Fish and Chips… Ci vediamo a Londra!

FERDINANDOilCATTOLICO_ISABELLAPioggia, Thè, Fish and Chips…  E l’Inghilterra è servita!  Eppure nello stereotipo dei luoghi comuni, a ben vedere, di  veramente inglese c’è solo la pioggia. Il  thè cominciò ad arrivare dalla Cina nel 1650 e ,per  parecchio tempo,  rimase una bevanda esotica  riservata agli aristocratici. Quanto al “Fish and Chips… , il piatto più popolare e più diffuso in tutto il Regno Unito, la questione si fa complessa e le versioni sono  più di una. Per trovare le tracce occorre  risalire  parecchio indietro nel tempo e uscire dall’Inghilterra con un occhio  rivolto a Spagna e Portogallo, dove, sembra, che sia iniziato tutto. Prima che i Cattolicissimi regnanti Isabella e Ferdinando cacciassero i Saraceni dall’ultimo avamposto  di Granada, Ebrei, Arabi e Cattolici erano convissuti senza troppi problemi  nella penisola Iberica,…Poi invece arrivò l’inferno. Neanche le conversioni di massa riuscirono a mitigare il furore religioso di Isabella e Ferdinando e l’intolleranza, diventò inquisizione. Gli ebrei furono rapidamente espulsi, e  in mezzo ai motivi religiosi sembra che ci fosse la storia di un  grosso debito, che, in questo modo, il re Ferdinando evitò di restituire  ai banchieri ebrei… Quanto a Moriscos e Marranos, arabi ed ebrei  convertiti … per loro fu anche peggio. Perseguitati e uccisi, con le speranze perdute molti superstiti cominciarono a mettersi in salvo altrove. I Moriscos tornarono in nord Africa, i Marranos si sparpagliarono per l’Europa… un fiume di persone che lentamente superava i monti e le valli dei Pirenei, scorreva attraverso tutta la Francia e poi i finiva in l’Italia,Olanda e Polonia. Poi fu attorno alla metà del 17° secolo che ebrei e marranos furono, per la prima volta dopo parecchi secoli…  riammessi in Inghilterra. L’artefice fu Cromwell, che buttando un occhio di là del mare, si era accorto  che,  in  Olanda, oliver-cromwellmarranos ed ebrei avevano fatto rifiorire i commerci  marittimi e  accumulato grandi ricchezze. Per l’Inghilterra  che aveva  da poco avviato la Compagnia delle Indie  Orientali  fu giocoforza  perché portavano capitali freschi . Ma i nuovi arrivati, pur avendo vagato per mezzo  mondo, non avevano mai perso le loro abitudini. Anzi le avevano trasferite  in tutti i posti di mare in cui erano capitati.  Fu così che anche in Inghilterra, secondo la versione più accreditata, arrivò il “Pescado fritto” che Portoghesi e Spagnoli, di qualunque religione fossero, erano soliti preparare e mangiare per la strada, avvolto in  piccoli e grandi cartocci.  La tradizione così aveva avuto inizio, ma, fino al 19° secolo l’usanza  era rimasta nei posti di mare. Poi all’improvviso arrivò la pesca a strascico e la ferrovia e il pesce, che oramai abbondava sui mercati, si trasferiva ancor fresco dalle coste dello Yorkshire  nelle città dell’interno come Manchester, Oldham  o Bradford dove fritto cominciò a diventare un fenomeno di massa che traboccava dai cartocci delle  carte da giornale in cui ara avvolto.  E per essere precisi, in genere, il giornale era quello del venerdì perché in quel giorno  era vietato mangiare carne.

