Quando girò “Frenzy”, Hitchcock era quasi alla fine del suo percorso… Era il penultimo film e probabilmente lo sapeva, perché era abituato da tanti anni a trovare la verità in mezzo alle intricate storie dei suoi film… Questo fu forse il motivo perché lo volle girare a Londra… dissero che la scelta era stata dettata da ragioni molto pratiche … Bassi costi, velocità nelle riprese e soprattutto poche interferenze della produzione.. a Hollywood spesso erano asfissianti come quando gli piazzarono lo psichiatra di loro fiducia sul set di Spellbound … e trovarono persino da ridire sul “sogno” di Dalì… Tutti motivi validissimi dunque in quella scelta londinese, ma nel segreto del suo cuore Hitchcock voleva rendere un ultimo omaggio alla sua città e andare a rivisitare le sue origini, forse in un atto di pacificazione con suo padre e la rigida educazione che gli avevano inflitta… Non se ne era mai liberato… Però, se non avesse avuto così radicato il senso della colpa, dell’espiazione e la paura delle accuse , forse noi non avremo mai avuto Hitchcock..
I suoi erano gente di buona volontà e di lavoro duro… Un negozio di frutta e verdura, una pescheria, un’attività all’ingrosso di alimentari … Spesso Alfred accompagnava il padre sul carretto con i cavalli nel giro di consegna delle merci ai clienti e ai negozi della zona. E quello poteva anche essere divertente, malgrado l’ oppressione del senso del dovere che il padre ci metteva dentro… Quello che invece Alfred visse con disperazione fu la terribile educazione cattolica… Già si per sé, essere cattolici in Inghilterra significava essere diversi, spesso mal sopportati o come scrisse Trouffaut a proposito di Hitchcock “rappresentava quasi un’eccentricità…”
Ma come se non bastasse, il padre aveva un’ossessione per la disciplina e l’ordine e forse, per impartirgli una lezione, quando Alfred non aveva più di 5 anni, lo mandò dal vicino Commissario di Polizia con una lettera… Appena la lesse, il commissario rinchiuse il bambino in una cella dove lo tenne per una buona decina di minuti, dicendogli che quella era la punizione per i bambini cattivi… Alfred, che non ricordava di aver fatto niente di male, non riuscì più a liberarsi dalla paura… Tanto che il personaggio accusato ingiustamente diventò uno dei leit-motiv del suo cinema…
A scuola andò anche peggio…Al Saint Ignatius College, dove il padre lo iscrisse nel 1910, i metodi educativi erano severi “Avevo il terrore delle punizioni corporali”, disse in un’intervista anni dopo. “I Gesuiti adoperavano la sferza e credo che la usino ancora oggi. Era di gomma molto dura” Così non riuscì a terminare le scuole…
Una cosa di buono però c’era in quella famiglia… Tutte le domeniche andavano a teatro… Un’esperienza bellissima per quel ragazzino pieno di sogni perché il teatro entrerà a pieno diritto assieme al carretto delle consegne, nella complicata tematica thriller di Alfred Hitchcock.
Ma quella vita familiare, sia pur difficile non dura … Il padre muore quando Alfred ha appena 16 anni… E lui va in cerca di un lavoro… Entra in una fabbrica che installa cavi elettrici, ma lo mettono al settore pubblicità perché disegna bene … e lì lo troveranno, qualche anno dopo, quelli del cinema… Serviva qualcuno che scrivesse con una bella calligrafia i titoli e le didascalie dei film… che ancora erano muti.
Sarà una gavetta di mansioni secondarie, da tutto fare e aiuto… Dello sceneggiatore, dello scenografo… Alla regia, al montaggio in cinque film… Ma quando finalmente gli daranno un film, tutto per lui, avrà il mestiere in mano perché ha lavorato con Fritz Lang e Murneau e le cupe atmosfere espressioniste andranno benissimo nei suoi film dai molti misteri…
Il primo film drammatico e melò, già pieno di inquietanti indizi, atmosfere pesanti e un omicidio è “The pleasure Garden” e Hitchcock fa subito entrare in scena una delle sue dominanti… Il teatro, appunto! Tutto comincia infatti in un ambiente teatrale con una scala a spirale che un gruppo di ballerine scende per andare in palcoscenico… In soggettiva, dalla visione sfuocata di uno degli spettatori, che guarda in un binocolo, si passa all’inquadratura perfetta delle gambe delle ragazze…
Ma al secondo film che arriva nelle sale è già thriller…”The Lodger” è la storia di un serial killer che uccide solo donne bionde, di un innocente che viene scambiato per il killer e di una coraggiosa ragazza che sola, lo ritiene innocente. Hitchcock ha cominciato a costruirsi il suo mondo…Daisy avrà una sorella quasi gemella nella dottoressa Constance Peterson e l’innocente accusato seguiterà periodicamente a ripresentarsi per poter scagionare, alla fine del film, l’innocente Alfred messo in cella a 5 anni per una colpa non commessa.
