Un dolce per Greta… La Crème Caramel!

E’ molto piaciuto a Giorgio Armani quel modo di vestire che aveva  Greta Garbo nella sua vita privata. Sembra quasi che lui si sia ispirato a quei pantaloni morbidi, ai pullover di una taglia più grandi e ai lunghi soprabiti  della diva. I colori invece no, sono diversi, Greta amava spesso i toni pastello, con cui valorizzava la sua pelle diafana e  l’ovale aristocratico, Armani preferisce i toni écru e soprattutto il bianco e nero. A Hollywood  Greta aveva accentuato le sue scelte… Quando andava a trovare  John Gilbert nella sua villa sopra Beverly Hills si metteva lo stesso tipo di cappotto di John e del suo amico Carey Wilson, stretto in vita da una larga fascia… E mentre  andavano a fare lunghissime passeggiate lei esclamava felice “Ora sono anch’io un ragazzo!… . All’epoca Greta Garbo era  già un ‘attrice di successo e forse, complice  la passione de”La carne e il diavolo”, anche  lei e Gilbert  stavano vivendo  la loro storia d’amore… che non poteva durare, erano troppo diversi… Lui esuberante, aperto, pieno di simpatia, lei chiusa in se stessa, parlava poco e sempre a disagio  quando Gilbert riceveva troppi amici. Già allora  detestava essere riconosciuta o fotografata ed era sempre pronta a scappare. Sembrava impossibile, ma quella che già definivano “la divina” , la donna fatale,  passò l’intera vita assieme alla sua terribile insicurezza. Aveva alle spalle la povertà più assoluta, il lavoro appena quindicenne nel negozio di un barbiere e poi la commessa ai grandi magazzini di Stoccolma… Non aveva potuto studiare in Svezia e tanto meno lo poteva fare a Hollywood con tutto quel lavoro massacrante…  Forse l’unica persona con cui stava veramente bene, senza disagio era Mauritz Stiller, il regista che  l’aveva scoperta  portandola al successo con “La saga di Gosta Berling”e  poi  l’aveva accompagnata in America…Un uomo che la proteggeva e  col quale non c’era rischio di  problemi sentimentali… perché era completamente gay.  Ma Stiller a un certo punto fu costretto ad andarsene, Hollywood non voleva saperne di lui … Gilbert invece fu costretta lei a lasciarlo… Aveva osato chiederle di sposarlo e  infranto le regole… Nessuno poteva permettersi di  renderla meno indipendente e autonoma. Rimasta sola si sfogava con le lettere che scriveva ai suoi amici in Svezia… era infastidita dalla pubblicità e scontenta dei suoi personaggi di donna fatale e vamp distruttiva…mentre sperava invano di fare Giovanna d’Arco, la vergine guerriera e mascolina con cui si identificava…  Forse fuggiva  i giornalisti e i fotografi per paura che si amplificassero quelle che erano ancora piccole o quasi innocenti insinuazioni sugli  aspetti un po’ mascolini che ostentava nella vita privata… E dire che sullo schermo, con quegli eleganti  vaporosi vestiti, era così sensuale e femminile da lasciare  tutti senza fiato…  Quel titolo di “divina,” in ogni caso non era un’esagerazione  o un trend… c’è già nella giovanissima Garbo una rara  capacità di recitare  a tutto campo, utilizzando  ogni minimo movimento del corpo e ogni singola espressione del viso per dare significati altissimi ed espliciti a ogni tipo di emozione. Clarence Brown che la diresse più volte non riusciva a farsi una ragione del suo talento “Greta Garbo aveva qualcosa che nessun altro aveva sullo schermo…Giravo una scena con lei e il risultato mi sembrava discreto. La rifacevo tre o quattro volte e non ero mai interamente soddisfatto. Quando però vedevo la stessa scena sullo schermo, c’era in più qualcosa che sul set mancava. La Garbo nascondeva nello sguardo qualcosa che non si riusciva a vedere finché non lo si riprendeva in primo piano. Si poteva vedere il suo pensiero. Se doveva guardare una persona con gelosia e un’altra con amore non doveva cambiare espressione. Si poteva cogliere il cambiamento nei suoi occhi mentre spostava lo sguardo da una persona all’altra. Nessun altro è stato mai capace di farlo sullo schermo!”