Attenzione  non c’è ancora  “Fish and Chips”, ma a questo punto la storia si ingarbuglia. All’epoca e siamo ormai nella prima metà del 19° secolo, l’Inghilterra  sta dando il meglio di sé accogliendo  i profughi politici che scappano da mezza Europa dopo che, tutti i moti insurrezionali, iniziati negli anni ’20, falliscono uno dopo l’altro. Fra di  loro c’erano anche molti italiani  che si sparpagliavano un po’ in tutta l’Isola,  mentre in Scozia si andarono a rifugiare soprattutto i Veneti. Avevano cercato di scrollarsi di dosso quel pesante impero Austro Ungarico che Napoleone gli aveva messo sulla testa, ma non c’erano riusciti e adesso sicuramente dovevano essere  persone molto tristi per l’insuccesso e  il forzato esilio. Ma per fortuna erano capitati  in quei posti che erano così vicini al mare e potevano almeno seguitare a mangiare, durante le passeggiate, lo “Scartosso de pesse”, quei classici pesciolini da passeggio acquistati e mangiati per la strada, che i loro connazionali avevano cominciato a  preparare e a vendere vicino al porto, quando le barche tornavano dalla peek-a-boo-frittura-paranza-agrumi-e1359890273202pesca.

Difficile, come in tutti i casi del genere stabilire la verità, forse sono vere tutte e due le storie! Ma mancava ancora un elemento determinante: le patatine fritte. Che i popoli del Nord Europa siano particolarmente affezionati alle patate è risaputo, ma di quelle, così larghe e croccanti, non c’era traccia in Inghilterra. Si suppone da parte dei più che abbiano attraversato il mare venendo dalle coste del Belgio dove c’era l’elegante tradizione di “Pommes de terre a la mode”. Il tragitto in fondo non era molto!Red-light_district_(De_Wallen)_Amsterdam

Ma ormai le testimonianze si infittiscono. Fatto sta che attorno al 1838  il “Fish and Chips” è diventata già una realtà. Ne parla  Dickens in “Oliver Twist” e in seguito nel “Racconto di due Città”, mentre la  sua preparazione viene rintracciata in un ricettario  ebraico datato 1848 e chissà da quanto tempo stava scritta da qualche altra parte. Certo, se così fosse, si  rinforzerebbe l’origine sefardita del piatto nazionale inglese. Comunque nel 1860 “Fish and Chips” fanno il loro ingresso ufficiale in società quando un giovane ebreo, Josef Malin le porta in tavola nel suo ristorante appena aperto a Londra al  N.21 di Cleveland Street. Ma in concomitanza, chissà se qualche giorno prima o qualche giorno dopo, in Scozia, si aprono a raffica i ristoranti italiani che propongono “Fish and Chips”. Crolla’s  e Valentini’s sono nomi storici e questo potrebbe avvalorare la tesi che l’origine del piatto inglese sia, nella realtà dei fatti, italiana.

Oggi i punti vendita di “Fish and Chips, nel solo Regno Unito sono 11.000 e qualcuno, appassionato di statistiche, ha calcolato che ogni abitante, su una spesa di 100 sterline almeno 1 la dedica  a mangiarsi questo semplice e  mitico piatto  che ha iniziato come “take away”, sicuramente qualche secolo prima di tutti.

Ma qualunque e dovunque sia stata l’origine di “Fish and Chips”, la piena cittadinanza inglese e la medaglia al valore se l’è conquistata  fra il 1940 e il 1945, quando, per il suo equilibrato apporto  di proteine, grassi e carboidrati  divenne il cibo dei soldati al fronte, sino a quando non si si riuscì a venir fuori dal tunnel della  2° guerra mondiale.

FISH AND CHIPS (Per 4 persone)IMG_9438

INGREDIENTI: Merluzzo, in filetti tagliati piuttosto spessi, grammi 800, patate grammi 800

INGREDIENTI per la pastella: lievito di birra 15 grammi, latte 300 ml, farina bianca grammi 80, farina di mais  80 grammi, peperoncino piccante in polvere 1 pizzico, uova 1 tuorlo,1 pizzico di lievito in polvere,1/2 cucchiaino di sale.

INGREDIENTI per la purea di piselli: piselli freschi, già sbucciati o surgelati 500 grammi,burro 30 grammi, sale un pizzico, 1 scalogno, brodo vegetale 100 ml circa, menta fresca 8 foglioline o in alternativa 8 foglioline di prezzemolo.

INGREDIENTI PER FRIGGERE: olio extra vergine d’oliva, preferibilmente ligure o toscano, in genere più delicati.

