Ravello… e da lì “Mi sono innamorato” scriveva a un amico. Dopo la prima segretissima notte, Cecil Beatonil cameriere portò alla Garbo, una rosa appena colta assieme  alla colazione…un tè profumato all’arancio…  lo bevvero sulla terrazza davanti al paesaggio a strapiombo  che non ha confronti. Poi nei giorni seguenti passeggiavano, giocavano a tennis e andavano a leggere i libri sulle panchine di Villa Cimbrone, dove lui si commuoveva ricordando i musicisti che di lì  erano passati… Quando  si sentì più sicuro una sera al ristorante le consegnò un astuccio e mentre lei guardava il bellissimo anello cominciarono a scattare i lampi dei fotografi. Li aveva avvisati Stokoski? … Una coincidenza?… Lei volle partire in fretta e non si parlò più di matrimonio— Qualche tempo dopo era tutto finito…

Lei tornò a lavorare e fu di nuovo assassina, spia, moglie infedele, cortigiana…  Fra muto e sonoro più di 20 film seri e drammatici… Ernst Lubitsch invece capì le sue capacità  humour e lei divenne la brillantissima  Ninotchka, l’integerrima funzionaria russa  che cede alle lusinghe dell’Occidente e dell’amore. Un grande successo  e uno stupore ancora più grande … “Garbo laughs”  si confidavano l’un l’altro ed era la prima volta, che succedeva, in 15 anni di carriera a Hollywood.

Ma la sua carriera invece si spezzò all’improvviso due anni dopo, un altro film  brillante, ma stavolta sfortunato .”Non tradirmi con me”  fu un grosso insuccesso in America… Troppo sofisticato  per lo zoccolo duro del conformismo americano che lo tacciò pure di immoralità… In Europa dove sicuramente sarebbe stato accolto meglio arrivò solo diversi anni dopo… Quando finì la guerra, ma la Garbo si era ritirata e per sempre dal 1941,.. Era al colmo della sua bellezza e aveva solo 36 anni,ma non ne volle più sapere…

Passò tutto il resto della sua vita a dimenticare Hollywood… Girando il mondo sotto le tese dei suoi ampi e leggendari cappelli, inseguita da Cecil Beaton che aspettò 10 anni per riuscire a fotografarla e poi a tentare di sposarla, nonostante lui fosse gay…Con George Schlee, il  suo manager, invece fu amore … Lei era anche amica di sua moglie Valentina che tollerava e faceva anche lei un po’ di corte a Greta…   Con George  durò più di 20 anni… Passavano le vacanze in Europa, sulla barca di Onassis, a Portofino… finchè George morì praticamente fra le sue braccia. Per il resto della sua vita le rimase la profonda amicizia di Cecile de Rothschild… Oggi 15 aprile 2013, sono esattamente 23 anni che Greta Garbo è morta … A noi è rimasto il suo mito e quello… non muore mai.

La ricetta  viene direttamente dalla casa di Greta Garbo… Federico Zeri, il critico d’arte che la conosceva bene, era spesso ospite nella sua casa di New York. Greta Garbo era una salutista, camminava per ore tutte le mattine e il suo cibo era molto semplice e dietetico, ma per l’amico Federico al termine del pranzo c’etra sempre una deliziosa Crème Caramel. E un dolce al cucchiaio di antiche tradizioni che affondano la loro origine ddirittura all’epoca dell’Impero Romano quando  si mangiava in versione meno dolce e più aromatica…

CREME CARAMEL

INGREDIENTI  per 6 persone: panna fresca 150 ml, 1/2 stecca di vaniglia, 4 uova intere  + 1 tuorlo, 120 grammi di zucchero, latte fresco intero 450 ml,

INGREDIENTE  per il caramello: 4 cucchiai di acqua, 150 grammi di zucchero.

PREPARAZIONE: Versate il latte in un tegame insieme  alla mezza stecca  di vaniglia. Ponetelo sul fuoco  a fiamma bassa e portatelo ad ebollizione. Dopo, tenete il tegame da parte per circa 30 minuti, senza togliere la vaniglia che deve terminare di rilasciare il suo aroma. Trascorso questo tempo unite la panna al latte e in una ciotola abbastanza capiente sbattete le uova con lo zucchero. Eliminate  la stecca di vaniglia dal latte e filtratelo con un colino a maglie strette. Dopo versatelo lentamente nella ciotola delle uova mescolando con una frusta. Preparate il caramello facendo sciogliere lo zucchero dentro un tegamino  dal fondo spesso assieme all’acqua mescolando in continuazione sino a quando acquisti il colore dorato. Versateli in  parti uguali sul fondo di ciascuno dei sei stampini e ricopriteli con il composto di latte, uova e panna. Ponete gli stampini dentro una teglia e ricoprite il fondo per 1/3 di acqua bollente. Fate cuocere  a bagnomaria per circa 50 minuti e quando la crema si sarà solidificata togliete lo stampo dal forno, fate raffreddare gli stampini prima a temperatura ambiente e poi per circa quattro ore in frigo. Al momento di servire  aiutatevi con un coltello  a staccare la crema da ogni stampino e rovesciateli sui piattine da dolce.