Mele, crumble e Steve Jobs!

Il giornalista non aveva afferrato bene il concetto, così seguitò a  insistere ” Ma non  ti  svegli mai la mattina  dicendo  a te stesso: “Non c’è alcun motivo  di lavorare un solo giorno in più… Ho  guadagnato  abbastanza soldi  per darmi alla pazza gioia, fare tutto quello che voglio … ” “E lui paziente seguitava a spiegare” Beh, suppongo che qualcuno lo faccia, ma non è questo il caso… Il denaro ha un suo peso, ma può arrivare a un 25%… E non è del tutto importante nemmeno quello  che hai realizzato, ma la gioia di quello che stai facendo, giorno dopo giorno, con la sensazione che stai partecipando a qualcosa del tutto speciale. Penso che tutti quelli che lavorano nel team “Mac”, pagherebbero di tasca loro per venire a lavorate qui..” E ancora il giornalista obiettava ” Forse dire questo per te  ha un senso perché possiedi quasi 7 milioni di azioni Apple…” ” Allora vallo a chiedere agli altri che qui ci lavorano soltanto,  come Barrell o Andy e che hanno avuto offerte da tantissime altre aziende… ” ” Ma  qui si arriva  al paradosso di un ragazzo come Andy che ha speso un mucchio di soldi  per sistemare la sua cucina e non ha mai avuto il tempo di cucinarsi un solo pasto.. ” “Ci sono momenti in cui è così importante  portare avanti   quello che stai facendo che tutto il resto passa in secondo piano…” Poi ancora il giornalista  continua  “Quale è stato  il segreto di tutto questo successo?” “Abbiamo iniziato con una prospettiva   idealista di fare subito qualcosa  di altissima qualità e di farlo subito bene la prima volta.. .”Ho notato una grossa passione per la musica, fra le persone che lavorano qui… sai darmi una spiegazione?  ” Se vuoi arrivare a capire quello che nessuno  ha ancora  capito, per prima cosa ti dovrai costruire un’impalcatura concettuale … Se stai  cercando di progettare un computer  ti dovrai immergere  in migliaia di dettagli necessari…  Poi tutto ad un tratto,  se sei riuscito a salire abbastanza in alto sull’impalcatura , tutto diventa più chiaro… sei arrivato al punto di svolta. Si tratta di una esperienza ritmica, in cui  ogni cosa  è legata a tutto il resto e dove  tutto si  intreccia.  E’ una fragile, delicata esperienza  che somiglia molto alla  musica.  Una cosa che è quasi impossibile  descrivere .”

Hanno detto che era un “visionario”, ma   la parola  ha il suo giusto significato se si pensa a  Steve Jobs come a  un uomo del Rinascimento, che si immergeva  sino al fondo in una realtà dalle mille mille sfaccettature dove tecnica, fantasia, innovazione e umanità si  mescolavano  fra di loro… Quando rispondeva a questa intervista era il 1984… Un giovane uomo di 30 anni già  amministratore delegato di Apple Inc, azienda leader  dell’informatica… Soprattutto era considerato un enfant prodige, il pioniere carismatico    del personal computer,  quello strumento che rivoluzionò la vita delle persone…. L’ibrido più intelligente del mondo che si poteva adoprare in azienda, ma si portava anche a casa, si poteva utilizzare per  l’istruzione a distanza o il lavoro a distanza… dalla propria casa o dalla casa delle vacanze se era necessario… E così molti cominciarono a non andare più in ufficio…   Ma nessuno sull’onda di quel successo travolgente   poteva immaginare quello che gli sarebbe successo di lì a poco a Steve Jobs…

Fin da ragazzino era stato sveglio… a scuola gli volevano far saltare due classi dopo aver verificato i test… mentre la passione per l’elettronica  gliel’aveva trasmessa il padre che spesso riparava vecchie radio…Aveva anche una notevole faccia tosta  perchè dopo poco tempo che era al liceo,  in una classe di elettronica popolare, chiamò al telefono B. Hewlett, il co-fondatore della Hewlett Packard …  Gli chiese  qualche  pezzo di ricambio per  i suoi lavori  e … se possibile anche un lavoro estivo… Incredibile a dirsi, ma ottenne entrambe le cose…

