Mina, Cremona e le frittelle di zucchine!

Successo era  il suo destino… A 13 anni il padre la iscrive a un circolo di nuoto della Cremona bene e la ragazza, solo per divertirsi, arriva subito seconda in una gara regionale! Chissà che carriera avrebbe fatto  se non ci  fosse stata in mezzo  nonna Amelia che da giovane era cantante lirica… Si sa come vanno  queste cose… spesso  si fa proiezione su figli e nipoti delle passioni  incompiute… E fu così che Mina cominciò a suonare il pianoforte…  Ma i quieti, solitari esercizi non erano per questa ragazza, troppo alta, sempre un po’ a disagio e timidissima, ma anche scatenata e coraggiosa…  La sua via alla  musica  è  voglia di cantare, di muoversi,  di tirar fuori  il ritmo e l’agitazione che  le esplodono dentro… In fondo le bastava cantare alle feste dei compagni di scuola… Ma il successo era ben registrato nel suo DNA.

Una notte dell’estate del 1958, in vacanza,  gli amici scherzando la sfidano a salire sul palco della Bussola, il mitico locale di Marina di Pietrasanta,  E’ appena terminato lo spettacolo … E lei, meravigliandosi da sola, chiede  senza alcun imbarazzo il microfono a Don Marito Barreto il cantante – night che allora andava per la maggiore in tutta Italia. Impazziscono subito per questa giovanissima cantante inesperta… In realtà erano anni che si nutriva  di “mostri sacri” americani  Frank Sinatra, Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, Elvis Presley. La gestualità stravagante  del corpo e delle lunghe braccia quasi allo sbando, con  cui  accompagna  il ritmo, erano invece  istintivi  e tutti suoi…

Ed è  presto balera, un’estate in giro  fra il popolo delle vacanze, con il pubblico  in delirio che chiede a lei i bis  riservati ai big della canzone melodica. Così si ricorda  Mina   ” Cinquant’anni spaccati fa, una lungagnona col vestito da cocktail sottratto di nascosto alla madre, saliva sul palco traballante di una balera lombarda. Si ricorda che l’abito era blu e bianco. Lucido. Si ricorda che dopo aver cantato la prima canzone, il titolo? no, è troppo, si arrabbiò perché la gente applaudiva… Io canto per me, cosa c’entrano loro?” E poi di corsa a casa  a riporre nell’armadio il vestito, perchè non si accorgessero che era uscita di sera…  Quelli non erano ancora tempi!421px-mina_le_mille_bolle_blu_bis

Ma erano i tempi   in cui si affermano  giovani   come Adriano Celentano, Tony Dallara, Giorgio Gaber, Joe Sentieri, Little Tony  … Il loro è un canto di rivolta contro lo sdolcinato mondo di Sanremo e dintorni d’Italia.  Si chiama Rock and roll, ma all’inizio il termine è ancora ostico e  li chiameranno “urlatori”…  Mina è una di loro e la sua  più ironica e beffarda rivoluzione inizio carriera si chiama “Nessuno”. Una nostalgica, supplice canzone reduce dal grande ” Festival” che Mina farà diventare un canto aggressivo, sincopato e disperato… E il successo  stavolta  arriva sfolgorante.

Difficile definire Mina …  Si fa  presto a  dire  soprano drammatico d’agilità,… voce  con un timbro caldo e personalissimo, ampio, esteso agile…  Senza  però l’impostazione accademica del soprano classico…. Ma quando si è detto questo non si è ancora detto nulla…   Mina  non  è mai andata a scuola, ma  è stata un vero animale da palcoscenico…  Una showgier istintiva, magnetica eclettica  … E  tale rese la sua voce, tanto da farne un unicum… Altri potevano avere la sua stessa potenza vocale… Nessuno la sua duttilità..  Capace di affrontare   generi musicali  più diversi e dissonanti fra di loro, probabilmente unica nel panorama musicale mondiale. E così si rivelò all’improvviso, quando dopo il successo di urlatrice si impossessò de “Il cielo in una stanza”  appena inventata da Gino Paoli e ne fece un cantico di raffinata emozione interiore…

