Noi siamo fatti degli altri.. E’ il titolo di un vecchio romanzo, ma è anche l’essenza di Quentin Tarantino! Lui è qualcosa di estremamente originale e unico… E insieme un mix di cose già viste e già note… Eroi del cinema western, per lo più spaghetti, Kung Fu, Bruce Lee e tutti i simboli e gli stereotipi dell’ America trash, i “b-movies”, i poliziotti violenti, i fast food squallidi e i boss della malavita in bilico fra crudeltà ed esagerazioni. Non si fece mancare niente quel ragazzino allergico alla scuola. Prima, giovanissima maschera in un cinema porno di Torrance e poi commesso di videoteca… La “Manhattan Beach Video Archives”… La grande occasione della sua vita, la sua Università del Cinema… Ma Quentin è anche il mondo del pulp e la serie infinita dei fumetti… Era così avido di storie e di avventure che, prima ancora di approdare alla videoteca, era rimasto letteralmente folgorato dalle copertine squillanti dei pulp magazine… Forse anche ingenue… Ma di sicuro sfacciate, sexy , raccapriccianti … Con la meraviglia dei quegli eroi, in cui ogni ragazzino amava identificarsi… Sempre pronti a salvare indifese, bellissime ragazze, per lo più seminude, in quelle brutte riviste dalla carta di pessima qualità, precocemente ingiallita… I Pulp avevano furoreggiato nella prima metà del secolo ed erano già un mito, quando Quentin a metà degli anni ’70 entrava nella sua visionaria adolescenza. A quattordici anni con tutto quello che aveva letto e visto, scrive la sua prima sceneggiatura e a venti prova a girare il suo primo film su pellicola in bianco e nero da 16 mm… Gli va malissimo… Allo sviluppo gliela bruciano, ma la storia gli resta dentro e uno dei
personaggi, Clarence, tornò nella sceneggiatura di “Una vita al Massimo”…
Lui era già reduce dal successo de “Le Iene”… In cui aveva fatto esplodere per la prima volta il suo lessico e il suo inconfondibile stile… Violenza, dialoghi sfrontati e barocchi, humor nero e cronologia frammentata, per i sei della rapina maledetta! Senza privarsi di nessuno degli infiniti richiami ai film degli altri… A piene mani e senza paura…Tanto lui rielabora tutto nella sua testa che assorbe stritola e ricrea. I vestiti vengono dal cinema di Hong Kong, “A better tomorrow II” di John Woo e, il feroce taglio dell’orecchio da “Django”, lo spaghetti Western di Sergio Corbucci , uno dei suoi maestri… I nomi a colori dei personaggi si ispirano invece a un film americano “Il Colpo della Metropolitana”, senza parlare del saccheggio alla Nouvelle Vague e a Godard di “A Bout de Souffle”, con i personaggi in auto che si ripassano il piano della rapina.
E se “Le Iene” era stato il primo,”Una vita al massimo” diretto da Tony Scott, è il secondo film della trilogia del pulp e per creare Clarence, stavolta Tarantino va a saccheggiare a piene mani se stesso e la sua giovinezza in videoteca. Clarence, giovane e imbranato lavora in un negozio di fumetti, ama i film di arti marziali e quando la sua ragazza vuol fare l’amore, lui che non capisce, le vuole invece mostrare il primo numero de “l’Uomo ragno”. Viene per caso in possesso della valigia piena di droga e mentre cerca di venderla a un produttore cinematografico si mette a parlare di “Rio Bravo”,”Mad Mix”, “Il buono,il brutto e il cattivo”… Tarantino non evita il suo graffiante umorismo nemmeno a se stesso…
La Palma d’oro a Cannes e le nominations agli Oscar arrivano nel 1994 con “Pulp Fiction”, il terzo della trilogia. E’ così particolare che già l’hanno incluso fra i cento migliori film americani di tutti i tempi. Una trama a scatti, coi tempi che vanno e vengono come i pensieri che arrivano come vogliono loro, i dialoghi surreali, il mondo del crimine ispirato al pulp magazine Black Maske. Perfido, sgargiante e grottesco, con tutto il sangue che schizza dal cranio della “vittima per caso”, sui vestiti di quegli stupidi malavitosi che non sanno più dove nascondersi e il Mexican standoff che Tarantino non vedeva l’ora di ricreare, perché da sempre aveva nel cuore quello de “Il Buono, il Brutto e il Cattivo.” Uma Thurman e John Travolta, il twist vintage e Marylin Monroe che fa la cameriera al Jack Rabbit Slim’s… Tutta una sfrenata fantasia, rossa di sangue e nera di horror, che non dà un attimo di tregua sino alla fine.