PREPARAZIONE: per fare la pastella sciogliete il lievito di birra in tre cucchiai di latte tiepido e lasciate riposare  circa 10 minuti al caldo. Mettete  il resto degli ingredienti in una ciotola capiente,miscelate con una frusta e aggiungere alla fine il lievito di birra e il sale. Sigillate la ciotola con pellicola trasparente e fate riposare 1 ora e 1/2 in un ambiente cardo e riparato.

Nel frattempo preparare la purea di piselli,sciogliendo in un tegame il burro e facendo appassire lo scalogno tritato per qualche istante, poi unite i piselli e la menta (o il prezzemolo), il brodo vegetale e portate a cottura i piselli. Dei piselli cotti tenete da parte due cucchiai e il resto frullatelo. Con un mestolo di legno aggiungete i piselli sani alla purea e mescolate.

Per preparare le patate,tagliatele a fette per la lunghezza dopo averle lavate e sbucciate, ottenendo delle strisce piuttoto grosse dello spessore di circa 1 cm e 1/2. Sciacquatele nuovamente sotto l’acqua corrente per togliere i residui di amido e asciugatele con un panno.

Riscaldate l’olio alla temperatura di circa 130° C e friggete le patate poco per volta per 4/5 minuti.(Questa è solo la prima fase della frittura che serve per cuocere esclusivamente l’interno delle patate) . Toglietele dal fuoco e mettetele ad asciugare su un foglio di carta assorbente. alzate ora la temperatura dell’olio a 180°C.

Nel frattempo tagliate il pesce a rettangoli di circa 10 cm per 4 cm,e mettete i filetti a bagno nella pastella.Scolateli uno per volta e gettateli nell’olio bollente pochi per volta. Scolateli appena dorati e metteteli ad asciugare sulla carta assorbente.

Friggete per la seconda volta le patate, finché non saranno  dorate e croccanti.

Servite caldo accompagnando con la purea di piselli.

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Le Madeleines, cuore di Francia!

caffe letterarioCosì vicino e già tanto lontano! Il 2006  per l’Europa è ancora un tempo felice. La crisi è lontana, nemmeno sospettabile e l’Austria, appena ottenuto  il semestre di Presidenza Europea, decide che la cosa migliore sia festeggiare…al “Caffé.” Vienna e l’Europa intera, si sa,nei caffè sono di casa con un lungo amore  per questa esotica bevanda, che ormai ha  una solida  cultura … Dai “Caffè Letterari” alla nascita del Giornalismo … quando il pettegolezzo diventava cronaca, quante cose succedevano al Caffè!  Anche stavolta Vienna ha dato un imperativo culturale e vuole che l’ iniziativa “Cafè Europe”  si apra  in 27 punti della Capitale, con mostre, conferenze, filmati e  un settore esclusivamente dedicato alla “Sweet Europe” in cui, i 25 Paesi dell’Unione, presenteranno torte e dolci, tipici di ciascuno Stato.

Ognuno, naturalmente portò  quello che sentiva più  autenticamente suo, per scelta e per tradizione, dagli “Scones” irlandesi, al “Tiramisù” italiano e all'”Imqaret “di Malta. Ma  la Francia?  Beh, c’era da aspettarselo! Si presentò alla festa con le “Madeleines”. Piccoli dolci che, quanto a “Grandeur national,” fanno la concorrenza alla Marianne, sponsorizzati come sono da un Re di Francia e da un big  come Marcel Proust.

luis-xvTutto cominciò in un imprecisato anno del 18° secolo, sicuramente dopo il 1737. Fu allora che  Stanislao Leszczynski, dopo aver perso il trono di  Polonia, per la 2° volta … e ce ne vuole di sfortuna, riuscì a ritrovare un titolo e un  fazzoletto di terra, nel Ducato di Lorena. E se non fosse stato per il suo potente genero, il Re Luigi XV di Francia… nemmeno  quello. Così, per gratitudine lo invitò a  pranzo, cercando di fare bella figura, ma ad un certo punto le cose cominciarono  a precipitare. Il cuoco litigò con l’Intendente, sbatté i piatti, si tolse  il grembiule  e se ne andò portandosi via la torta, nella disperazione totale della cucina. Salvò la situazione una ragazzetta aiuto cameriera, Madeleine Paulmier, che presa in mano la traballante situazione, in pochi minuti e con la pasta già lievitata, (che nelle grandi cucine non mancava mai)  preparò per il re quei dolcetti, in fondo semplici, cui però, la strana forma a Conchiglia Saint Jacques, dava un tocco di eleganza  barocca tutta particolare. Pare che utilizzasse proprio i gusci delle conchiglie vere e, come fossero arrivate in files.phpquella regione interrata in mezzo all’Europa, non è dato sapere! Il re ne rimase estasiato e volle conoscere la giovane. Poi tornato a Parigi, anzi alla Reggia di Versailles, li diffuse a corte e volle che tutti li chiamassero Madeleines o Madeleinettes. Era solo il piacere del cibo o c’era di mezzo il ricordo della graziosa fanciulla? La storia non lo dice ma a rifletterci sopra… la ragazza era giovane e il re non era molto fedele alla Regina.