L’arrivo del sonoro che tanti attori mise in disparte, lei non la toccò minimamente.  Dopo “Anna Christie” in cui per la prima volta  fu possibile udire la sua voce,  le offrirono “La Regina Cristina” un film che  affronto’ con gioia,  un bel  personaggio,  sia pure  non evidenziato nella sua doppia identità sessuale, che le dava però la possibilità di vestirsi da uomo e fingersi tale… Fu così generosa che  impose  anche John Gilbert che  era stato già messo da parte con l’avvento del sonoro…Fu per entrambi un favoloso successo… anche  se ormai l’amore non c’era più. Lei aveva incontrato una poetessa, un’ intellettuale che discendeva addirittura dai duchi D’Alba spagnoli… Una donna che vantava il suo essere lesbica… e per diversi anni fu passione o… forse amicizia… Mercedes de Acosta rivelò  la loro relazione molti anni dopo  nelle sue memorie… era malata e aveva bisogno di soldi. Greta Garbo ne soffrì da morire…Furiosa  smentì categoricamente tutto e non  ne volle più sapere. Probabilmente fu del tutto inventata la successiva relazione con Marlene Dietrich che sventolava la sua bisessualità come un vessillo. Greta era troppo riservata e gelosa della sua privacy per  consegnarsi nelle mani  della loquace Marlene…

Invece con Leopold Stokoski il grande e contestato direttore d’orchestra, che diresse le musiche di “Fantasia” per la Disney, fu  di sicuro amore.  Cosa poteva offrirle di più suggestivo? Stokoski portò la Divina a Ravello… e da lì “Mi sono innamorato” scriveva a un amico. Dopo la prima segretissima notte, Cecil Beatonil cameriere portò alla Garbo, una rosa appena colta assieme  alla colazione…un tè profumato all’arancio…  lo bevvero sulla terrazza davanti al paesaggio a strapiombo  che non ha confronti. Poi nei giorni seguenti passeggiavano, giocavano a tennis e andavano a leggere i libri sulle panchine di Villa Cimbrone, dove lui si commuoveva ricordando i musicisti che di lì  erano passati… Quando  si sentì più sicuro una sera al ristorante le consegnò un astuccio e mentre lei guardava il bellissimo anello cominciarono a scattare i lampi dei fotografi. Li aveva avvisati Stokoski? … Una coincidenza?… Lei volle partire in fretta e non si parlò più di matrimonio— Qualche tempo dopo era tutto finito…

Lei tornò a lavorare e fu di nuovo assassina, spia, moglie infedele, cortigiana…  Fra muto e sonoro più di 20 film seri e drammatici… Ernst Lubitsch invece capì le sue capacità  humour e lei divenne la brillantissima  Ninotchka, l’integerrima funzionaria russa  che cede alle lusinghe dell’Occidente e dell’amore. Un grande successo  e uno stupore ancora più grande … “Garbo laughs”  si confidavano l’un l’altro ed era la prima volta, che succedeva, in 15 anni di carriera a Hollywood.