Per Sanremo era troppo moderna… non l’accettarono e la relegarono, ma inevitabile fu l’arrivo e l’ irresistibile  ascesa in televisione, ospite, cantante, conduttrice, ballerina…  Chi in Italia  era qualcuno andava ai suoi spettacoli … Da Sordi a Celentano a Totò …  Finchè  un giorno lei convocò una conferenza stampa… Era incinta, disse  e quel giovine e biondo attore al suo fianco era il suo compagno, il padre del suo bambino… Ma lui era già sposato e nell’Italia del 1963 il divorzio era di là da venire…  La Chiesa Cattolica e  la Democrazia Cristiana, partito di maggioranza, controllavano discretamente e nemmeno troppo la Tv,  tutta di Stato, dove le famiglie cui era dedicata,  non dovevano  essere turbate  da costumi e comportamenti immorali.  Fu allora ostracismo, cancellazione, ira  e Mina a 23 anni provò anche la fine totale del successo, la solitudine, l’amarezza… “Il massimo- ricorderà anni dopo –  è stata una foto su “Epoca” dove io ridevo con Corrado con il mio pancione, tranquilla, e sotto scritto “Cosa avrà da ridere?”, guarda che è il massimo, me la ricorderò tutta la vita  una cosa del genere. Per cui capisci tu l’atteggiamento della stampa: me ne hanno tirato addosso delle badilate »

Il pubblico e la Bussola non l’abbandonarono, ma ci  volle tempo prima che la richiamassero in TV e lei tornò più bella e brillante di prima…  Non era più la ragazzina dal viso spiritoso, a volte clownesco. Ora aveva  un aspetto alieno ed  enormi occhi dal trucco nero su un viso diafano, quasi trasparente …  Andò di successo in  successo, ma qualche molla si doveva essere rotta dentro…   Suo fratello morì in un incidente d’auto, il giornalista che aveva sposato, quando finì il rapporto con Corrado Pani, morì in un incidente d’auto…  Forse le era venuta  paura per i figli… Era  quella un’ epoca  in cui  sequestravano  politici  e celebrità, in un’ Italia dove rapina e terrorismo  si confondevano…

Era l’anno 1978 quando Mina scomparve… Aveva 38 anni ed era al massimo del suo fascino e del suo successo.  Andò in Svizzera in una villa  molto protetta…  Con un nuovo compagno, un medico… che non riuscì a impedirle di diventare, in pochissimo tempo una robusta  signora  quasi di mezz’età, dove  nel viso si riconoscevano solo quegli immensi strani occhi… Ci furono solo poche immagini strappate con il  teleobiettivo e non ci vuole la psicanalisi  per capire il perché del cambiamento…   Il suo fisico disfatto  era l’arma più potente  per stare lontano dai riflettori e non cedere a tentazioni di ritorno….  Di lei volle che restasse solo la voce.  Quasi tutti gli anni  usci un nuovo album che  fu sempre successo  mentre lei diventava  un mito… così vicino, così lontano. Ci vollero oltre 20 anni perché tornasse a farsi vedere… in una sala di incisione… Aveva più di 60 anni ed era  di nuovo bella e  magra  come una nordica Walkiria  dalla lunga treccia bionda sulle spalle….

Mina ormi da anni è cittadina svizzera, anche se non ha mai rinunciato a  essere  italiana…. E Cremona dove è  cresciuta le è rimasta nel cuore … Una città bellissima famosa per  il Torrazzo, il Torrone e gli Stradivari, con molte industrie alimentari, ma ancora con una  grande  agricoltura che  è stata all’origine del benessere della città.

In onore di  Mina una delle  più illustri cittadine di Cremona, capace di apprezzare i prodotti genuini della terra,  abbiamo scelto questo piatto semplice e allegro.

FRITTELLE DI ZUCCHINE DI CREMONA

INGREDIENTI per 4 persone: 600 grammi di zucchine, 4 uova ,100 g di grana grattugiato 50 g di farina 1/2 bicchiere di latte, sale , olio extra vergine di oliva.

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Si tratta di un piatto primaverile ed estivo, da preparare in coincidenza con l’apparire in pianta delle zucchine. Da evitare  le zucchine surgelate che  hanno pochissimo sapore e da preferire,  fra quelle fresche, le zucchine cosiddette “romanesche”, dalle coste più in evidenza,  il colore più chiaro, le striature bianche  accentuate, la polpa bianchissima, che contengono meno acqua delle altre specie. Per verificarne la freschezza è meglio acquistarle con il fiore ancora attaccato, che fa da spia… La zucchina è una verdura molto delicata e se non è fresca diventa amara  e può rovinare il sapore degli altri cibi.  Fin dall’antichità venivano utilizzare per favorire il sonno e  rilassare la mente ed è inoltre provato che l’azione delle zucchine sulla  pelle è molto benefica  perché favorisce l’abbronzatura ( data la presenza di  vitamina A) e ne combatte l’invecchiamento. Nella preparazione dunque di questo  semplice, ma delizioso piatto,  iniziate con lo staccare il fiore a un’estremità  ( se ve le hanno vendute con il fiore attaccato) e la parte dura all’altra estremità. Aprite i fiori e staccatene gambo e pistillo. Poi lavate e asciugate zucchine e fiori,  tagliatele a piccolissimi pezzi e frullatele. In una ciotola sbattete le uova con il latte, la farina e il grana. Unite il composto di zucchine, salate e pepate. Portate ad alta  temperatura l’olio e friggete il composto a cucchiaiate. Fate dorare bene le frittelle da ogni lato, salatele e quindi mettete a scolare l’unto in eccesso su un foglio di carta assorbente prima di servirle ancora calde. Per l’olio si consiglia, come sempre, quello extra vergine di oliva, che anche a temperature elevate non sviluppa elementi cancerogeni. D’altro canto poiché l’olio si prepara in autunno e il piatto della ricetta è prevalentemente estivo, ci sono stati diversi mesi per perdere il sapore più accentuato, che è tipico dell’olio  appena uscito dal frantoio,  ma che nel fritto potrebbe  disturbare .