Anche le prime fasi dell’amicizia con Stephen Wozniak hanno a che fare con il telefono… Woz,  aveva trovato un articolo che spiegava come  costruire un sistema  di commutazione che avrebbe consentito di telefonare gratis…alle spalle della società AT&T. Fu Steve a incoraggiare l’indeciso Woz che riuscì a confezionare la sua prima “scatola  blù” …  Per prima cosa Steve telefonò in Vaticano e chiese del Papa… Se ne accorsero all’ultimo momento che al telefono non era Kissinger, mentre già stavano per andare a svegliare Sua Santità… Le scatole  che vennero dopo se le andarono a vendere agli altri studenti… Smisero soltanto quando la polizia si insospettì…

All’Università Steve durò poco … Era pieno di rimorsi per i soldi che faceva spendere ai suoi genitori… Senza sapere  cosa se ne sarebbe fatto della laurea. Da quella rinuncia partirono le sue esperienze di hippie  epigono, con i capelli lunghi e senza un dollaro in tasca… quando poteva si sballava con un po’  di LSD e ogni  tanto andava a mangiare dagli Hare Khrisna  che glielo davano gratis … Quella fu la sua via al buddismo…  Dall’India infatti tornò un po’ deluso e decise che  tutto sommato l’Estremo Oriente e il Buddismo Zen erano la cosa migliore… Passò anche del tempo a coltivare mele in una comunità hippie…  E sicuramente  ne conservò un ottimo ricordo…

Poi qualcosa dovette scattare nella testa di quel giovane irrequieto… Come dirà anni dopo  non voleva ritrovarsi a quarant’anni a fare il commesso dietro il bancone di un negozio e questo non perché fosse una brutta cosa… ma perché non era nelle sue aspirazioni di vita. E riferendosi all’esperienza indiana aggiunse: ” E ‘stata una delle prime volte che ho iniziato a capire che forse Thomas Edison ha fatto molto di più per migliorare il mondo di Karl Marx e Neem Kairolie Baba  (il santone che era andato a cercare in India) messi insieme…

Il mondo in cui Steve capitò era un Mondo Nuovo…  Tutto era iniziato nel 1974, con  il primo microprocessore al mondo.  Nel 1976, Wozniak ne  prese ispirazione  e da solo si costruì il suo computer … Un risultato impressionante, un computer potente che lavorava  con una tastiera, lo schermo e   poche chips….  Era nato Apple 1 che per custodia aveva una scatola di legno e l’imprenditore in erba Steve Jobbs riuscì quasi subito a piazzarne 50 allo stupefacente prezzo di 500 dollari l’uno. Poi  mise a disposizione della neonata industria,  i pochi beni di famiglia… Il garage dei suoi genitori… Un’ascesa rapidissima i primi anni … Poi cominciarono le difficoltà mentre si affacciava Bill Gates e L’Ibm riprendeva forza… Ma dopo l’acquisizione del mouse e  l’interfaccia grafica, nonostante il  deludente “Apple Lisa,” torna  un buon successo  con Mac Intosh, creatura quasi privata di Steve Jobs, nata dalla sua fronda interna ai vertici della nuova gestione Apple. Ma oramai era guerra aperta con l’Amministratore Delegato e quando si trattò di scegliere cacciarono Steve Jobbs, il fondatore…

Dieci anni di esilio, ma nel suo celebre discorso all’Università di Stanford del 2005, Steve disse che era stata una fortuna…”Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un iniziatore, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita. Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple .

Un ritorno quello del 1996 che salvò la Apple  e raddrizzò le sorti un po’ pericolanti di Next. Steve Jobs era di nuovo al timone e arrivò una serie di incredibili e sorprendenti novità…”Think different” è il nuovo slogan di  Jobs che  negozia subito un accordo con Microsoft per lo sviluppo del sistema operativo della Apple e rivoluziona i prodotti … NeXTSTEP  si eìevolve in Mac OS X,   il primo “iMac”  vince con l’estetica…linee curve e la scocca realizzata con plastiche trasparenti e colorate. All’inizio del nuovo secolo  nascono gli Apple Store centri di vendita, assistenza e formazione con una distribuzione mondiale…  Poi l’intuizione della musica e nasce  iPod il lettore portatile  con il suo negozio virtuale iTunes… Nel 2007 Apple  entra nel business della telefonia cellulare con l’introduzione di iPhone , un multi-touch  con le  caratteristiche di un iPod, un proprio browser mobile…

Peccato che Steve non si è potuto godere appieno i suoi ultimi e incontrastati successi… Ha lottato come un leone contro la sua malattia con coraggio e con umiltà …  Ma era anche molto sereno … Era buddista e sapeva che si sarebbe reincarnato. Chissà quale versione di iPhone o di iPod troverà in quell’epoca….

Steve  aveva una sua strana dieta  ispirata agli insegnamenti buddisti… Quasi esclusivamente frutta e qualche verdura. Alcuni dissero che era una dieta troppo povera… Noi abbiamo   colto l’obiezione  e abbiamo un po’  attenuato il rigore di  Steve, preparando  con la sua mitica mela, un delicato dolce….

CRUMBLE DI MELE

INGREDIENTI per 4 persone: 4 mele grandi, 250 grammi di zucchero, 200 grammi di farina, 150  grammi di burro, 4 chiodi di garofano, cannella un pizzico abbondante

PREPARAZIONE: Sbucciate le mele, tagliatele a pezzi e cuocetele a fuoco lento con 125 grammi di zucchero assieme ai chiodi di garofano e alla cannella, per 20 minuti. Preparate il crumble impastando la farina con il burro e il rimanente zucchero, sino a ottenere un impasto  sbriciolato. Mettete le mele cotte e leggermente intiepidite in una pirofila e ricopritele con il crumble uniformemente e senza premere. Ponete la pirofila in forno e fate cuocere per 20 minuti circa alla temperatura di 180°C.

Il crumble si può mangiare accompagnato con panna, con il gelato alla vaniglia o con la crema inglese.

Adriano Olivetti, il visionario di Ivrea e la Bagna Cauda, un piatto del territorio.

A Ivrea il Carnevale  è una cosa  davvero importante con i ricchi  costumi, le sfilate interminabili e la battaglia delle arance che, come un incantesimo, colora  di un acceso  arancione  le strade del grigio inverno nordico… Ma quel febbraio del 1960 improvvisamente, in un silenzio attonito e incredulo, si chiuse il Carnevale e il  chiassoso passaggio dei carri dovette  cedere il posto  al mesto sfilare  dei cortei venuti da ogni parte d’Italia con quelle tristi corone  a lutto per rendere omaggio ad Adriano Olivetti.

A guardarle adesso, in  quelle facce c’è qualcosa che va oltre il dolore… C’è inquietudine, tensione, timore… Forse niente sarebbe rimasto come prima… Troppo geniale   l’eredità che  lasciava Adriano… Troppo diversa, da tutte le altre, l’azienda Olivetti. L’avevano tanto attaccato in vita… L’avrebbero lasciato in pace in morte?  Troppa la diffidenza e il rancore di una società e di una politica spiazzate da quell’uomo  che, con una bella punta di disprezzo, avevano seguitato a chiamare  ‘Il visionario” ! Che i lavoratori avessero anche una casa… paternalismo! Che  potessero studiare nella biblioteca dell’azienda o avere una  formazione permanente… Snobismo!  Che nella sua “Città del Sole” avesse anticipato di  20 anni  la Sanità pubblica gratuita… Si preferiva ignorarlo… Che poi l’azienda   fosse presente sui maggiori mercati internazionali e avesse   36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero…  Era un fatto  a cui cui non si sapeva come replicare… E si preferiva  ridimensionarlo…

Era cominciato  tutto più di quarant’anni prima quando il padre, il padrone dell’ “Ing. C. Olivetti & C”, dove la “c” stava per Camillo,  prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, lo manda durante le vacanze scolastiche, lui che nel 1914 aveva 13 anni, a lavorare nella fabbrica di famiglia…  Ne rimane scioccato… Dal buio dell’ambiente, dalla solitudine  del posto di lavoro… dai ritmi di lavoro lenti.  Così se lo ricorderà anni dopo “Una tortura per lo spirito, stavo imprigionato per delle ore che non finivano mai, nel nero e nel buio di una vecchia officina‘. E ancora ‘”Occorre capire il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri.’ 