Ma la sua carriera invece si spezzò all’improvviso due anni dopo, un altro film  brillante, ma stavolta sfortunato .”Non tradirmi con me”  fu un grosso insuccesso in America… Troppo sofisticato  per lo zoccolo duro del conformismo americano che lo tacciò pure di immoralità… In Europa dove sicuramente sarebbe stato accolto meglio arrivò solo diversi anni dopo… Quando finì la guerra, ma la Garbo si era ritirata e per sempre dal 1941,.. Era al colmo della sua bellezza e aveva solo 36 anni,ma non ne volle più sapere…

Passò tutto il resto della sua vita a dimenticare Hollywood… Girando il mondo sotto le tese dei suoi ampi e leggendari cappelli, inseguita da Cecil Beaton che aspettò 10 anni per riuscire a fotografarla e poi a tentare di sposarla, nonostante lui fosse gay…Con George Schlee, il  suo manager, invece fu amore … Lei era anche amica di sua moglie Valentina che tollerava e faceva anche lei un po’ di corte a Greta…   Con George  durò più di 20 anni… Passavano le vacanze in Europa, sulla barca di Onassis, a Portofino… finchè George morì praticamente fra le sue braccia. Per il resto della sua vita le rimase la profonda amicizia di Cecile de Rothschild… Oggi 15 aprile 2013, sono esattamente 23 anni che Greta Garbo è morta … A noi è rimasto il suo mito e quello… non muore mai.

La ricetta  viene direttamente dalla casa di Greta Garbo… Federico Zeri, il critico d’arte che la conosceva bene, era spesso ospite nella sua casa di New York. Greta Garbo era una salutista, camminava per ore tutte le mattine e il suo cibo era molto semplice e dietetico, ma per l’amico Federico al termine del pranzo c’etra sempre una deliziosa Crème Caramel. E un dolce al cucchiaio di antiche tradizioni che affondano la loro origine ddirittura all’epoca dell’Impero Romano quando  si mangiava in versione meno dolce e più aromatica…

CREME CARAMEL

INGREDIENTI  per 6 persone: panna fresca 150 ml, 1/2 stecca di vaniglia, 4 uova intere  + 1 tuorlo, 120 grammi di zucchero, latte fresco intero 450 ml,

INGREDIENTE  per il caramello: 4 cucchiai di acqua, 150 grammi di zucchero.

PREPARAZIONE: Versate il latte in un tegame insieme  alla mezza stecca  di vaniglia. Ponetelo sul fuoco  a fiamma bassa e portatelo ad ebollizione. Dopo, tenete il tegame da parte per circa 30 minuti, senza togliere la vaniglia che deve terminare di rilasciare il suo aroma. Trascorso questo tempo unite la panna al latte e in una ciotola abbastanza capiente sbattete le uova con lo zucchero. Eliminate  la stecca di vaniglia dal latte e filtratelo con un colino a maglie strette. Dopo versatelo lentamente nella ciotola delle uova mescolando con una frusta. Preparate il caramello facendo sciogliere lo zucchero dentro un tegamino  dal fondo spesso assieme all’acqua mescolando in continuazione sino a quando acquisti il colore dorato. Versateli in  parti uguali sul fondo di ciascuno dei sei stampini e ricopriteli con il composto di latte, uova e panna. Ponete gli stampini dentro una teglia e ricoprite il fondo per 1/3 di acqua bollente. Fate cuocere  a bagnomaria per circa 50 minuti e quando la crema si sarà solidificata togliete lo stampo dal forno, fate raffreddare gli stampini prima a temperatura ambiente e poi per circa quattro ore in frigo. Al momento di servire  aiutatevi con un coltello  a staccare la crema da ogni stampino e rovesciateli sui piattine da dolce.

Julia Child e il “Gratin de Pommes de Terre Provencal”

