Francis Scott Fitzgerald e un Polpo in Provenza!

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Bisogna essere giovani e belli…  Spensierati e abbastanza cinici, ingurgitare allegria nervosa bevendo birra ghiacciata e,  fra una festa e l’ altra, andare e venire come   falene,  mentre  una grande orchestra, suona gialla musica da cocktail… Ma soprattutto bisogna avere molti soldi, perchè l’Età del Jazz  è un circolo esclusivo riservato agli eletti  edove successo e ricchezza sono  gli unici metri di giudizio. l’America vittoriosa in guerra  e ricca delle sue fabbriche  impone un nuovo stile di vita…dove non c’è posto per i poveri, per i deboli, per i falliti… Chi non ha  quattrini non  ha credito, e chi non ha  credito non  ha  quattrini.  Questo è il circolo vizioso e peggio per chi ci resta impantanato… A lui era già successo e non voleva che  capitasse ancora.. Almeno due momenti della sua vita… Uno peggio dell’altro. La prima volta  a Princeton, un’ Università esclusiva troppo in alto per lui…  Anche se suo padre era un gran signore del Sud …”Ho tentato, in un certo modo, di vivere all’altezza di quei criteri di noblesse oblige del passato… non ne rimangono che gli ultimi resti, sai, come le rose di un vecchio giardino che ci muoiono intorno… echi di strana raffinatezza e cavalleria ”  Ma proprio questo aristocratico gentiluomo era sempre stato un inconcludente lavoratore  che spesso non era riuscito a mantenere   la sua famiglia. Se Francis era arrivato a Princeton lo doveva ai soldi del nonno materno, un ricco commerciante di carni all’ingrosso, parte di quella nuova America  volgare e piena di vita, che suo padre disprezzava   e che Francis nonostante  tutto guardava con rispetto… I primi  tempi a Princeton furono per  lui i più spensierati della sua vita, trascorsi tra feste, musical e incontri sportivi… Lui era un gran ballerino, aveva la sua piccola rinomanza universitaria  di scrittore di commedie musicali e affascinava le ragazze con quell’aria elegante e il parlare fluido… Quando incontra Ginevra King, la figlia di un ricco finanziere di Chicago non sospetta il baratro che li separa… Incontri  d’amore, lettere di passione… Lei è la prima delle sue Flapper, le splendide costose diciottenni, disinvolte e sicure di sé, egoiste e  sbadate,  come Isabel  Al di qua del Paradiso o   Daisy Buchanan, il disperato amore di Gatsby… Testimoni universali di quel favoloso decennio  prima della grande crisi…  Pare che il padre di lei avesse già detto a Francis “I ragazzi poveri non dovrebbero nemmeno pensare di sposare le ragazze ricche…”, ma  appena lui lo chiese direttamente a Ginevra, lei gli fece educatamente sapere che stava per sposare il ricchissimo figlio del socio di suo padre… 20 anni dopo era ancora scottato da quel rifiuto classista… La incontrò a un party  e quando lei   con la stessa leggerezza  di allora, gli chiese  quale personaggio in ” Di qua del Paradisoi”  lei gli avesse  ispirato….  Lui col sorriso sulle labbra rispose “Which bitch do you think you are?”

Quella storia gli rovino’ l’Università … Come un romantico eroe d’altri tempi si arruolò per andare in guerra… ma non ci arrivò mai… “Il romantico egoista” , la sua storia di Princeton   seguitò a  scriverla, rivederla, correggere    fra  una base militare e l’altra … In una  di queste basi, in Alabama,    incontrò Zelda  Sayre, la bellissima, emancipata figlia di un giudice.

Arriva a New York a guerra finita, sicuro di sé, con il  manoscritto sotto il braccio. Glielo bocceranno  senza pietà…  E Zelda scompare… Non ha la minima intenzione di sposare “un ragazzo povero”…  Sembra che non ci siano più reti di protezione per  Francis  Scott Fitzgerald  che precipita nel  suo circolo vizioso senza credito e senza soldi…Forse fu allora che cominciò a bere o forse anche prima…  Torna   dai genitori e rivede per la quinta o la sesta volta il suo romanzo… E meno di un anno dopo arriva  il successo con “Di qua dal Paradiso”… E’ un mare di dollari. L’America  ricca, mondana, senza scrupoli ne è affascinata e non capisce nemmeno la sottile condanna di quel mondo, che traspare proprio dal suo più grande interprete…

Anche Zelda ritorna e il loro matrimonio nella chiesa cattolica più esclusiva di New York, la  Cattedrale di San Patrizio, è una spettacolare cerimonia … E’ già  iniziata “la grande leggenda della bellissima coppia, eroina, simbolo e interprete di tutte le prodezze sofisticate dell’età del jazz”. . Il Biltmore Hotel li caccia per ubriachezza già durante il viaggio di nozze… Ma  il loro comportamento anticonformista   entusiasma i giovani.