Se lo ricordava ancora quando nel 1925, appena laureato il padre lo spedisce in America a vedere come si lavora nel “Nuovo Mondo”…  “General Motors”, “Ford”  Boston, Chicago, Detroit.  100 aziende in tre mesi…Ne torna con molte idee  e  qualche critica… Apprezza l’organizzazione del lavoro,  il decentramento delle funzioni, l’interscambio fra ricerca e produzione…Si innamora della pubblicità… per la quale chiamerà, una volta a casa, i migliori disegnatori… Non apprezza invece la remunerazione a cottimo… Il salario va calcolato  su tempi standard testati e ritestati… Non sullo sforzo portato all’estremo… Forse non lo sa ma ha già iniziato il suo discorso rivoluzionario e innovativo di come si lavora in fabbrica…

L’anno dopo nel 1926  è coinvolto in una fuga storica… Filippo Turati, il vecchio leader socialista è perseguitato dal fascismo … Adriano Olivetti  lo va a prendere in  auto a Milano e lo porta  a Torino… Fra l’altro guidava malissimo… Dopo alcuni giorni lo va a riprendere a Torino e lo porta a Savona dove l’aspettavano Sandro Pertini, che poi diventerà Presidente della Repubblica, ma allora più che altro faceva il socialista nascosto, e Ferruccio Parri, che sarà invece Presidente del Consiglio e, con un motoscafo  lo condurranno in Corsica… Così  ricorda Adriano, Natalia Ginzburg, nella casa che ospitava Turati…” Quella sera la sua faccia e i suoi pochi capelli erano come frustati da un colpo di vento. Aveva occhi spaventati, risoluti e allegri… Gli vidi due o tre volte nella vita quegli occhi… quando c’era un pericolo e qualcuno da portare in salvo”

fedoraNegli anni 30 trasportata dall’onda nera americana la crisi si fa sentire  in Italia e cominciano i licenziamenti, ma l’ Olivetti non lo fa … E una delle poche a resistere ..  Perché inventano nuovi prodotti e aumentano  quanto più possono  l’esportazione. Sono gli anni in cui viene creato lo schedario meccanico Sinthesys, così d’avanguardia, che resterà negli uffici almeno sino agli anni ’70 e poi la miracolosa portatile  MP1 Olivetti, il cui poster sarà realizzato da un artista in fuga dalla Bauhaus… olivettiA

Durante la guerra Adrian lavora per i servizi segreti delle potenze occidentali, finisce in prigione e quando esce scappa in Svizzera… Ma al suo ritorno cominceranno le grandi innovazioni in fabbrica. Vuole le aziende più luminose del mondo, perché l’operaio che prima era un contadino deve seguitare a godere della natura, del verde e delle  montagne che lo circondano..  E arriveranno i migliori architetti… Vuole le case per i lavoratori che darà a riscatto a prezzi minimi ,vuole la possibilità che tutti abbiano cultura e la fabbrica avrà le biblioteche dove sarà  possibile accedere  anche durante l’orario di lavoro… Trattiene poco dei suoi guadagni… il resto lo reinveste… Tutti pensano che fallirà con quelle spese folli per  la fabbrica, i servizi sociali e la sanità per i dipendenti e lui guadagna sempre di più… Ma la rivoluzione  più grande sarà nei metodi di lavoro. Mentre in Italia infuriano le lotte operaie per l’alienazione cui è soggetto il lavoro in fabbrica lui abbandona completamente il Taylorismo e la catena di montaggio e costruisce i “Gruppi di lavoro”  e le “Isole”  A un gruppo misto di operai, tecnici e altre figure necessarie all’obiettivo,  affida la realizzazione di un intero prodotto, con mansioni in larga parte intercambiabili. Dicevano che non era possibile… troppo costosa la specializzazione del singolo, la produttività si sarebbe abbassata, non c’erano più le garanzie della velocità e i tempi certi della catena di montaggio, l’azienda sarebbe fallita… Invece la Olivetti esce vincitrice dalla sfida, mentre le grandi industrie e la stessa Confindustria cominceranno una guerra serrata ad Adriano Olivetti e ai suoi metodi che gli altri  non riescono a permettersi. Ben diversa sarà infatti la risposta allo stesso problema da parte della Fiat che assediata dalle proteste operaie licenzierà e metterà alla catena di montaggio dei nuovissimi Robot…