9 film muti e poi “Il Ricatto” sarà il suo primo mix con uno straordinario equilibrio fra parti ancora mute e la nuova tecnica di voci e suoni. E’ un film con una morale controcorrente in cui la ragazza, omicida per sbaglio, sfuggirà alla condanna…Anche se l’ultima scena la mostra in preda dei suoi personali rimorsi con cui si dovrà accompagnare per la vita…
Prima di partire per l’America Hitchcock diventa famoso… Ha anche avuto qualche insuccesso ma oramai è quello delle spy stories… “L’uomo che sapeva troppo”, in un intricato gioco di spie e rapimenti consacra una bella e coraggiosa donna emancipata che spara come un tiratore scelto, sventa intrighi e salva la famiglia… Uno dei film che amava di più e sarà dopo tanti anni un altrettanto glorioso remake… “I trentanove scalini” con l’alta tensione e la suspense, il ritmo narrativo veloce e serrato, vedrà anche l’affermazione del più scanzonato e tagliente humor di Hitchkock in un’altra spy story, dove il cacciatore di spie suo malgrado, fra fughe dal treno e salti dalle finestre dovrà vedersela con la terribile Pamela che nella sua pericolosa onestà seguiterà a denunciare l’innocente alla polizia o consegnarlo alle spie… Alla fine prima di andare in america le “Spies Stories” saranno diventate 6…
Hitchcock in America è la fama internazionale … e dopo Hitchcock nessuno potrà più dire che il poliziesco o il thriller sono generi da serie B… Non fa in tempo nemmeno ad arrivare che bastano 130 minuti di dubbi, di tensioni e di gioco degli inganni per vincere un Oscar con “Rebecca la prima moglie “…,non direttamente a lui però, forse perché era troppo bravo … O un po’ straniero… Poi i successi non si conteranno più… Sono ancora tutti parte della nostra vita, del nostro divertimento, delle nostre più inconfessate paure…Film di intrighi mondani come “Caccia al ladro”, spassosi come “Il silenzio degli innocenti”, voyeuristici come “La finestra sul cortile” o apocalittici come “Gli Uccelli”… ” Psyco,” per molti il suo più maturo e drammatico capolavoro…
Nel 1972 l’eroe è stanco, ha i suoi rimpianti, rivuole in qualche modo il passato … Torna a Londra con questo progetto nel cassetto, Frenzy, che è in tutti sensi una rivisitazione dei suoi primi film, della sua infanzia e dei topoi di una Londra in parte sparita che lui ha mantenuto nel cuore in tutti gli anni della sua dorata lontananza… Anche stavolta c’è un serial killer che però uccide le sue vittime con la cravatta, mentre l’innocente accusato è un eroe più stanco e logoro del “Lodger” del film degli esordi, ma c’è tutto il graffiante spirito di Hitchcock nella pazzesca scena del sacco pieno di cadavere e patate che si apre all’improvviso mentre le patate cominciano a rotolare…Londra dell’immaginario di Hitchcock e dei suoi ricordi giovanili…I mercati generali di Covent Garden, dove si recava da bambino sul carrettino di suo padre, immortalati appena prima di essere demoliti due anni dopo, il tribunale dell’Old Bailey, già visitato in altre opere, gli stretti vicoli attorno a Bow Street, a Oxford Street, alla County Hall, al Coburg Hotel, poco lontani dai teatri di Drury Lane, dove andava la domenica con i suoi genitori…I club popolari e affollati… un lungo onirico viaggio nella memoria e nella vita…
Ma in questo quasi ultimo film c’è anche la “summa”… quasi teologica e conclusiva di una delle passioni più sincere e totali di Hitchcokh, quella per il cibo. Lui che era solito ricordare come «l´uomo non ha bisogno soltanto di delitti, ha bisogno anche di pasti abbondanti», riceveva i suoi attori preferiti nella grande, attrezzatissima cucina della sua villa. Alida Valli, scelta da Hitchcock per il Caso Paradine lo ricordava avvolto in un immacolato grembiule… In Frenzy, questo film per tanti sensi geniale e nostalgico, il cibo fu vera ossessione, di cui resta memorabile la cenetta a casa dell’ ispettore e la ricetta de:
LE QUAGLIE ALL’UVETTA
INGREDIENTI per 4 persone: 8 quaglie con fegatelli, 500 grammi di uva bianca o rosata, 8 fettine di guanciale,olio extra vergine di oliva, burro 40 grammi,1/2 bicchiere di cognac, sale e pepe a piacere.
PREPARAZIONE:Praticare un incisione sulla pancia delle quaglie, pulirle all’interno, conservando a parte i fegatelli. Lavare le quaglie sotto l’acqua, asciugarle, salarle e peparle internamente, avvolgerle nelle fettine di guanciale e legarle con lo spago bianco da cucina. Preparare una padella con abbondante olio, metterla sul fuoco e quando l’olio è caldo immergevi le quaglie facendole rosolare da ogni parte a fuoco più basso, poi coprire la padella e prolungare la cottura per 10 minuti. In un padellino a parte far rosolare nel burro i fegatini di quaglia, schiacciandoli con la forchetta, sino a ridurli una pasta morbida. Lavare l’uva e poi togliere la buccia e privare gli acini dei vinaccioli (si può anche evitare di togliere la buccia se la qualità di uva utilizzata ha la buccia sottile). Adagiare le quaglie in un tegame da forno ,spalmare la superficie con la pasta dei fegatelli e mettere le quaglie in forno caldo a 250 gradi per 3 minuti. Estrarle dal forno, irrorarale con il fondo di cottura e 1/2 di bicchiere di cognac, rimetterle in forno per altri 3 minuti e servire.