Lui ormai è lanciato e nel 1922  esce l’Eta del Jazz”  i racconti   dal titolo simbolo, con  le storie e i personaggi  “icone dell’epoca”,  e poi  “Belli e dannati” con il percorso maledetto, quasi nero  di Anthony e Gloria che, nella rincorsa all’eredità e al lusso, perderanno i loro sogni… Un’apologo moralista… Ma fanno più effetto gli eccessi alcolici di Anthony e il susseguirsi dei parties senza fine…

“Il Grande Gatsby” è la consacrazione di Fitzgerald, ma anche  il crollo morale del mito americano… però nessuno al momento se ne accorge, distratto dalla storia d’amore e dalla vita avventuriera di Gatsby…. Del resto gli anni ’30 sono ancora lontani.   Gatsby  all’apparenza, ma solo all’apparenza, è la realizzazione del mito,  la sua villa di uno sfarzo senza limiti è l’ammirazione e l’invidia di tutta la città … Luogo di leggendarie feste a cui  lui non partecipa, chiuso nella solitudine di un sogno che lo distruggerà… Lui con   tutto il suo passato di contrabbandiere borderline, ex ragazzo povero, è il più ingenuo e sprovveduto di tutti i personaggi…  Daisy e suo marito sono i cinici  e distratti ricchi di classe, che, nel loro egoismo,   condannato a morte Gatsby  ” Erano gente indifferente, Tom e Daisy – sfracellavano cose e persone e poi si ritiravano nel loro denaro o nella loro ampia indifferenza o in ciò che comunque li teneva uniti, e lasciavano che altri mettessero a posto il pasticcio che avevano fatto”

 Dopo il successo di Gatsby,   la “bellissima coppia” non poteva farsi mancare la Francia e Parigi, la città dove  scriveva, dipingeva e si consumava, nella  versione europea dell'”Eta del Jazz”,  la “Lost Generation”.  Sono anni  da  brivido, nel salotto di Gertrude Stein… con  Hemingway, Dos Passos, Picasso  … La Costa Azzurra, la Provenza, ma  passati i primi tempi e l’entusiasmo del nuovo, diventano anche anni durissimi… Litigi, incomprensioni, conflitti… Sarà ancora bellissima, ma di sicuro  la  coppia nel tempo diventerà male assortita e lei andrà a cercare rifugio nella danza e   e nel suo unico romanzo “Lasciami l’ultimo valzer”… Di sicuro stava cercando una sua strada… ma non ci arriverà mai.

Lui  col tempo diventa più  angosciato … Devono stare all’altezza del mito e della vita da favola in cui si sono imprigionati…E la ricchezza di Fitzgerald è sempre di più  una ricchezza faticosa…se  mai  era stata spensierata. Per la ricchezza, spesso  si butta via, racconti frettolosi  che consentono però  a Zelda la vita che gli piace fare…  “

Ma quando nel 1934 esce “Tenera è la notte” la tragedia è già arrivata al suo culmine… Le stravaganze di Zelda, le sue spigolosità, le sue stranezze hanno ormai un nome preciso… si chiamano schizofrenia e lei ha cominciato ad andare e venire dalle cliniche… Lui invece  affonda nell’alcol  ed è sempre più spaventato dalle responsabilità…L’Età del Jazz  sembra   non sia mai esistita… La sua vita ora  é solo fatta di bollette da pagare per  le cliniche della moglie e la scuola della figlia… E se la protagonista del Grande Gatsby era forse ancora  Ginevra,  Nicole la protagonista   di questa Notte è sicuramenye Zelda… Lui forse le voleva ancora bene  perché nel finale del libro  Zelda – Nicole   avrà  la sua salvezza e il suo riscatto, mentre Dick  – Francis, il marito, finirà a fare il medico anonimo delle squallide province americane.

Ma Francis non ebbe nemmeno quello… Mentre sembrava aver ritrovato un po’ di serenità con  Sheilah Graham, un attacco di cuore lo stroncò … Zelda morì qualche anno dopo in un incendio della sua clinica… Il Jazz, si sa, non è quasi mai una musica allegra.

Meglio ricordarli all’apice del loro successo…  Nella Costa Azzurra  dove   all’inizio credevano che l’Età del Jazz ” non sarebbe mai finita… Dall’antico mare di Provenza   abbiamo scelto un piatto che forse  loro avevano apprezzato tante volte.

POLPO ALLA PROVENZALE

INGREDIENTI per 4 persone: 1,300 Kg di polpo verace, 500 grammi di patate,2 foglie di alloro, 2 gambi di sedano ( la parte interna bianca), 2 carote medie,  1 ciuffo di prezzemolo,  1 cipolla rossa di Tropea, 3 cucchiai di olive nere, 3 cucchiai di aceto di vino bianco, olio extra vergine di oliva a piacere, sale e pepe

Pulite  il polpo fresco estraendo  dalla testa il liquame,  gli occhi e la ventosa, lavatelo e poi sbattetelo a lungo su una  superficie rigida per intenerirlo. Qualcuno, per intenerirlo,  lo mette qualche ora nel  freezer ma  la questione è controversa.
In una casseruola portate ad ebollizione l’acqua con l’alloro, 1 gambo di sedano e 1 carota a pezzetti,entrambi lavati, l’aceto e il sale. Tuffatevi il polpo e cuocetelo a fuoco moderato per 45 minuti circa. Scolatelo, fatelo intiepidire e passatelo sotto il getto dell’acqua fredda per spellarlo più facilmente. Sgocciolatelo e tagliatelo a pezzi.
Pelate e lavate le patate, tagliatele a tocchetti, affettate la cipolla e fatela appassire in una casseruola con 4 cucchiai d’olio poi  unite le patate e cuocete a fuoco vivo per 5 minuti rigirando spesso.
Aggiungete il polpo, salate, pepate, coprite e continuate la cottura a fuoco moderato per 10 minuti circa mescolando di tanto in tanto. Al termine, cospargete il polipo con il prezzemolo tritato, l’altra carota tagliata a julienne, l’altro sedano tagliato a  a tocchetti, le olive snocciolate,  mescolate e  portate in tavola.