E intanto Adriano Olivetti seguiterà a spaziare… Fonda la casa editrice di “Comunità”, per portare in Italia le opere straniere sconosciute, diventa Sindaco di Ivrea,deputato al Parlamento… e il suo voto sarà determinante per il primo Governo di Centro – Sinistra… Apre nuove fabbriche fra cui quella di Pozzuoli che farà scalpore perché la produttività degli operai del Sud supera quella del Nord… Nelle sue fabbriche vorrà concerti e pittori  perché la cultura è di tutti,operai e dirigenti…

 I successi dell’azienda,  fra cui la mitica portatile “Lettera 22” degli anni 50, che pesava solo 5 chili, non danno alla testa ad Adriano Olivetti. Ci sono nuove sfide … Sta emergendo la tecnologia elettronica.  Così nel 1952 la Olivetti apre a New Canaan, negli USA, un laboratorio di ricerche sui calcolatori elettronici; nel 1955 un altro laboratorio a a Pisa e nel 1959 l’Olivetti può presentare l’Elea 9003, il primo  calcolatore elettronico Italiano.. Dopo a seguire il “Programma 101, l’archetipo del personal computer…

Adriano aveva capito dov’era il futuro e con tutto il suo slancio ci si era rivolto… Ma all’improvviso muore su un treno che lo portava da  Milano a Losanna. Si disse un infarto,un ictus, ma l’anno dopo morì in un incidente anche il suo più stretto collaboratore all’elettronica Mario Chu … Due anni dopo morì in uno strano incidente aereo Enrico Mattei, il presidente dell’Eni…In vita  era stato un oppositore di Adriano Olivetti, ma anche lui era un  innovatore…E comiciarono a sorgere le leggende su  questa oscure morti…Di sicuro  Adriano Olivetti era nato  troppo presto…   l’avevano  preso per visionario… una categoria che da sempre fastidio al potere… L’Olivetti naturalmente non fu più la stessa… Con quello slancio mondiale che aveva,  quando morì Adriano, avrebbe potuto portare l’Italia a essere fra i primi al mondo nell’elettronica …  Invece ebbe qualche guizzo, come  negli anni 80 con un bel computer, l’M24 che aveva una grafica eccezionale per l’epoca, ma non seppe sfruttare il momento e alla fine  fu fatta a pezzi e svenduta… Ma questa è un altra storia…

 Il figlio spirituale di Adriano, sognatore e visionario come lui, era nato dall’altra parte    dell’oceano e  quel messaggio  lo potè raccogliere solo molti anni dopo.. Era il  1976  e  molto diverso era l’ambiente delle sue sperimentazioni… Un garage..  L’entusiasmo però era sicuramente lo stesso e il progetto si chiamava  Apple 1…   Era già un  prototipo di computer, un vero e proprio calcolatore  con le stesse componenti con le  quali  si   lavora oggi,  tastiera e monitor.   Steve Jobbs gli dette  il nome  e il logo del suo frutto preferito…   Una mela morsicata con i colori dell’arcobaleno.