Triste e umido quel giorno! Marcel torna a casa infreddolito e sua madre gli fa preparare un the caldo. Sembrerebbe la cosa più  banale di questo mondo, se uno non si chiamasse Proust, se la sua mamma non fosse stata  così importante, nella vita di quel ragazzo malaticcio e, soprattutto, se accanto al the non avessero servito le Madeleinettes. Quando ci si mette il destino! Nel sentire  il sapore delle briciole di Madeleinettes nel cucchiaino  del thè, Marcel  si sente invadere da una felicità sconosciuta e immensa. E’ un attimo, prova nuovamente the e Madeleinettes, ma la felicità è scomparsa. Così scriverà poi ne “La via di Swann”:

“…la virtù della bevanda sembra diminuire. E’ chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione…. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità…retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di  Madeleine che a Combray, la domenica mattina, (perchè nei giorni di festa non uscivo si casa prima dell’ora della messa) quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonie mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio…”

481864_photo-de-l-ecrivain-marcel-proust-prise-vers-1896Marcel aveva ritrovato la sua infanzia,ma, quasi subito, orde di psicanalisti trovarono Proust ed è un secolo che sono lì a chiedersi se Marcel era innamorato di sua zia, cosa ci fosse di erotico in quel qualcosa che saliva lentamente, il rapporto eros-cibo e se, tutto quel mondo infantile, declinato al femminile, avesse avuto a che fare con la sua omosessualità.

Sono ancora lì che ragionano!

La Madeleine, coinvolta, richiamata, analizzata anch’essa, è quella che ne è uscita più indenne, fino a diventare nella sua dolce forma avvolgente e nel delicato gusto da “salotto bene”, uno dei simboli più amati della Francia.big_madeleine5

 MADELEINES
INGREDIENTI (per 15 – 18 Madeleines) : 120 grammi di farina, 100 grammi di burro (più una noce per imburrare gli stampi), 2 uova, 120 grammi di zucchero a velo, 1 cucchiaino di miele,  5 grammi di lievito per dolci, aroma di mandorla, scorza di limone grattugiata, stampi a conchiglia per le Madeleines o per le Madeleinettes.
PREPARAZIONE: far sciogliere il burro a fuoco basso (non superiore ai 40°C), aggiungere l’aroma di mandorla, mescolare e lasciare intiepidire.
In un contenitore unire le uova con lo zucchero a velo, il miele e lavorare per 5 minuti con una frusta elettrica, sino a quando il composto sarà chiaro e spumoso.
Aggiungere lentamente, alle uova sbattute, la farina e il lievito setacciati, per evitare grumi, mescolando in continuazione. Aggiungere il burro fuso, la scorza di limone grattugiata e amalgamare tutti gli ingredienti.
Sigillare la ciotola con pellicola trasparente e mettere in frigo a riposare per 12 ore. Prendere gli stampi  a forma di conchiglia,imburrarli, infarinarli,distribuire l’impasto nelle conchiglie riempiendole a 2/3, infornare e cuocere per 4 minuti nel forno pre-riscaldato a 220 °C. Quando si vedrà formarsi il rigonfiamento a cupoletta, abbassare la temperatura del forno a 180°C e cuocere per altri 4 minuti o comunque finché non saranno dorate. Si servono fredde e se si vuole conservarle per qualche giorno si pongono in un recipiente a chiusura ermetica.
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