 

Monica Vitti, la musa e i crauti!

Lei bella non si sentiva, e  molto tempo dopo disse che  era stato proprio il suo volto  ad aprire  la strada a tutte le “bruttine” del cinema… Qualcuno per non offenderla del tutto aveva detto che era poco fotogenica e poi con quella voce così strana e rauca era impossibile fare teatro e, quanto al  cinema… ormai  le doppiavano poco  le attrici…Ma Michelangelo Antonioni l’amava e  la vedeva bellissima  con quel volto leggermente asimmetrico…   Stava nascendo un cinema nuovo e lui  che ne era  l’aristocratico profeta non servivano  le bellezze national – popolari che dal neorealimo in poi avevano fatto grande il  cinema italiano. Monica era diversa, alta con i capelli così biondi e le efelidi da sembrare nordica …Ma il viso   non era facilmente definibile … a volte sembrava duro o amaro …A volte aveva  morbidezze  infinite… Lui  se ne servì per dare mistero, enigma, estraneità… “L’Avventura” è il film della nuova “affluent society” che ha perso i vecchi valori e non sa darsene altri… C’è un vuoto dei sentimenti che solo il sesso sembra riempire, quasi unica occasione per sfuggire la noia e la mancanza di interessi…

Una strana barca di ricchi in crociera  fra le isole Eolie, che non riescono nemmeno ad accorgersi che sono in uno dei posti più belli del mondo… Solo le donne sembrano ancora chiedersi qualcosa… La fuga di Anna sembra una  protesta… Che va a cadere però fra lo scarso interesse dei suoi  amici che smettono presto di cercarla… Restano il suo compagno e la migliore amica in giro fra quelle rocce aspre e i paesi ostili… poi anche loro perderanno lo slancio e mentre nasce la reciproca attrazione  si dimenticheranno di Anna… Film amarissimo che strappava  di colpo alibi e  protezioni… “La Dolce Vita” più o meno contemporaneo è al confronto un film tradizionale, così corposo, sanguigno, ancora pieno di passioni…  Per “L’Avventura”  Antonioni e la troupe avevano affrontato di tutto… Mare in tempesta, produzione fallita, tecnici non pagati che abbandonano il set… Ma la sera della presentazione a Cannes avvenne l’incredibile… neé critiche né indifferenza… Il pubblico rideva… Di quelle scene lunghe dove non succedeva nulla, del viso estraniato della Vitti, dei paesaggi vuoti e desolati  privati di ogni facile  messaggio turistico… Antonioni li adoperava per  mostrare il vuoto dell’anima… Ma chi lo poteva capire? … Il film lo salvò una lettera aperta che il giorno dopo firmò un gruppo di intellettuali Rossellini in testa… “L’Avventura è il più bel film mai presentato a un festival… ”  e stranamente il film vinse il Festival e piacque anche al pubblico… Alla prima riflessione seria cominciarono a   identificarsi in quei personaggi…

La strada era aperta e adesso Antonioni poteva proseguire il suo discorso… Raccontò la lunga giornata di una coppia in crisi… Sino alla mattina del giorno dopo… “La Notte”,una spietata fotografia del disagio  di vivere, dell’alienazione… Monica  Vitti la giovane figlia del padrone di  casa, dove si svolge la festa notturna, uscirà distrutta dall’incontro con Giovanni e sua moglie…

Poi vi sarà il personaggio ancora più drammatico di Vittoria… Una desolata Monica Vitti incapace di stabilire rapporti con gli altri, sempre più superficiali e cinici. “L’Eclissi” e il senso del disagio e dell’alienazione è quel volto quasi  impassibile  dell’attrice che cammina e cammina… Sola in quel desolato quartiere dalle forme  raggelate  che sembra immenso…

L’ultimo film del sodalizio fra Monica e il suo mentore fu “Deserto Rosso”… Un canto del cigno dove il colore, usato per la prima volta, esplode  in una violenta realtà industriale e in paesaggi di periferia  che  sono causa e testimoni assieme delle nevrosi di Giuliana, una Monica Vitti umanissima nella sua follia, nei suoi gesti impulsivi, nel vuoto che si sente addosso, l’unica sembra, nella generale  accettazione del benessere e della realtà, a patire di quel mondo stravolto che si è  sovrapposto all’antica città bizantina.