L’ intuizione avveniristica di Steve Jobbs   era stata quella di trasformare il computer, uno strumento nato per l’azienda in qualcosa  che si potesse più  strettamente  legare o  al lavoro del singolo e al singolo stesso inteso  come persona privata.   Il “personal computer”, era qualcosa che  poteva tranquillamente  essere utilizzato per un’infinità di cose che molto, poco o niente   avevavo a  che fare con il lavoro,  al contrario dei grandi calcolatori  che erano stati pensati  per la vastità  del mondo aziendale o per le grandi burocrazie … Perché il personal di cui Jobb ridusse drasticamente le dimensioni   poteva  essere portato sempre dietro. La variabile  vincente  fu qualcosa che poco aveva a che  fare con le logiche aziendali ,ma piuttosto  fu un’attenzione alla dimensione psicologica, al tessuto delle relazioni sociali e alla vita privata del lavoratore. Infatti, lo stesso Jobs affermò: “noi pensiamo di dover arrivare nelle case, ci piace dire fino alla porta del garage, la gente deve portarselo dietro nei weekend, per poter lavorare anche la domenica, senza dover andare via e lasciare i bambini a casa”. E, infatti, come si vedrà negli anni a seguire, il computer sarà sempre più “personal” e con esso si svolgeranno sempre più attività che esulano dal contesto lavorativo oppure, secondo i casi, si lavorerà per l’azienda senza muoversi da casa.

Da quella prima enunciazione  Steve Jobb farà tantissima strada quasi sempre da vincitore, qualche volta perdendo…  E ha finito per cambiarci totalmente il modo di vivere… Ma il seguito di questa storia così interessante,  fatta tutta di  futuro ve la raccontiamo un altra volta…

Anche Adriano Olivetti, così simile  a Steve jobb era solito dire “In me non c’è che  futuro”. E a  lui dedichiamo una ricetta che viene dal Piemonte quella sua terra così amata,  da cui partì alla conquista del mondo…

LA BAGNA CAUDA

 INGREDIENTI per 4 persone: olio extra vergine di oliva grammi 300, acciughe sotto sale grammi 150, burro grammi 50, 6 spicchi di aglio,qualche gheriglio di noci.

PREPARAZIONE. la bagna cauda è un antipasto che va mangiato  molto caldo e a tale scopo viene portato in tavola posando il recipiente su un fornelletto  alimentato da una candelina inserita al suo interno. Si prepara la bagna cauda raschiando le acciughe con un coltellino, quindi pulendole con una pezzuola,poi aprendole e diliscandole. Si pestano gli spicchi d’aglio riducendoli a poltiglia, e poi si inserisce il burro in un recipiente di terracotta gacendolo sciogliere a fuoco bassissimo e aggiungendovi dopo l’aglio che non dovrà prendere colore, altrimenti altera il sapore  e, per ultimi l’olio e le acciughe che si disferanno un po’ per volta durante i 10 minuti che rimarranno sul fuoco. Al termine  togliete le pellicine ai gherigli di noce,sminuzzateli e  mischiateli alla salsa.

La bagna cauda si mangia intingendo  nel recipiente di terracotta le verdure che saranno distribuite ai singoli commensali.  In genere saranno cardi, lasciati preventivamente a bagno in acqua acidulata con succo di limone, peperoni crudi a fette o eventualmente arrostiti, le foglie più bianche della verza, i topinambur, il cavolfiore molto tenero. In alcune zone del piemonte si preferiscono verdure  cotte come le cipolle  intere passate al forno,le barbabietole,le patate o le carote lessate.

Anticamente la bagna cauda si preparava con l’olio di noci, oggi introvabile ed è per conservare l’aroma della vecchia ricetta che  si aggiungono i gherigli di noci. La ricetta si presta inoltre a diverse varianti locali… Nel Monferrato per esempio aggiungono del Barbera alla salsa e qualcuno preferisce tenere a bagno nel latte gli spicchi d’aglio, da scolare prima di immergerli nella salsa, per smorzarne il sapore troppo forte. Nella provincia di Alba se avanza la bagna cauda si versano in essa delle uova strapazzate.

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