“Kill Bill”, due film e 10 tomi, per un’unica storia che forse non è ancora finita, con la grande vendetta della “Sposa”, l’oriente di Sonny Chiba e Gordon Liu, maestri di arti marziali, Uma Thurman ormai Musa, David Carradine , evocato dalla serie televisiva Kung Fu, Lady Snowblood di Fujita Toshiya, infiniti altri omaggi e citazioni anche a se stesso, perché anche lui ormai è famoso, e può così riproporre il suo appassionante Mexican standoff… O-Ren e la Sposa, invece, al di là di tutte le altre varianti, prima di tutto sono due giovani donne sole e forti, con una figlia… Per loro Quentin ha fatto la citazione più commossa e segreta… La sua giovanissima madre sedicenne, abbandonata col suo bambino in arrivo…
Non sono stati molti i film di Quentin, ma a parte Jackie Brown sono stati tutti successi. L’ultimo è “Django Enchained”, un film in costume, una sorta di western, che ancora una volta è un omaggio a Leone, con i cacciatori di taglie e la guerra di Secessione e a Corbucci con il suo Django…Quì c’e appunto un cacciatore di taglie che si fa aiutare da un nero in cerca della moglie tenuta schiava da uno spietato latifondista… Stavolta il dissacrante Tarantino è andato a sollevare la coltre di un problema di cui gli americani fanno volentieri finta di essersi dimenticati perchè gli brucia troppo la vergogna… Il tema della schiavitu dei neri … Quanto a citazioni Tarantino ha superato se stesso… Stavolta si è fatto influenzare dalla mitologia nordica, cosa che è particolarmente evidente nella seconda parte del film. Lui ha dichiarato che, benché il nome della moglie fosse Broomhilda fin dall’inizio, è stata la visione de L’anello del Nibelungo, durante la stesura del copione, a tirare fuori una storia simile a quella di Sigfrido…
Tarantino, con le sue evocazioni dell’America trash è sempre stato un affezionato frequentatore di fast food e diners (le interviste ai tempi di Le iene e Pulp Fiction avvenivano spesso ai tavoli di Dennys, la sua catena preferita). Le Iene e Pulp Fiction iniziano lì, in uno scenario che è un tipico spaccato di vita ordinaria, tavoli in fòrmica, sedili in finta pelle, pietanze ipercaloriche nel piatto da buttar giù con tazze di caffè che la solerte cameriera seguita a rimboccare anche se non richiesto… La scena di Pulp Fiction in cui Jules morde l’hamburg dell’uomo che sta per uccidere, senza mollare un attimo l’altro con lo sguardo, è un espediente rubato al suo regista dei tempi lunghi, Sergio Leone.
Anche in Django Unchained, il cibo è al centro di una lunga fondamentale sequenza. A casa dello schiavista Calvin Candie, Django e il cacciatore di taglie King Schultz sono seduti a tavola per una cena di affari… E il violentissimo epilogo della scena avrà luogo mentre viene servito il dessert, una candida bellissima “White Cake”, la torta alla panna.
E’ troppo bella per ignorarla e così l’abbiamo scelta, fra i tanti cibi che appaiono, tutti sotto forma di simboli, richiami, citazioni nei film di Tarantino. Questa fa venire in mente, ignorando per un momento il perfido Candie, i campi di cotone , il grande fiume e quelle bellissime case del Sud, spesso ornate di bianche colonne e timpani come i templi greci, testimoni mute di una società che doveva cedere il passo a una nuova storia…

PREPARAZIONE: accendete il forno e portatelo a temperatura di 180°C, ungete con il burro la base e le pareti di due teglie del diametro di 20 centimetri ciascuna e foderate con la carta da forno la sola base. Separate i tuorli dalle chiare di due uova e metteteli in due ciotole diverse e lasciateli riposare coperti a temperatura ambiente per circa 30 minuti. Nel frattempo setacciate la farina, il lievito e il sale e lasciateli per il momento da parte. Montate il burro e 250 grammi di zucchero utilizzando il mixer ad alta velocità per circa 3 minuti. Unite al composto lentamente i tuorli delle uova un po’ alla volta seguitando ad adoperare il mixer per amalgamare il tutto, unite la vaniglia e seguitare a mescolare, abbassate la velocità e cominciate ad aggiungere il mix di latte, farina e sale. Montate i bianchi delle uova con qualche goccia di limone con la frusta elettrica e aggiungete il resto dello zucchero fin quando gli albumi saranno montati a neve ben ferma, poi uniteli al resto dell’impasto. Dividete il composto in parti uguali, mettetele nelle due teglie e infornatele per circa 20 – 25 minuti. Sfornate e dopo circa 10 minuti togliete le torte dalle teglie e mettetele a raffreddare su una gratella. Intanto preparate la glassa. Montate il burro nel mixer a velocità alta finchè diventi spumoso, aggiungete lo zucchero a velo setacciato, la vaniglia e montate ancora per 3 minuti, cominciando con il mixer a bassa velocità e alzandola un po’ per volta. Quando il composto sarà montato unite il formaggio molto freddo e amalgamate a bassa velocità di mixer. Per quanto riguarda la farcitura montate la panna freddissima con le fruste tenute in frigo e dopo 1 minuto unite gradatamente lo zucchero a velo seguitando a montare. Quando è pronta riponetela in frigo sino al momento del suo utilizzo. Per assemblare la torta, prendete un piatto rotondo, spalmatevi sopra prima un cucchiaio di glassa, poi poggiatevi sopra una delle due torte e copritela di marmellata, e a seguire panna montata e fragole tagliate. Adagiatevi sopra la seconda torta e premete leggermente. Glassate con una parte della glassa tutta la torta, anche in maniera approssimativa, ma evitando di creare briciole. Ponete in frigo per circa mezz’ora e solo dopo perfezionate la glassatura con altro composto. Decorate la torta mettendo il resto della glassa in una sac à poche, formando disegni a piacere sulla parte di copertura.