parigi-ghost6La seconda guerra mondiale aveva cambiato i costumi e le donne ora non tolleravano più la solitudine della casalinga e le pentole da pulire come obiettivo di vita. La classe media  femminile, quella europea e  quella americana almeno, era  dunque in rivolta e aveva iniziato la lunga marcia per la conquista dei posti di lavoro nella società degli uomini…  Strana storia dunque quella di Julia Child che entra in cucina quando le altre donne ne  escono!  Lei che era nata in una famiglia altolocata con un padre manager, un nonno vice governatore del Massachussetts e un cuoco che veniva dal New England… Quasi un blasone per la famiglia  perché  il New England era uno dei luoghi più raffinati degli Stati Uniti. Eppure alla giovane Julia, senza nemmeno saperselo spiegare, quel modo di cucinare la lasciava del tutto insoddisfatta. Comunque uscì presto di casa per andare allo Smith College nel Massachussets. Era una ragazza molto alta, non bella e sicuramente sgraziata nei suoi 188 centimetri di altezza, ma li sfruttò tutti per giocare a tennis e a basket.  Nel 1934 si laureò  con un “Bachelor  of Arts”, in Lingua e letteratura inglese, e non tornò in famiglia a Pasadena. Aveva di sicuro una gran carica emotiva, la voglia di fare qualcosa di importante… magari di scrivere, ma aveva le idee confuse e annotava sul suo diario “Io sono una persona comune, con dei talenti che non so utilizzare…” Così in attesa che gli si schiarissero le idee  trovò lavoro a New York  in una ditta di mobili per scrivere locandine pubblicitarie. Solo nel 1937 tornò in California per lavorare nei giornali locali, ma solo nel settore pubblicitario.

julia-child-meryl-streepQuando scoppiò la seconda guerra mondiale sperò per un momento di poter andare incontro all’avventura che aveva sempre nel cuore e fece immediatamente domanda per arruolarsi nell’U.S. Navy o nel Women’s Army Corp, ma la scartarono… era troppo alta!  Tutto quello che le riuscì fu di ottenere un lavoro come volontaria, a Washington, sia pure in mezzo ad altre 4.500 donne,  all’Office of  Strategic Service, che erano poi i servizi segreti o come dire l’antenato della C.I.A. Le agiografie  a posteriori hanno cercato in tutti i modi di rendere importante il lavoro svolto da Jiulia in tempo di guerra, anche perchè il nome dell’Ufficio era altisonante, ma a leggere bene i suoi compiti, Julia passò quattro anni della sua vita a ricopiare nomi e dati da un julia-childregistro a un cartellino o viceversa.

Fu di nuovo con grande entusiasmo che accettò quindi l’invio in missione  a Ceylon dove fu promossa  Chief of the OSS Registry… Le passavano fra le mani notizie e dispacci di ogni genere segreti e segretissimi, ma per lei c’erano solo da registrare i dati. Cominciò ad annoiarsi anche a Ceylon anche se la vita era “doré” fra ricevimenti incontri e auto di servizio, ma all’improvviso tutto cambiò …

Paul Child era un intellettuale, un poeta, un uomo dai gusti raffinatissimi e un … buongustaio. Aveva più di quarant’anni ed era pieno di solitudine e di rimpianti perché non riusciva a trovare la donna della sua vita.  Quello con Julia fu un amore lento a manifestarsi perchè  Paul la vedeva “allegra e coraggiosa” ma solo un’amica. Ma alla fine  nel 1946 si sposarono e  nel 1948 furono destinati a Parigi lui come funzionario dell United States Foreign Service, lei come moglie al seguito e senza molto da fare.

 La folgorazione sulla via di Damasco avvenne mentre stavano andando a Parigi e si fermarono a mangiare nel più vecchio ristorante del Paese, “La Couronne.” Era la prima volta per Giulia e l’incontro con la cucina francese  fu “Un’esperienza che mi aprì l’anima e la mente … Ne  rimasi stregata per tutta la vita… senza più possibilità di tornare indietro” In quel ristorante aveva mangiato ostriche e anitra e fu per la voglia di  provare a cucinarle da sola  che divenne studentessa della scuola di cucina più famosa di Francia…il  “Cordon Bleu”. Per Julia fu l’inizio di una vita faticosissima ma finalmente affascinante. Tutto quello che non aveva ricavato dai numerosi lavori che l’avevano sempre relegata in ruoli secondari e in attività noiosissime, filnalmente lo trovò nella fantasia e nella creatività dei fornelli.  Il ritorno a casa, appunto, mentre le altre donne smettevano di cucinare per tentare la via della fabbrica o del terziario.julie-julia-6

Era stata accolta con diffidenza al Cordon Bleu, ma intanto studiava il francese, girava con i mercatini  a scegliere gli alimenti e nei bistrot per conoscere i sapori e  aveva quel marito appassionato che l’incoraggiava e l’aiutava in tutti i modi a trovare la sua strada.