Dispiacque a tutti quando si separarono… Ma lei  pare che non ne potesse più di essere la Musa  dolente… sia pure di un genio…. Aveva da esprimere ancora tanto… e nonostante tutto  voleva godere della vita, uscire dal dolore e dalla claustrofobia in cui l’avevano relegata  le splendide ossessioni di Michelangelo Antonioni.  A ben vedere,  ci sono dei momenti anche  nella drammatica  “quadrilogia” di Antonioni,  in cui qua e là traspare la “vis comica” di  Monica, come quell’accenno di danza in vestaglia de “L’Avventura” o certe immagini in cui il sorriso fra divertito e ironico,  fa fatica a fermarsi… Se ne era già accorto Sergio Tofano suo insegnante all’Accademia d’arte Drammatica  e ora se ne accorgeva nuovamente anche Mario Monicelli, uno degli incontrastati re della commedia all’italiana. Monica per “La ragazza con la pistola” si tolse in fretta i panni della donna  raffinata  per diventare Assunta Patanè giovane siciliana  che in tempo di Beatles, minigonne e capelloni va a Londra con una pistola per uccidere l’uomo  che l’ha disonorata… con cui cioè ha fatto l’amore! Irresistibile e incontenibile  nel suo nuovo ruolo si aprì allora per Monica  il mondo dell’allegria, dell’ironia  della satira di costume… Sembrava un mondo tutto al maschile dominato da  Sordi, Tognazzi, Manfredi e Gassman… Li chiamavano i “Quattro colonnelli”… ma non ci fu niente da fare… Monica ruppe il monopolio maschile e divenne il 5° Colonnello. “

In “Dramma della Gelosia… tutti i particolari in cronaca”   è la dolcissima Adelaide contesa fra due uomini, in “Amore mio aiutami”, diretta da Alberto Sordi,  è una donna moderna con qualche scrupolo… che non sa decidere fra l’amore del marito e quello dell’amante… in “Modesty Blaise”  di David Losey è la brillante spia dell’Intelligence Service, nata nel mondo dei fumetti, Bunuel  la vuole per per  “Il Fantasma della Libertà”…. Una lunghissima e felice carriera fino al suo ritiro alle soglie del 2000… Monica, un’attrice poliedrica, versatile, scatenata che tutto il mondo ha ammirato…. Una volta in televisione  ha recitato una surreale monologo  in cui parlava di “Crauti”  Era il 1972 e lei faceva la parodia dei pomposi letterati di  professione…

In ricordo di quella serata magica le  dedichiamo, dunque,questa ricetta di …

CRAUTI

INGREDIENTI per 6 persone: 500 grammi di cavolo cappuccio verde, 100 grammi si cipolle tagliate fini, 100 grammi di pancetta tagliata a cubetti,  70 ml  di aceto bianco, 3 bacche di ginepro, 2 foglie di alloro, 10 grani di pepe nero, sale q.b., 50 grammi di burro, 1 cucchiaio di farina bianca,3 cucchiai di olio extra vergine di oliva

PREPARAZIONE: togliete le foglie più esterne al cavolo cappuccio, tagliatelo a striscioline e immergetele in acqua per circa 30 minuti. Scolatele bene e mettetele  in una pentola  con l’olio, le bacche di ginepro, le foglie di alloro e i grani di pepe. Aggiungete un po’ d’acqua e il sale e fate cuocere per non più di 40 minuti, aggiungendo acqua, durante la cottura, se si fosse interamente consumata quella posta all’inizio. A parte, in una padella, fare stufare le cipolle con 50 grammi di burro,quindi aggiungete la pancetta, facendo attenzione,mentre si rosola, che non si brucino le cipolle. Se avete timori in tal senso è preferibile rosolare la pancetta in una padellina a parte e poi aggiungerla alla padella dove c’è la cipolla. Mescolate la farina con l’aceto fino ad avere un composto omogeneo, poi versatelo nella pentola dove ci sono i crauti facendo attenzione ad amalgamare bene il tutto, aggiungete il composto di cipolle e pancetta e fate cuocere per altri dieci minuti e servite.