PaulJuliaFu a Parigi che incontrò Simca Beck e Louisette Bertholle che stavano scrivendo ricette per gli americani. Julia capitò a proposito e cominciò a scrivere con loro. Anni per pubblicare il libro, ma nel 1961 “Mastering the Art of French Cooking” era finalmente una realtà … e Julia una celebrità.

E’ stata lei a far conoscere la cucina francese e tutte le relative tecniche, dalla nomenclatura dei cibi agli strumenti, negli Stati Uniti… E quando sembrava  che  la cucina  di casa dovesse diventare solo un ricordo in favore dei più facili pranzi pronti e confezionati, scoppiò in televisione  il mito di Julia Child  e della cucina francese. La prima negli Stati Uniti a  fare una trasmissione  del genere e nel “The French Chef”, che ebbe origine nel 1963  la gente impazziva a seguirla mentre presentava ricette stravaganti piene di ingredienti esotici o sconosciuti in uno show incredibilmente ironico e divertente in cui lei, Julia, la presentatrice invece di rivolgersi al pubblico parlava direttamente al cibo… L’attenzione andava alle stelle, tutti si divertivano e l’intera America diventava un pò più raffinata.Il successo, in tutta la sua lunghissima vita non la lasciò più e mentre lei seguitava a scrivere libri di cucina… gli altri cominciarono a scrivere di lei. Biografie, emulazioni, parodie, romanzi e il bellissimo film del 2009 con  Meryl Streep.

Leggere di Julia Child  è come leggere della felicità… una persona che ha trovato la sua strada lontano da tutto ciò a cui era stata destinata … L’imprevisto che diventà realtà… un vecchio mestiere che  rivive  nel rigore e nella passione di Julia… Che dire di più? Meglio dare la parola a una delle sue ricette :

GRATIN DE POMME DE TERRE PROVENCAL752523420_21fd02456b_z

Julie-Julia-Trailer-Usa-011_midINGREDIENTI per 6 persone: 2 tazze di cipolle tagliate finemente, 4 cucchiai + 1 cucchiaino di olio extra vergine di oliva, 5 pomodori scottati nell’acqua bollente e pelati, 1 pizzico abbondante di sale, 6 filetti di acciughe sott’olio, 2 spicchi di aglio schiacciato,  qualche foglia di basilico tritata, 1 pizzico di timo e 1 pizzico di pepe, 1 Kg di patate bollite tagliate a fette di 1 centimetro, 50 grammi di parmigino grattugiato.

PREPARAZIONE: cuocete le cipolle i 2 cucchiai di olio,mescolatele senza farle bruciare.Tagliate i pomodori a pezzi, uniteli alle cipolle,fate insaporire e regolate di sale e pepe.

In una padellina mettere assieme i filetti di acciughe e l’aglio, 2 cucchiai di olio, il pepe e le erbe aromatiche. Sistemate nel fondo di una pirofila 1/4 di preparato di cipolla e pomodori, adagiarvi sopra delle patate e 1/2 del preparato di acciughe.Ripetete gli strati di patate e poi di acciughe, terminate con la salsa di pomodoro con il parmigiano e una spruzzata di olio. Porre nel forno scaldato a 200°C e cuocere per 40 minuti per assorbire il liquido. Se la superficie tende a bruciarsi copritela con carta argentata. Si serve sia calda che fredda.

weekend_gastronomico_parigi